Trimestrale di Poesia Arte e Cultura dell’Accademia Internazionale ‘Il Convivio’
Anno V - numero 1 - gennaio-marzo 2004
Fondato da Angelo Manitta
Via Pietramarina-Verzella 66 - 95012 Castiglione di Sicilia (CT) – Italia
1. Il Convivio
Trimestrale di Poesia Arte e Cultura dell’Accademia Internazionale ‘Il Convivio’
Fondato da Angelo Manitta
Via Pietramarina-Verzella 66 - 95012 Castiglione di Sicilia (CT) – Italia
Anno V numero 1 gennaio-marzo 2004
16
Lucha, Chiesa di San Rocco, Roma, 1997 (tecnica mista su masonite, cm 40x50)
2. Iannozzi F.(88), Ianuale G.(83), Iraci A.(23), Iurescia R.(16), Izzi
Il Convivio R.A.(88), Izzo R.(65), Jorio G.(32), Juvara P.(77), La Greca
R.(30), La Pica F.(32), Lapisse S.(36), Latorre M.C.(47), Lauro
Trimestrale di Poesia Arte e Cultura, fondato M.(57), Leonardi G.(32), Lepri L.(87), Leroy G-C.(38), Li Volti
da Angelo Manitta e organo ufficiale dell’Ac- G.(69), Littera F.(28), Lo Faro S.(64), Lo Giudice G.(50), Lo
cademia Internazionale ‘Il Convivio’ Presti G.(44), Lokman C.U.(36), Longo R.(60), Luezior C.(39),
Maccarrone S.(62, cop.), Mandalà G.G.(8), Mandorino L.(cop.),
Registrazione al trib. di Catania n. 7 del 28 marzo Manzi C.(3), Manzini G.(31), Manzoni G.(64), Marafiori M.(7),
Mariano A.(41), Martinez M.M.(35), Mastrodonato P.(71), Mazza
2000. S.(87), Mejia S.M.(34) Melilli L.(27), Mercadante L.(53), Merighi
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Direttore editoriale: Angelo Manitta S.(30), Miranda H.(40), Mistretta M.R.(82), Molinaro I.(6),
Redattore: Giuseppe Manitta Molinier P.(37), Monaco L.(67), Moschella G.(28), Mulas G.(76),
Vice redattore: Maria Enza Giannetto Murgia D.(31), Natale M.P.(19), Orzes G.E.(67), Pagano G.(82),
Redazione: Via Pietramarina-Verzella 66 - 95012 Palumbo C.(33), Pasquinelli E.(29), Paternò G.(33), Pereira T.(34),
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J.(45), Riccobene L.(72), Rossi D.(35), Rossi V.(70), Ruffato
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Vincenza Savary L.(38), Scalabrino M.(4), Scandalitta A.(33), Scarparolo
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Collaboratori: Giorgio Barberi Squarotti, Alvarez Vela-
sco Francisco (Spagna), Andityas Soares de Moura (Bra-
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sile), Haxhia Miranda (Albania) Angelucci Sandro, Barone
Rosaria, Castellani Fulvio, Coco Salvatore (rivista telema- Convivio è semplice. È sufficiente versare la quota
tica), Dilettoso Maristella, Izzi Rufo Antonia, Gambacorta associativa annua di € 25,00 (adulti), € 20,00 (per
Simone, Giannetto Maria Enza, Lalli Franco Dino, Latorre associazioni culturali), € 15,00 (giovani e ragazzi);
Maria Cristina (rivista telematica), Natale Maria Pina, estero: € 30,00; dagli altri continenti: $Usa 35,00 o
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Bensi S.(81), Bilharinho G.(56), Boncompagni G.(31), Bonnet zella, 66 - 95012 Castiglione di Sicilia (CT) – Italia.
C.(12), Botto R.(31), Branca D.(86), Brancatisano M.S.(29, 31), Il Socio ha la possibilità di: 1) ricevere gratis la
Bruscoli A.(3ª copertina) Burattini I.(3ª copertina), Cafaggi M.(3ª
rivista; 2) avere inserita una poesia (max. 30 versi) e
coper-tina), Calisti M.(62), Cambi M.(26), Cappellucci R.(91),
Cappuccini O.(28,84), Cara D.(85), Carandente G.(58), Careddu
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S.(cop.), Caussat M.(38), Celi F.(30), Cerminara R.(65), Cesaro un articolo sulla personalità dell’artista; 3) partecipare
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Contarino R.(68), Conti F.(72), Cafiero D.F.(73), Craviotto S.(67), La collaborazione e la distribuzione della ri-
Créquie G(6,37), Cros C.(cop.), Cuffaro A.(25), D’Alessio V.(73), vista sono gratuite, ma si accettano liberi contributi.
De Corti A.(87), De Luca K.(32,33), De Lucia A.(79), De Rosa Ogni autore comunque si assume la responsabilità dei
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Distefano A.(72), Distefano M.E.(28), Esposito V.(1), Evu E.(47),
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Grasso M.(75), Greco A.(27), Gunjaca D.(54), Haliti F.(40), dei dati personali” L 675/96.
3. Dal prossimo numero tutti i Delegati del Controvento
di Athos Bruscoli
Convivio non in regola con la quota
associativa annuale saranno depennati La vagabonda Luna è tramontata,
il silenzio lontano rompe l’aria!
L’infinito desiderio di Luce
è il concerto cosmico dei violini,
Il Convivio vento stanco, malinconico!
Rappresentanti delegati Randagio,
sull’isola della Miseria,
Italia: Acerra (NA): Piero Borgo, Via Zara 45. attendo invano all’Orizzonte,
Aci Bonaccorsi (CT): Leone Salvo, via Stadio, 20; Aci S. la nave, con la stiva colma
Filippo (CT): Pulvirenti Filippo, Via Nizzeti, 155/Z. Acireale d’altri naufraghi.
(CT): Pinella Musmeci, Via Wagner 30. Agrigento: Benia-
mino Biondi, Via Alessio Di Giovanni, 22. Grotte (Agri- Domani, ad Oriente,
gento): Aristotele Cuffaro, via P.le Vinti, 4. Assergi (AQ): l’Occhio Solare
Franco Dino Lalli, Via Portella, 23. Bellante (TE): Giovanni affiorerà dall’Oceano
Di Girolamo, Via Collerenti 42. Belluno: Puglisi Ferruccio, e consolerà, ancora e per sempre,
Piazza San Lucano 46. Bitonto (BA): Barone Rosaria, Via U.
la mia Solitudine.
La malfa 8. Catania: Grazia Butano, via Castagnola, 7/p –
95121. Cinto Euganeo (Pd): Deborah Coron, via Via Bomba,
38. Giarre(CT): Filippo Nasello, Corso Lombardia 1. L’Aqui- Nel silenzio dell’amore
la: Mario Cavallo, via Castello 2/8. Marigliano(NA): Vincen- di Ivana Burattini
zo Cerasuolo, Corso Umberto I, 259. Mattinata: Maria Cristi-
na Latorre, via Madonna Incoronata 103. Messina: Flavia Il risveglio di assenti ricordi
Vizzari, via Via G.B. Caruso, 3 - Camaro Inf.. Montegior- destano amore.
gio(AP): Tamburrini Bruna, via Angelelli 11. Quinto di E di quelle carezze
Treviso: Rina Dal Zilio, via Marconi, 3. Paternò(CT): Angela perdute nel balenio dei sensi
Aragona, via Pordenone, 48; e Giacomo Paternò, via Co- non rimangono che note fuggenti
stanzo, 43. Pescara: Francesco Di Rocco, Via fiume Verde,
24. Reggio Calabria: Fiorente Franco, Via Trapezi 19. Roma:
dei miei desideri.
Amalia Maria Amendola, via Federico Nansen, 104 B/2. Eppure mormorano ancora le voci
Rutigliano(BA): Albanese Michele, Via Due pozzi 17. e ferite parole lasciate andare
Sant’Antonio di G.(SS): Serena Careddu, via Giotto, 6. S. dove vagano le ombre e riposano i pensieri.
Domenica Vittoria(ME), Nino Mantineo, Piazza Germanà, 8; Saranno pullulanti sospiri
Trappeto(PA): Gaetano Perlongo, via Vittorio Emanuele, 47. a parlarmi d’amore
Treviso: Ferruccio Gemmellaro, via S. Filippo 54, Meolo ed il sentire di cose vicine ai miei silenzi,
(VE). Udine: Claudia Turco, Via Volturno, 89/9. alle ore vuote senza più sogni
Estero: Albania : Miranda Haxhia (L. “G. Muco”, e profumi della fanciullezza.
p. 69 – Lushnje). Algeria: M.lle Kidad, cete des 200 lgto
Chi potrà rivelare i ritorni del passato
BNTN=10 – 42100 Cerchell. Argentina: Buenos Aires: Clara
Lourdes Bango, Rue Rio de Janeiro 622 P.B. C – 1405 Buenos se i volti delle rimembranze
Aires. Australia: Melbourne: Giovanna Li Volti Guzzardi, sono discesi nell’abisso dell’anima
29, Ridley Ave Avondale Heights 3034 – Victoria. Brasile: e nulla più mi appartiene,
Barbacena: Andityas Soares de Moura, Rua Theobaldo né richiami di fiamma, né fugaci malinconie
Tollendal, 144 – Centro – Barbacena-MG, Cep 36200-010; nell’incedere dei giorni.
Brasilia: Nilto Fernando Maciel, Caixa Postal n. 02205, DF- Chi potrà rivelare i ritorni di tenerezze
CEP 70.349-970. São Paulo: Arlindo Nóbrega, Rua Rego se il tempo ha proibito palpiti alla giovinezza
Barros, 316 - São Paulo - CEP 03460-000. Ciad: Darma e sorrisi alle mie primavere.
Sylvain Gadourang s/c Mahamat Laye, B.C-T-R. – S.T.P.E. –
Sì, forse il mio cuore morirà d’amore
N’djamena. Colombia: Wiston Morales Chavarro, A. A 068
Neiva-Huila. Croazia: Gunjaca Drazan, Pula, Kandlerova 3/I. lontano dagli amati sguardi,
Cuba : Carlos Chacón Zaldivar, edificio 41 C apto 1, escalera lontano dalle care nostalgie.
