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Incontro/dibattito sulla legalità e la corruzione
                             Lunedì 18 Marzo 2013-h 15.00/18.30
                            Teatro Eliseo- Via Nazionale 183 Roma




“SIAMO TUTTI CORROTTI”
                                 Conduce:         Melania Petriello




con la partecipazione di:




                                                       Giuseppe Battarino (Magistrato);
                                   Vincenzo Spadafora (Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza),
                          Franco Siddi (Segretario Generale Federazione Nazionale della Stampa),
                                     Massimo Monaci (Direttore artistico Teatro Eliseo),
                                 Achille Serra (già Prefetto di Roma e Questore di Milano),
                                                 Fausta Speranza(giornalista),
                                 Carlo Puca (giornalista di Panorama),
                                        Claudia Marchionni(giornalista del TG5).
                        Giovanni Tizian(giornalista d'inchiesta per l'espresso)
                                    Angelo Melone (Repubblica.it)
                                       Luciano Ghelfi del TG2,
Legalità e corruzione
La giornalista Melania Petrello ha condotto l'incontro dibattito sulla legalità e la
corruzione che si è tenuto, lunedì 18 marzo presso il teatro Eliseo di Roma. Un
occasione per ascoltare storie e provare a capire di più. A conclusione del
concorso:Legalità come libertà racconta una storia” organizzato da repubblica

                in collaborazione con il Teatro Eliseo: Scrivi un racconto che descrive
una tua esperienza nei confronti della legalità o un avvenimento di cui hai raccolto la
testimonianza .
                Legalità è una parola ricorrente: nella Costituzione, nei libri di storia,
                sui giornali, in tv. Suona familiare, eppure rischia di restare orfana di
                senso, se non c’è la “volontà” di renderla viva e di raccontarla.
                Tutti i giorni, in ogni momento e a ogni latitudine, viviamo o
                semplicemente ascoltiamo storie di illegalità, piccola e grande e
                abbiamo il dovere di condividerle.

                     La corruzione nasce come archetipo culturale: per scardinarla,
                     serve la forza del sapere che libera il Paese dalle sue forme
                     peggiori e spinge a guardare oltre. Quell’oltre è dentro la
                     coscienza civile di ognuno di noi.
La penna ha il più forte dei poteri: non smette di farsi domande e di cercare la verità.



                             Siamo tutti corrotti!!!




               Basta con il silenzio!!!!!!
                  La giornalista ha introdotto il pomeriggio,
                  rifacendosi ad un episodio vissuto in prima persona e nonostante lei
                  sottolinei l'importanza       e denunci la necessità di raccontare e
                  avere la volontà di condividere quello che accade, è incappata
                  nella ipocrisia del silenzio.
                  Mentre aspettava la metro ha assistito a questa scena: un signore
                  stava parlando con una donna e le stava raccontando la sua vita, ma
da un'angolatura molto precisa.
Lui lavorava per una grossa azienda di stato e non era mai riuscito a fare carriera, è
andato in pensione da pochi giorni e porta sulle sue spalle, un certo dissapore, un
dissapore tutto italiano. Badate bene la sua interlocutrice non parla italiano.
 Lui ha utilizzato, questi pochi minuti di attesa della metropolitana, come flusso di
coscienza, per raccontare il fallimento di una vita.
Lui è uno bravo, un ingegnere, ha studiato al nord viene da una provincia del sud, una
vita piena di sacrifici, non si è sposato e non ha fatto carriera...e lo racconta a questa
ragazza straniera.
Melania avrebbe voluto raccontare, che cosa nel suo piccolo sta cercando di fare per
questo. Ma è arrivata la metropolitana, andava di corsa, si è fiondata dentro e non gli
ha risposto. E ha lasciato quest'uomo con il carico della sua disillusione in silenzio,
alla fermata della metro a Castro Pretorio.
Poi si è guardata in faccia e si è detta che ha sbagliato, perchè la giustificazione
non ho tempo, non è più valida, perchè avrebbe potuto prendere la prossima metro,
ma non lo ha fatto, perchè avrebbe potuto raccontare che oggi 18 marzo eravamo qui
in duecento, trecento, non lo so quanti, a parlare del paese della corruzione.

Si deve parlare!!!!!!!!!BLA, bla, bla,bla, bla,bla,bla, bla,bla, bla,bla,bla,bla,bla,bla
bbla,bla,bla,bla,bla,bla,bla,bla,bla,bla,bla,bla,bla,bla,bla,bla,bla,bla,bla,bla,bla,b
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.......................................................................................

