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Gruppo Campari S.p.A
Jelena Radovanovic matricola 405836
1. Il Gruppo Campari.
1.1 . Il gruppo tra ieri e oggi.
Il Gruppo da me preso in esame è stato fondato nel 1860 da Gaspare Campari a Milano, presso lo
storico Caffè Campari, situato nella Galleria Vittorio Emanuele, oltre ad una decina di liquori
assume importanza il suo “ aperitivo rosso”. A partire dal 1904 prende vita alle porte di Milano lo
stabilimento di Sesto San Giovanni ma solo successivamente i prodotti Campari diventano oggetto
di esportazioni dando il via all’espansione internazionale .Con il 1932 nasce il marchio
“Camparisoda”, aperitivo monodose a moderata gradazione alcolica.
Volta al termine la Seconda Guerra Mondiale, un anno più tardi (1946) viene costituita da Antonio
Migliavacca la Società per Azioni “ Davide Campari- Milano S.p.A”.
Dagli anni ’50 il gruppo, seguendo il trend generale del mercato delle bevande , è caratterizzato da
una serie di acquisizioni e fusioni, mirando a mutare da azienda monoprodotto a società con un
solido e ampio portafoglio di marchi. Alla morte della signora Migliavacca che aveva gestito la
società per 25 anni (dalla scomparsa del marito), in mancanza di eredi , la proprietà passa a due
fedeli collaboratori, il Dott. Domenico Garavoglia e il Dott. Erinno Rossi, che contribuirono a far
conoscere il marchio in tutta Europa. Con il 1994 la presidenza del gruppo passa a Luca Garavoglia
( figlio di Domenico).
Dal 2001 le azioni ordinarie di ” Davide Campari. Milano S.p.A” diventano quotate al Mercato
Telematico Azionario ( MTA) gestito da Borsa Italiana S.p.A ( London Stock Exchange Group)
attraverso la vendita di 142.296.00 azioni. Campari decide di quotarsi in borsa per le opportunità
che il mercato dei capitali dà al gruppo in termini di reperimento di risorse per finanziare le
acquisizioni, oltre che per la visibilità, trasparenza e disponibilità di strumenti per incentivare e
premiare il management. Attualmente la quota di controllo del Gruppo è detenuta dalla famiglia
Garavoglia, attraverso la Alicros s.p.a.
Il gruppo Campari, oggi è una azienda leader nell’industria globale del Beverage di marca, con un
portafoglio di oltre 45 marchi premium e super premium di proprietà, commercializzati e distribuiti
in quasi 200 paesi del mondo, dando lavoro a circa 2450 persone (anno 2012).
La società si sviluppa in 3 principali segmenti: Spirit, Wine e soft drink.
1.2 IL Capitale.
A) Partecipazione nel capitale.
Il capitale sociale sottoscritto e versato ammonta a € 58.080.000,00, suddiviso in circa 580.800.000
azioni ordinarie dalvalore nominale di €0,10 interamente versato, quotato presso il Mercato
Telematico Azionario di Borsa Italiana S.p.A (indice FTSE MIB).
Le partecipazioni del capitale, secondo quanto risulta dalle comunicazioni effettuate al 31 dicembre
2011, sono state le seguenti:
Dal grafico si evince che l’azionista diretto di maggioranza è la Alicros S.p.A. con a capo Rosa
Anna Magno Garavoglia la quale detiene il 51% del totale, seguita dalla Cedar Rock Capital con il
10,84%.
Morgan Stanley Investment Management Limited ed Independ Franchise Partners LLP detengono
rispettivamente il 2,04% e il 2,02% delle partecipazioni.
Il restante 34,10% delle partecipazioni appartiene ad un insieme di azionisti di minoranza.
51%
10,84%
2.04%
2.02%
34,10%
Partecipazioninel capitale
Alicros S.P.A
Cedar Rock Capital
Morgan Stanley Investment
Management Limited
Independent Franchise Partners
LLP
Altre Partecipazioni
B) Configurazione del Gruppo .
La struttura del gruppo è a base societaria controllata da azionisti privati. L’organigramma
societario mostra come il gruppo sia a struttura verticale, ovvero direzione unica della Holding. Il
complesso organizzativo presenta una struttura articolata in gruppi e sotto gruppi.
Consiglio di Amministrazione
Luca Garavoglia Presidente
RobertKunze-Concewitz Amministratore Delegatoe Chief ExecutiveOfficer
PaoloMarchesini AmministratoreDelegatoe Chief FinancialOfficer
StefanoSaccardi Amministratore Delegatoe GeneralCounseland BusinessDevelopment Officer
EugenioBarcellona Amministratore e membrodel ComitatoRemunerazionee Nomine
Enrico Corradi Amministratore,membrodel ComitatoControlloInternoe membrodel Comitato
Remunerazione e Nomine
KarenGuerra Amministratore
ThomasIngelfingerAmministratore,membrodel ComitatoControlloInterno
e membrodel ComitatoRemunerazione e Nomine
Marco P. Perelli-CippoAmministratore e membrodel ComitatoControlloInterno
2. Bussines e Mercati.
2.1. Settore di attività e mercati di vendita.
Spirits, Wines e Soft Drinks: Le bevande alcoliche ed analcoliche prodotte e distribuite dal
Gruppo sono riconducibili alle tre aree di attività spirits, wines e soft drinks. Per spirits si
intendono le bevande a base di alcool a gradazione sia inferiore sia superiore al 15% vol., queste
ultime normativamente definite “bevande spiritose”.Per wines si intendono i vini sia fermi sia
spumanti compresi quelli aromatizzati (tra cui i vermouth). I soft drinks comprendono tutte le
bevande analcoliche. Per affinità di prodotto e semplicità espositiva le attività del Gruppo nel
settore delle acque minerali sono state comprese nella categoria dei soft drinks.
Spirits: Gli spirits costituiscono l’attività tradizionale del Gruppo, nonché la più importante in
termini di fatturato. Appartengono a questa categoria i prodotti-chiave Campari e CampariSoda,
nonché altri prodotti quali Cynar, Biancosarti e Ouzo 12. La Società distribuisce, inoltre, per
conto di terzi e in vari mercati, spirits quali Grant’s, Glenfiddich e Clan MacGregor, Grand
Marnier, Skyy Vodka e Vodka Gorbatschow; e produce e distribuisce, su licenza, in Italia e
Brasile, il celebre amaro tedesco Jägermeister. Grazie alla recente Acquisizione Brasiliana il
settore spirits del Gruppo si è ulteriormente arricchito di alcuni prodotti diffusi nei mercati
brasiliano ed uruguayano quali Dreher, Old Eight, Drury’s e Gregson’s.
Wines: La presenza del Gruppo nel mercato dei vini è dovuta soprattutto alla recente
acquisizione del marchio Cinzano. Nel 2000, parte importante della produzione e/o
distribuzione Cinzano è stata concessa in licenza a terzi (in particolare, in Italia e Argentina):
per tale ragione i bilanci del Gruppo non riflettono, allo stato, tutte le vendite di Cinzano ai
clienti finali, bensì (con riferimento ai mercati nei quali la produzione e distribuzione viene
concessa in licenza) anche le royalties corrisposte dai terzi licenziatari. I principali prodotti a
marchi Cinzano sono l’Asti Cinzano, il Pinot Chardonnay Cinzano e i vermouth Cinzano
(Bianco, Rosso, Dry e Rosé). In alcuni mercati la Società distribuisce anche prodotti di
terzi,quali ad esempio Riccadonna e gli spumanti Henkell Trocken. La recente Acquisizione
Brasiliana ha rafforzato, oltre al settore spirits, anche il settore wines con il vino Liebfraumilch.
Soft drinks: Gli analcolici rappresentano la seconda attività più importante del Gruppo.
Appartengono a questa categoria aperitivi (Crodino), bevande a base di succhi di frutta
(Lemonsoda, Oransoda e Pelmosoda) ed acque minerali (Crodo Lisiel). A partire dal 1998, inoltre,
il Gruppo distribuisce in esclusiva in Italia, per conto di Unilever, il Lipton Ice Tea. Al portafoglio
di soft drinks del Gruppo si è recentemente aggiunta la gamma di nettari di frutta Granini, distribuiti
sul mercato italiano dal 1° marzo 2001.
Com’è possibile dedurre dall’analisi dei dati riportati, il segmento degli Spirits si conferma, senza
dubbi, il core business del gruppo. Le vendite del gruppo nel segmento dei Wines sono aumentate,
seguendo i trend positivi di questo mercato; ciò ha portato l’azienda a investire maggiormente in
questo segmento in Italia e all’estero attraverso continue acquisizioni. D’altro canto le vendite del
Gruppo nel segmento dei Soft Drinks sono diminuite negli ultimi anni a causa della presenza di forti
competitors che rendono questo business il meno attrattivo tra i tre presidiati per l’impresa.
Analizzando la gestione delle macro categorie, si può affermare che nel segmento degli Spirits
l’azienda mantiene una posizione di leadership che le permette di maturare un’alta redditività da
investire in oppurtunità di cresita, sia all’interno di questa categoria che in altre.
Il segmento dei Wines mostra buone possibilità di crescita futura che permetteranno all’impresa di
aumentare la sua marginalità, oggi ancora contenuta. A causa di ciò e al fine di poter crescere,
l’azienda dovrà investire risorse provenienti da altri business.
Nonostante il calo delle vendite nel segmento dei Soft Drinks, la marginalità ottenuta è aumentata,
probabilmente a causa dei bassi investimenti effettuati dall’azienda in questo mercato, negli ultimi
anni.
Questo permette al Gruppo di investire le risorse provenienti dal segmento in altre categorie.
 Mercati d’appartenenza:
Campari inizialmente entra nei mercati esteri tramite accordi distributivi e, successivamente, in
quelli più attrattivi acquisisce o crea reti distributive proprie.
L’importanza, per il Gruppo, delle diverse aree geografiche e dei singoli mercati nazionali può
essere valutata sulla base di due diversi parametri: in termini di ricavi (vendite nette) e in termini di
volumi venduti. Il dato in termini di ricavi è maggiormente significativo poiché il Gruppo
distribuisce i propri prodotti attraverso la propria rete distributiva, mentre il dato in termini di volumi
è maggiormente significativo nei casi in cui il Gruppo si avvale di produttori e/o distributori terzi.
Il Gruppo dispone di una rete distributiva propria in quattro paesi (Italia, Germania, Svizzera e
Brasile),mentre in tutti gli altri casi si avvale di reti distributive di terzi o di reti distributive in joint
venture. L’Italia, dove il Gruppo si avvale di una rete distributiva propria, rappresenta il più
importante mercato nazionale del Gruppo. La penetrazione del Gruppo nei mercati dell’Unione
Europea (Italia esclusa) è cresciuta in misura considerevole a partire dal 1995 grazie al processo di
espansione iniziato proprio allora con il conseguente arricchimento del portafoglio di prodotti propri
e con l’acquisizione dei diritti di distribuzione di prestigiosi prodotti di terzi.