A, calle 24 de Febbrero – 42800 Limonmar Matanzas. Francia: Sì, perirà senza l’amore
Lagny sur Marne (77400): Frédéric Tessier, - 62, allée Louis disperdendo tutta la sua linfa
Braille; Flize (08160): Jean-Claude Leroy, 1, rue de l’Isère; St. nei frammenti d’eternità e canti di solitudine.
Claude, Christian Vandroux, 4 rue du Commandant Vallin. St.
Raphael: Jean Sarraméa, 1565 A. Valescure, Bt Al Les Hts de
Valescure. Cannes: Robert Botto, 147, avenue Maurice Cheva-
Ricezioni
lier “Le fenix A” – F-06150. Portogallo : João Vilela Rasteiro, di Maurizio Cafaggi
Rua José Gomes Ferreira, lote 125 1° C - Bairro de Santa
Apolonia, 3020-105 Coimbra. Spagna: Gijón (Asturias): Dei passi s’alimenta l’entropia
Francisco Álvarez Velasco, Avda de Portugal, 35, 1°, A – il caos si nutre, evolve, dilaga
33207. Segovia: Juan Montero Lobo, Camino de la Presa 7-3°- le suola contrite s’arrestano
D. Madrid: Mélanie Lafonteyn, C/o école maternelle, Plaza de auspicano la quiete
Platón, 1 – 28027 Madrid. Stati Uniti: Prof. Orazio Tanelli, 32 per ascoltare le grida inudibili del Cosmo
Mt Prospect Avenue - Verona NJ – 07044; Uruguay: Mon- ed oltre, l’urlo silente del nulla.
tevideo: Norma Suiffet, casilla 5088 – succ.1.
4. Sebastiano Maccarrone, Paesaggio (olio su tela, cm 50x70)
Spartaco Castelli, Parco di Autunno
(olio su tela, cm 40x50)
Lionello Mandorino, Sbarco degli albanesi a Otranto
(olio su tela, cm60x45)
Cros Chantal, Figura femminile
5. respiro, in cui si affrontano tematiche letterarie e non let-
Contributo di Alberto Mario terarie, come ad es. il «breve lamento di Penelope dopo il
ritorno di lui», l’umiltà e la purezza della prima famiglia
Moriconi alla critica di se stesso francescana (a proposito di Jacopone da Todi e l’inter-
di Vittoriano Esposito vento di Bonifacio) l’incerta presenza della Fortuna nelle
umane vicende, i remedia amoris da Ovidio a Petrarca, il
Un libro davvero straordinario, questo Autocom- peso e l’impronta del calcagno di Cesare nella storia, la
mento (discreto) di Alberto Mario Moriconi (Liguori Editore, nobile lezione del Mazzini nel fallimento della Repubbli-
Napoli 2003, pp. 150): originale nella impostazione, nuovo ca romana il monito del Brown dei negri lo strano mira-
nelle finalità, ricco di spunti ermeneutici e di varia dottrina, colo per Copernico, il mistero della vita agitata e dolo-
spaziante nei più disparati settori dello scibile letterario. Con- rosa di Torquato Tasso, la tragica fine del poeta russo
cepito inizialmente per corrispondere al bisogno di «render Esenin. Non sono, questi, che accenni sparsi e fuggevoli,
chiari al massimo i significati letterali» e, qua e là, i «signi- che possono dare solo una idea molto vaga dello spessore
ficati secondi» delle opere poetiche della propria maturità (la culturale dell’opera, spessore che ripropone un’antica ve-
trilogia laterziana: Dibattito su amore, Un carico di mercurio rità sempre attuale e cioè: che si può far poesia, come at-
e Decreto sui duelli, a cui vanno aggiunti Il dente di Wels e il testa l’alta esperienza d’Alberto Mario Moriconi, in mo-
Rapagnetta “purgante”, meglio nominato D’Annunzio), in ef- do vero ed autentico pur con l’apporto e all’interno di una
fetti poi ne è venuto fuori un testo utilissimo anche ai lettori solida dottrina.
non comuni, più propensi ad indagare «i polisensi, i sottintesi,
gli eliotiani correlativi oggettivi, i simboli, le allegorie» nel
variegato quadro «delle strutture e del lessico, del pluristili- Al mio fiore... gracile
smo, della polimetria» che hanno caratterizzato un itinerario (A mio figlio, pianista, dopo un incidente ad una mano)
poetico tra i più complessi del secondo novecento. di Emilia Fragomeni
Stando al titolo del libro, non si può non pensare a
due illustri precedenti: Contributo alla critica di me stesso, di Eri un bocciolo tenero, piccolo,
Benedetto Croce (da cui chiaramente deriva il titolo della no- ed io, stringendoti al petto,
stra noterella), e Storia e cronistoria del Canzoniere (1948) di ho promesso che,
Umberto Saba. Precedenti diversissimi, comunque, non solo mentre i tuoi petali si sarebbero aperti,
tra sé, ma anche rispetto al lavoro di A. M. Moriconi: tra sé, ti avrei aiutato a schiuderli...
perché l’uno tende a fra luce sulle problematiche inerenti alla ed ora che ghirigori aspri
formazione dell’autore e ai rapporti di difficile intesa col pen- di nuvole di fumo annebbiano
siero contemporaneo; mentre l’altro tende a documentare il i tuoi occhi stanchi, ora che le tue mani
percorso del poeta triestino nel segno dell’onestà del dire, in contratte non danzano più sui tormentati
un tempo in cui la parola preferiva mimetizzarsi tra ghirigori tasti, non lasciare che l’amara sofferenza
e sofisticherie tecniche. Il caso di Moriconi, in verità sta tutto turbi il tuo cuore e che la rinuncia erri,
a sé. Moriconi, infatti, comincia a scrivere le sue note per vagabonda nemica, sul tuo animo cupo,
chiarire innanzitutto a se stesso certi passaggi bruschi, certi issando la bandiera vittoriosa dell’indifferenza,
lessemi e fonemi tipici del suo pluristilismo, certe immagini riemergi dall’abisso dell’angoscia,
fulminanti e sfuggenti allo stesso io poetante, eppure «forte- che lentamente consuma i tuoi sogni
mente sentite, (per) incanto o incubo, vicine o lontane», e rese e ti conduce ai margini dell’esistenza,
«toccate o invisibili», ciascuna con «suoi metri, suoi accenti, non permettere che una lama di ghiaccio
suoi colori, suoi bui». lasci i segni nel tuo cuore, né che fantasmi
Moriconi addirittura confessa, nelle pagine introdut- dispettosi manovrino i fili della tua esistenza!
tive (ricche di acutissima auto-ironia), che non sa «parlare in Alzati e cercami... io ti ascolterò e asciugherò
forma d’arte se non come scrittore di cose» (secondo la de- ogni tua lacrima, farò del tuo dolore
finizione di Pirandello), ossia come «scrittore di parole par- il mio e lo succhierò fino a quando
lateg1i intensamente da cose nitide o fosche, veraci o illu- in te non ne resterà neanche una stilla...
sorie, parole di vita vissuta patita e di vite tante altre più della e ti racconterò i miei sogni:
sua interessanti». Con queste premesse, ci si aspetterebbe - tu, abbracciato allo strumento, lo percuoterai,
inoltrandoci nella lettura dell’autocommento - delle chiose or- dialogando con la musica al pari di un vecchio
dinarie, per una migliore conoscenza delle ragioni segrete del amico; io non ti disturberò: con gioia trepida
proprio dettato poetico; ed invece ci si trova di fronte ad un guarderò le tue mani che straziano i tasti,
apparato di annotazioni minuziose e rigorose, che vanno ben i capelli scomposti, che chiudono il sipario
oltre i lemmi da chiarire i nodi morfo-sintattici da sciogliere, sulle guance concitate, continuerò a sfiorare
ripresi puntualmente pagina per pagina, immettendosi in una il tuo viso con carezze dolci
miniera preziosa di considerazioni sui motivi ispiratori sulle come perle di rugiada, continuerò ad asciugare
persone e sui personaggi richiamati nel testo, sulle particolari il tuo pianto... e ti amerò per sempre...
situazioni in cui l’autore si è calato di volta in volta. e tu ricorderai che dentro di me ti cullavo
Accade anche, al poeta commentatore di se stesso, di d’amore, credendo che avrei potuto
indugiare su questioni etimologicamente storico-linguistiche proteggerti sempre dal dolore!
antropologiche, estetiche, critiche, sempre discusse con estre-
ma competenza. Non mancano, infine, pagine di più ampio
1
6. difficoltando e sofisticando all’estremo una comunica-
Tradursi. L’autotraduzione zione interpretativa e tradizionale. Va ancora ricordato
che non sempre la parola ‘traducente’ trasporta l’entità
nei poeti dialettali semioconnotativa della corrispondente parola idiomatica
di Cesare Ruffato di per sé sempre più irradiante elusiva e talora equivo-
cante e meno esatta del termine letterario. E non va di-
Il mio intervento non può esimersi dal ricorso a vari menticato come in genere la semantica degli idiomi e del-
precedenti contributi personali sull’argomento e con maggior le lingue comporti variazioni e non sempre rispecchia-
pertinenza per il dialetto, la cui esperienza si è protratta per menti con varianti onomatopeiche e reticoli allitterativi al-
oltre un decennio ed è raccolta nel volume monografico di quanto suggestivi ed evocativi.