                   Come è nato il libro:”Al mio paese”




A questo punto, racconta la sua storia. Si chiama Melania Petriello è una giornalista ed
un anno e mezzo fa, in un pomeriggio mentre faceva zapping in TV, dove si vergognava
parecchio del suo mestiere, perchè quando guarda la televisione si vergogna molto,ha
chiamato dieci amici e colleghi che vivono di giornalismo “penne eccellenti del
giornalismo” e ha chiesto loro se potevano mettersi insieme per fare qualcosa. In
questo periodo il silenzio di chi dovrebbe parlare ci sta logorando, e anche il
silenzio è una forma di corruzione intellettuale, e a questo punto è nato il libro.
Ma come lo chiamiamo????
Chiamiamolo “al mio paese” perchè al mio paese è il modo di dire, si fa così, al mio
paese funziona la spintarella, se non hai la raccomandazione non ci provare, e è anche
un modo per contestualizzare, perchè questo libro è molto italiano. Pensando qualcosa
che fosse molto italiano, ci sono venuti in mente i sette vizzi capitali, il libro ha come
sotto titolo “i sette vizi una sola Italia”, ed è una parte della storia italiana, riletta
alla luce dei vizi capitali. A scriverlo sono quello persone che tutti i giorni, raccontano
pezzi d'Italia.

Poi siamo andati avanti e ci siamo interrogati su che fine fanno le notizie del giorno
quando smettono di essere fatto del giorno e non diventano ancora storia. C'è un
lasso di tempo e in questo lasso di tempo che cosa sono?
Una settimana, due settimane, 10 anni dopo, dopo la strage di Capaci che ha segnato
una frattura della nostra storia italiana, che fine ha fatto quella notizia, e i giornalisti
che allora la raccontavano in un modo, oggi alla luce delle ultime conclusioni della
commissione anti mafia come la racconterebbero?? Questo pensiero mi ha stimolato
molto...


                             La mentalità tutta italiana del fregare l'altro.
                         Esiste la corruzione piccola, la mentalità del “Fregare l'altro”, che
                         appartiene a tutti quanti noi, ed è su quello che noi dobbiamo fare
                         leva, per cambiare la storia del nostro paese.



                                      La cultura ci renderà immortali




              Se questo paese non riparte dalla cultura, è morto oggi. Siccome noi siamo
              convinti che la cultura ci ha reso grandi, così ci renderà immortali, e non ci
              vogliamo arrendere.

         La cultura non solo è la base dove si fonda l'identità di un popolo, di una
nazione di un paese di una cittadinanza civile, formata consapevole, ma è anche il
veicolo per lo sviluppo economico.
                                  Qualcuno ha scritto che:




La differenza tra la tirannide e il giusto governo, non è posta (come alcuni
stoltamente, ed atri maliziosamente, asseriscono), nell'esservi o non esservi delle
leggi stabilite; ma nell'esservi una stabilita impossibilità del non eseguirle. Vittorio
Alfieri, Della Tirannide, 1777.
La bellezza dell'Italia
Giovanni Tizian si è rivolto direttamente ai giovani: “stasera non voglio
parlare del peggio dell’Italia, ma della sua bellezza. Sarà che nello
scorso fine settimana sono stato con il popolo di Libera, sarà che ho 30
anni, sarà che ho un sacco di sogni e vorrei che ne aveste anche voi”.
Tizian, per il suo impegno, vive sotto scorta dal 2011. Da poco è uscito il
suo libro “La nostra guerra non è mai finita”. E’ figlio di Giuseppe Tizian, “funzionario
integerrimo” di banca che venne                                    ucciso a Locri, a colpi
di lupara, la sera del 23 ottobre                                  del 1989. Aveva 36
anni. I ragazzi forse neppure lo                                   sanno,    eppure     lo
hanno ascoltato con attenzione.
“Sabato – ha proseguito il suo                                     racconto – ho visto
tanta gente che può cambiare, ho                                   visto che un pezzo di
Italia vuole cambiare, persone che                                 ricordano i nomi di
novecento persone ammazzate                                        dalla mafia, mentre
nel tempo pochi hanno parlato di omicidi che invece riguardavano tutti”. Ha incalzato,
anche se con voce pacata: “siamo stati un Paese distratto e non è colpa nostra se
non possiamo sceglierci un futuro, non ce lo siamo scelti noi di essere una
generazione a cottimo. Eppure quando guardo i ragazzi, capisco che lì c’è il
futuro del Paese. Certo, in Italia si ammazza e si corrompe, ma c’è anche un
popolo che resiste e va fino a Pietra Cappa in Aspromonte. Ecco, al mio Paese,
c’è un popolo che fa anche questo.”
         Come dovrebbe riportare i fatti un giornalista??