I mercati più importanti sono Austria, Belgio, Francia, Germania, Grecia, Russia, Scozia, Svizzera,
Irlanda e Ucraina. Il Gruppo gode tradizionalmente di una importante posizione di mercato nelle
Americhe e in special modo nei paesi sudamericani (Brasile, Argentina, Messico e Stati Uniti).
Fra i mercati del resto del mondo che offrono le maggiori opportunità di crescita e che hanno
rappresentato le possibilità di sviluppo più importanti, troviamo: Cina, Giappone, Australia e Sud
Africa.Campari sta perseguendo una forte strategia di internalizzazione e ad oggi la sua presenza
risulta praticamente globale. L’obiettivo principale è quello di ampliare il portafoglio prodotti per
consolidare il potere contrattuale e la forza in ogni singolo mercato.Il gruppo Campari è presente in
quasi 200 paesi.
Per concludere possiamo constatare che Campari è presente in questi mercati in misure e modalità
diverse, ma tutti risultano fondamentali per lo sviluppo futuro del gruppo.
3. Presupposti d’analisi
Il temine “analisi di bilancio” viene impiegato per indicare la complessa attività svolta usando
tecniche di contabilità e seguendo regole rigorose per ottenere dati rispettosi dei “vincoli normativi
e professionali per formulare un giudizio o un apprezzamento” sulla performance aziendale. Le
analisi di bilancio sono un potente strumento di conoscenza dei processi di gestione delle imprese e
dei bilanci che ne rappresentano i valori di sintesi. Il bilancio è un documento di sintesi, di origine
contabile,tramite il quale gli amministratori delle imprese in forma societaria determinano
annualmente i risultati della gestione svolta per rendere conto del loro operato.
L’informazione fornita tramite i bilanci del triennio 2010-2011-2012 sono idonei nel permettere
un’analisi di bilancio significativa. Tutti i dati inseriti in questa presentazione del Gruppo “Davide
Campari-Milano SpA” sono stati principalmente reperiti da internet ed in particolare dal sito
ufficiale dell’azienda : www.camparigroup.com. Inoltre tale pagina internet fornisce i documenti di
bilancio che sono stati utili all’analisi del gruppo.
Riclassificazione
Il bilanci consolidati sono stati redatti in conformità agli International Financial Reporting
Standards (‘IFRS’), emessi dall’International Accounting Standard Board (‘IASB’) e omologati
dall’Unione Europea, includendo tra questi anche tutti i principi contabili internazionali rivisti
(‘IAS’) e tutte le interpretazioni dell’International Financial Reporting Interpretation Committee
(‘IFRIC’), denominate Standing Interpretations Commitee (‘SIC’).
I valori esposti nel corso dell’analisi sono in unità di euro anche se dai Bilanci Consolidati
pervengono solamente i risultati in milioni di euro.
Il bilancio consolidato comprende le situazioni economico-patrimoniali della Capogruppo e delle
società controllate italiane e estere sulle quali la Capogruppo esercita, direttamente o indirettamente,
il controllo così come definito dallo IAS 27 - Bilancio consolidato.
Tramite la riclassificazione di bilancio si procede così a leggere per la prima volta attentamente il
bilancio, per poi ridurre e raggruppare i dati in poche classi significative, effettuare le rettifiche al
fine di rendere i dati significativi e facilmente elaborabili e infine determinare dei nuovi valori sulla
base di quelli ottenuti dai raggruppamenti. Per effettuare l’analisi di bilancio del Gruppo Campari
si è preso in considerazione il bilancio consolidato di tre anni consecutivi, relativi al 2010, 2011,
2012.
Criteri adottati per la riclassificazione dello Stato Patrimoniale
Per riclassificare lo stato patrimoniale, come si può vedere dalle figure che seguono (relative ai tre
anni in base ai quali si è condotta l’analisi), si è seguito il criterio del grado di liquidità delle attività
e delle passività. Il criterio seguito è stato il seguente: le attività e le passività sono state
riclassificate in ordine decrescente di liquidità o per ordine crescente di durata: alta liquidità con
conseguente bassa durata, bassa liquidità conseguente ad una lunga durata.
Di conseguenza, con riferimento ai 12 mesi, si possono distinguere le attività liquide (o correnti)
dalle attività immobilizzate ( o attività fisse).
Inoltre per le attività correnti si è proceduto a suddividerle in altri 3 sottogruppi:
1. Liquidità immediate, sono quelle che si trovano già in forma liquida;
2. Liquidità differite, si tratta di denaro che non è ancora disponibile ma che lo sarà con il
passare del tempo;
3. Realizzabilità, o disponibilità, nel nostro caso magazzino, sono le attività che ritorneranno in
forma liquida entro 12 mesi a fronte di operazioni di gestione svolte per il loro realizzo.
Le attività fisse, ossia gli investimenti che ritorneranno in forma liquida oltre i 12 mesi, sono state
distinte in: materiali, immateriali e finanziarie.
Le passività sono state distinte in:
1. Passività correnti, passività che si trasformeranno in forma liquida entro i 12 mesi;
2. Passività fisse (o consolidate), che comprendono tutti gli altri tipi di passività.
I fondi sono stati trattati in maniera diversa in base al tipo di fondi. Se sono fondi di rettifica di
attività si è proceduto a portarli in detrazione delle attività a cui sono relativi. Se tali fondi hanno
natura di debito sono stati riclassificati nelle passività. Infine, se tali fondi hanno natura di riserve di
utili sono stati riclassificati nel patrimonio netto.
Anno 2010
Anno 2011
Anno 2012
Dopo la riclassificazione, si devono calcolare i tre POSTULATI fondamentali dello stato
patrimoniale:
1. Margine di disponibilità ( o capitale circolante netto): MD = AC – PC;
i. MD > PC
2. Margine di tesoreria: MT = LD + LI – PC
a. MT > 0
3. Margine di struttura: MS = PN – AF
a. MS > 0
INDICATORI DI FINANZIAMENTO
DELLE IMMOBILIZZAZIONI
2010 2011 2012
Margine primario di struttura
Mezzi propri -
Attivo fisso
-€ 691.200.000 -€ 624.100.000 -€ 850.300.000
Il margine di struttura risulta ampiamente negativo e crescente per tutti e tre gli esercizi, pertanto
il terzo postulato non viene rispettato. Dal risultato si deduce che l’impresa ha finanziato le proprie
attività fisse ricorrendo al capitale di terzi, piuttosto che al capitale di rischio; da ciò si desume che
la struttura finanziaria dell’azienda non è equilibrata. Il margine è negativo quindi i mezzi propri
non coprono le attività immobilizzate e tale margine è in netto peggioramento.
INDICATORI DI
SOLVIBILITA'
2010 2011 2012
Margine di
disponibilità
Attivo circolante -
Passività correnti
€
361.500.000
€
399.700.000
€
633.700.000
Margine di
tesoreria
(Liquidità differite +
Liquidità immediate)
- Passività correnti
€
63.400.000
€
65.000.000
€
176.100.000
Il margine di disponibilità risulta essere positivo in tutti i tre gli anni presi in esame,però
nonostante questo il postulato non risulta soddisfatto in quanto in tutti e tre gli anni analizzati il
Margine di disponibilità risulta minore delle Passività correnti. Siccome di regola il postulato dice
che con una buona gestione l’attivo corrente è almeno il doppio del passivo corrente possiamo dire
che solamente nel 2012 il rispetto del postulato è stato molto vicino dall’essere attuato, mentre
nell’anno 2010 e 2011 risulta lontano dall’obiettivo proposto dal postulato. Da un’analisi più
approfondita emerge, infatti, che il valore del magazzino nei tre esercizi è inferiore al valore delle
passività correnti, con uno spread altalenante dal 2010 al 2012.
Nel caso analizzato il margine di tesoreria è chiaramente positivo e crescente nel triennio
analizzato il che indica che l’impresa è capace di far fronte ai propri impegni a breve termine con i
mezzi maggiormente liquidi a sua disposizione, e quindi le liquidità totali sono decisamente
superiori alle passività correnti.
Ai tre postulati appena analizzati, che riguardano la struttura degli investimenti e dei finanziamenti,
si possono aggiungere dei postulati di dinamica,che fanno riferimento alla variazione nel tempo di
valori significativi, non soffermandosi alle relazioni tra valori assoluti.
I postulati sono:
4. L’indebitamento(FP) rispettoall’attivo(ATT) nondeveaumentare neltempoquindi:
FP/ATT= inriduzione.
5. La dinamicadel Capitale circolante netto(CCN) deveessere congruaconquelladel valore della
produzione perciò: CCN/VDP= costante.
6. Il rapporto tra debiti (FP) e fatturato,ovalore dellaproduzione (VDP) nondeve aumentare nel
tempo,ovvero: FP/VDP= in riduzione.
-Il postulato 4 inizialmente viene rispettato, in quanto si registra una diminuzione di tale rapporto
nel passaggio dal 2010 al 2011 pari a 0,01 (da 0,33 a 0,32). Successivamente, tra il 2011 e 2012,
tale valore viene incrementato ad 0,38; pertanto, complessivamente il postulato non risulta essere
rispettato in quanto si assiste ad un aumento da 0,33 , valore assunto nel 2010 a 0,38 nel 2012.
- Il postulato 5 non risulta essere rispettato, anche se dal confronto tra il 2010 e il 2011 sembra
rimanere costante, poiché in entrambi gli anni il rapporto ammonta a 0,31; con il 2012 il rispetto del
postulato viene a mancare in quanto tale rapporto aumenta negativamente. Ciò evidenzia che la
dinamica del capitale circolante netto non risulta essere congrua con quella del valore della
produzione.
- Il postulato 6 non risulta essere rispettato in quanto il rapporto nel 2010 è sì 0,76 che poi si
riduce nel 2011 a 0,73,però purtroppo con il 2012 il rapporto tra finanziamenti passivi e il valore
della produzione si vede salire al 0,98 compromettendo il rispetto del postulato sopra definito.
Questo postulato risulta essere molto rilevante in quanto nel caso ci fosse la buona gestione un
incremento del fatturato,in condizioni di economicità, farebbe aumentare l’indebitamento in misura
inferiore a quello del fatturato, mentre nel caso analizzato troviamo dati diametralmente opposti.
Ratio Analysis dello Stato Patrimoniale
A seguire viene proposta un analisi della situazione aziendale in base agli indici di bilancio
maggiormente utilizzati, confrontando gli indici nei diversi anni e le variazioni intercorse nel
triennio di riferimento (2010-2011-2012).
L’obiettivo dell’analisi della liquidità è di valutare la capacità dell’impresa di far fronte ai propri
debiti con le attività a breve a disposizione, ovvero valutare l’equilibrio tra attività (AC) e passività
(PC) a breve termine.
Dai valori assunti dal Quick Test Ratio e dal Current Test Ratio, è possibile giudicare se la
situazione di liquidità possa ritenersi soddisfacente se QTR ≥ 1 e CTR ≥ 2 (non esiste un valore
ottimale dell’ATR- Acid test ratio).