poesia con titolo Scribendi Licentia. Queste rapide e parziali riflessioni acuiscono le
Va ancora premesso come discussioni di tal genere problematiche della traduzione dialettale, indicando come
profumino di nostalgia nella penombra di una civile consta- punti ideali e nodali: 1) professare possibilmente la scrit-
tazione che ormai gran parte dei dialetti, soprattutto nelle aree tura col dialetto ‘congenito’ e del latte materno; se ac-
di notevole emancipazione socio-economica, sussistano in uno quisito in seguito può considerarsi un ‘eteroidioma’ cioè
stato di decadenza per l’assenza di una efficace e convinta in- non autentico con la formazione psicolinguistica basale
centivazione ed espansione. Si ha inoltre l’impressione che an- virtuale del soggetto; 2) l’autotraduzione, cioè l’impegno
che il panorama di produzione letteraria sia declive e trovi con- etico estetico culturale dell’autore del testo basale idio-
forto nella scelta opzionale sempre più esile di autori tenaci matico. Naturalmente l’insieme delle considerazioni vale
veramente convinti e difensori della propria ideologia idioma- peculiarmente ai fini di una operazione letteraria severa
tica, viventi in isole felici risonanti di nobile tradizione e di che, tra l’altro, implica una diffusione culturale del testo
oralità comunicativa dialettale. fra studiosi e letterati specifici di linguistica e fra lettori
È assodato che la diffusione dell’opera dialettale ven- consoni, esperti, impliciti e strategici.
ga agevolata dalla traduzione, la quale sempre, per quanto Nell’autotraduzione è importante non tradire lo
pertinente e rispettosa delle norme letterarie, attenua e pro- spirito di saggezza linguistico del testo dialettale, spirito
miscua l’autentica identità del testo sia pure nel riconosci- animato dall’ispirazione che deve essere trasfuso senza
mento di una sua inalienabile priorità. fraintendimenti e con la debita sapienza del tempo del
Il problema di un possibile approccio ambiguo e silenzio nella verbalità traduttrice. Pertanto l’autotradu-
sviante con una lettura relativamente implicita e specifica si zione come seconda dimensione letteraria di quella del
pone soprattutto per il lettore sprovveduto e per l’eventuale testo dialettale basale, deve esserne rispettosissima sia nel
traduttore dialettofilo sia pure accorto ma non sempre in con- confronto topografico verbale sia in quello ermeneutico
sona sintonia con l’universo bioritmico di scrittura, di oralità delucidativo in modo da fornire una stima appropriata
e di tradizione del dialetto affrontato. Va anzitutto ricordato etico estetica dei due linguaggi soprattutto a favore del
come nella maggior parte dei dialetti ancora assiduamente rispecchiamento implicito del dialetto nella sapienza eti-
frequentati, le parole fondanti arcaiche sfuggano alla diacro- mologica letteraria della lingua. Ritengo che soltanto così
nia tattilizzante della comunicazione ed alcune non siano ri- il mondo basale dell’ispirazione e del sogno dialettali
portate (assieme a modi di dire) in vocabolari specifici, ben- possa rivivere e mettere in moto l’oralità implicita e con-
ché note e relativamente praticate da parlanti anziani in isole quistare una reale e pura dignità letteraria.
felici di koinè idiomatica. A tale proposito ne ho fatta espe- L’insieme un po’ si estranea e resta sottotono e
rienza personale rituffandomi nel mio idioma veneto provin- sviato nella metaletteratura della eterotraduzione. Opera-
ciale, sempre esercitato con amorevole attenzione, con la fre- zione idealmente sleale può essere considerata nell’autore
quentazione stimolante di soggetti ancorati solidamente ed em- anche la versione idiolettica del testo base in lingua per
paticamente al dialetto e severi custodi di un mosaico di tes- una compromissione sofisticata ed elusiva di momenti
sere verbali particolarmente significativo ed arcaico e con re- estetici della rêverie idiomatica, non più ispiratrice prima
gistri di oralità affascinanti. e dantescamente ‘dettante dentro’. L’autotraduzione an-
Va poi ricordato come la stratificazione storica delle cora si realizza nell’autore una riappropriazione del testo;
lingue comporti fenomeni progressivi e generativi molto più una certa sfumatura di narcisismo; un rispecchiamento
complessi ed importanti in quanto legati ad una comunica- sulla specularità verbale dell’inconscio e della scrittura.
zione panoramica nazionale perché lingue ufficiali, rispetto Esiste inoltre il confronto fra una prima traduzione ver-
all’evoluzione degli idiomi, in genere restii a preganti conta- bale di base, cioè il testo idiomatico con l’insieme delle
minazioni processuali e custodi più severi e rigorosi di nobili implicazioni di soggettività, ispirazione, silenzio mentale,
tradizioni popolari. coscienza, tempi e modi di registrazione del testo, idioma
Questi fenomeni appaiono sensibilmente tattilizzati e più o meno raggiungibile dal lettore comune (specificità,
compromessi nell’attualità dalla comparsa dilagante del mon- rarità, permanenza d’uso del dialetto applicato, problema-
do infosferico che ha aperto, in sintonia con le conquiste su- tica della in-leggibilità e fenomeno di comunicazione) e
perlative ed incessanti della tecnica, possibilità inverosimili e la reale traduzione nella lingua nazionale corrente per il
strabilianti estremizzando all’incredibile quali dimensioni viaggio del testo come operazione letteraria.
strutturali, cronologiche e spaziali, coinvolgendo anche men- L’autotraduzione si rappresenta quindi come mo-
talità coscienza registri di giudizio e verità. Nei confronti de- dalità privilegiata ed imprescindibile per fornire la base
gli idiomi, nel contempo, il rapporto con la lingua ufficiale, in ermeneutica della fruizione del testo idiomatico, presup-
continua accelerazione di scambi e prestiti soprattutto nelle posto ideale della sfera intima di ispirazione.
formule correnti usuali, è meno agevole profondo e risolutivo
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7. Il sogno del dialetto
di Cesare Ruffato Carmine Manzi: La rimem-
Il sogno del dialetto all’origine branza tra classicismo e modernità
mi adesca e irretisce di Giuseppe Manitta
mi miagola le corde vocali
e si diffonde al plesso di rimandi Nel panorama letterario contemporaneo, oggi
degli echi rizomatici, stordisce molto complesso, vi sono poeti che vanno e che vengono,
i legami labili di memoria narratori, anche di primissimo piano, che hanno un enor-
nell’universo di lingua muta. me successo e poi vengono relegati nella memoria. Solo
Forse pertiene al fato dell’anima pochi lasciano una traccia indelebile, non solo per l’as-
al labirinto della conoscenza sidua presenza, ma anche perché riescono a creare una
alla semplice estetica della naïvità. sospirata e aspirata “tradizione”, che Alberto Asor Rosa
Forse contiene in sé virtuali oggi vede più che mai indispensabile.
valenze di ideogrammi Non a caso si parla di Carmine Manzi, che ormai
e geroglifici trasparenti da moltissimo tempo è il tratto distintivo di una poetica
del continente infosferico che si pone tra classicismo e modernità. L’analisi specu-
custoditi dallo sguardo lunare lativa, che raggiunge il culmine nell’ultima silloge “Terra
e dalle energie vitali di sole e stelle. Mia”, si rivolge alla crisi della coscienza contemporanea
E così elucubrando sempre più per approdare, in un continuo fluire dimensionale del tem-
crocifisso doloroso in lacrimarum po, alla rimembranza. Il ricordo, dunque, è il filtro dell’o-
valle dai suoni vocaboli e norme pera, un filtro che funge da ponte tra illusione e realtà,
estenuati mi sbuccio e m’immio cioè tra inganno della Fortuna e voglia di vivere. Il lan-
colgo chiodi spine spade ferite guore di fronte al mondo spinge alla riflessione, quel sen-
sangue del suo calvario semiotico timento del contrario pirandelliano che assurge nel Manzi
infondendo altre fonti prime ad una dimensione classicista, e non classica, d’equilibrio
culturali d’emozioni e suggestioni formale e contenutistico. A questo punto si crea uno pseu-
per una possibile nobile resurrezione do-dualismo tra cosa e parola, cioè tra ricerca e realtà. Ma
fra lingue patrie austere all’apice il ricordo li unisce in assoluta simbiosi, ampli-
verso una Thule doviziosa ficando e metamorfosando gli elementi sensibili e sopra-
di ideali avvolgenti salubri sorgenti sensibili, sotto forma di materia e di parola. In questo
rispettosa equa fraternità connubio, quasi processo d’astrazione, si fondono le di-
ed un silenzio poetico del creato. mensioni temporali in cui il sentimento trasforma il visi-
Il risveglio è frastuono babelico bile nell’invisibile e l’invisibile in realtà. Un atto inscin-
immorale irrazionale ingravescente. dibile di questo rituale poetico è la natura, che si sviluppa
in un alone di crisi di coscienza, e l’evoluzione della ter-
Canto tra i rovi ra, in cui «si posano le farfalle smarrite / in cerca di pochi
di Rosa Spera fiori nascosti / e vaganti le lucciole sognano / le bionde
messi dai campi scomparse». Nella fusione delle dimen-
Prive di germogli
sioni temporali è il ricordo che scandisce i ritmi del tem-
terre aduste imprigionate dall’ira
ammantate da lune insanguinate
po in cui si evocano le immagini antiche di una terra che,
e cieli erosi da morsi euritmici. come sottolineano l’assessore di Mercato san Severino,
Cavalcano orde di tormento Giuseppe Vitale, e il sindaco Giovanni Romano, «conser-
tempi avulsi piegati alla diaspora va ancora intatto il senso della genuinità del mistero».
che genera crepuscoli sterili Il poeta Manzi, quindi, si pone ad ammirare il
pervasi da nenie controvento. Bello nella raffinata componente sonora della parola. Ma
Scheggiate dall’odio la musicalità del verso che sembra fondarsi solamente
s’adagiano le odierne stagioni sull’isocronia assonantica e ritmica riesce a rifuggire da
su distese ove grumi raccontano una sterile e meccanica rigidità. Il fluire del verso si
memorie di cuori pulsanti. accompagna al fluire del sentimento elevando la stabilità
Si fa gelo il respiro del vento e l’instabilità dell’irrazionale. In questo processo si af-
su giunchi dallo sguardo allibito fiancano al tempo e alla rimembranza una miriade di sen-
procreando in spiriti inquieti timenti: le amicizie vecchie e nuove, la malinconia del
scie perverse di lucciole morenti. passato, la gioia del presente, l’amore sbocciato, fiorito,
Privi di germogli scomparso e poi miracolosamente il verde, insomma «vi
questi aneliti affioranti alle labbra è un’irresistibile spinta a guidare il poeta nel malinconico
da alvei tremori recupero memoriale del suo passato» (Alberto Granese).
che plasmandosi alla fede dell’essere
Non resta che, da pellegrino stanco, ripensare a
rifulgono in ferventi preghiere.
quelle valli, cercando di ricordare anche l’impossibile e
Trionfa ancora canto eccelso tra i rovi,
coro aulente in pagine d’attesa,
poi aspettare un nuovo giorno tra gli archi della propria
eleva al cielo un poema d’amore dimora «da festoni ricoperti d’edera / dov’è rimasto l’eco
lenendo l’ala spezzata del sogno delle voci / che s’elevano per la volta al cielo».
che invoca al tempo iridi di luce.