             Il giornalista, non dovrebbe usare aggettivi, e dovrebbe cercare di
             essere più precisa possibile, nei dettagli e nelle cose che dice, affinchè
             le persone possano farsi un opinione, ma la mia opinione non centra,
             offrire più dettagli possibili, nel rispetto dei fatti.


   La generazione di oggi non si sente migliore di quella che
                     attualmente governa




La generazione che ci ha preceduti era convinta e consapevole di poter fare la
differenza, si riteneva migliore della generazione che l'aveva preceduta, ed è una
successione illogica. I ragazzi sentiti oggi, alla domanda:” ma tu come generazione ti
senti migliore di quella che attualmente ti governa??”, il 99% delle risposte è no!! e
ciò non decreta soltanto il fallimento della loro generazione, ma anche di quella che la
ha preceduta. Dov'è il corto circuito generazionale, per cui prima si aveva la
possibilità di dire possiamo cambiare possiamo migliorare e oggi no?????.
Siamo tutti corrotti e i giovani non sanno qual'è la strada. Qualcuno dice più leggi,
qualcuno dice no ne abbiamo già tante........

                             Il Presidente della Repubblica
            Nel messaggio di fine anno, il Presidente della Repubblica, Giorgio
            Napolitano afferma che i ragazzi sono i primi ad avere il diritto di
            indignarsi, per la condizione che il paese riserva loro.
 Ma loro lo fanno?? Hanno il coraggio e la tenacia?? Se si, non si nota.
Se c'è qualcosa che colpisce della realtà, è che dietro mille parole di
compatimento, che vengono                      riservate ogni giorno ai più giovani, c'è il
silenzio degli interessati.

Sono disoccupati al 30%, investono il loro tempo più prezioso a scuola e all'università
e li vengono insegnate loro delle cose che fruttano lo stipendio ai professori, ma non
la preparazione effettiva. Quest'anno 31 mila posti sono rimasti scoperti per assenza
di profili professionali adeguati, un numero grande quanto quello dei laureati del
2007 . Ma loro i ragazzi sono afoni.

              I buoni esempi dovrebbero fare più notizia
I buoni esempi dovrebbero fare più notizia. Ma la normalità dovrebbe
essere un paese che funziona, questo però             passa         su
ciascuno di noi, e questo è un invito che vi          faccio:
Siate intransigenti, cioè se c'è una regola           rispettatela,
ma pretendete che sia rispettata.



              Com'è l'Italia????
        L'Italia è un posto meraviglioso dove vivere.
        Ci sono insegnanti bravi e quelli meno bravi, giornalisti bravi e quelli meno
        bravi, i politici bravi e meno bravi.
Il nostro è un paese bellissimo, il dramma è che non abbiamo conservato per alcune
cose un senso della decenza e che se siamo un paese bellissimo, dovremmo avere
anche la dignità di dimetterci, ma non soltanto a livello politico, perchè i ragazzi
quando noi li abbiamo intervistati non identificavano la politica come tutto in negativo
e loro tutto in positivo, io questo lo vedo come un passo in avanti, quando si parla di
corresponsabilità sia in negativo che in positivo.
Com'è la comunicazione oggi?? il potere e i rischi del web

            La comunicazione si è stravolta, prima la comunicazione era dall'alto verso
            il basso, al massimo la potevi commentare.
            Adesso la comunicazione è ancora dall'alto verso il basso, ma è anche dal
            basso verso l'alto e questa è la straordinaria rivoluzione di internet e del
web, con dei rischi altissimi, perchè perdere la professionalità di un giornalista che
verifica prima di dire le cose e essere colti da una notizia che diventa importante solo
perchè tremila persone la postano e in realtà non è una notizia


                                    Conclusione
Per fortuna però che , al mio paese c'è anche tanta gente per bene, che siamo noi,
siete voi, chi fa correttamente il proprio mestiere e chi come l'alunno Elia Zoppi, ma
vi assicuro che ce ne sono tanti altri, è in grado di scrivere e fare un'attenta analisi
della situazione. Buona lettura e buone riflessione a tutti.