Analisi di liquidità 2010 2011 2012
Acid Test Ratio
(ATR)
liquidità immediate /
passività correnti
0,52 0,62 0,68
Quick Test Ratio
(QTR)
(liquidità immediate+
liquidità differite)
/passività correnti
1,13 1,10 1,27
Current Test
Ratio (CTR)
attività correnti/
passività correnti
1,72 1,60 1,98
Per quanto si evince dalla tabella possiamo affermare che QTR è sempre maggiore di “1”
rispettando la regola sopra citata ma essendo inferiore a “1,5” possiamo dire che qui ci si presenta
una situazione di tranquillità finanziaria. Il CTR non rispetta mai pienamente la definizione ma
essendo i suoi valori compresi tra “1,5” e “2” è possibile affermare che la situazione è
soddisfacente,anzi nel 2012 tendente alla situazione ottimale in quanto vicinissima a “2” (1,98)
La solidità d’impresa indica la situazione di equilibrio nel lungo termine da fonti di finanziamento
proprie e fonti di terzi. Ovvero può essere considerato come indicatore dell’indipendenza e
autonomia finanziaria dell’impresa nel tempo.
L’indice fondamentale per testare la solidità patrimoniale è il quoziente o indice di copertura netta
delle immobilizzazioni, denominato EAR (Equity/ Assets Ratio) che si calcola:
EAR = mezzi propri / attivo fisso EAR ≥ 1
La diseguaglianza ci indica che le attività fisse sono coperte da risorse permanenti dell’azienda e la
struttura patrimoniale appare solida.
Per analizzare in modo più ampio la situazione dell’azienda possiamo riferirci all’Indice di
copertura lorda delle immoblizzazioni (EAR lordo):
EARlordo = (mezzi propri + passività consolidate) / attivo fisso EARlordo ≥ 1,5
Analisi della solidità 2010 2011 2012
Indice di copertura
netta delle
immobilizzazioni
(EAR)
Patrimonio
Netto/ Attività
fisse
0,61 0,66 0,60
Indice di copertura
lorda delle
immobilizzazioni
(EARlordo)
(Patrimonio
netto+ Passività
fisse)/
Attività fisse
1,20 1,22 1,30
Nel caso dell’azienda presa da noi in esame rileviamo che in tutti i tre gli anni EAR, essendo
compreso tra “0,5” e “0,7”, risulta indicare una scarsa solidità d’impresa. Questi valori indicano che
le attività fisse non sono coperte da risorse permanenti dell’azienda,cioè dal patrimonio netto e
quindi la struttura non appare solida.
Per quanto riguarda EAR lordo non vi sono valori di riferimento ottimali ma solo l’indicazione che
deve essere maggiore di 1,5 caso in cui per finanziare le attività fisse si utilizza il Patrimonio netto e
se non risulta sufficiente si integra il fabbisogno monetario con le passività a lungo termine. Dato
che i valori ottenuti nei tre anni non raggiungono mai tale soglia possiamo dire che l’azienda si
trova in una situazione di pericolo.
E’ possibile calcolare altri due indicatori della solidità patrimoniale utilizzati di frequente: la leva
finanziaria ( DER= Debt/Equity Ratio) e il grado di indipendenza finanziaria (EDR =Equity / Debt
Ratio).
Il DER offre indicazioni sulla solidità patrimoniale in quanto informa sulle proporzioni tra le due
fonti non a breve termine. La solidità patrimoniale aumenta quanto più il DER è basso. Non vi sono
dei valori di riferimento del DER puramente standard.
Leva finanziaria (DER) 2010 2011 2012
Quoziente di indebitamento
finanziario
Passività consolidate
/Mezzi Propri
0,71 0,68 0,91
Il nostro DER nel 2010 e 2011 con valori nella fascia tra 0,5 e 0,7 ci descrive una struttura
finanziaria favorevole ma al limite,mentre nel 2012 superando la soglia del 0,8 vi sono squilibri da
contenere in quanto i valori calcolati rientrano nella fascia quasi peggiore. Ciò provoca una
diminuzione del potere contrattuale dell’azienda nei confronti dei suoi finanziatori da cui consegue
una ridotta autonomia finanziaria.
Per meglio evidenziare l’indipendenza finanziaria da risorse di prestito, si calcola il reciproco del
DER, denominato Quoziente di indipendenza finanziaria EDR (Equity/Debt Ratio). Deduciamo
che la solidità patrimoniale è tanto maggiore quanto più alto è questo quoziente.
Indipendenza finanziaria (EDR) 2010 2011 2012
Quoziente di indipendenza
finanziaria
Mezzi
propri/Passività
consolidate
1,04 1,18 0,86
A conferma della situazione delineata con il DER analizzando il EDR(suo reciproco)notiamo che
tra il 2010 e il 2011 vi è un accenno di incremento del quoziente, mentre esso nel 2012 scende sotto
il valore “1”descrivendoci non proprio una situazione solida.
L’elasticità d’impresa indica la capacità di questa di reagire tempestivamente e rapidamente a
situazioni di cambiamento. L’elasticità deriva quindi dalla struttura dell’attivo e del passivo e risulta
complementare all’analisi della solidità.
Indice di Elasticità dell’attivo (TEA) = AC / AT
Indice di Rigidità dell’attivo (TRA) = AF / AT
Indice di Elasticità del passivo (TEP) = (PF + PN)/ PT
Indice di Rigidità del passivo (TRP) = PC / PT
Analisi della elasticità 2010 2011 2012
TEA= indice elasticità attivo
attivo corrente/
totale attivo
0,28 0,32 0,37
TRA=indice rigidità
dell'attivo
attivo fisso/
totale attivo
0,72 0,68 0,63
TEP=indice elasticità del
passivo
(passività fisse +
patrimonio
netto)/ totale
passivo
0,86 0,86 0,81
TRP=indice rigidità del
passivo
passività
correnti/ totale
passivo
0,14 0,14 0,19
Indice di elasticità globale
attivo corrente/
attivo fisso
0,39 0,47 0,58
Si può notare come l’elasticità del Gruppo sia migliorata negli ultimi anni, passando dallo 0,28 al
0,37 il che denota un miglioramento della gestione del rischio derivanti da fenomeni terzi rispetto
all’impresa. La struttura è tanto migliore quanto più è alto l’indice di elasticità e quanto più basso è
l’indice di rigidità cosa che nella nostra impresa non si verifica provocando una certa instabilità.
Risulta immediato osservare che la somma del TEA + TRA o TEP + TRP sia pari a 1 così che essi
siano inversamente proporzionale.
Criteri adottati per la riclassificazione del Conto Economico
Il Conto Economico accoglie valori appartenenti a classi o raggruppamenti diversissimi, comprende
voci con significato di costi, ricavi, rettifiche di costo e rettifiche di ricavi.Il primo compito del
Conto Economico è proprio quello d ridurre il numero degli elementi accorpandoli in poche classi
significative.
La riclassificazione del Conto Economico potrebbe essere effettuata in base a due criteri. Il primo è
la riclassificazione a ricavi e costo del venduto, il quale prevede che ai ricavi di vendita e ai ricavi
straordinari sono contrapposti il costo del venduto, gli interessi passivi, le imposte e tasse ed il
reddito netto. Al costo del venduto vengono poi aggiunti i costi commerciali ed amministrativi per
giungere ai costi industriali.
Il secondo metodo di riclassificazione è a valore della produzione ottenuta e a costo della
produzione. In base a tale metodo viene determinato il valore complessivo della produzione
d’impresa, quindi si è determinato anche il valore della produzione ottenuta e non venduta.
Per riclassificare il Conto economico del Gruppo Campari si è adottato tale secondo metodo ed i
valori sono stati inseriti nello schema in forma scalare multimarginale.
I Postulati del Conto Economico
Così come per quelle dello Stato Patrimoniale, anche le analisi del Conto Economico possono tutte
essere interpretate alla luce di alcuni postulati molto semplici: tre di struttura e tre di dinamica.
1. Il primo postulato fondamentale circa la struttura del Conto Economico, afferma che un
buon management deve essere in grado di garantire un risultato netto positivo, quale
condizione di soddisfacimento delle attese di redditività del capitale proprio.
RN > 0
Negli tre anni presi in esame il Risultato Netto è sempre maggiore di 0 anzi si mantiene
sempre sopra i 150.000.000 euro quindi più che positivo come richiesto da postulato
qui sopra.
2. Il secondo postulato trae la sua validità dalla constatazione che una buona gestione deve far
fruttare i capitali investiti più del costo dei capitali reperiti per finanziare gli investimenti,
perciò il reddito operativo deve essere non minore degli interessi passivi e degli oneri
finanziari.
RO > IP
Il differenziale Risulato Operativo e Interessi passivi si mantiene in tutti e 3 gli anni
analizzati e di conseguenza il postulato viene confermato. Puntualizzando possiamo
dire che RO-IP produce un risultato sempre largamente positivo che si può dedurre
crescente con il passare degli anni. Possiamo affermare che una buona gestione
produce un risultato operativo sufficiente a coprire gli oneri finanziari (e trubutari).
3. Il terzo postulato afferma che i proventi e oneri non tipici devono essere negativi, cioè
PONT minore o uguale a “0”.
PONT ≤ 0
Dalla analisi emerge che il postulato non viene rispettato in quanto nel 2010 il PONT
risulta essere positivo. Anche se nel 2011 e 2012 poi esso è largamente negativo per la
nostra analisi non è sufficiente.
4. Il quarto postulato trae la sua giustificazione dalla constatazione che una buona gestione
debba aumentare il fatturato senza peggiorare i propri livelli di produttività e di efficienza
commerciale, perciò il MOL non deve ridursi nel tempo.
MOL non decrescente
Dalla mia analisi risulta che viene rispettato questo postulato in quanto il MOL risulta
essere crescente negli anni presi a riferimento, infatti nel 2010 è pari a 422.800.000€,
nel 2011 è uguale a 479.200.000€ e nel 2012 il suo valore ammonta a 510.100.000€.
5. Il quinto postulato appare come il complemento del quarto, dato che una buona gestione non
solo conserva inalterato (o migliora) il rapporto tra costi variabili e VDP, ma deve anche
mantenere inalterato (o migliorare) il cash flow operativo lordo.
KFO/VDP non decrescente
Rapportando i due valori otteniamo che tra il 2010 e il 2011 il postulato viene
rispettato in quanto il rapporto vale 0,16 in entrambi i casi, mente nel 2012 il valore
scende a 0,15 compromettendo complessivamente la richiesta del postulato.
6. Il sesto postulato, infine, afferma che il rapporto tra oneri finanziari e fatturato non deve
aumentare nel tempo.
IP/VDP non crescente
Questo rapporto risulta essere decrescente con il passare degli anni e quindi essendo
“non cresecnte” rispetta interamente il postulato.
ANALISI DELLA ECONOMICITA’ :
Le analisi di economicità hanno la funzione di testare l’attitudine dell’impresa a raggiunge e
mantenere l’equilibrio economico tra ricavi e costi, cioè se gode di una sufficiente attitudine alla
copertura dei costi e alla produzione di risultato operativo.
Il ROS (Return On Sales) è il rendimento percentuale rispetto alle vendite effettuate nell’esercizio
considerato,il ROS esprime dunque il tasso di ritorno dei realizzi corrispondenti alle vendite. E’ un
indicatore operativo utilizzato oltre che dal punto di vista della redditività anche per valutare la
capacità commerciale complessiva,o relativamente ad un prodotto singolo o una linea di prodotti.