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8. angusti, sebbene rassicuranti, limiti regionali e misurarsi
Della traduzione poetica col mondo, con le lingue del mondo; un’occasione irri-
di Marco Scalabrino nunciabile. Conoscevo Enzo Bonventre. Per la sua mili-
tanza poetica nell’ANTIGRUPPO, per talune sue versio-
Nat Scammacca (poeta, narratore, fondatore nel ni italiane dei componimenti di Santo Calì, per i suoi
1968 dell’ANTIGRUPPO), i cui testi ho avuto il privilegio di adattamenti in Italiano di testi di autori contemporanei
volgere in Siciliano, ebbe a scrivere della poesia che essa statunitensi quali Arthur L. Clements e altri. Sapevo che,
«pigghia tantu di ddu spaziu nna lu chiù nicu di li cucchiarini siciliano di natali, da anni ormai viveva a Firenze. Da
chi ci vulissiru misati sani pi travirsàrilu di punta a punta». E tempo egli aveva trovato credito ai miei occhi. Ma quella
Stanley H. Barkan, poeta ed editore newyorchese, ha pun- volta si trattava di confrontarsi con lui faccia a faccia o
tualizzato: «Translation is really transmutation. The important meglio verso a verso, si trattava di riempire di qualità
thing is for the poem to be a poem in the target language». Il quella sua scelta, si trattava in buona sostanza di dare
traduttore assolve felicemente a entrambi gli uffici, soddisfa prova di stargli alla pari. E dunque occorreva che io,
compiutamente entrambe le condizioni: attraversa il cucchiai- adeguatamente, mi attrezzassi! Occorreva che io leggessi,
no, riconosce cioè la Poesia, e la consegna mutata eppure in- riflettessi, mi rapportassi intimamente con la sua opera.
denne nella lingua di destinazione. Ecco consumarsi, per l’en- Solo quando avrò inteso quei testi, avrò creduto
nesima volta, l’atavico, irrisolto dilemma: della fedeltà della in loro, li avrò amati come fossero miei; quando essi, leg-
traduzione. Della fedeltà alla parola, dell’asservimento alla geri spregiudicati beati, si saranno librati nei miei sensi,
materia? O della fedeltà al pensiero, dell’anelito all’essenza? nella mia ragione, nelle mie viscere… solo allora - mi so-
In realtà, non credo valga la pena ulteriormente at- no ripromesso - potrò accingermi a trasferirli, con convin-
tardarsi su questo logorato topos. La soluzione al dilemma ri- zione, con fiducia, con orgoglio. La scelta, invero, risultò
tengo sia scontata: la devozione all’uno e all’altro aspetto. E poi pressoché obbligata. Quasi ne avessero avuto perce-
non tanto per codardia, per serafica salomonicità; quanto zione infatti, gli stessi testi mi chiesero udienza. E cia-
perché stimo che il traduttore debba praticare il proprio “me- scun componimento, graziosamente, pretese di essere a-
stiere” nel rispetto della originalità dell’autore, al contempo scoltato, interrogato, considerato. E ben presto realizzai
convogliandone la lettera e catturandone lo spirito. Ma non che mai avrei potuto conciliare una comoda traduzione let-
una devozione pedissequa, precostituita. La percentuale - se terale con l’urgenza di rendere il fulcro di quella poesia;
così vogliamo definirla - della fedeltà all’una, la parola, e mai avrei potuto prestare un buon servizio all’autore tra-
all’altra, l’essenza, è variabile; è da valutarsi circostanza per dotto, né tanto meno alla poesia e all’idioma siciliani, vol-
circostanza. Deve esserlo! In funzione del risultato ultimo: la gendo pedissequamente la lettera di quella poesia; mai
Poesia. Risultato che non lasci trasparire il lungo studio e il avrei potuto catturare (e trasferire quindi) la priorità di
grande amore che sono stati necessari; che induca anzi il quella poesia se mi fossi attenuto all’ortodossia della paro-
lettore alla considerazione che le poesie sembrano essere state la e non ne avessi, invece, esplorato il quid che la anima,
concepite (nel nostro caso) in Siciliano. non ne avessi carpito la magia che la trascende, non ne
Tradurre è impresa nella quale è bello, gratificante, avessi liberato - novello Aladino - l’alito che la pro-
necessario riuscire. Ciò perché la traduzione (questa merite- muove.
vole, poco considerata forse, faccia della letteratura) è per E proprio quell’alito vitale, in definitiva, io avrei
forza di cose, in certa misura, reinvenzione del testo origina- dovuto trasporre in Siciliano; avrei dovuto fissare con
le; è una sorta di passe-partout che ci introduce a un diverso forme, con immagini, con spirito profondamente siciliani.
trip letterario; è uno stargate che ci spalanca l’altrui universo: Il dettato breve essenziale pulito, l’impiego dei simboli
un universo composito, intriso di mito e radicato parimenti delle metafore delle analogie, il susseguirsi di istanti col-
nella attualità, crudo e allucinante e altresì tenero e sognante, legati tra di loro sul tenue filo della vita connotano i tratti
un universo che se per taluni caratteri rinveniamo sotto casa, della poesia di Enzo Bonventre. In tale ordito, le solu-
per taluni altri ci svela spaccati, scene, luoghi esoterici e mi- zioni adottate (preferisco appellarle soluzioni proiezioni
steriosi: la Poesia di ogni latitudine, di ogni lingua, di ogni trasposizioni, piuttosto che traduzioni) hanno precipua-
vocazione. Il termine traduzione, a risultato acquisito, rischia mente inteso coniugare le peculiarità di questa poesia ai
di apparire persino riduttivo. vincoli del mio dialetto. Un dialetto che, nell’attitudine a
Paolo Messina, a proposito della silloge postuma di contemplare - senza inferiorità alcuna - tutte le complesse
Aldo Grienti (Catania 1926 - 1986) Dove passa il Simeto, i realtà del vivere, nella premura ortografica, nella dovizia
cui testi originariamente scritti in Siciliano vennero riproposti lessicale, pure mostra intatta la sua antica vitalità.
nella versione in Italiano, ha preferito utilizzare il vocabolo:
proiezione. Nell’introduzione a Poesie scelte, le mie versioni Finalmente, dopo infiniti ritardi e rinvii, è uscita, il 22
in Siciliano delle sillogi Okusiksak e Leone assiro di Enzo dicembre scorso, la sintesi parossistica della produ-
Bonventre (poeta e traduttore dal lessico e dagli esiti perso- zione poetica di Gaetano G. Perlongo: Metessi. L’o-
nalissimi, che ha il merito di avere introdotto in Italia, tra gli pera, che comprende le raccolte de La licantropia del
altri, poeti quali Duncan Glen, J. K. Annand, Hugh Mac poeta, Il calabrone ha smesso di volare e poesie spar-
Diarmid, tra i maggiori del rinascimento della poesia scoz- se, è stata presentata da Srda Orbanic, professore di let-
zese) io pure ho adottato, in luogo di traduzioni, gli appel- teratura italiana presso l’Università di Zagabria (Cro-
lativi: trasposizioni, soluzioni. azia). Chi lo desiderasse, può scaricare gratuitamente la
Accettai di buon grado l’invito giratomi da Enzo silloge dal sito internet dell’Accademia del Convivio
Bonventre. Una buona opportunità - ho intimamente valutato http://ilconvivio.interfree.it/primo_piano/orbanic.htm
- per il mio dialetto; un conveniente viatico per eccedere gli
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9. 6 - Nella nostra era è necessario più che mai
Per un manifesto letterario: poter parlare di tutto, contaminando le forme d’espres-
sione e le più diverse discipline. Nell’era di Internet nulla
Decalogo flessibile proposto da può venire considerato “lontano”. La traduzione, quale
Claudia Manuela Turco attività creativa, deve interessare anche le piccole realtà
regionali e dialettali. Inoltre, è necessario riflettere sul
La proposta di un manifesto letterario sta riscuotendo tipo di lettore cui ci si vuole rivolgere, perché non si può
l’attenzione di molti poeti ed artisti. Diversi giornali stranieri sempre parlare di tutto con tutti. Vogliamo rispettare la
hanno dedicato spazio alla nostra iniziativa. La Revista, pe- sensibilità di ognuno e non comportarci in modo superfi-
riodico argentino diretto da Miguel Martinez Marquez, ha ciale e offensivo come fanno spesso i mass media. Parla-
dedicato addirittura quattro pagine. Ora si propone, insieme re di politica o pornografia non deve significare fare po-
ad altre riflessioni, il Decalogo di Claudia Manuela Turco, litica o pornografia!