La risposta è nell'altro. Si aggira dovunque, meschino e
silenzioso, come una serpe velenosa, striscia viscida sfiorando i
tuoi piedi.
Sei talmente assuefatto dal suo veleno, che nemmeno ti
accorgi che sale sulle tue gambe, entra nelle tue vesti, si nutre
della tua mente e tu, ingenuo , continui a puntare il tuo dito
indice sugli altri, convinto di rimanere estraneo alla cronaca di tutti i giorni.
La verità è un altra. Ciò che contrasta la legge risiede in te.
La società ci ha insegnato a vivere con qualsiasi mezzo, a nascondere sotto un tappeto
la polvere che trovi; ma basta un piede messo male e il tappeto si sposta, il marcio
viene fuori e ti trovi a fronteggiarlo, potendo scegliere se spazzarlo via o riporlo
nuovamente dove era. Quasi sempre sceglierai quest'ultima via. Ma tu credi davvero
che il mondo sia allo sbando, solo perchè quel politico pensa ai propri interessi o
perchè quello straniero ti ha svaligiato la casa??
Non credi che alla base di tutto, ci sei proprio tu.
Bacone era solito analizzare la realtà dal particolare all'universale, attraverso un
metodo induttivo. Già perchè come le grandi cose nascono dai particolari, così le
grandi disgrazie vanno analizzate alla radice.
Ammettilo, non credevi che rubare quella mela al mercato, non pagare il parcheggio,
parlare al telefono durante la guida, gettare una bottiglia di plastica in mare, sarebbe
stato tanto significativo.
L'illegalità fa parte di noi, e per sbarazzarcene è necessario liberarsi un po' di
se.Spesso i termini di libertà ed illegale, sono posti sullo stesso piano, si è liberi
attraverso atti illeciti. Basti pensare ai falsi invalidi che quotidianamente vengono
scoperti come fasulli, e come riceventi finanziamenti che non gli spettano.
La crisi in Italia esiste, a causa del comportamento del popolo che la vive, egoisti
approfittatori che manipolano ogni male altrui, per un proprio ritorno personale.
Chissà dove è finita quella solidarietà che contraddistingueva l'uomo, quando il
successo non era così importante? Quando la felicità di uno non superava il bene
comune.
L'uomo nasce come animale sociale. Con il tempo come intuisce Giacomo Leopardi nella
sua teoria del pessimismo storico, l'essere umano è caduto in un profondo male a
causa della civilizzazione. Chi lo ha allontanato dai valori primordiali dettati dalla
natura? Tutto questo ha portato l'uomo alla ricerca di un piacere che mai poteva
soddisfare.
Occorre fermarsi, respirare, capire che la vita è un gioco semplice, in cui si può
vincere solo restando uniti, muovendo le pedine nella stessa direzione.
Di trovare il desiderio e il piacere delle cose oneste, per la collettività, per il
sacrificio dell'io in favore del noi.
Elia Zoppi

Liberamente tratto dal libro di Melania Petriello nasce uno spettacolo teatrale dal titolo: Al mio paese
con Sebastiano Nardone e Stefano Abbati regia di Paolo Vanacore




Un incontro fortuito e forzato tra due uomini – l’uomo delle pulizie Giustino e il politico Bellassai -
appartenenti a due mondi completamente diversi che si trovano a dover trascorrere una notte intera in
una sala conferenze. Un incontro-scontro fra il bene e il male, il corretto e il corrotto, il legale e
l'illegale, dove i ruoli e le parti possono arrivare anche a confondersi o paradossalmente a invertirsi
perché nel caos tutto italiano di vivere e sopravvivere a un certo punto le distanze si riducono, i confini
si diradano e si fatica a comprendere cosa è giusto e cosa è sbagliato, da quale parte della barricata ci
si trova e soprattutto se e come ne usciremo. Una notte in cui i governanti e gli ultimi si parlano
lontanodalle telecamere in un territorio neutrale, a volto scoperto, senza filtri. Una notte in cui, forse,
si può arrivare a sfiorare la verità, a toccarla con un dito sperando finalmente di afferrarla.
Si consiglia a tutti coloro i quali sono stanchi di stare in silenzio.

