istruttore di ginnastica posturale roberto tricoli slisha
Rachide
1. Composizione della colonna vertebrale
La colonna vertebrale è una struttura anatomica caratteristica degli
animali vertebrati (vertebrata), costituita dall'insieme delle vertebre, le quali si articolano fra di loro,
formando un asse che dalla base del cranio si estende in genere fino alla base del tronco, e può
continuare nella coda.
La colonna vertebrale è composta da 33 vertebre (in alcuni casi 34); anatomicamente essa è
suddivisa in cinque regioni:
regione cervicale
regione dorsale
regione lombare
regione sacrale
regione coccigea.
La regione cervicale è la parte più mobile e delicata della colonna vertebrale; essa consta di 7
vertebre (vertebre cervicali, da C1 a C7) che sono distinguibili in una regione superiore e in
una regione inferiore. Si parla quindi di rachide cervicale superiore, costituito da atlante (C1)
ed epistrofeo (C2), e di rachide cervicale inferiore che è costituito da le 5 vertebre cervicali
rimanenti (da C3 a C7). Atlante ed epistrofeo sono vertebre molto diverse dalle altre al fine di
permettere i movimenti della testa.
La regione dorsale consta di 12 vertebre (vertebre dorsali o toraciche, da T1 a T12); il loro
volume aumenta man mano che si procede dall'alto verso il basso. Le vertebre toraciche sono
articolate con le coste e l'elemento distintivo che permette di riconoscerle è proprio la presenza
di faccette articolari per le coste.
La regione lombare consta di 5 vertebre (da L1 a L5); sono contraddistinte da un notevole
volume del corpo (che ha aspetto cuneiforme) e dalla forma alquanto caratteristica dei processi
spinosi. Costituiscono l'asse che sostiene l'addome.
La regione sacrale consta di 5 vertebre (da S1 a S5); la loro fusione costituisce il
cosiddetto osso sacro. Insieme al coccige e alle due ossa dell'anca, il sacro forma il bacino.
La regione coccigea consta invece di 4-5 vertebre (da Co1 a Co4,5); la fusione di questi
segmenti ossei costituisce il còccige.
Interposti tra una vertebra e l'altra troviamo i cosiddetti dischi intervertebrali, giunzioni
fibrocartilaginee che fungono da ammortizzatori; il loro scopo principale è appunto quello di
ammortizzare le pressioni che si sviluppano durante i movimenti; oltre alla funzione
ammortizzante i dischi intervertebrali conferiscono alle vertebre una certa motilità che
consente alla colonna vertebrale, ovviamente entro determinati limiti, di curvarsi in ogni senso
e di compiere movimenti rotatori.
Tra atlante ed epistrofeo (le già citate prime due vertebre della colonna vertebrale) non è
presente il disco intervertebrale.
In un soggetto giovane i dischi intervertebrali costituiscono circa un 25% della lunghezza
dell'intera colonna vertebrale, ma con il passare del tempo tale percentuale tende a diminuire
in modo alquanto sensibile. I dischi intervertebrali sono costituiti centralmente dal
cosiddetto nucleo polposo, di forma sferica e composto prevalentemente di acqua (quasi il
90% nelle persone più giovani, circa il 70% nei soggetti più anziani). I processi degenerativi
dei dischi intervertebrali vengono detti discopatie. Nell'immagine sottostante la colonna
vertebrale osservata da diversi punti di vista.
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2. Le curvature della colonna vertebrale
Frontalmente la colonna vertebrale è nel suo insieme rettilinea e divide il corpo in due parti
simmetriche. Se invece osserviamo la colonna vertebrale sul piano sagittale mediano, vediamo
che sono presenti due tipologie di curvature: le lordosi e le cifosi; partendo dall'alto si trovano
una lordosi cervicale, una cifosi toracica, una lordosi lombare e una cifosi sacro-coccigea.
Le curvature della colonna vertebrale sono, entro determinati range, fisiologiche e conferiscono
alla colonna vertebrale la capacità di ammortizzare pressioni e sollecitazioni. Alterazioni in
aumento o in diminuzione delle curvature della colonna vertebrale costituiscono quadri
patologici (ipo- e ipercifosi, ipo- e iperlordosi). Un quadro patologico piuttosto frequente della
colonna vertebrale è la scoliosi, una patologia irreversibile caratterizzata da una deviazione sul
piano frontale. Quando tale patologia è associata a una deviazione sul piano sagittale si parla
di cifoscoliosi.
Patologie
Le patologie strutturali della colonna vertebrale possono essere:
Scoliosi, quando si ha la rotazione della colonna vertebrale e della gabbia toracica su di un lato
Ipercifosi, comunemente conosciuta come gobba; è determinata da un aumento della
curvatura normale a convessità posteriore.
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3. Iperlordosi, si ha un aumento della curvatura normale a convessità anteriore, che dà vita a un
infossamento.