Delegata del Convivio per Udine e provincia 7 - «L’autore non deve esprimere giudizi», così
continuano a ripeterci. Ma quando noi decidiamo di usare
una parola piuttosto che un’altra, ci siamo già posti in un
Decalogo certo modo, abbiamo fatto una scelta e quindi ci siamo
1 - All’inizio del nuovo millennio siamo osservatori schierati. Come esistono persone riflessive, più profonde
privilegiati, anche se tutti continuano a ripeterci che non si di altre, devono esserci anche dei personaggi che cercano
può essere considerati migliori soltanto perché si è scrittori di capire quello che gli sta succedendo, che commentano
poeti o artisti, ma noi vogliamo fare tutto il possibile per es- e giudicano. Vogliamo personaggi che ci facciano appas-
sere persone migliori. Vogliamo restituire alla letteratura e sionare e schierare! Siamo stanchi di personaggi un po’
all’arte la loro funzione sociale. La nostra missione non può buoni e un po’ cattivi, per cui alla fine dobbiamo stare un
venire rinnegata. Vogliamo combattere con parole e colori per po’ dalla parte di tutti e continuare a restare prigionieri
il benessere comune e condividere il nostro malessere. della confusione tipica di un’era che non vuole giudicare
2 - Siamo un unico movimento ma un gruppo ete- perché non vuole essere giudicata. Vogliamo l’azione ma
rogeneo. Vogliamo rivoluzionare insieme l’arte e la lettera- anche l’approfondimento psicologico.
tura, però come una collezione non è data dalla semplice som- 8 - Prima di tutto ognuno deve giudicare se stes-
ma dei suoi oggetti bensì anche dai rapporti simbolici che so e cercare di valutare onestamente la propria opera. La
intercorrono tra le parti, così ognuno di noi traccerà la sua coscienza ci deve dire che se oramai pochi lettori si ri-
strada sulla mappa della “Città del Convivio”, una città che volgono alla poesia, allora la colpa è anche di noi poeti.
continuamente si espande e dialoga con il resto del mondo. Per rigenerarla non si può pensare che sia sufficiente ri-
3 - «Sensibilità, tormento, originalità, temperamen- correre alla metrica tradizionale. Come si può non
to» saranno le nostre armi vincenti. Le nostre coscienze non chiudere subito un libro se i suoi primi versi sono del tipo
saranno messe a tacere soltanto perché non ci viene ricono- «Che bello avere il cuore / se è pieno d’amore!»??? Versi
sciuto il ruolo che ci spetta nella società del nostro tempo. La come «Sanno il volto profondo del rancore / gli uomini
maggioranza può sbagliare. Attenderemo con pazienza ma non che vivono da frutto / e mai furono fiore?» di Maria Lui-
inerti. I giorni della luce arriveranno e l’umanità risplenderà sa Spaziani sono invece destinati a resistere al tempo. Oc-
anche grazie alle nostre parole e ai nostri colori. La velocità e corre essere umili. Non si può ignorare quello che è stato
l’incessante mutamento ci frastornano e confondono, ma noi fatto prima di noi. Non si può riscrivere all’infinito quello
ci riprendiamo il nostro tempo: scrivere e creare richiedono che è già stato scritto. Ha ragione la poetessa Gabriella
calma, pazienza, fatica, non improvvisazione e casualità. La Sica. I classici hanno già scritto tutto e noi non possiamo
coscienza non può sorvolare o afferrare al volo. che cambiare il modo di dire quelle stesse cose. Contami-
4 - È vero che è necessario catturare la realtà che ci nare la poesia con altre discipline è indispensabile per
circonda e ci pervade subito, prima che sia troppo tardi. Lo nutrirla di nuovo in modo corretto. La poesia potrebbe
possiamo fare soltanto noi e ora. Però non vogliamo decretare diffondersi come lo slogan pubblicitario o gli SMS. Se
la morte di nessun genere o forma letteraria che ci sembrano ciò non avviene, prima di tutto è colpa dei poeti. E degli
poco attuali. La memoria storica più va indietro nel tempo e editori. Ma la poesia si è vendicata. Può fare a meno an-
più affonda nelle nostre radici. Non pensiamo che soltanto gli che dei poeti. Lei è ovunque: in una fotografia, nello
storici si debbano occupare di storia. Il romanzo storico resta sguardo di un cane che rincorre un rotolo di carta igienica
insostituibile. L’immaginazione e i sogni di un’epoca sono in uno spot pubblicitario, nella musica prodotta da un
importanti tanto quanto i suoi aspetti più concreti. cucchiaino in una tazzina di caffè, nelle parole di una
5 - L’attualità non deve escludere la tradizione o canzone.
forme e contenuti (per esempio, il genere fantasy) ritenuti 9 - Anche un romanzo o una raccolta di racconti
“fuorvianti”. La “tradizione” ha un’accezione molto più am- a volte può necessitare di qualche nota a piè di pagina.
pia di quella cui di solito pensiamo. Non è soltanto metrica e Ricordiamo che ciò che può annoiare il lettore è molto
aridi schemi. Noi respiriamo in una tradizione che è continuo più grave di ciò che può annoiare l’autore. Se il lettore
interrogarsi, continuo approfondimento, continuo sconvolgi- non comprende troppe parole o sottintesi, difficilmente
mento. Nemmeno guardandoci indietro scorgiamo qualche proseguirà la lettura e se lo farà, alla fine non potrà che
certezza, ma ci possiamo sentire meno soli. Ognuno può tro- dare un giudizio negativo. Del resto è spiacevole anche
vare “anime gemelle” attraversando spazi e tempi umanamen- interrompere spesso la lettura per consultare il vocabo-
te incolmabili, perché un vincolo divino unisce nell’infinita lario. Non si può essere incomprensibili. È necessario co-
catena letteraria e dell’arte. Ognuno di noi è un anello di niare neologismi e accogliere le deformazioni del parlato.
parole e colori. D’altro canto, è anche necessario elevare il tono con es-
5
10. pressioni ricercate. Il giusto equilibrio creerà una musica che rale. Essi tessono forse un dialogo semplice, reale, al
il buono scrittore sa riconoscere. E anche il lettore. Di solito ritmo dei loro battiti, e cosparso talvolta di dolce metafi-
non sono le note esplicative dell’autore a dare fastidio, bensì sica dove la poesia è solamente un vettore, ma un vettore
quelle noiosissime introduzioni di critici abituati semplice- di tanto più efficace di quanto egli sia il riflesso naturale
mente a scrivere libri su altri libri… di ogni cosa. Si può vedere che l’arte scritta, specifica-
10 - Quando rileggiamo un libro proviamo sen- mente la poesia, può provenire da sorgenti originali (ispi-
sazioni diverse rispetto alla lettura o alle letture precedenti. razione) distinte: socio-politica, mistico, metafisica. E che
Scopriamo sempre qualcosa di nuovo o che ci era sfuggito. la si può percepire secondo la luce delle parole... Secondo
Quello che oggi ci piace non è detto che continuerà a piacerci me la poesia non sottostà ad alcuna costrizione, eccetto
domani. Le esperienze ci cambiano e magari un romanzo giu- quelle eternamente imposte dall’uomo. Essa è una vasta
dicato negativamente in precedenza può all’improvviso rive- materia prima che bisogna andare a cercare nella profon-
larsi un tesoro indispensabile per poter capire la nostra intera dità della nostra essenza. In fin dei conti la poesia resta
esistenza o per darci un punto di vista diverso. un territorio incommensurabile, una scoperta continua,
una libertà per ciascuno. Ma questa libertà, sia detto per
Tra le altre riflessioni proposte dagli amici degli Convivio, inciso, deve ridursi, o anche legittimare anarchicamente
si ripostano quelle di Ilenia Molinaro, Silvano Messina, un certo far-west prolifico...?» (Frédéric Tessier).
Fédéric Tessier, Guy Créquie: «Come diceva Kirkegard, pensare è una cosa,
esistere è un’altra cosa. Egli fa la differenza tra il fatto
«In un mondo sempre più interessato all’evoluzione esistenziale e il sapere oggettivo. Il filosofo, come gli
tecnologica, esaltatore della sfrenata velocità, dell’insensato altri uomini, non è permeato esclusivamente dalle moda-
sfruttamento, ci si chiede, giustamente, dove finirà quella sub- lità del sapere. Come essere umano, egli sogna, ama, ha
lime dimensione acronica che è l’arte in sé. Nel nostro spe- dei desideri, soffre, è momentaneamente felice, conosce
cifico, la letteratura, maestra di vita, la musica, la pittura... la malattia... Il mondo dell’emozione è quello del poeta. Il
Anche il bello al servizio di uno sporco sistema e di un mer- poeta capta l’energia vitale che egli nasconde per eter-
cato che ne scema l’incanto, meccanicizzandone il tutto? O è nizzare un’emozione, liberare le parole dell’impossibile.
la mondanizzazione e l’apatia generale, specialmente e tri- Jeacques Berque dice che se l’uomo dimentica la poesia,
stemente, giovanile? Non credo che un manifesto letterario sia egli dimentica se stesso. Saint John Perse precisa che la
l’ideale a modificarne lo status. Concordo con Rolando Tani: poesia è il lusso dell’insolito, solo l’inerzia è una minac-
un manifesto meccanicizzerebbe ulteriormente ogni forma cia. Jacques Prevert, scrive che la poesia è ciò che uno
d’arte, libera e scevra da qualsiasi compromesso, da ogni ri- s’immagina, ciò che uno sogna, ciò che uno spera e che
gida barriera. L’artista non può e non deve piegarsi a “rego- spesso arriva, mentre Garcia Lorca afferma che nessun po-
larizzare” la sua arte, spinta quasi dionisiaca (per alcuni ver- eta può descrivere che cosa sia la poesia» (Guy Créquie)
si), di una mania, di una bramosa follia interiore. È nel creare
e nella creazione conclusa che l’inventor spazia in una dimen-
sione totalmente acronica ed infinitamente piacevole. Cano-
nizzarla significherebbe rompere quest’incanto. Una collabo-
razione, invece, di artisti ed un loro graduale avvicinamento
fisico ed ideologico, fonderebbe tutte le follie all’unisono,
sfociando in una composizione divina, comunistica e quasi Esprimi il tuo parere!
paradossale; un tripudio epico» (Ilenia Molinaro).