Il ROP (Return On Production) indica la percentile di ricarico sul valore della produzione,cioè
quante unità di reddito operativo l’impresa è riuscita ad ottenere su ogni unità di Valore della
produzione.
Il ROC (Return On Production cost) indica il ricarico calcolato dall’imprenditore all’interno
dell’impresa, considerando il ricarico possibile cui costi.
Analisi della economicità 2010 2011 2012
PL =
produttività del
lavoro
Valore della
produzione / Costo
del personale
8,58 8,53 8,36
ROP = Return
On Production
Risultato operativo
/ Valore della
produzione
0,34 0,34 0,35
ROC = Return
On Production
cost
Risultato operativo
/ Costo della
produzione
0,53 0,55 0,57
ROS = Return
On Sales
Risultato
operativo/ Ricavi
delle vendite
0,34 0,34 0,35
-Per quanto riguarda la produttività del lavoro (PL), possiamo affermare che il risultati ottenuti sì
risultano positivi,ma è da sottolineare un decrescere dell’indice all’ aumentare del tempo il che
evidenzia un fattore negativo per l’azienda.
-Il ROS assume valore positivo esclusivamente in tutti tre gli anni, registrando inizialmente una
stabilità tra il 2010 e 2011 mentre si nota crescita nel 2012. L’incremento è sostanzialmente in linea
con la crescita registrata nell’ultimo esercizio. Tale indice evidenzia il rapporto tra risultato
operativo e ricavo delle vendite, misura, cioè, la redditività delle vendite e la capacità remunerativa
dei flussi di ricavi tipici dell’impresa.
-La la positività e la tendenziale crescita dell’indice ROC che si registra nell’arco degli esercizi
considerati, fa intravedere future prospettive favorevoli.
ANALISI DELLA REDDITIVITA’:
Il ROI (Return on Ivestement) rappresenta, in quanto misuratore della redditività operativa
dell’impresa, il punto di partenza di ogni analisi di bilancio. Il ROI sintetizza il rendimento della
gestione tipica dell’azienda, in base al capitale in essa investito, al lordo degli oneri finanziari, degli
oneri fiscali ed indipendentemente dai risultati della gestione non caratteristica e straordinaria. Il
ROI risulta essere la spia della capacità reddituale dell’impresa, perché rappresenta il ritorno sul
totale del capitale investito.
Il ROE (Return On Equity) è l’espressione del tasso medio di remunerazione dei mezzi propri
(capitale di rischio o equità) investito dal capitalista-imprenditore nell’azienda, è un indice di
estrema sintesi in quanto esprime l’impatto della gestione aziendale complessiva.
Il ROD (Return On Debts) è la misura del costo del capitale di debito, la cui influenza reddituale è
data dal tasso d’interesse generato dal capitale preso a prestito.Il ROD al contempo esprime sia il
rendimento medio per il finanziatori che il costo medio dei debiti per l’impresa.
Analisi della redditività 2010 2011 2012
ROI = Return On
Investment
Risultato operativo/
Capitale investito
18,56% 19,17% 17,82%
ROE = Return On
Equity lordo
Risultato lordo/Mezzi
propri medi
18,59% 19,13% 16,87%
ROE =Return On
Equity netto
Risultato netto/Mezzi
propri medi
12,51% 12,19% 11,23%
ROD = Return On
Debt
Oneri Finanziari / Debiti
finanziari medi
4,78% 5,07% 4,48%
Dall’analisi effettuata sul Gruppo Campari si evince che tutti gli indici di redditività per gli anni
presi in esame sono positivi. Sottolineiamo inoltre che dalla tabella su indicata si può notare la
crescita di tutti gli indici studiati tra il 2010 e 2011 mentre vi è una diminuzione dei valori degli
indici nel 2012.
Il ROI indica la redditività e l'efficienza economica della gestione caratteristica a prescindere dalle
fonti utilizzate: esprime, cioè, quanto rende 1€ di capitale investito in quell'azienda. Quindi
l’essenziale è che il ROI sia positivo ed è quello che accade nel periodo da noi preso in esame,a un
aumento del ROI tra il 2010 e il 2011 segue una lieve decrescita tra il 2011 e il 2012 in seguito alla
acquisizione corposa da parte dell’azienda sul finale del 2012.
Il ROE, pur assumendo valori positivi in tutti e tre gli esercizi considerati, presenta un incremento
dal 2010 al 2011,mentre tra il 2011 e il 2012 presenta una decrescita. Dato che esprime la
redditività complessiva dei mezzi propri, vale a dire quanti euro di utile netto l’impresa ha saputo
realizzare per 100 euro di capitale di rischio, il valore del ROE, se elevato, influenza positivamente
la capacità dell’impresa di reperire nuove risorse a titolo di capitale proprio, per cui avendo
l’aumento della percentuale nel 2011 rispetto all'anno 2010 cio' può essere considerato
positivamente ai fini dell' analisi, al contrario una diminuzione com’è il caso del 2012 rispetto al
2011 non può che essere negativo per l’immagine del Gruppo.
I valori assunti dal ROD (4,78% nel 2010, 5,07 % nel 2011, 4,48% nel 2012) evidenziano l’elevato
peso degli oneri finanziari e consentono di giudicare negativamente la gestione dell’azienda in
merito alla scelta dei finanziatori esterni. Tale indice permette di valutare qual è il costo medio del
capitale preso a prestito, e se confrontato con il ROI fornisce la misura dell’incidenza del peso degli
oneri finanziari sulla redditività complessiva.
Modifiche al bilancio
A causa di un bilancio non completamente esaustivo nelle spiegazioni alle singole voci, le
imputazioni sono state le seguenti:
1. STATO PATRIMANIALE
 Le attività biologiche e gli investimenti immobiliari sono stati sommate a “terreni e
fabbricati”;
 Le attività immateriali a vita definita inserite in “altre immobilizzazioni” (voce C16);
 Attività finanziarie non correnti e altre attività non correnti in “altri titoli”(voce C44);
 Tra i crediti commerciali i crediti per contributi attivi su costi promozionale, acconti a
fornitori, altri crediti verso fornitori, crediti v agenti, altri crediti, altri crediti per attività
correnti in crediti verso altri, voce C76;
 Titoli imputati in C85;
 Patrimonio netto + patrimonio di terzi;
 Riserve al netto dell’utile d’esercizio;
 Prestiti obbligazionari e altre passività non correnti  la prima parte tutta ad
“obbligazioni”(voce C136), tutto il resto tranne “Debiti e finanziamenti verso banche”(che
ho imputato in Deb v/banche oltre 12mesi, voce C145) in “ Altri debiti, oltre 12mesi”(voce
C185);
 Altri debiti finanziari: in Debiti verso altri entro i 12 mesi (personale+agenti+debiti per
contributi non ancora ricevuti + imposta di fabbricazione sull’alcool + altri);
 Debiti verso controllate per iva gruppo in “debiti verso controllate”;
 IVA + ritenute e tasse in “debiti tributari”;
 Attività non correnti destinate alla vendita in “immobilizzazioni finanziarie- Altri titoli”
voce C85;
 Differenza poco significativa con il totale delle attività imputata a “crediti verso altri”;
 Differenza poco significativa con il totale delle passività imputata a “debiti verso altri, oltre
12 mesi”;
2. CONTO ECONOMICO
 Costo del venduto: costi per lavorazioni esterne + costi variabili di trasporto + utenze + altri
costi in “oneri diversi di gestione, voce C27”;
 Costo del personale  da nota integrativa : salari e stipendi in C14; oneri sociali in C15;
tutto il resto in “altri costi” C18.
 Ammortamenti come da nota integrativa: suddivisione in materiali, immateriali, ed altre
immobilizzazioni, voci C20,21,22;
 Pubblicità e promozioni + servizi,consulenze in costi per servizi, voce C11;
 La differenza viene sommata/detratta ad “oneri diversi di gestione per far quadrare il
Risultato Operativo;
 Proventi/oneri non ricorrenti --- quota di utile/perdita di società valutate col metodo del
patrimonio netto --- proventi/oneri per opzioni  queste tre voci costituiscono proventi ed
oneri straordinari;
 Altri oneri e differenze su cambi imputate (negativamente in tutti e 3 gli esercizi) a
“Utile/perdite su cambi” voce C37;
 Interessi bancari attivi e altri proventi in “proventi diversi dai precedenti” voce C35;
 Interessi passivi (tutti) + oneri finanziari + effetti + spese bancarie in “interessi ed altri
oneri” C36;
3. STATO PATRIMONILE FUNZIONALE
 Per l’OK della cella F48  altri debiti dello SP suddivisi in egual misura per tutti e 3 gli
anni tra “altri debiti commerciali” ed “altri debiti diversi”;
 Per l’OK della cella F68  ho inserito i “crediti tributari” ed i “crediti verso imprese
collegate entro i 12 mesi”.
CONCLUSIONI:
I risultati conseguiti in questi 3 anni confermano l’estrema solidità del Gruppo Campari, in virtù del
più che soddisfacente andamento delle principali combinazioni prodotto-mercato, che beneficiano
dei significativi investimenti, da un lato in pubblicità e promozioni e del altro in nuove strutture
distributive.
In particolare, dal 2010, nonostante il materializzarsi di un inaspettato e repentino deterioramento
del livello di fiducia nei mercati dei capitali in relazione alla sostenibilità del debito in alcuni
importanti paesi con conseguenti negative ripercussioni su clienti e consumatori finali, il Gruppo ha
confermato la buona progressione di risultato ottenuti in questi 3 anni ( 2010 – 2011 - 2012),
mantenendo peraltro una buona disciplina nella gestione del credito.
I risultati di vendita del 2012, per quanto complessivamente soddisfacenti, appaiono indubbiamente
meno brillanti rispetto a quelli conseguiti negli anni precedenti, per via di circostanze specifiche,
che hanno negativamente condizionato la performance del Gruppo in mercati rilevanti.
In particolare, in Italia, a causa dell’attuazione di dolorose misure di contenimento del debito
pubblico, si è registrato un brusco e significativo deterioramento della spesa da parte dei
consumatori; nel resto dell’Europa occidentale il clima di fiducia è rimasto per tutto l’anno a livelli
molto bassi e in Brasile la contrazione dei consumi indotta da un eccessivo ricorso
all’indebitamento da parte dei consumatori non si è totalmente riassorbita nel corso del 2012.
Al contrario, altri mercati importanti per il Gruppo, tra i quali l’Australia, gli Stati Uniti e la Russia,
hanno sfruttato al meglio sia una congiuntura economica meno penalizzante che la forte potenzialità
dei brand del Gruppo, riportando globalmente risultati superiori alle aspettative. In Argentina, in un
contesto macroeconomico complesso, il Gruppo è riuscito a conseguire risultati di vendita molto
importanti, in virtù dell’ottimo stato di salute delle marche principali.
Può quindi essere giudicata positivamente la scelta strategica di investire non solo nell’acquisto e/o
sviluppo di marche ad elevato potenziale di crescita, ma anche nella creazione di organizzazioni
commerciali in mercati caratterizzati da elevati tassi di crescita attesi (quali per esempio Australia,
Russia, Argentina e Messico).
