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OSSERVATORIO NAZIONALE SULL’AMIANTO
ONA Onlus
Atti della
Prima Conferenza Regionale
Regione Abruzzo
Contro l’amianto
Vasto, 27 settembre 2014
Politeama Ruzzi
©Osservatorio Nazionale sull’Amianto – ONA Onlus
Proprietà letteraria riservata
ISBN 978-88-99182-00-7
Osservatorio Nazionale sull’Amianto – ONA Onlus
Via Crescenzio, 2 – 00193 – Roma
http://osservatorioamianto.jimdo.com/
Email osservatorioamianto@gmail.com
Le fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% del volume.
Sono vietate in tutti i Paesi la traduzione, la riproduzione, la memorizzazione elettronica e l’adattamento,
anche parziali, con qualsiasi mezzo effettuate, per finalità di carattere professionale, economico o
commerciale o comunque per uso diverso da quello personale senza la specifica autorizzazione dell’Editore.
Atti della
Prima Conferenza Regionale
Regione Abruzzo
Contro l’amianto:
un secolo di storie e di lotte
Vasto, 27 settembre 2014
Politeama Ruzzi
Tutti i diritti sono riservati a norma di legge e delle convenzioni internazionali
Prima edizione: 31 gennaio 2015
ISBN 978-88-99182-00-7
Organizzazione del Convegno
Comitato Scientifico
Ezio Bonanni
Presidente ONA Onlus
Luciano Mutti
Presidente GIMe – Gruppo Italiano Mesotelioma
Direttore Dipartimento ONA per la Ricerca e Cura del Mesotelioma
Lory Santarelli
Professoressa di Medicina del Lavoro Università Politecnica delle Marche Ancona
Giancarlo Ugazio
Presidente GRIPPA – Gruppo di Ricerca per la Prevenzione della Patologia Ambientale Coordinatore
Dipartimento ONA per le Patologie Ambientali
Segreteria Organizzativa
Anna Corbi
Carmela Grippa
Atti a cura di
Lorenza Fiumi
Ricercatore CNR – INSEAN – IIA - Membro Comitato Tecnico Scientifico ONA
Michele Rucco
Segretario Generale ONA Onlus
Hanno contribuito
Paola Ceccarel
Coordinatore Comitato ONA Valbormida
Carlo Meoni
Tecnico CNR - INSEAN -- IIA
Grafica
Marco Vinicio Zonin
Architetto
Programma dei lavori
del 27 settembre 2014
Politeama Ruzzi – Vasto (CH)
Presiede Presidente Osservatorio Nazionale sull’Amianto
Modera la giornalista
►
Amianto e lobby criminale
Presidente Osservatorio Nazionale sull’Amianto.
pag. 1-4
►
L’aumento esponenziale dei casi di mesotelioma e delle altre
patologie asbesto-correlate ed il ruolo dell’ONA. La ricerca sul
mesotelioma pleurico: dal laboratorio alla pratica clinica.
Prof. Luciano Mutti, Componente del Comitato Tecnico Scientifico e
Direttore del Dipartimento terapia e cura del mesotelioma dell’Ona
onlus. Presidente del Gime. Professore di ricerca sul cancro e oncologia
della Salford University di Manchester.
«S.O.S. Salute Pubblica: Patologie da esposizione lavorativa e/o
ambientale ad asbesto. Metodo diagnostico non invasivo e
trattamen ti di dep urazion e con sos tanze naturali»
Prof. Giancarlo Ugazio già Professore Ordinario di Patologia Generale
nella Scuola Medica dell’Università di Torino; Presidente
dell’Associazione G.Ri.P.P.A.; componente del Comitato Tecnico-
Scientifico dell’ONA.
►
Il ruolo dell’ONA: dalla denuncia alla proposta
Dott. Michele Rucco, Segretario Generale ONA.
►
Come trasformare il problema dell’amianto in risorsa
Arch. Giampiero Cardillo, Gen. CC in congedo, componente Comitato
Tecnico Scientifico e coordinatore del Dipartimento Progettazione per la
Pianificazione e lo Sviluppo del Territorio.
pag. 5-11
Aspetti sanitari e ricerca medica nelle patologie asbesto correlate
Prof. Lory Santarelli, Dipartimento di scienze molecolari e cliniche
Università Politecnica della Marche.
Componente del Comitato Tecnico Scientifico dell’Ona.
(Parte Prima)
(Parte Prima)
►
Situazione Amianto nella Regione Abruzzo
Arch. Pietro Smargiassi, Consigliere Regionale del M5S.
pag. 12-15
►
Situazione amianto a L’Aquila
Dott. Massimo Lombardo.
►
Nuovo sistema trattamento rifiuti contenenti amianto
Dott. Riccardo Tagliapini, Coordinatore ONA Marche.
►
Informazioni per le Attività sul Territorio dell’ONA con uno
sportello tecnico per il cittadino
P.I. Franco Aldo Cucinieri – ENEA.
pag. 16-18
►
L’amianto in Abruzzo. Territorio, Edifici Pubblici, scuole, asili
nido, università, e la risposta delle Istituzioni
Sen. Gianluca Castaldi, membro della Commissione Industria, Commercio
e Turismo del Senato M5S.