«Io penso che l’attività letteraria debba essere dis- Con le considerazioni contenute in questo decalogo
giunta, separata dalla realtà quotidiana, dalla vita pratica di non si vogliono scatenare polemiche o conflitti. Ciò
tutti i giorni, nel senso che non debba seguire tali regole. che preme ai membri del “Convivio” è il confronto
Penso che l’attività letteraria debba essere considerata su un finalizzato a un migliore approfondimento. I
piano diverso, più alto, direi intoccabile, dalle “beghe” della dieci punti del decalogo qui proposto non hanno
morale della politica e giudiziarie. Penso che, superato l’anno confini netti; si intersecano e sovrappongono in un
2000 la Letteratura debba assurgere alla Totale Libertà Es-
disegno unitario. Ogni socio del “Convivio” può
pressiva, solo per il fatto che è Arte o Letteratura e quindi
cosa scritta o dipinta, facente parte di un piano più alto direi proporre alla Redazione un suo decalogo (che
Spirituale» (Silvano Messina). verrà comunque vagliato) in ogni momento. In
«Difatti, la grande domanda potrebbe essere: qual è seguito, ognuno potrà votare i suoi dieci punti
la ragione che spingono certi ad utilizzare, fare, essere poe- preferiti tra tutti quelli che sono stati proposti.
sia? C’è veramente una risposta? Quale può essere la conclu- Con i necessari adattamenti di raccordo fra i vari
sione poetica dal punto di visto stilistico, ci sono soprattutto punti, ne risulterà il nostro manifesto. Periodi-
delle frontiere da non superare...? La poesia dalla maggio- camente sarà possibile riproporre altri punti e fare
ranza dei poeti è percepita in differenti modi. Certi la vedono nuove votazioni per aggiornarlo. Quando il mani-
e l'utilizzano come un utile, molto utile in diverse situazioni. festo sarà definito, ognuno potrà decidere se aderirvi
Altri avranno un approccio più, diciamo, mistico. Vedranno o
o meno. L’adesione implica l’accettazione di al-
tratteranno la poesia come una consorella, o più simbolica-
mente, come una musa che infonde la quintessenza dello spi- meno 6 dei 10 punti, perché vogliamo una lette-
rito, e si chiamerà ispirazione... Ispirazione che sarà percepita ratura che sia espressione di libertà e perché è sem-
dal loro essere come divina essendo essi lo strumento, il ricet- pre possibile perfezionare la traccia delineata.
tacolo oratorio. Altri poeti avranno una caratteristica più natu-
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11. canicistica dell’universo, concepito come una massa infi-
Dante e Foscolo: nita d’atomi che si aggregano e si disgregano provocando
la vita e la morte. Secondo questa concezione ogni essere
metafisica e poesia nasce dal nulla e torna nel nulla. Foscolo vive i ridimen-
sionamenti dell’ideologia illuminista, la rivoluzione fran-
di Modesta Marafioti cese, la sconfitta degli ideali giacobini di uguaglianza, li-
bertà e fraternità. Tutto ciò si traduce in un atteggiamento
Un bel giorno l’Arte incontrò la Parola e nacque la
pessimistico. La ragione non è più la facoltà onnipotente
Poesia. Lo stesso giorno l’Uomo incontrò l’Eternità e nacque
dei primi illuministi ma è ciò che rende l’uomo sven-
la Metafisica. Da secoli la Metafisica incontra la Poesia e il
turato perché gli consente di essere consapevole dell’inu-
frutto di questo sublime connubio non è mai lo stesso: varia a
tilità del dolore che è parte integrante dell’esistenza. Non-
seconda dei tempi, dei luoghi, degli uomini. Nonostante il
ostante l’asserito ateismo di Foscolo, è possibile parlare
tentativo di conciliare la caducità dell’esistenza con l’innato
di “religione dei miti e delle illusioni” per definire l’at-
desiderio di eternità sia arduo, da sempre l’uomo si è impe-
teggiamento soggettivo del poeta a riguardo della critica
lagato nel mare delle sue contraddizioni, da sempre la lotta tra
razionalistica dell’Illuminismo. Foscolo sostiene la ne-
immanente e trascendente si consuma nella parte inconscia e,
cessità dei miti, dei valori tradizionali e delle virtù morali
a volte, in quella manifesta di ognuno. Il poeta, più d’ogni
che erano state rinnegate. Pur ritenendo tutto ciò falso sul
altro, è quasi costretto dalla sua stessa arte a proiettarsi verso
piano concreto e razionale rivaluta il loro ruolo sul piano
una dimensione diversa da quella della propria realtà, una
sentimentale per dare senso e valore alla vita. La sostan-
dimensione che sconfina nell’imperscrutabile.
ziale, condanna illuministica nei confronti della tradizio-
La poesia è veicolo, la vita è viaggio e l’uomo è va-
ne non coinvolge tanto la storia quanto la cristallizza-
gabondo. A volte, guidato dall’istinto, o semplicemente per
zione ideologica che si era venuta a formare nel corso dei
coincidenze fortunate, percorre lieto e sicuro il suo cammino.
secoli. Sgombrato il campo della conoscenza dai pregiu-
A volte, invece, si lascia trascinare dagli eventi. Centinaia di
dizi, la storia non potrà che essere guidata dalla ragione.
stimoli diversi si azzuffano nella mente e compromettono il
La visione religiosa di Dante è invece, una visio-
già precario equilibrio tra sentimento e volontà, tra speranza e
ne cristiana che concepisce la storia come una progressi-
ragione. È ancora il poeta colui che soffre di più per questa
va rivelazione della Verità. Tutta la storia, anche quella
incertezza perché non può non domandarsi il senso di ciò che
precedente, è considerata come anticipazione dell’evento
ha attorno e di ciò che ha dentro, di ciò che non possiede e
fondamentale della storia del mondo: l’incarnazione del
non conosce. Percorrendo la storia della letteratura italiana è
Cristo. Anche sul piano personale la vita umana per Dan-
impossibile non concentrare la propria attenzione su due gran-
te non è che una lontana anticipazione della vita ultra-
di nomi, cronologicamente distanti ma idealmente vicini: Dan-
terrena. In sintesi, la vita è vista in relazione ad una di-
te e Foscolo. Pur non essendo il caso di esplicare la questione
mensione trascendente e metafisica e solo in questo modo
del rapporto vita-poesia, una breve ricostruzione storica del-
acquista senso.
l’ambiente nel quale avvenne la genesi poetica dei due autori
I due poeti sono insospettabilmente accomunati
è la premessa necessaria per una valutazione obiettiva e
da un avvenimento che si rivelò devastante sul piano per-
proficua. La concezione dantesca della vita si configura in un
sonale e sentimentale di entrambi: l’esilio. Per Dante que-
rapporto inscindibile di dipendenza dalla situazione politica e
sto rappresenta l’evento fondamentale della sua matura-
culturale della Firenze trecentesca.
zione, da cui deriva lo slancio utopico che lo conduce ad
La crisi delle due grandi istituzioni alto-medievali,
elaborare nuovi valori quali l’ansia di una riforma morale
l’Impero e il Papato, non poteva non influenzare l’uomo e
della Chiesa, la pace e la conoscenza. Quest’ultimo mito
l’artista. A livello istituzionale si registra una situazione gene-
rappresenta la sintesi del pensiero dantesco. In un celebre
rale d’incertezza e precarietà. Dante vive questa drammatica
passo del Convivio («E sempre liberamente coloro che
alternanza al potere di fazioni contrapposte con disprezzo. La
sanno porgono de la loro buona ricchezza a li veri pove-
vita politica fiorentina s’intreccia con la biografia di Dante e
ri») Dante rivendica l’obbligo morale di diffondere la co-
si rispecchia nei suoi versi. Le sue parole, sentite e vissute, si
noscenza.
legano alla sua vita e si caricano di un considerevole valore
Per Foscolo la separazione dalla terra madre si
semantico. Partendo dalla crisi oggettiva della società a lui
traduce, invece, in malinconia e solitudine che egli espri-
contemporanea, il poeta elabora una concezione della realtà
me con vibrante espressività nei suoi sonetti. È eviden-
che tende a superare il crudele particolarismo dei clan e a pro-
ziabile la correlazione tra il tema dell’esilio e quello del-
porre un messaggio di profondo rinnovamento politico e mo-
l’illacrimata sepoltura, in altre parole l’angoscia del po-
rale. Dante supera i confini del municipalismo della sua epoca
eta consapevole che la sua morte avverrà lontano dalla
per elevarsi in una dimensione universale. Reinterpretando ed
sua terra e dai suoi cari che avrebbero versato lacrime
estendendo ai giorni nostri il significato del pensiero dantesco
sulla sua tomba. È proprio la tomba ad acquistare un
risulta inevitabile non notare quanto il concetto d’unità sia
significato originale nella poetica foscoliana. Pur non
radicato nel suo animo. Unità non intesa come uniformazio-
avendo nessuna valenza sul piano razionale, rappresenta
ne, annullamento d’elementi differenzianti e individuali ma
un legame con il defunto, un simbolo del ricordo e del-
come abbattimento degli elementi disgreganti nel pieno
l’affetto, la corrispondenza d’amorosi sensi. È una so-
rispetto e nella salvaguardia delle diversità.
pravvivenza illusoria:il defunto continua a vivere finché
L’ideologia foscoliana è caratterizzata dalla creazio-
c’è qualcuno che lo ha amato che continua a ricordarlo.
ne di sovrastrutture personali fondate su basi illuministiche.