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18.3.2013 Convegno su legalità e corruzione (Gabriella Pastore)

  • 1. Incontro/dibattito sulla legalità e la corruzione Lunedì 18 Marzo 2013-h 15.00/18.30 Teatro Eliseo- Via Nazionale 183 Roma “SIAMO TUTTI CORROTTI” Conduce: Melania Petriello con la partecipazione di: Giuseppe Battarino (Magistrato); Vincenzo Spadafora (Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza), Franco Siddi (Segretario Generale Federazione Nazionale della Stampa), Massimo Monaci (Direttore artistico Teatro Eliseo), Achille Serra (già Prefetto di Roma e Questore di Milano), Fausta Speranza(giornalista), Carlo Puca (giornalista di Panorama), Claudia Marchionni(giornalista del TG5). Giovanni Tizian(giornalista d'inchiesta per l'espresso) Angelo Melone (Repubblica.it) Luciano Ghelfi del TG2,
  • 2. Legalità e corruzione La giornalista Melania Petrello ha condotto l'incontro dibattito sulla legalità e la corruzione che si è tenuto, lunedì 18 marzo presso il teatro Eliseo di Roma. Un occasione per ascoltare storie e provare a capire di più. A conclusione del concorso:Legalità come libertà racconta una storia” organizzato da repubblica in collaborazione con il Teatro Eliseo: Scrivi un racconto che descrive una tua esperienza nei confronti della legalità o un avvenimento di cui hai raccolto la testimonianza . Legalità è una parola ricorrente: nella Costituzione, nei libri di storia, sui giornali, in tv. Suona familiare, eppure rischia di restare orfana di senso, se non c’è la “volontà” di renderla viva e di raccontarla. Tutti i giorni, in ogni momento e a ogni latitudine, viviamo o semplicemente ascoltiamo storie di illegalità, piccola e grande e abbiamo il dovere di condividerle. La corruzione nasce come archetipo culturale: per scardinarla, serve la forza del sapere che libera il Paese dalle sue forme peggiori e spinge a guardare oltre. Quell’oltre è dentro la coscienza civile di ognuno di noi. La penna ha il più forte dei poteri: non smette di farsi domande e di cercare la verità. Siamo tutti corrotti!!! Basta con il silenzio!!!!!! La giornalista ha introdotto il pomeriggio, rifacendosi ad un episodio vissuto in prima persona e nonostante lei sottolinei l'importanza e denunci la necessità di raccontare e avere la volontà di condividere quello che accade, è incappata nella ipocrisia del silenzio. Mentre aspettava la metro ha assistito a questa scena: un signore stava parlando con una donna e le stava raccontando la sua vita, ma da un'angolatura molto precisa.
  • 3. Lui lavorava per una grossa azienda di stato e non era mai riuscito a fare carriera, è andato in pensione da pochi giorni e porta sulle sue spalle, un certo dissapore, un dissapore tutto italiano. Badate bene la sua interlocutrice non parla italiano. Lui ha utilizzato, questi pochi minuti di attesa della metropolitana, come flusso di coscienza, per raccontare il fallimento di una vita. Lui è uno bravo, un ingegnere, ha studiato al nord viene da una provincia del sud, una vita piena di sacrifici, non si è sposato e non ha fatto carriera...e lo racconta a questa ragazza straniera. Melania avrebbe voluto raccontare, che cosa nel suo piccolo sta cercando di fare per questo. Ma è arrivata la metropolitana, andava di corsa, si è fiondata dentro e non gli ha risposto. E ha lasciato quest'uomo con il carico della sua disillusione in silenzio, alla fermata della metro a Castro Pretorio. Poi si è guardata in faccia e si è detta che ha sbagliato, perchè la giustificazione non ho tempo, non è più valida, perchè avrebbe potuto prendere la prossima metro, ma non lo ha fatto, perchè avrebbe potuto raccontare che oggi 18 marzo eravamo qui in duecento, trecento, non lo so quanti, a parlare del paese della corruzione. Si deve parlare!!!!!!!!!BLA, bla, bla,bla, bla,bla,bla, bla,bla, bla,bla,bla,bla,bla,bla bbla,bla,bla,bla,bla,bla,bla,bla,bla,bla,bla,bla,bla,bla,bla,bla,bla,bla,bla,bla,bla,b la,bla,bla,bla,bla,bla,bla,bla,bla,bla,bla,bla,bla,bla,bla,bla,bla,bla,bla,bla,bla,bla ,bla,bla,bla,bla,bla,bla,bla, bla,bla,bla,bla,bla,bla,bla,bla,bla ,bla,bla,bla,bla,bla,bla,bla, bla,bla,bla,bla,bla,bla,bla,bla,bla ,bla,bla,bla,bla,bla,bla,bla, bla,bla,bla,bla,bla,bla,bla,bla,bla ,bla,bla,bla,bla,bla,bla,bla, bla,bla,bla,bla,bla,bla,bla,bla,bla ,bla,bla,bla,bla,bla,bla,bla, bla,bla,bla,bla,bla,bla,............ ....................................................................................... Come è nato il libro:”Al mio paese” A questo punto, racconta la sua storia. Si chiama Melania Petriello è una giornalista ed un anno e mezzo fa, in un pomeriggio mentre faceva zapping in TV, dove si vergognava parecchio del suo mestiere, perchè quando guarda la televisione si vergogna molto,ha chiamato dieci amici e colleghi che vivono di giornalismo “penne eccellenti del giornalismo” e ha chiesto loro se potevano mettersi insieme per fare qualcosa. In questo periodo il silenzio di chi dovrebbe parlare ci sta logorando, e anche il silenzio è una forma di corruzione intellettuale, e a questo punto è nato il libro. Ma come lo chiamiamo???? Chiamiamolo “al mio paese” perchè al mio paese è il modo di dire, si fa così, al mio paese funziona la spintarella, se non hai la raccomandazione non ci provare, e è anche
  • 4. un modo per contestualizzare, perchè questo libro è molto italiano. Pensando qualcosa che fosse molto italiano, ci sono venuti in mente i sette vizzi capitali, il libro ha come sotto titolo “i sette vizi una sola Italia”, ed è una parte della storia italiana, riletta alla luce dei vizi capitali. A scriverlo sono quello persone che tutti i giorni, raccontano pezzi d'Italia. Poi siamo andati avanti e ci siamo interrogati su che fine fanno le notizie del giorno quando smettono di essere fatto del giorno e non diventano ancora storia. C'è un lasso di tempo e in questo lasso di tempo che cosa sono? Una settimana, due settimane, 10 anni dopo, dopo la strage di Capaci che ha segnato una frattura della nostra storia italiana, che fine ha fatto quella notizia, e i giornalisti che allora la raccontavano in un modo, oggi alla luce delle ultime conclusioni della commissione anti mafia come la racconterebbero?? Questo pensiero mi ha stimolato molto... La mentalità tutta italiana del fregare l'altro. Esiste la corruzione piccola, la mentalità del “Fregare l'altro”, che appartiene a tutti quanti noi, ed è su quello che noi dobbiamo fare leva, per cambiare la storia del nostro paese. La cultura ci renderà immortali Se questo paese non riparte dalla cultura, è morto oggi. Siccome noi siamo convinti che la cultura ci ha reso grandi, così ci renderà immortali, e non ci vogliamo arrendere. La cultura non solo è la base dove si fonda l'identità di un popolo, di una nazione di un paese di una cittadinanza civile, formata consapevole, ma è anche il veicolo per lo sviluppo economico. Qualcuno ha scritto che: La differenza tra la tirannide e il giusto governo, non è posta (come alcuni stoltamente, ed atri maliziosamente, asseriscono), nell'esservi o non esservi delle leggi stabilite; ma nell'esservi una stabilita impossibilità del non eseguirle. Vittorio Alfieri, Della Tirannide, 1777.
  • 5. La bellezza dell'Italia Giovanni Tizian si è rivolto direttamente ai giovani: “stasera non voglio parlare del peggio dell’Italia, ma della sua bellezza. Sarà che nello scorso fine settimana sono stato con il popolo di Libera, sarà che ho 30 anni, sarà che ho un sacco di sogni e vorrei che ne aveste anche voi”. Tizian, per il suo impegno, vive sotto scorta dal 2011. Da poco è uscito il suo libro “La nostra guerra non è mai finita”. E’ figlio di Giuseppe Tizian, “funzionario integerrimo” di banca che venne ucciso a Locri, a colpi di lupara, la sera del 23 ottobre del 1989. Aveva 36 anni. I ragazzi forse neppure lo sanno, eppure lo hanno ascoltato con attenzione. “Sabato – ha proseguito il suo racconto – ho visto tanta gente che può cambiare, ho visto che un pezzo di Italia vuole cambiare, persone che ricordano i nomi di novecento persone ammazzate dalla mafia, mentre nel tempo pochi hanno parlato di omicidi che invece riguardavano tutti”. Ha incalzato, anche se