Nel triennio considerato l’andamento del core business aziendale risulta essere molto positivo.
L’azienda risulta gestire in modo efficiente i propri investimenti in quanto riesce a contenere
l’incidenza del costo dell’indebitamento e limita anche il ricorso a capitale di terzi. La liquidità è
assorbita dall’acquisizione di marchi, immobilizzazioni materiali e immateriali.

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Gruppo campari -Jelena Radovanovic

  • 1. Gruppo Campari S.p.A Jelena Radovanovic matricola 405836
  • 2. 1. Il Gruppo Campari. 1.1 . Il gruppo tra ieri e oggi. Il Gruppo da me preso in esame è stato fondato nel 1860 da Gaspare Campari a Milano, presso lo storico Caffè Campari, situato nella Galleria Vittorio Emanuele, oltre ad una decina di liquori assume importanza il suo “ aperitivo rosso”. A partire dal 1904 prende vita alle porte di Milano lo stabilimento di Sesto San Giovanni ma solo successivamente i prodotti Campari diventano oggetto di esportazioni dando il via all’espansione internazionale .Con il 1932 nasce il marchio “Camparisoda”, aperitivo monodose a moderata gradazione alcolica. Volta al termine la Seconda Guerra Mondiale, un anno più tardi (1946) viene costituita da Antonio Migliavacca la Società per Azioni “ Davide Campari- Milano S.p.A”. Dagli anni ’50 il gruppo, seguendo il trend generale del mercato delle bevande , è caratterizzato da una serie di acquisizioni e fusioni, mirando a mutare da azienda monoprodotto a società con un solido e ampio portafoglio di marchi. Alla morte della signora Migliavacca che aveva gestito la società per 25 anni (dalla scomparsa del marito), in mancanza di eredi , la proprietà passa a due fedeli collaboratori, il Dott. Domenico Garavoglia e il Dott. Erinno Rossi, che contribuirono a far conoscere il marchio in tutta Europa. Con il 1994 la presidenza del gruppo passa a Luca Garavoglia ( figlio di Domenico). Dal 2001 le azioni ordinarie di ” Davide Campari. Milano S.p.A” diventano quotate al Mercato Telematico Azionario ( MTA) gestito da Borsa Italiana S.p.A ( London Stock Exchange Group) attraverso la vendita di 142.296.00 azioni. Campari decide di quotarsi in borsa per le opportunità che il mercato dei capitali dà al gruppo in termini di reperimento di risorse per finanziare le acquisizioni, oltre che per la visibilità, trasparenza e disponibilità di strumenti per incentivare e premiare il management. Attualmente la quota di controllo del Gruppo è detenuta dalla famiglia Garavoglia, attraverso la Alicros s.p.a. Il gruppo Campari, oggi è una azienda leader nell’industria globale del Beverage di marca, con un portafoglio di oltre 45 marchi premium e super premium di proprietà, commercializzati e distribuiti in quasi 200 paesi del mondo, dando lavoro a circa 2450 persone (anno 2012). La società si sviluppa in 3 principali segmenti: Spirit, Wine e soft drink.
  • 3. 1.2 IL Capitale. A) Partecipazione nel capitale. Il capitale sociale sottoscritto e versato ammonta a € 58.080.000,00, suddiviso in circa 580.800.000 azioni ordinarie dalvalore nominale di €0,10 interamente versato, quotato presso il Mercato Telematico Azionario di Borsa Italiana S.p.A (indice FTSE MIB). Le partecipazioni del capitale, secondo quanto risulta dalle comunicazioni effettuate al 31 dicembre 2011, sono state le seguenti: Dal grafico si evince che l’azionista diretto di maggioranza è la Alicros S.p.A. con a capo Rosa Anna Magno Garavoglia la quale detiene il 51% del totale, seguita dalla Cedar Rock Capital con il 10,84%. Morgan Stanley Investment Management Limited ed Independ Franchise Partners LLP detengono rispettivamente il 2,04% e il 2,02% delle partecipazioni. Il restante 34,10% delle partecipazioni appartiene ad un insieme di azionisti di minoranza. 51% 10,84% 2.04% 2.02% 34,10% Partecipazioninel capitale Alicros S.P.A Cedar Rock Capital Morgan Stanley Investment Management Limited Independent Franchise Partners LLP Altre Partecipazioni
  • 4. B) Configurazione del Gruppo . La struttura del gruppo è a base societaria controllata da azionisti privati. L’organigramma societario mostra come il gruppo sia a struttura verticale, ovvero direzione unica della Holding. Il complesso organizzativo presenta una struttura articolata in gruppi e sotto gruppi. Consiglio di Amministrazione Luca Garavoglia Presidente RobertKunze-Concewitz Amministratore Delegatoe Chief ExecutiveOfficer PaoloMarchesini AmministratoreDelegatoe Chief FinancialOfficer StefanoSaccardi Amministratore Delegatoe GeneralCounseland BusinessDevelopment Officer EugenioBarcellona Amministratore e membrodel ComitatoRemunerazionee Nomine Enrico Corradi Amministratore,membrodel ComitatoControlloInternoe membrodel Comitato Remunerazione e Nomine KarenGuerra Amministratore ThomasIngelfingerAmministratore,membrodel ComitatoControlloInterno e membrodel ComitatoRemunerazione e Nomine Marco P. Perelli-CippoAmministratore e membrodel ComitatoControlloInterno
  • 5. 2. Bussines e Mercati. 2.1. Settore di attività e mercati di vendita. Spirits, Wines e Soft Drinks: Le bevande alcoliche ed analcoliche prodotte e distribuite dal Gruppo sono riconducibili alle tre aree di attività spirits, wines e soft drinks. Per spirits si intendono le bevande a base di alcool a gradazione sia inferiore sia superiore al 15% vol., queste ultime normativamente definite “bevande spiritose”.Per wines si intendono i vini sia fermi sia spumanti compresi quelli aromatizzati (tra cui i vermouth). I soft drinks comprendono tutte le bevande analcoliche. Per affinità di prodotto e semplicità espositiva le attività del Gruppo nel settore delle acque minerali sono state comprese nella categoria dei soft drinks. Spirits: Gli spirits costituiscono l’attività tradizionale del Gruppo, nonché la più importante in termini di fatturato. Appartengono a questa categoria i prodotti-chiave Campari e CampariSoda, nonché altri prodotti quali Cynar, Biancosarti e Ouzo 12. La Società distribuisce, inoltre, per conto di terzi e in vari mercati, spirits quali Grant’s, Glenfiddich e Clan MacGregor, Grand Marnier, Skyy Vodka e Vodka Gorbatschow; e produce e distribuisce, su licenza, in Italia e Brasile, il celebre amaro tedesco Jägermeister. Grazie alla recente Acquisizione Brasiliana il settore spirits del Gruppo si è ulteriormente arricchito di alcuni prodotti diffusi nei mercati brasiliano ed uruguayano quali Dreher, Old Eight, Drury’s e Gregson’s. Wines: La presenza del Gruppo nel mercato dei vini è dovuta soprattutto alla recente acquisizione del marchio Cinzano. Nel 2000, parte importante della produzione e/o distribuzione Cinzano è stata concessa in licenza a terzi (in particolare, in Italia e Argentina): per tale ragione i bilanci del Gruppo non riflettono, allo stato, tutte le vendite di Cinzano ai clienti finali, bensì (con riferimento ai mercati nei quali la produzione e distribuzione viene concessa in licenza) anche le royalties corrisposte dai terzi licenziatari. I principali prodotti a marchi Cinzano sono l’Asti Cinzano, il Pinot Chardonnay Cinzano e i vermouth Cinzano (Bianco, Rosso, Dry e Rosé). In alcuni mercati la Società distribuisce anche prodotti di terzi,quali ad esempio Riccadonna e gli spumanti Henkell Trocken. La recente Acquisizione Brasiliana ha rafforzato, oltre al settore spirits, anche il settore wines con il vino Liebfraumilch.
  • 6. Soft drinks: Gli analcolici rappresentano la seconda attività più importante del Gruppo. Appartengono a questa categoria aperitivi (Crodino), bevande a base di succhi di frutta (Lemonsoda, Oransoda e Pelmosoda) ed acque minerali (Crodo Lisiel). A partire dal 1998, inoltre, il Gruppo distribuisce in esclusiva in Italia, per conto di Unilever, il Lipton Ice Tea. Al portafoglio di soft drinks del Gruppo si è recentemente aggiunta la gamma di nettari di frutta Granini, distribuiti sul mercato italiano dal 1° marzo 2001. Com’è possibile dedurre dall’analisi dei dati riportati, il segmento degli Spirits si conferma, senza dubbi, il core business del gruppo. Le vendite del gruppo nel segmento dei Wines sono aumentate, seguendo i trend positivi di questo mercato; ciò ha portato l’azienda a investire maggiormente in questo segmento in Italia e all’estero attraverso continue acquisizioni. D’altro canto le vendite del Gruppo nel segmento dei Soft Drinks sono diminuite negli ultimi anni a causa della presenza di forti competitors che rendono questo business il meno attrattivo tra i tre presidiati per l’impresa. Analizzando la gestione delle macro categorie, si può affermare che nel segmento degli Spirits l’azienda mantiene una posizione di leadership che le permette di maturare un’alta redditività da investire in oppurtunità di cresita, sia all’interno di questa categoria che in altre.
  • 7. Il segmento dei Wines mostra buone possibilità di crescita futura che permetteranno all’impresa di aumentare la sua marginalità, oggi ancora contenuta. A causa di ciò e al fine di poter crescere, l’azienda dovrà investire risorse provenienti da altri business. Nonostante il calo delle vendite nel segmento dei Soft Drinks, la marginalità ottenuta è aumentata, probabilmente a causa dei bassi investimenti effettuati dall’azienda in questo mercato, negli ultimi anni. Questo permette al Gruppo di investire le risorse provenienti dal segmento in altre categorie.  Mercati d’appartenenza: Campari inizialmente entra nei mercati esteri tramite accordi distributivi e, successivamente, in quelli più attrattivi acquisisce o crea reti distributive proprie. L’importanza, per il Gruppo, delle diverse aree geografiche e dei singoli mercati nazionali può essere valutata sulla base di due diversi parametri: in termini di ricavi (vendite nette) e in termini di volumi venduti. Il dato in termini di ricavi è maggiormente significativo poiché il Gruppo distribuisce i propri prodotti attraverso la propria rete distributiva, mentre il dato in termini di volumi è maggiormente significativo nei casi in cui il Gruppo si avvale di produttori e/o distributori terzi.