La visione foscoliana è identificabile con la concezione
Foscolo eredita e metabolizza i caratteri principali del movi-
precristiana pagana e laica, che non crede a una vita ul-
mento. Appare quindi palese l’origine della sua visione mec-
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12. traterrena ma esalta la sacralità della tomba in quanto depo-
sitaria della religione dei padri. Federico De Roberto
Dante, con la sua visione cattolico-medievale basata
sull’ossessiva dicotomia vita-morte, considera la tomba come
prova della caducità dell’esistenza, risarcibile sul piano meta-
e il sicilianismo
di Girolamo Gino Mandalà
fisico attraverso la fiducia nella vita ultraterrena che condurrà
al cospetto della pace eterna e dell’amore infinito di Dio. Federico De Roberto nacque a Napoli il 16 gen-
L’individuazione di questa e altre analogie tra Dante naio del 1861 da Ferdinando, ufficiale di Stato Maggiore,
e Foscolo si rivela difficoltoso ma allo stesso tempo interes- e da donna Marianna Asmundo, di nobile famiglia di
sante poiché permette di accantonare conoscenze puramente Catania. È probabile che il padre, ufficiale nell’esercito
nozionistiche allo scopo di trovare una chiave di lettura più Borbonico, instaurata in Napoli la dittatura di Garibaldi,
profonda che consenta di riconoscere ogni espressione arti- sciolto dal giuramento di fedeltà a Francesco II re delle
stica come manifestazione dell’originalità d’ogni singolo in- Due Sicilie, chiese ed ottenne di entrare nell’esercito me-
dividuo. Il passo successivo è quello di collocare i topoi dan- ridionale costituito dal governo provvisorio del dittatore1.
teschi e foscoliani in un contesto più ampio, di astrarre dai De Roberto intraprese gli studi tecnici non quelli classici,
riferimenti personali significati più profondi e proiettarli nella dando prova di grande cultura. Infatti ebbe voti molto alti
dimensione universale che tanto ha affascinato gli artisti d’o- per quei tempi, dieci in geografia, inglese e storia, in ma-
gni tempo. tematica e fisica, 9 in italiano e francese. Si iscrisse al-
l’Università di Catania nella Facoltà di Scienze Fisiche,
Matematiche e Naturali. Ebbe ottimi maestri universitari,
Ai nostri martiri 2003 frequentò un corso di letteratura italiana tenuto da Mario
di Angela Giallombardo Rapisardi.
Sole al tramonto Egli giovanissimo cominciò a pubblicare i suoi
rosso infuocato scritti. All’età di sedici anni fece la cronaca dell’arrivo a
sul deserto di sabbia dorato. Catania di Vincenzo Bellini. «Una dolorosa occasione,
Passi aspettati poco dopo la nascita del “Don Chisciotte”, fece mettere
scarponi chiodati in corrispondenza il De Roberto con Verga e Capuana. Il
mani generose, 4 marzo 1881 Casamicciola, l’isola di Ischia, fu quasi in-
volti dalla fatica provati teramente distrutta dal terremoto. Allora si usava racco-
dalla pietà segnati. gliere denaro in favore dei disastrati mediante la pubbli-
Acqua e sorrisi, medicine e carezze cazione di albi di editori o di numeri unici di giornali e
con umanità distribuivano. rassegne. De Roberto, per comporre il numero unico del
Dono d’amore il loro lavoro “Don Chisciotte”, chiese degli scritti a Verga a Milano, e
dono di pace fu la prima volta che egli scrisse a Capuana, a Rapisardi e
in una terra dalla guerra martoriata a sua moglie, Giselda Fojanesi. Mario Rapisardi doveva
non ostentato ma, giorno dopo giorno, prestato. già essergli amico: a modo suo s’intende. De Roberto si
Ma… un mattino… nutriva della poesia di Baudelaire, della prosa di Flaubert,
un boato assordante e non poteva essere rapisardiano nemmeno a vent’anni,
un inferno di fuoco siccome erano rapisardiani, poniamo i suoi coetanei, En-
all’improvviso, lacera l’aria rico Onufrio e Giovanni Alfredo Cesareo»2. De Roberto
rottami, tegole infrante, metalli contorti si mise dinanzi alle accuse che gli si rivolgevano per spie-
coprono poveri corpi insanguinati garle, non per negarle4. Già da quest’osservazione si può
mutilati dilaniati. dire chiaramente che De Roberto è un autore Sicilianista,
Nero silenzio di morte privo in un certo senso della fede cristiana manzoniana,
quell’angolo estremo di deserto avvolge. ma è emblema naturale del destino che avvolge tutto e
Laddove la vita serena pulsava tutti come affermano Verga, Capuana e più in là anche
ora l’ombra ostile e fredda avanza Pirandello. Il male ha una grande eccitazione sui sensi, il
tra lamenti ed imprecazioni bene no. Sono lontani da lui e dalle sue opere il senso
preghiere sommesse sussurrate. dell’amore, della fede e del sacrificio.
Il mondo è sconvolto Il suo romanzo “Il Reuzzo” vuole rappresentare
sembra più fragile, più piccolo la storia di un fanciullo amato dai genitori perché figlio
attorno a quegli infelici rinserrato. unico. Essendo diventato orfano per mantenere le sorelle
L’amore sopito e la madre trasportava sulle spalle pesanti corbelli di rena
della Patria mai tanto amata rossa o sassi. Tutto è avvolto nella disperazione, nella cu-
per un miracolo, ora, riaffiora riosità, nell’indifferenza della gente, nel ribrezzo. Sembra
riscalda i cuori, le ferite lenisce. di trovarci in uno scritto del nostro conterraneo agrigen-
Mani teneramente intrecciate tino Alessio di Giovanni che narra con ardore la vita dei
nel dolore universale minatori nelle miniere di Cianciana di cui era proprie-
ci sentiamo affratellati. tario. Non mancarono a De Roberto le soddisfazioni mo-
Uomini ieri ignoti rali in quanto lo stesso Luigi Capuana ne tesse la lode. Il
eroi, oggi, a tutti noti. De Roberto - egli scrisse - ha cominciato pazientemente a
conoscere a fondo i processi tecnici dell’opera d’arte dai
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13. più antichi ai più recenti, tanto da diventare soggetto d’invi- di una filosofia nella quale il sogno degli esseri umani
dia, un principiante che sa con tanta maestria trar profitto del- non si può distinguere implicitamente dalla realtà. “I Vi-
le conquiste altrui e se le assimila di primo acchito metten- ceré”, che dovevano essere un’opera che doveva trattare
dovi del suo5. la storia di nobili prepotenti, si conclude con la storia di
Nell’opera “Il Rosario” si nota più evidentemente il un casato che malgrado tutto anche attraverso le cariche
suo Sicilianismo, il suo vittimismo che travolge tutte le crea- ecclesiastiche riesce a rinascere, anzi a rimpinguarsi.
ture siciliane nel cosiddetto destino che sembra stritolare i «I viceré sono semplici, rozzi e volgari, nono-
suoi personaggi di sventura in sventura. Egli vive assieme a stante l’alta nobiltà ed il fasto. Alcuni però hanno rilievo
loro e per loro, li compatisce perché lo fanno operare. Anche dalla forza vigorosa dei loro vizi e della loro tracotanza.
in quest’opera di second’ordine i cui contenuti assomigliano a Don Blasco e donna Ferdinanda primeggiano tra i loro
quelle di Verga, il De Roberto è scrittore siciliano per la schiet- congiunti per la loro personalità; la prima terribile per
tezza della sua prosa, per la sua filosofia del destino, che l’avaria e l’usura; l’altro, monaco benedettino, criticone e
sembra travolgere tutto e tutti. Mi diceva tanti anni fa un mio ficcanaso instancabile, violento e manesco»7. Le famiglie
maestro di teologia che in Sicilia anche il Cristianesimo as- nobili siciliane dell’Ottocento esercitavano una quasi ti-
sume una colorazione tutta propria, in quanto è difficile to- rannia maritale che si manifestava in veri e propri accordi
gliere dalla mente dei siciliani del passato e in parte di quelli che mirassero a impinguire il patrimonio e il fasto spa-
presenti questo concetto di destino o di fato, di romana e la- gnolesco siciliano. Gli Uzeda rimangono sempre a galla,
tina derivazione. Malgrado 2000 anni di evangelizzazione ma non sempre vincitori nei propri palazzi nobileschi.
cristiana nell’intimo dei siciliani il concetto di Provvidenza Concludiamo la trattazione del Sicilianismo de-
tanto amata dal Manzoni non attecchisce bene. È la terra robertiano attraverso un giudizio che dei viceré diede
avara dei suoi frutti, l’impotenza dinanzi ai fatti ineluttabili Verga: «La chiusa dei Viceré mi ha riconquistato salda-
della vita umana che ci presenta questi personaggi tristi ma mente e completamente. Ecco in due parole il bene ed il
reali, lavoratori ma attaccati alla roba, credenti ma pessimisti. male che penso di essi - il bene in maggior misura poiché
È in ciò che si racchiude il Sicilianismo non solo di De Ro- è il poco da correggere: avresti potuto farlo con due tratti
berto, ma in tutti più grandi scrittori siciliani dell’Ottocento e di penna. Tagliando spietatamente in quelle fitte 700
del Novecento. Mi confidava questo mio maestro che è anche pagine tutto ciò che non è strettamente necessario e stret-
nelle confessioni sacramentali i siciliani talvolta non si ren- tamente legato all’argomento principale, che è una vera e
dono conto della responsabilità dei loro peccati ma che li at- stupenda trovata. So bene quel che mi dirai dell’oppor-
tribuiscono all’ineluttabilità del destino, che sembra travol- tunità artistica di certe figure ed episodi secondari a com-
gere tutto e distruggere tutto. pletare il gran quadro, ma credo che esso con maggior
Il siciliano, come afferma Rosario Lo Duca nel libro parsimonia avvenne guadagnato di interesse e di effica-
“Il Peccato di fare” ti giustifica perfino il male perché afferma cia. Ad ogni modo è una macchina poderosa che hai mes-
testualmente: «Poveretto chissà come è stato costretto a so in piedi e dei cristiani di carne ed ossa che mi sembra
farlo», ma talvolta non ti giustifica il bene perché, afferma di aver conosciuto». Si tratta di un grande giudizio critico
testualmente, egli è frutto di superbia, che vuole attecchire che fa giustizia ai pregi e ai difetti dei Viceré che mal-
ogni cosa. Trattandosi di scrittori laici e non confessionali il grado tutto nel Sicilianismo schietto trovano la loro affer-
discorso fila in ogni sua parte, ma andando in fondo alla mazione, anche perché si tratta di un romanzo veramente
morale cristiana e alla evangelizzazione di una società che si storico.