con voce pacata: “siamo stati un Paese distratto e non è colpa nostra se non possiamo sceglierci un futuro, non ce lo siamo scelti noi di essere una generazione a cottimo. Eppure quando guardo i ragazzi, capisco che lì c’è il futuro del Paese. Certo, in Italia si ammazza e si corrompe, ma c’è anche un popolo che resiste e va fino a Pietra Cappa in Aspromonte. Ecco, al mio Paese, c’è un popolo che fa anche questo.” Come dovrebbe riportare i fatti un giornalista?? Il giornalista, non dovrebbe usare aggettivi, e dovrebbe cercare di essere più precisa possibile, nei dettagli e nelle cose che dice, affinchè le persone possano farsi un opinione, ma la mia opinione non centra, offrire più dettagli possibili, nel rispetto dei fatti. La generazione di oggi non si sente migliore di quella che attualmente governa La generazione che ci ha preceduti era convinta e consapevole di poter fare la differenza, si riteneva migliore della generazione che l'aveva preceduta, ed è una successione illogica. I ragazzi sentiti oggi, alla domanda:” ma tu come generazione ti
  • 6. senti migliore di quella che attualmente ti governa??”, il 99% delle risposte è no!! e ciò non decreta soltanto il fallimento della loro generazione, ma anche di quella che la ha preceduta. Dov'è il corto circuito generazionale, per cui prima si aveva la possibilità di dire possiamo cambiare possiamo migliorare e oggi no?????. Siamo tutti corrotti e i giovani non sanno qual'è la strada. Qualcuno dice più leggi, qualcuno dice no ne abbiamo già tante........ Il Presidente della Repubblica Nel messaggio di fine anno, il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano afferma che i ragazzi sono i primi ad avere il diritto di indignarsi, per la condizione che il paese riserva loro. Ma loro lo fanno?? Hanno il coraggio e la tenacia?? Se si, non si nota. Se c'è qualcosa che colpisce della realtà, è che dietro mille parole di compatimento, che vengono riservate ogni giorno ai più giovani, c'è il silenzio degli interessati. Sono disoccupati al 30%, investono il loro tempo più prezioso a scuola e all'università e li vengono insegnate loro delle cose che fruttano lo stipendio ai professori, ma non la preparazione effettiva. Quest'anno 31 mila posti sono rimasti scoperti per assenza di profili professionali adeguati, un numero grande quanto quello dei laureati del 2007 . Ma loro i ragazzi sono afoni. I buoni esempi dovrebbero fare più notizia I buoni esempi dovrebbero fare più notizia. Ma la normalità dovrebbe essere un paese che funziona, questo però passa su ciascuno di noi, e questo è un invito che vi faccio: Siate intransigenti, cioè se c'è una regola rispettatela, ma pretendete che sia rispettata. Com'è l'Italia???? L'Italia è un posto meraviglioso dove vivere. Ci sono insegnanti bravi e quelli meno bravi, giornalisti bravi e quelli meno bravi, i politici bravi e meno bravi. Il nostro è un paese bellissimo, il dramma è che non abbiamo conservato per alcune cose un senso della decenza e che se siamo un paese bellissimo, dovremmo avere anche la dignità di dimetterci, ma non soltanto a livello politico, perchè i ragazzi quando noi li abbiamo intervistati non identificavano la politica come tutto in negativo e loro tutto in positivo, io questo lo vedo come un passo in avanti, quando si parla di corresponsabilità sia in negativo che in positivo.
  • 7. Com'è la comunicazione oggi?? il potere e i rischi del web La comunicazione si è stravolta, prima la comunicazione era dall'alto verso il basso, al massimo la potevi commentare. Adesso la comunicazione è ancora dall'alto verso il basso, ma è anche dal basso verso l'alto e questa è la straordinaria rivoluzione di internet e del web, con dei rischi altissimi, perchè perdere la professionalità di un giornalista che verifica prima di dire le cose e essere colti da una notizia che diventa importante solo perchè tremila persone la postano e in realtà non è una notizia Conclusione Per fortuna però che , al mio paese c'è anche tanta gente per bene, che siamo noi, siete voi, chi fa correttamente il proprio mestiere