  • 8. Il Gruppo dispone di una rete distributiva propria in quattro paesi (Italia, Germania, Svizzera e Brasile),mentre in tutti gli altri casi si avvale di reti distributive di terzi o di reti distributive in joint venture. L’Italia, dove il Gruppo si avvale di una rete distributiva propria, rappresenta il più importante mercato nazionale del Gruppo. La penetrazione del Gruppo nei mercati dell’Unione Europea (Italia esclusa) è cresciuta in misura considerevole a partire dal 1995 grazie al processo di espansione iniziato proprio allora con il conseguente arricchimento del portafoglio di prodotti propri e con l’acquisizione dei diritti di distribuzione di prestigiosi prodotti di terzi. I mercati più importanti sono Austria, Belgio, Francia, Germania, Grecia, Russia, Scozia, Svizzera, Irlanda e Ucraina. Il Gruppo gode tradizionalmente di una importante posizione di mercato nelle Americhe e in special modo nei paesi sudamericani (Brasile, Argentina, Messico e Stati Uniti). Fra i mercati del resto del mondo che offrono le maggiori opportunità di crescita e che hanno rappresentato le possibilità di sviluppo più importanti, troviamo: Cina, Giappone, Australia e Sud Africa.Campari sta perseguendo una forte strategia di internalizzazione e ad oggi la sua presenza risulta praticamente globale. L’obiettivo principale è quello di ampliare il portafoglio prodotti per consolidare il potere contrattuale e la forza in ogni singolo mercato.Il gruppo Campari è presente in quasi 200 paesi. Per concludere possiamo constatare che Campari è presente in questi mercati in misure e modalità diverse, ma tutti risultano fondamentali per lo sviluppo futuro del gruppo. 3. Presupposti d’analisi Il temine “analisi di bilancio” viene impiegato per indicare la complessa attività svolta usando tecniche di contabilità e seguendo regole rigorose per ottenere dati rispettosi dei “vincoli normativi e professionali per formulare un giudizio o un apprezzamento” sulla performance aziendale. Le analisi di bilancio sono un potente strumento di conoscenza dei processi di gestione delle imprese e dei bilanci che ne rappresentano i valori di sintesi. Il bilancio è un documento di sintesi, di origine contabile,tramite il quale gli amministratori delle imprese in forma societaria determinano annualmente i risultati della gestione svolta per rendere conto del loro operato. L’informazione fornita tramite i bilanci del triennio 2010-2011-2012 sono idonei nel permettere un’analisi di bilancio significativa. Tutti i dati inseriti in questa presentazione del Gruppo “Davide Campari-Milano SpA” sono stati principalmente reperiti da internet ed in particolare dal sito ufficiale dell’azienda : www.camparigroup.com. Inoltre tale pagina internet fornisce i documenti di bilancio che sono stati utili all’analisi del gruppo.
  • 9. Riclassificazione Il bilanci consolidati sono stati redatti in conformità agli International Financial Reporting Standards (‘IFRS’), emessi dall’International Accounting Standard Board (‘IASB’) e omologati dall’Unione Europea, includendo tra questi anche tutti i principi contabili internazionali rivisti (‘IAS’) e tutte le interpretazioni dell’International Financial Reporting Interpretation Committee (‘IFRIC’), denominate Standing Interpretations Commitee (‘SIC’). I valori esposti nel corso dell’analisi sono in unità di euro anche se dai Bilanci Consolidati pervengono solamente i risultati in milioni di euro. Il bilancio consolidato comprende le situazioni economico-patrimoniali della Capogruppo e delle società controllate italiane e estere sulle quali la Capogruppo esercita, direttamente o indirettamente, il controllo così come definito dallo IAS 27 - Bilancio consolidato. Tramite la riclassificazione di bilancio si procede così a leggere per la prima volta attentamente il bilancio, per poi ridurre e raggruppare i dati in poche classi significative, effettuare le rettifiche al fine di rendere i dati significativi e facilmente elaborabili e infine determinare dei nuovi valori sulla base di quelli ottenuti dai raggruppamenti. Per effettuare l’analisi di bilancio del Gruppo Campari si è preso in considerazione il bilancio consolidato di tre anni consecutivi, relativi al 2010, 2011, 2012. Criteri adottati per la riclassificazione dello Stato Patrimoniale Per riclassificare lo stato patrimoniale, come si può vedere dalle figure che seguono (relative ai tre anni in base ai quali si è condotta l’analisi), si è seguito il criterio del grado di liquidità delle attività e delle passività. Il criterio seguito è stato il seguente: le attività e le passività sono state riclassificate in ordine decrescente di liquidità o per ordine crescente di durata: alta liquidità con conseguente bassa durata, bassa liquidità conseguente ad una lunga durata. Di conseguenza, con riferimento ai 12 mesi, si possono distinguere le attività liquide (o correnti) dalle attività immobilizzate ( o attività fisse). Inoltre per le attività correnti si è proceduto a suddividerle in altri 3 sottogruppi: 1. Liquidità immediate, sono quelle che si trovano già in forma liquida; 2. Liquidità differite, si tratta di denaro che non è ancora disponibile ma che lo sarà con il passare del tempo;
  • 10. 3. Realizzabilità, o disponibilità, nel nostro caso magazzino, sono le attività che ritorneranno in forma liquida entro 12 mesi a fronte di operazioni di gestione svolte per il loro realizzo. Le attività fisse, ossia gli investimenti che ritorneranno in forma liquida oltre i 12 mesi, sono state distinte in: materiali, immateriali e finanziarie. Le passività sono state distinte in: 1. Passività correnti, passività che si trasformeranno in forma liquida entro i 12 mesi; 2. Passività fisse (o consolidate), che comprendono tutti gli altri tipi di passività. I fondi sono stati trattati in maniera diversa in base al tipo di fondi. Se sono fondi di rettifica di attività si è proceduto a portarli in detrazione delle attività a cui sono relativi. Se tali fondi hanno natura di debito sono stati riclassificati nelle passività. Infine, se tali fondi hanno natura di riserve di utili sono stati riclassificati nel patrimonio netto. Anno 2010
  • 12. Dopo la riclassificazione, si devono calcolare i tre POSTULATI fondamentali dello stato patrimoniale: 1. Margine di disponibilità ( o capitale circolante netto): MD = AC – PC; i. MD > PC 2. Margine di tesoreria: MT = LD + LI – PC a. MT > 0 3. Margine di struttura: MS = PN – AF a. MS > 0 INDICATORI DI FINANZIAMENTO DELLE IMMOBILIZZAZIONI 2010 2011 2012 Margine primario di struttura Mezzi propri - Attivo fisso -€ 691.200.000 -€ 624.100.000 -€ 850.300.000 Il margine di struttura risulta ampiamente negativo e crescente per tutti e tre gli esercizi, pertanto il terzo postulato non viene rispettato. Dal risultato si deduce che l’impresa ha finanziato le proprie attività fisse ricorrendo al capitale di terzi, piuttosto che al capitale di rischio; da ciò si desume che la struttura finanziaria dell’azienda non è equilibrata. Il margine è negativo quindi i mezzi propri non coprono le attività immobilizzate e tale margine è in netto peggioramento.
  • 13. INDICATORI DI SOLVIBILITA' 2010 2011 2012 Margine di disponibilità Attivo circolante - Passività correnti € 361.500.000 € 399.700.000 € 633.700.000 Margine di tesoreria (Liquidità differite + Liquidità immediate) - Passività correnti € 63.400.000 € 65.000.000 € 176.100.000 Il margine di disponibilità risulta essere positivo in tutti i tre gli anni presi in esame,però nonostante questo il postulato non risulta soddisfatto in quanto in tutti e tre gli anni analizzati il Margine di disponibilità risulta minore delle Passività correnti. Siccome di regola il postulato dice che con una buona gestione l’attivo corrente è almeno il doppio del passivo corrente possiamo dire che solamente nel 2012 il rispetto del postulato è stato molto vicino dall’essere attuato, mentre nell’anno 2010 e 2011 risulta lontano dall’obiettivo proposto dal postulato. Da un’analisi più approfondita emerge, infatti, che il valore del magazzino nei tre esercizi è inferiore al valore delle passività correnti, con uno spread altalenante dal 2010 al 2012. Nel caso analizzato il margine di tesoreria è chiaramente positivo e crescente nel triennio analizzato il che indica che l’impresa è capace di far fronte ai propri impegni a breve termine con i mezzi maggiormente liquidi a sua disposizione, e quindi le liquidità totali sono decisamente superiori alle passività correnti. Ai tre postulati appena analizzati, che riguardano la struttura degli investimenti e dei finanziamenti, si possono aggiungere dei postulati di dinamica,che fanno riferimento alla variazione nel tempo di valori significativi, non soffermandosi alle relazioni tra valori assoluti. I postulati sono: 4. L’indebitamento(FP) rispettoall’attivo(ATT) nondeveaumentare neltempoquindi: FP/ATT= inriduzione. 5. La dinamicadel Capitale circolante netto(CCN) deveessere congruaconquelladel valore della produzione perciò: CCN/VDP= costante. 6. Il rapporto tra debiti (FP) e fatturato,ovalore dellaproduzione (VDP) nondeve aumentare nel tempo,ovvero: FP/VDP= in riduzione.