►
Legislazione Europea relativa all’amianto
On. Daniela Aiuto, portavoce al Parlamento Europeo del Movimento 5
Stelle.
►
L’azione del Pubblico Ministero per la interdizione e repressione
del crimine ambientale e dei reati legati all’utilizzo dell’amianto
Dott. Maurizio Ascione, Sostituto Procuratore della Repubblica di
Milano.
pag. 19-25
Conclusioni
Avv. Ezio Bonanni, Presidente Osservatorio Nazionale sull’Amianto.
(Parte Prima)
(Parte Prima)
(Parte Prima)
Appendice 1
PRESENTAZIONI E SLIDES
Presentazione della Conferenza
►
Avv. Ezio Bonanni
Prof. Luciano Mutti
►
Prof: Giancarlo Ugazio
►
Dott. Michele Rucco
►
Arch. Giampiero Cardillo
►
Prof. Lory Santarelli
►
On. Daniela Aiuto
►
P.I. Franco Aldo Cucinieri
(Parte Seconda)
(Parte Seconda)
(Parte Seconda)
(Parte Seconda)
(Parte Seconda)
(Parte Seconda)
(Parte Seconda)
(Parte Seconda)
(Parte Seconda)
Appendice 2
►
Ministero Ambiente: Stato delle procedure per la bonifica di aree
contaminate
►
Legambiente - Bonifiche dei siti inquinati: chimera o realtà?
Giuliano Bugani e Daniele Marzeddu - H2A. L’acquedotto in amianto
►
Beppe Grillo – Videomessaggio
Intervista on. Pietro Smargiassi, M5S
Rassegna Stampa
►
Locandina e Manifesto
►
Comunicato stampa conclusivo
►
(Parte Terza)
(Parte Quarta)
(Parte Quarta)
(Parte Quarta)
(Parte Quarta)
(Parte Quarta)
(Parte Quarta)
(Parte Quarta)
Relazioni
1° Conferenza Regionale Abruzzo “Contro l’Amianto”
Politeama Ruzzi - Vasto 27 settembre 2014 1
“Amianto e lobby criminale”
Avv. Ezio Bonanni
Presidente Osservatorio Nazionale sull’Amianto
Buongiorno a tutti.
Sono lieto di essere qui, oggi, insieme a voi e vi ringrazio dell’invito in questa
meravigliosa città ricca di storia, con le sue chiese ed i suoi campanili, e di bellezze
naturali e paesaggistiche, nel mare e nelle colline.
Tornando al tema che mi è stato assegnato “Amianto e lobby criminale” non posso non
evidenziare come siano noti a tutti gli effetti patogeni e cancerogeni di tutte le fibre di
amianto per la salute umana.
Tuttavia, solo alcuni Stati ne hanno imposto il divieto di utilizzo, altri lo hanno solo
limitato, mentre c’è chi lo estrae e lo esporta (Canada) e chi ne permette la produzione,
che è pari a più di 2milioni di tonnellate ogni anno (come Cina, Russia, India, etc.), per
di più in assenza di misure di precauzione per i lavoratori e di salvaguardia per i
consumatori, che spesso ne sono del tutto ignari.
Ancora oggi più di 150milioni di lavoratori sono esposti ad alte dosi di fibre di amianto,
privi di informazione e formazione e di adeguati sistemi di protezione.
Ogni anno perdono la vita più di 100mila persone, di cui più di 5mila solo in Italia, in
seguito alle patologie asbesto correlate e non saranno le ultime vittime, sia per i tempi di
latenza, che per future esposizioni.
L’amianto, nel nostro Paese, è stato messo al bando con la legge 257/92 che ne ha fatto
divieto di utilizzo, eppure ci sono ancora 40milioni di tonnellate di materiali che lo
contengono e che contaminano gli ambienti di vita e di lavoro, prolungando le
esposizioni.
Solo evitando future esposizioni ad amianto si potrà mettere fine alla epidemia in corso,
e presuppone la messa al bando dell’amianto in tutto il pianeta, che costituisce il fine e
l’impegno dell’Osservatorio Nazionale Amianto.
E’ un lunga battaglia che si protrae da più di un secolo.
Già nel 1906, il Tribunale di Torino dichiarava nocive le lavorazioni dell’amianto per la
salute umana e la sentenza veniva confermata l’anno dopo dalla Corte di Appello di
Torino.
Indice
1° Conferenza Regionale Abruzzo “Contro l’Amianto”
Politeama Ruzzi - Vasto 27 settembre 2014 2
Scienziati italiani, tedeschi e statunitensi e anche di altri paesi, confermarono, con
tecnica sperimentale moderna, gli effetti patogeni e cancerogeni dell’amianto sulla
salute umana, anche se spesso le lobby sono riuscite ad evitare la diffusione di questi
risultati (D. E. Lilienfeld “The silence: the asbestos industry and early occupational
cancer research--a case study”; Herbert K. Abrams “Some Hidden History of
Occupational Medicine”).