Disturbi della colonna vertebrale
Paramorfismi
Dismorfismi
Ernia del disco
Il paramorfismo è un'alterazione della morfologia corporea. Ha origine da squilibri
muscolari-legamentosi dovuti a una vita scorretta che, protratti nel tempo, in un organismo
non giunto a maturità ossea, tendono a diventare dismorfismi coinvolgendo anche il
normale accrescimento osseo.
I paramorfismi più comuni sono:
atteggiamento scoliotico che può evolvere in scoliosi
ipercifosi dorsale
piede piatto
ginocchio valgo o varo.
Il dismorfismo è un'alterazione morfologica cronicizzata a carico dello scheletro e che,
quindi, non recede facilmente ma tende a peggiorare.
Possono essere classificati in simmetrici e asimmetrici. Sono simmetrici quei dismorfismi
che provocano un dislivello sul piano sagittale, sono asimmetrici, invece, quelli che lo
provocano sul piano frontale.
I dismorfismi portano a delle modificazioni strutturali della normale morfologia corporea.
Patologie della colonna vertebrale
N.B. di queste patologie ricordate l’ernia del disco, l’unica che abbiamo
trattato.
Le alterazioni delle curvature della colonna vertebrale non sono le sole patologie che possono
interessare questa parte fondamentale dello scheletro umano. I processi patologici a carico
della colonna vertebrale sono infatti vari e numerosi; tali processi possono interessare la
colonna vertebrale nel suo complesso oppure un suo tratto o addirittura un singolo
costituente.
Gravi patologie che possono interessare la colonna sono per esempio la spina bifida, la
spondiloschisi, l'emispondilia ecc. Sono lesioni importanti della colonna anche le spondiliti,
processi di tipo infiammatorio che compaiono generalmente nelle persone immunodepresse,
negli anziani e nei soggetti affetti da diabete.
Una delle patologie più frequenti a carico della colonna vertebrale è l'ernia del disco, un
processo patologico che sette volte su dieci interessa il tratto vertebrale C7-C6. Le vertebre
cervicali poi possono essere colpite da patologie degenerative di tipo artrosico
La colonna può essere altresì colpita da tumori benigni quali gli emangiomi e i condromi oppure
da neoplasie maligne come, per esempio, i plasmocitomi e condrosarcomi; molto spesso però
le neoplasie più frequenti che interessano la colonna vertebrale sono rappresentate da
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4. metastasi di tumori a carico di prostata, rene, seno e tiroide.
Deformazioni della colonna vertebrale possono essere provocate da osteoporosi, rachitismo e
osteomalacia.
Fratture della colonna vertebrale
Le lesioni che la colonna vertebrale può subire in seguito a eventi di tipo traumatico sono
estremamente varie, a seconda dei diversi tratti che possono essere interessati.
Le regioni più esposte a lesioni di tipo traumatico sono la regione cervicale e quella lombare.
Nel caso di trauma vertebrale può esservi il coinvolgimento del midollo spinale, a seconda della
gravità del danno a carico di quest'ultimo la sintomatologia potrà interessare tutti e quattro gli
arti (lesione delle vertebre cervicali con danno midollare) oppure gli arti inferiori (lesione delle
vertebre dorsali o lombari con danno midollare).
Le lesioni della colonna vertebrale che vedono il coinvolgimento del midollo spinale vengono
definite mieliche; se non vi è tale coinvolgimento si parla di lesioni amieliche.
Nel caso di una lesione di tipo traumatico a carico della colonna vertebrale è decisamente
importante operare una distinzione sulla sua stabilità o sulla sua instabilità. Una lesione della
colonna vertebrale viene detta stabile quando è possibile ridurla grazie a manovre esterne e se
si è in grado di mantenerla ridotta con mezzi esterni fino al momento della sua guarigione. Si
parla invece di lesione instabile quando essa non può essere ridotta con manovre esterne
oppure se non può essere mantenuta ridotta con l'aiuto di mezzi quali gessi o corsetti fino al
momento della sua guarigione. La distinzione non è di poco conto perché essa condiziona la
tipologia di trattamento; trattare inadeguatamente un trauma vertebrale può essere inefficace
o, ancor peggio, molto rischioso. Nelle fratture instabili il trattamento da intraprendere è quello
chirurgico.
Colpo di frusta
Contrariamente all'uso comune dell'espressione, il colpo di frusta non è indicativo di una
patologia traumatica del rachide cervicale, né di una sua lesione: si tratta, infatti, di un
semplice movimento articolare del rachide cervicale nei tre piani dello spazio in seguito ad
accelerazione o decelerazione. Solo quando tale meccanismo articolare sia
particolarmente brusco e istantaneo (come può succedere a seguito di sollecitazioni
particolarmente intense) esso può provocare esiti patologici, reversibili col tempo o
permanenti, come contratture dei muscoli paravertebrali, riduzione della
normale lordosi cervicale, schiacciamento o frattura delle vertebre cervicali Anche quando
il colpo di frusta abbia causato degli esiti, si tratta, normalmente, di lesioni che
regrediscono nell'80-90 per cento dei casi, entro un periodo che va da pochi mesi a un
anno, senza lasciare danni permanenti.
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