  • 14. -Il postulato 4 inizialmente viene rispettato, in quanto si registra una diminuzione di tale rapporto nel passaggio dal 2010 al 2011 pari a 0,01 (da 0,33 a 0,32). Successivamente, tra il 2011 e 2012, tale valore viene incrementato ad 0,38; pertanto, complessivamente il postulato non risulta essere rispettato in quanto si assiste ad un aumento da 0,33 , valore assunto nel 2010 a 0,38 nel 2012. - Il postulato 5 non risulta essere rispettato, anche se dal confronto tra il 2010 e il 2011 sembra rimanere costante, poiché in entrambi gli anni il rapporto ammonta a 0,31; con il 2012 il rispetto del postulato viene a mancare in quanto tale rapporto aumenta negativamente. Ciò evidenzia che la dinamica del capitale circolante netto non risulta essere congrua con quella del valore della produzione. - Il postulato 6 non risulta essere rispettato in quanto il rapporto nel 2010 è sì 0,76 che poi si riduce nel 2011 a 0,73,però purtroppo con il 2012 il rapporto tra finanziamenti passivi e il valore della produzione si vede salire al 0,98 compromettendo il rispetto del postulato sopra definito. Questo postulato risulta essere molto rilevante in quanto nel caso ci fosse la buona gestione un incremento del fatturato,in condizioni di economicità, farebbe aumentare l’indebitamento in misura inferiore a quello del fatturato, mentre nel caso analizzato troviamo dati diametralmente opposti. Ratio Analysis dello Stato Patrimoniale A seguire viene proposta un analisi della situazione aziendale in base agli indici di bilancio maggiormente utilizzati, confrontando gli indici nei diversi anni e le variazioni intercorse nel triennio di riferimento (2010-2011-2012). L’obiettivo dell’analisi della liquidità è di valutare la capacità dell’impresa di far fronte ai propri debiti con le attività a breve a disposizione, ovvero valutare l’equilibrio tra attività (AC) e passività (PC) a breve termine. Dai valori assunti dal Quick Test Ratio e dal Current Test Ratio, è possibile giudicare se la situazione di liquidità possa ritenersi soddisfacente se QTR ≥ 1 e CTR ≥ 2 (non esiste un valore ottimale dell’ATR- Acid test ratio). Analisi di liquidità 2010 2011 2012 Acid Test Ratio (ATR) liquidità immediate / passività correnti 0,52 0,62 0,68 Quick Test Ratio (QTR) (liquidità immediate+ liquidità differite) /passività correnti 1,13 1,10 1,27 Current Test Ratio (CTR) attività correnti/ passività correnti 1,72 1,60 1,98
  • 15. Per quanto si evince dalla tabella possiamo affermare che QTR è sempre maggiore di “1” rispettando la regola sopra citata ma essendo inferiore a “1,5” possiamo dire che qui ci si presenta una situazione di tranquillità finanziaria. Il CTR non rispetta mai pienamente la definizione ma essendo i suoi valori compresi tra “1,5” e “2” è possibile affermare che la situazione è soddisfacente,anzi nel 2012 tendente alla situazione ottimale in quanto vicinissima a “2” (1,98) La solidità d’impresa indica la situazione di equilibrio nel lungo termine da fonti di finanziamento proprie e fonti di terzi. Ovvero può essere considerato come indicatore dell’indipendenza e autonomia finanziaria dell’impresa nel tempo. L’indice fondamentale per testare la solidità patrimoniale è il quoziente o indice di copertura netta delle immobilizzazioni, denominato EAR (Equity/ Assets Ratio) che si calcola: EAR = mezzi propri / attivo fisso EAR ≥ 1 La diseguaglianza ci indica che le attività fisse sono coperte da risorse permanenti dell’azienda e la struttura patrimoniale appare solida. Per analizzare in modo più ampio la situazione dell’azienda possiamo riferirci all’Indice di copertura lorda delle immoblizzazioni (EAR lordo): EARlordo = (mezzi propri + passività consolidate) / attivo fisso EARlordo ≥ 1,5 Analisi della solidità 2010 2011 2012 Indice di copertura netta delle immobilizzazioni (EAR) Patrimonio Netto/ Attività fisse 0,61 0,66 0,60 Indice di copertura lorda delle immobilizzazioni (EARlordo) (Patrimonio netto+ Passività fisse)/ Attività fisse 1,20 1,22 1,30 Nel caso dell’azienda presa da noi in esame rileviamo che in tutti i tre gli anni EAR, essendo compreso tra “0,5” e “0,7”, risulta indicare una scarsa solidità d’impresa. Questi valori indicano che le attività fisse non sono coperte da risorse permanenti dell’azienda,cioè dal patrimonio netto e quindi la struttura non appare solida. Per quanto riguarda EAR lordo non vi sono valori di riferimento ottimali ma solo l’indicazione che deve essere maggiore di 1,5 caso in cui per finanziare le attività fisse si utilizza il Patrimonio netto e se non risulta sufficiente si integra il fabbisogno monetario con le passività a lungo termine. Dato che i valori ottenuti nei tre anni non raggiungono mai tale soglia possiamo dire che l’azienda si trova in una situazione di pericolo. E’ possibile calcolare altri due indicatori della solidità patrimoniale utilizzati di frequente: la leva finanziaria ( DER= Debt/Equity Ratio) e il grado di indipendenza finanziaria (EDR =Equity / Debt Ratio).
  • 16. Il DER offre indicazioni sulla solidità patrimoniale in quanto informa sulle proporzioni tra le due fonti non a breve termine. La solidità patrimoniale aumenta quanto più il DER è basso. Non vi sono dei valori di riferimento del DER puramente standard. Leva finanziaria (DER) 2010 2011 2012 Quoziente di indebitamento finanziario Passività consolidate /Mezzi Propri 0,71 0,68 0,91 Il nostro DER nel 2010 e 2011 con valori nella fascia tra 0,5 e 0,7 ci descrive una struttura finanziaria favorevole ma al limite,mentre nel 2012 superando la soglia del 0,8 vi sono squilibri da contenere in quanto i valori calcolati rientrano nella fascia quasi peggiore. Ciò provoca una diminuzione del potere contrattuale dell’azienda nei confronti dei suoi finanziatori da cui consegue una ridotta autonomia finanziaria. Per meglio evidenziare l’indipendenza finanziaria da risorse di prestito, si calcola il reciproco del DER, denominato Quoziente di indipendenza finanziaria EDR (Equity/Debt Ratio). Deduciamo che la solidità patrimoniale è tanto maggiore quanto più alto è questo quoziente. Indipendenza finanziaria (EDR) 2010 2011 2012 Quoziente di indipendenza finanziaria Mezzi propri/Passività consolidate 1,04 1,18 0,86 A conferma della situazione delineata con il DER analizzando il EDR(suo reciproco)notiamo che tra il 2010 e il 2011 vi è un accenno di incremento del quoziente, mentre esso nel 2012 scende sotto il valore “1”descrivendoci non proprio una situazione solida.
  • 17. L’elasticità d’impresa indica la capacità di questa di reagire tempestivamente e rapidamente a situazioni di cambiamento. L’elasticità deriva quindi dalla struttura dell’attivo e del passivo e risulta complementare all’analisi della solidità. Indice di Elasticità dell’attivo (TEA) = AC / AT Indice di Rigidità dell’attivo (TRA) = AF / AT Indice di Elasticità del passivo (TEP) = (PF + PN)/ PT Indice di Rigidità del passivo (TRP) = PC / PT Analisi della elasticità 2010 2011 2012 TEA= indice elasticità attivo attivo corrente/ totale attivo 0,28 0,32 0,37 TRA=indice rigidità dell'attivo attivo fisso/ totale attivo 0,72 0,68 0,63 TEP=indice elasticità del passivo (passività fisse + patrimonio netto)/ totale passivo 0,86 0,86 0,81 TRP=indice rigidità del passivo passività correnti/ totale passivo 0,14 0,14 0,19 Indice di elasticità globale attivo corrente/ attivo fisso 0,39 0,47 0,58 Si può notare come l’elasticità del Gruppo sia migliorata negli ultimi anni, passando dallo 0,28 al 0,37 il che denota un miglioramento della gestione del rischio derivanti da fenomeni terzi rispetto all’impresa. La struttura è tanto migliore quanto più è alto l’indice di elasticità e quanto più basso è l’indice di rigidità cosa che nella nostra impresa non si verifica provocando una certa instabilità. Risulta immediato osservare che la somma del TEA + TRA o TEP + TRP sia pari a 1 così che essi siano inversamente proporzionale.
  • 18. Criteri adottati per la riclassificazione del Conto Economico Il Conto Economico accoglie valori appartenenti a classi o raggruppamenti diversissimi, comprende voci con significato di costi, ricavi, rettifiche di costo e rettifiche di ricavi.Il primo compito del Conto Economico è proprio quello d ridurre il numero degli elementi accorpandoli in poche classi significative. La riclassificazione del Conto Economico potrebbe essere effettuata in base a due criteri. Il primo è la riclassificazione a ricavi e costo del venduto, il quale prevede che ai ricavi di vendita e ai ricavi straordinari sono contrapposti il costo del venduto, gli interessi passivi, le imposte e tasse ed il reddito netto. Al costo del venduto vengono poi aggiunti i costi commerciali ed amministrativi per giungere ai costi industriali. Il secondo metodo di riclassificazione è a valore della produzione ottenuta e a costo della produzione. In base a tale metodo viene determinato il valore complessivo della produzione d’impresa, quindi si è determinato anche il valore della produzione ottenuta e non venduta. Per riclassificare il Conto economico del Gruppo Campari si è adottato tale secondo metodo ed i valori sono stati inseriti nello schema in forma scalare multimarginale.
  • 19.
  • 20. I Postulati del Conto Economico Così come per quelle dello Stato Patrimoniale, anche le analisi del Conto Economico possono tutte essere interpretate alla luce di alcuni postulati molto semplici: tre di struttura e tre di dinamica. 1. Il primo postulato fondamentale circa la struttura del Conto Economico, afferma che un buon management deve essere in grado di garantire un risultato netto positivo, quale condizione di soddisfacimento delle attese di redditività del capitale proprio. RN > 0 Negli tre anni presi in esame il Risultato Netto è sempre maggiore di 0 anzi si mantiene sempre sopra i 150.000.000 euro quindi più che positivo come richiesto da postulato qui sopra. 2. Il secondo postulato trae la sua validità dalla constatazione che una buona gestione deve far fruttare i capitali investiti più del costo dei capitali reperiti per finanziare gli investimenti, perciò il reddito operativo deve essere non minore degli interessi passivi e degli oneri finanziari. RO > IP Il differenziale Risulato Operativo e Interessi passivi si mantiene in tutti e 3 gli anni analizzati e di conseguenza il postulato viene confermato. Puntualizzando possiamo dire che RO-IP produce un risultato sempre largamente positivo che si può dedurre crescente con il passare degli anni. Possiamo affermare che una buona gestione produce un risultato operativo sufficiente a coprire gli oneri finanziari (e trubutari). 3. Il terzo postulato afferma che i proventi e oneri non tipici devono essere negativi, cioè PONT minore o uguale a “0”. PONT ≤ 0 Dalla analisi emerge che il postulato non viene rispettato in quanto nel 2010 il PONT risulta essere positivo. Anche se nel 2011 e 2012 poi esso è largamente negativo per la nostra analisi non è sufficiente. 4. Il quarto postulato trae la sua giustificazione dalla constatazione che una buona gestione debba aumentare il fatturato senza peggiorare i propri livelli di produttività e di efficienza commerciale, perciò il MOL non deve ridursi nel tempo. MOL non decrescente Dalla mia analisi risulta che viene rispettato questo postulato in quanto il MOL risulta essere crescente negli anni presi a riferimento, infatti nel 2010 è pari a 422.800.000€, nel 2011 è uguale a 479.200.000€ e nel 2012 il suo valore ammonta a 510.100.000€.
  • 21. 5. Il quinto postulato appare come il complemento del quarto, dato che una buona gestione non solo conserva inalterato (o migliora) il rapporto tra costi variabili e VDP, ma deve anche mantenere inalterato (o migliorare) il cash flow operativo lordo. KFO/VDP non decrescente Rapportando i due valori otteniamo che tra il 2010 e il 2011 il postulato viene rispettato in quanto il rapporto vale 0,16 in entrambi i casi, mente nel 2012 il valore scende a 0,15 compromettendo complessivamente la richiesta del postulato. 6. Il sesto postulato, infine, afferma che il rapporto tra oneri finanziari e fatturato non deve aumentare nel tempo. IP/VDP non crescente Questo rapporto risulta essere decrescente con il passare degli anni e quindi essendo “non cresecnte” rispetta interamente il postulato. ANALISI DELLA ECONOMICITA’ : Le analisi di economicità hanno la funzione di testare l’attitudine dell’impresa a raggiunge e mantenere l’equilibrio economico tra ricavi e costi, cioè se gode di una sufficiente attitudine alla copertura dei costi e alla produzione di risultato operativo. Il ROS (Return On Sales) è il rendimento percentuale rispetto alle vendite effettuate nell’esercizio considerato,il ROS esprime dunque il tasso di ritorno dei realizzi corrispondenti alle vendite. E’ un indicatore operativo utilizzato oltre che dal punto di vista della redditività anche per valutare la capacità commerciale complessiva,o relativamente ad un prodotto singolo o una linea di prodotti. Il ROP (Return On Production) indica la percentile di ricarico sul valore della produzione,cioè quante unità di reddito operativo l’impresa è riuscita ad ottenere su ogni unità di Valore della produzione. Il ROC (Return On Production cost) indica il ricarico calcolato dall’imprenditore all’interno dell’impresa, considerando il ricarico possibile cui costi.