dice cristiana, il discorso rappresenta realisticamente i suoi
ostacoli. Ecco perché Papa Giovanni Paolo II afferma testual- _________
1 Aurelio Navarria, Federico De Roberto, la vita e le opere, Niccolà
mente che la società italiana è tutta da rievangelizzare nei Giannotta editore. Chiaravalle C.le l974. p. 11.
suoi comportamenti privati e pubblici, mettendo in rilievo quel 2 Aurelio Navarria, op. cit. p. 16-17.
che di buono vi è in essa, come l’attaccamento alla famiglia, 3 L’ultimo numero di “Don Chisciotte” uscì il 12 settembre del 1883
al dovere, al lavoro, alla terra. e la stampa di “Araheschi” fu ultimata per l’editore Niccolò Giannotta il
30 ottobre successivo. “Arabeschi”, prima opera di De Roberto, è una
Siamo partiti col De Roberto e il suo Sicilianismo e raccolta di scritti letterari scelti fra quelli pubblicate sul “Don
stiamo quasi arrivando all’educazione alla mondialità in un Chisciotte” ed altri pubblicati su “Lo Statuto di Palermo”. De Roberto
globo terrestre le cui creature hanno bisogno tutti e di tutto, non fu un vero critico o perlomeno fu critico rare volte e di autori che
per cui possiamo concludere con Sant’Agostino che l’uomo amava: d’ordinario fu recensore scrupoloso, e fuori del proprio campo
scrittore di cronaca. Tuttavia neg1i “Arabeschi” la scrittore precisa più a
moderno è naturaliter cristianus, naturalmente cristiano, an- se stesso che agli altri, alla vigilia della sua opera narrativa, le sue idee
che quando è peccatore e non se ne accorge. Ritorniamo ai sull’arte, le convinzioni che si formò su vari metodi dell’arte narrativa.
“Viceré” che è il romanzo derobertiano, da cui siamo partiti (Aurelio Navarria. op. cit. p.29.).
per illustrare lo stato d’animo di pessimismo e di stanchezza 4 Con il metodo d’osservazione, egli incomincia, l’artista si attiene
alla realtà sensibile ed esteriore dell’uomo, e ne trascura l’anima.
della volontà di vita che sembrava travolgere i siciliani del- Questa trascuranza l’induce a negare l’amore, la fede, il sacrificio, a
l’Ottocento. «Al male di una vita praticamente infeconda, si lasciarsi imporre dai lati più tristi della vita. Pensiero e coscienza
aggiunge più grave il male della solitudine dell’anima, perché divengono per lui i fenomeni necessari, determinati da una serie di
nessuna creatura umana - egli crede - è compresa da una crea- cause ineluttabilità: muore in lui la fede che il bene prevalga sul male.
Dallo stesso esercizio dell’osservazione nasce nell’artista il pessimismo
tura umana. E su tutti questi affetti domina una concezione morale, causa a sua volta della tristezza delle rappresentazioni.
materiale e meccanica dell’universo»6. Nei “Viceré” come 5 Aurelio Navarria, op. cit. p. 32. (Cfr. Libri e teatro, Catania, N.
abbiamo più volte notato, tutto cambia perché tutto resti Giannotta, 1892).
com’è nel fondo. Non importa essere liberali o cospiratori del 6 A. Navarna. op. cit. p. 67
7 A. Navarria. op. cit. p. 100.
Borbone, ma attraverso tecniche matrimoniali o non si
perpetua alla grandezza dei casati siciliani che sono sconfitti
ma non vinti e che rinascono così com’erano prima. Si tratta
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14. glio. Nel libro appare nitida la figura dello Scià Moha-
Soraya: med Reza. In un punto così lei lo descrive: «Non posso
dire che M. Reza fosse dotato di un gran senso dell’umo-
rismo. Giudicava gli altri con estrema perspicacia, ma
il palazzo della solitudine non sopportava la minima critica. Abituato ai compli-
di Bruna Tamburrini menti dei cortigiani, suscettibile come tutti gli Iraniani,
di fronte ad un giudizio negativo si rannuvolava, strin-
La figura di Soraya, una delle mogli dell’ultimo scià geva le labbra e riduceva gli occhi a una fessura, a volte
di Persia, rimane nella storia come l’esempio, o meglio l’em- spaventando i suoi familiari stessi e persino la principes-
blema, di una sensibilità struggente, una sensibilità che deve sa Ashraf che amava tenergli testa».
combattere contro una logica di Stato e contro una mentalità «Ai romanzi preferisce i libri di storia e soprat-
precostituita, ma anche contro la sfortuna ed il destino. Sui tutto i quotidiani che divora ogni mattina nel suo studio».
giornali sono state scritte molte cose di lei: hanno detto che a Il matrimonio avviene il 12 febbraio e Soraya così com-
volte è apparsa come una sognatrice anche un po’ velleitaria, menta: «È, strano, mi sono sposata il 12 febbraio e la
l’hanno definita donna moderna che stava “sulle sue”. Qual- cerimonia si è protratta nella notte del 13. Sette anni do-
cuno l’ha anche definita pigra, ma con la voglia di emergere, po, ripudiata dallo Scià, avrei dovuto lasciare definiti-
altri hanno detto di lei che era ombrosa, suscettibile. Soraya vamente l’Iran un 13 febbraio, il giorno successivo al-
era una donna di mondo senza dubbio, ma una donna sen- l’anniversario del nostro matrimonio. Persino i numeri a
sibile e desiderosa di amore. volte possono ferire...». Soraya racconta la gioia dei pri-
Il palazzo della solitudine è la sua autobiografia ed è mi anni di matrimonio ed afferma che Mohamed Reza è
un libro che si legge tutto d’un fiato, è accattivante e chiaro. riuscito a nasconderle la maggior parte delle preoccupa-
Nella prima parte e in quella centrale, Soraya ricorda la sua zioni ed è apparso ai suoi occhi come un dio in grado di
provenienza, il suo favoloso matrimonio e poi la vita con lo risolvere ogni cosa. Ricorda volentieri i consigli dati ai
Scià, le sue esperienze, il suo impegno sociale e umano, ma cuochi per preparare qualche pietanza europea e, ad uno
racconta soprattutto la sua angoscia che, giorno dopo giorno, ad uno, passa in rassegna tutte le persone politiche e
aumenta sempre di più fino a paralizzarle l’anima. familiari vicine allo Scià. Descrive anche lo svolgersi
Soraya, il cui nome in della sua giornata, dal mattino con la colazione a letto, al
arabo è quello di una bagno, alla scelta dei vestiti da indossare, dal parruc-
costellazione, nasce ad chiere alla visita dei suoi amministratori, pronti a sot-
Isfahan ed è figlia del toporle il programma della giornata. Tutto viene narrato
capo della nobile tribù nei minimi particolari. Nell’arco della giornata Soraya
Esfandiary Bakhtiary, visita gli ospedali, gli orfanotrofi, fa anche molte opere di
una tribù che per molti beneficenza e poi ritorna al palazzo dove incontra di
anni ha dominato i ter- nuovo lo Scià, ma i due si vedono sempre più di rado.
ritori più ricchi della Ciò che si nota è il rigore con cui vengono svolte le ini-
Persia. Il padre si è in ziative: tutto diventa volutamente programmato e lei in
seguito rifugiato in questa sua autobiografia ha un momento di riflessione:
Germania, poiché il fu- «Oggi mi domando come ho potuto adeguarmi a tanto ri-
turo sposo di Soraya gli gore. Come ho potuto, io, abituata alla spumeggiante ga-
aveva espropriato le iezza delle studentesse europee, sportiva, allevata da una
terre: la madre di lei è madre vivace e da un padre indifferente agli onori, vivere
tedesca, ma nata a Mo- accanto ad un uomo austero e riflessivo che non si en-
sca. Da giovane Soraya tusiasmava mai, non si abbandonava mai alla collera che
studia in collegi scelti e non svelava mai un briciolo di follia? In realtà eravamo
vuole fare l’attrice, ma poi entrerà in una favola predestinata simili. Almeno in apparenza».
con lo Scià, il quale è alla ricerca di una ragazza da sposare e Soraya ricorda così il suo innamoramento per lo
che sia in grado di dargli un figlio maschio, in quanto dalla Scià: «Per la prima volta in vita mia mi ero innamorata.
precedente moglie aveva avuto solo una figlia femmina. Non come l’eroina dei film o la protagonista di un ro-
Nel Palazzo della solitudine Soraya ripercorre le tap- manzo, ma come un essere umano che scopre, insieme, la
pe della sua vita, la conoscenza dello Scià, l’invito al palazzo, passione e il senso di responsabilità. Fra lo Scià e me si
le sorelle, l’imperatrice madre, Shams: la sorella più vicina a era stabilito immediatamente un forte legame…». Ricor-
lei. Ricorda le sue malattie, in particolare quella prima del da gli sguardi delle due sorelle che lei definisce nemiche
matrimonio e poi ecco il favoloso matrimonio con l’uomo che Chams e Ashraf, la prima perché lotta per ottenere la sua
lei ama pazzamente e dal quale è affascinata. Ricorda molti amicizia, la seconda vuole il suo posto. In mezzo a fra-
momenti riguardanti il “galateo” di famiglia imperiale. Per telli, fratellastri e sorelle, Soraya cerca di mantenere un
esempio le viene consigliato di ossequiare in questo modo posto neutro, per questo viene definita come una donna
l’imperatrice madre: «Non appena la vedi, devi avvicinarti fredda. Quando lo Scià deve andare in esilio per problemi
con trasporto e baciarla sulle guance. A ogni guancia conta interni all’Iran, tra i due cala un velo di tristezza e si fa
lentamente fino a sette…uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sempre più impellente il bisogno di un figlio maschio.
sette… penserà che l’ami come una figlia». Per questo visitano le migliori cliniche del mondo, ma
A corte la futura sposa viene osservata nei minimi niente, pur non essendoci nessun problema, il figlio non
particolari e un giorno, con la scusa di una nuotata, vogliono viene. Bisogna aspettare. Di ritorno a Teheran, Reza vuo-
che lei indossi un costume da bagno per poterla osservare me- le risolvere il problema e prospetta a Soraya la possibilità
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