e chi come l'alunno Elia Zoppi, ma vi assicuro che ce ne sono tanti altri, è in grado di scrivere e fare un'attenta analisi della situazione. Buona lettura e buone riflessione a tutti. La risposta è nell'altro. Si aggira dovunque, meschino e silenzioso, come una serpe velenosa, striscia viscida sfiorando i tuoi piedi. Sei talmente assuefatto dal suo veleno, che nemmeno ti accorgi che sale sulle tue gambe, entra nelle tue vesti, si nutre della tua mente e tu, ingenuo , continui a puntare il tuo dito indice sugli altri, convinto di rimanere estraneo alla cronaca di tutti i giorni. La verità è un altra. Ciò che contrasta la legge risiede in te. La società ci ha insegnato a vivere con qualsiasi mezzo, a nascondere sotto un tappeto la polvere che trovi; ma basta un piede messo male e il tappeto si sposta, il marcio viene fuori e ti trovi a fronteggiarlo, potendo scegliere se spazzarlo via o riporlo nuovamente dove era. Quasi sempre sceglierai quest'ultima via. Ma tu credi davvero che il mondo sia allo sbando, solo perchè quel politico pensa ai propri interessi o perchè quello straniero ti ha svaligiato la casa?? Non credi che alla base di tutto, ci sei proprio tu. Bacone era solito analizzare la realtà dal particolare all'universale, attraverso un metodo induttivo. Già perchè come le grandi cose nascono dai particolari, così le grandi disgrazie vanno analizzate alla radice. Ammettilo, non credevi che rubare quella mela al mercato, non pagare il parcheggio, parlare al telefono durante la guida, gettare una bottiglia di plastica in mare, sarebbe stato tanto significativo. L'illegalità fa parte di noi, e per sbarazzarcene è necessario liberarsi un po' di se.Spesso i termini di libertà ed illegale, sono posti sullo stesso piano, si è liberi attraverso atti illeciti. Basti pensare ai falsi invalidi che quotidianamente vengono scoperti come fasulli, e come riceventi finanziamenti che non gli spettano.
  • 8. La crisi in Italia esiste, a causa del comportamento del popolo che la vive, egoisti approfittatori che manipolano ogni male altrui, per un proprio ritorno personale. Chissà dove è finita quella solidarietà che contraddistingueva l'uomo, quando il successo non era così importante? Quando la felicità di uno non superava il bene comune. L'uomo nasce come animale sociale. Con il tempo come intuisce Giacomo Leopardi nella sua teoria del pessimismo storico, l'essere umano è caduto in un profondo male a causa della civilizzazione. Chi lo ha allontanato dai valori primordiali dettati dalla natura? Tutto questo ha portato l'uomo alla ricerca di un piacere che mai poteva soddisfare. Occorre fermarsi, respirare, capire che la vita è un gioco semplice, in cui si può vincere solo restando uniti, muovendo le pedine nella stessa direzione. Di trovare il desiderio e il piacere delle cose oneste, per la collettività, per il sacrificio dell'io in favore del noi. Elia Zoppi Liberamente tratto dal libro di Melania Petriello nasce uno spettacolo teatrale dal titolo: Al mio paese con Sebastiano Nardone e Stefano Abbati regia di Paolo Vanacore Un incontro fortuito e forzato tra due uomini – l’uomo delle pulizie Giustino e il politico Bellassai - appartenenti a due mondi completamente diversi che si trovano a dover trascorrere una notte intera in una sala conferenze. Un incontro-scontro fra il bene e il male, il corretto e il corrotto, il legale e l'illegale, dove i ruoli e le parti possono arrivare anche a confondersi o paradossalmente a invertirsi perché nel caos tutto italiano di vivere e sopravvivere a un certo punto le distanze si riducono, i confini si diradano e si fatica a comprendere cosa è giusto e cosa è sbagliato, da quale parte della barricata ci si trova e soprattutto se e come ne usciremo. Una notte in cui i governanti e gli ultimi si parlano lontanodalle telecamere in un territorio neutrale, a volto scoperto, senza filtri. Una notte in cui, forse, si può arrivare a sfiorare la verità, a toccarla con un dito sperando finalmente di afferrarla. Si consiglia a tutti coloro i quali sono stanchi di stare in silenzio.