  • 22. Analisi della economicità 2010 2011 2012 PL = produttività del lavoro Valore della produzione / Costo del personale 8,58 8,53 8,36 ROP = Return On Production Risultato operativo / Valore della produzione 0,34 0,34 0,35 ROC = Return On Production cost Risultato operativo / Costo della produzione 0,53 0,55 0,57 ROS = Return On Sales Risultato operativo/ Ricavi delle vendite 0,34 0,34 0,35 -Per quanto riguarda la produttività del lavoro (PL), possiamo affermare che il risultati ottenuti sì risultano positivi,ma è da sottolineare un decrescere dell’indice all’ aumentare del tempo il che evidenzia un fattore negativo per l’azienda. -Il ROS assume valore positivo esclusivamente in tutti tre gli anni, registrando inizialmente una stabilità tra il 2010 e 2011 mentre si nota crescita nel 2012. L’incremento è sostanzialmente in linea con la crescita registrata nell’ultimo esercizio. Tale indice evidenzia il rapporto tra risultato operativo e ricavo delle vendite, misura, cioè, la redditività delle vendite e la capacità remunerativa dei flussi di ricavi tipici dell’impresa. -La la positività e la tendenziale crescita dell’indice ROC che si registra nell’arco degli esercizi considerati, fa intravedere future prospettive favorevoli. ANALISI DELLA REDDITIVITA’: Il ROI (Return on Ivestement) rappresenta, in quanto misuratore della redditività operativa dell’impresa, il punto di partenza di ogni analisi di bilancio. Il ROI sintetizza il rendimento della gestione tipica dell’azienda, in base al capitale in essa investito, al lordo degli oneri finanziari, degli oneri fiscali ed indipendentemente dai risultati della gestione non caratteristica e straordinaria. Il ROI risulta essere la spia della capacità reddituale dell’impresa, perché rappresenta il ritorno sul totale del capitale investito. Il ROE (Return On Equity) è l’espressione del tasso medio di remunerazione dei mezzi propri (capitale di rischio o equità) investito dal capitalista-imprenditore nell’azienda, è un indice di estrema sintesi in quanto esprime l’impatto della gestione aziendale complessiva. Il ROD (Return On Debts) è la misura del costo del capitale di debito, la cui influenza reddituale è data dal tasso d’interesse generato dal capitale preso a prestito.Il ROD al contempo esprime sia il rendimento medio per il finanziatori che il costo medio dei debiti per l’impresa.
  • 23. Analisi della redditività 2010 2011 2012 ROI = Return On Investment Risultato operativo/ Capitale investito 18,56% 19,17% 17,82% ROE = Return On Equity lordo Risultato lordo/Mezzi propri medi 18,59% 19,13% 16,87% ROE =Return On Equity netto Risultato netto/Mezzi propri medi 12,51% 12,19% 11,23% ROD = Return On Debt Oneri Finanziari / Debiti finanziari medi 4,78% 5,07% 4,48% Dall’analisi effettuata sul Gruppo Campari si evince che tutti gli indici di redditività per gli anni presi in esame sono positivi. Sottolineiamo inoltre che dalla tabella su indicata si può notare la crescita di tutti gli indici studiati tra il 2010 e 2011 mentre vi è una diminuzione dei valori degli indici nel 2012. Il ROI indica la redditività e l'efficienza economica della gestione caratteristica a prescindere dalle fonti utilizzate: esprime, cioè, quanto rende 1€ di capitale investito in quell'azienda. Quindi l’essenziale è che il ROI sia positivo ed è quello che accade nel periodo da noi preso in esame,a un aumento del ROI tra il 2010 e il 2011 segue una lieve decrescita tra il 2011 e il 2012 in seguito alla acquisizione corposa da parte dell’azienda sul finale del 2012. Il ROE, pur assumendo valori positivi in tutti e tre gli esercizi considerati, presenta un incremento dal 2010 al 2011,mentre tra il 2011 e il 2012 presenta una decrescita. Dato che esprime la redditività complessiva dei mezzi propri, vale a dire quanti euro di utile netto l’impresa ha saputo realizzare per 100 euro di capitale di rischio, il valore del ROE, se elevato, influenza positivamente la capacità dell’impresa di reperire nuove risorse a titolo di capitale proprio, per cui avendo l’aumento della percentuale nel 2011 rispetto all'anno 2010 cio' può essere considerato positivamente ai fini dell' analisi, al contrario una diminuzione com’è il caso del 2012 rispetto al 2011 non può che essere negativo per l’immagine del Gruppo. I valori assunti dal ROD (4,78% nel 2010, 5,07 % nel 2011, 4,48% nel 2012) evidenziano l’elevato peso degli oneri finanziari e consentono di giudicare negativamente la gestione dell’azienda in merito alla scelta dei finanziatori esterni. Tale indice permette di valutare qual è il costo medio del capitale preso a prestito, e se confrontato con il ROI fornisce la misura dell’incidenza del peso degli oneri finanziari sulla redditività complessiva.
  • 24. Modifiche al bilancio A causa di un bilancio non completamente esaustivo nelle spiegazioni alle singole voci, le imputazioni sono state le seguenti: 1. STATO PATRIMANIALE  Le attività biologiche e gli investimenti immobiliari sono stati sommate a “terreni e fabbricati”;  Le attività immateriali a vita definita inserite in “altre immobilizzazioni” (voce C16);  Attività finanziarie non correnti e altre attività non correnti in “altri titoli”(voce C44);  Tra i crediti commerciali i crediti per contributi attivi su costi promozionale, acconti a fornitori, altri crediti verso fornitori, crediti v agenti, altri crediti, altri crediti per attività correnti in crediti verso altri, voce C76;  Titoli imputati in C85;  Patrimonio netto + patrimonio di terzi;  Riserve al netto dell’utile d’esercizio;  Prestiti obbligazionari e altre passività non correnti  la prima parte tutta ad “obbligazioni”(voce C136), tutto il resto tranne “Debiti e finanziamenti verso banche”(che ho imputato in Deb v/banche oltre 12mesi, voce C145) in “ Altri debiti, oltre 12mesi”(voce C185);  Altri debiti finanziari: in Debiti verso altri entro i 12 mesi (personale+agenti+debiti per contributi non ancora ricevuti + imposta di fabbricazione sull’alcool + altri);  Debiti verso controllate per iva gruppo in “debiti verso controllate”;  IVA + ritenute e tasse in “debiti tributari”;  Attività non correnti destinate alla vendita in “immobilizzazioni finanziarie- Altri titoli” voce C85;  Differenza poco significativa con il totale delle attività imputata a “crediti verso altri”;  Differenza poco significativa con il totale delle passività imputata a “debiti verso altri, oltre 12 mesi”; 2. CONTO ECONOMICO  Costo del venduto: costi per lavorazioni esterne + costi variabili di trasporto + utenze + altri costi in “oneri diversi di gestione, voce C27”;
  • 25.  Costo del personale  da nota integrativa : salari e stipendi in C14; oneri sociali in C15; tutto il resto in “altri costi” C18.  Ammortamenti come da nota integrativa: suddivisione in materiali, immateriali, ed altre immobilizzazioni, voci C20,21,22;  Pubblicità e promozioni + servizi,consulenze in costi per servizi, voce C11;  La differenza viene sommata/detratta ad “oneri diversi di gestione per far quadrare il Risultato Operativo;  Proventi/oneri non ricorrenti --- quota di utile/perdita di società valutate col metodo del patrimonio netto --- proventi/oneri per opzioni  queste tre voci costituiscono proventi ed oneri straordinari;  Altri oneri e differenze su cambi imputate (negativamente in tutti e 3 gli esercizi) a “Utile/perdite su cambi” voce C37;  Interessi bancari attivi e altri proventi in “proventi diversi dai precedenti” voce C35;  Interessi passivi (tutti) + oneri finanziari + effetti + spese bancarie in “interessi ed altri oneri” C36; 3. STATO PATRIMONILE FUNZIONALE  Per l’OK della cella F48  altri debiti dello SP suddivisi in egual misura per tutti e 3 gli anni tra “altri debiti commerciali” ed “altri debiti diversi”;  Per l’OK della cella F68  ho inserito i “crediti tributari” ed i “crediti verso imprese collegate entro i 12 mesi”.
  • 26. CONCLUSIONI: I risultati conseguiti in questi 3 anni confermano l’estrema solidità del Gruppo Campari, in virtù del più che soddisfacente andamento delle principali combinazioni prodotto-mercato, che beneficiano dei significativi investimenti, da un lato in pubblicità e promozioni e del altro in nuove strutture distributive. In particolare, dal 2010, nonostante il materializzarsi di un inaspettato e repentino deterioramento del livello di fiducia nei mercati dei capitali in relazione alla sostenibilità del debito in alcuni importanti paesi con conseguenti negative ripercussioni su clienti e consumatori finali, il Gruppo ha confermato la buona progressione di risultato ottenuti in questi 3 anni ( 2010 – 2011 - 2012), mantenendo peraltro una buona disciplina nella gestione del credito. I risultati di vendita del 2012, per quanto complessivamente soddisfacenti, appaiono indubbiamente meno brillanti rispetto a quelli conseguiti negli anni precedenti, per via di circostanze specifiche, che hanno negativamente condizionato la performance del Gruppo in mercati rilevanti. In particolare, in Italia, a causa dell’attuazione di dolorose misure di contenimento del debito pubblico, si è registrato un brusco e significativo deterioramento della spesa da parte dei consumatori; nel resto dell’Europa occidentale il clima di fiducia è rimasto per tutto l’anno a livelli molto bassi e in Brasile la contrazione dei consumi indotta da un eccessivo ricorso all’indebitamento da parte dei consumatori non si è totalmente riassorbita nel corso del 2012. Al contrario, altri mercati importanti per il Gruppo, tra i quali l’Australia, gli Stati Uniti e la Russia, hanno sfruttato al meglio sia una congiuntura economica meno penalizzante che la forte potenzialità dei brand del Gruppo, riportando globalmente risultati superiori alle aspettative. In Argentina, in un contesto macroeconomico complesso, il Gruppo è riuscito a conseguire risultati di vendita molto importanti, in virtù dell’ottimo stato di salute delle marche principali. Può quindi essere giudicata positivamente la scelta strategica di investire non solo nell’acquisto e/o sviluppo di marche ad elevato potenziale di crescita, ma anche nella creazione di organizzazioni commerciali in mercati caratterizzati da elevati tassi di crescita attesi (quali per esempio Australia, Russia, Argentina e Messico). Nel triennio considerato l’andamento del core business aziendale risulta essere molto positivo. L’azienda risulta gestire in modo efficiente i propri investimenti in quanto riesce a contenere l’incidenza del costo dell’indebitamento e limita anche il ricorso a capitale di terzi. La liquidità è assorbita dall’acquisizione di marchi, immobilizzazioni materiali e immateriali.