In Italia, nel 1941, la Corte di Cassazione ha confermato le sentenze di condanna al
risarcimento dei danni subiti dalle vittime dell’amianto e, con legge 455/1943,
l’asbestosi è stata indennizzata come malattia professionale.
I produttori dell’amianto avevano dato origine, sul finire degli anni ’20, alla SAIAC
(International Asbestos cement company), sotto la guida di Max Schmidheiny, per
mettere in atto la loro politica cosiddetta “difensiva”, tesa a negare la pericolosità
dell’amianto.
Negli anni ’50, anche grazie alle pubblicazioni di Richard Doll, e di J.C. Wagner, e nel
1964, in seguito ai risultati della Conferenza Internazionale sugli effetti biologici
dell’asbesto, che si tenne presso la New York Academy of Sciences, presieduta dal Prof.
Irving Selikoff, le cui tesi sugli effetti cancerogeni dell’amianto anche a basse dosi,
vennero unanimemente condivise, e universalmente accettate, con la conseguenza che
fossero da evitare tutte le esposizioni.
La lobby dell’amianto cercava comunque di occultare i danni che l’amianto crea alla
salute umana e almeno in Italia questo tentativo riuscì fino a quando nel 1992 l’amianto
venne definitivamente bandito.
Stephan Schmidheiny, nel Dicembre del 1976, ha organizzato a Neuss una riunione di
dirigenti eternit e scienziati che facevano parte del suo centro studi, ai quali dette delle
direttive precise: “Dissociarsi in ogni discussione dal pensiero del Dott. Selikoff ed
evitare di citarlo; Fare sempre riferimento alle fibre respirabili”; non informare
lavoratori e cittadini del rischio amianto e negarne ogni effetto dannoso per la salute
umana.
La SAIAC (International Asbestos cement company), attraverso l’Assocemento è
riuscita ad evitare che in Italia fossero introdotti limitazioni all’utilizzo dell’amianto,
come risulta dal verbale del 17.11.1978, nel quale si legge: “Il dott. A. della
Confindustria è intervenuto sull’ENPI per rallentare l’emissione di normative sui limiti.
Il dott. M. dell’Enpi ha aderito a tale sollecitazione”.
Stephan Schmidheiny è stato sottoposto a processo penale e condannato in primo e in
secondo grado, ad una pena di 18 anni di reclusione.
Nel mese di novembre la Corte di Cassazione si pronuncerà in maniera definitiva.
Nel corso del giudizio, ho evidenziato come, a mio modesto avviso, per quanto emerso
nel corso del dibattimento, potesse ipotizzarsi il reato di omicidio volontario.
In quell’occasione, il procuratore Dott. Guariniello non sembrava aver condiviso questa
mia richiesta, mentre invece sembra che egli la possa accogliere.
Siamo dunque riusciti parzialmente, ma con determinazione, ad ottenere alcuni
importanti risultati: nella ricerca scientifica, con diagnosi precoce e cura per chi è
ammalato o rischia di ammalarsi; abbiamo fatto punire molti responsabili,
criminalmente consapevoli del danno reale inflitto ad intere popolazioni e ottenere
1° Conferenza Regionale Abruzzo “Contro l’Amianto”
Politeama Ruzzi - Vasto 27 settembre 2014 3
risarcimenti del danno per molte persone e loro familiari colpiti da questa guerra senza
pietà; abbiamo chiuso molte fabbriche di morte nel mondo.
Ma non siamo che all’inizio di questa battaglia.
La finanziarizzazione dell’economia globalizzata, le ripetute crisi, hanno prodotto la
deindustrializzazione di alcune nazioni manifatturiere, e minori risorse economiche,
competenze tecniche e scientifiche, che sarebbero state utili per migliori condizioni di
sicurezza nella gestione e rimozione dell’amianto.
La criminalità organizzata, anch’essa globalizzata, in alcune regioni, che spesso non
coincidono con quelle amministrate dagli Stati, ha occupato il settore industriale delle
bonifiche, e getta ed occulta veleni, corrompendo e intimidendo anche soggetti pubblici
e privati, con enormi fatturati.
Le pianificazioni statali, anche quelle sostenute da organizzazioni sovrannazionali (es.
U.E.) non sono state efficaci.
Recentemente il piano nazionale amianto dello Stato Italiano, varato in fretta e senza
adeguata preparazione tecnica e finanziaria, non ha avuto attuazione.
L’Osservatorio Nazionale Amianto ha elaborato un piano alternativo, sulla base dei
seguenti principi:
I) prevenzione primaria: evitare ogni fonte di esposizioni ad amianto, anche
crisotilo, per sconfiggere le patologie asbesto correlate;
II) prevenzione secondaria: sorveglianza sanitaria, diagnosi precoce e intervento
terapeutico tempestivo in caso di patologia;
III) prevenzione terziaria: indagini epidemiologiche, interdizione delle condotte
dannose e pericolose, repressione del crimine e risarcimento per le vittime.
Questo piano è già operativo, grazie alla mobilitazione dei cittadini e di scienziati e
professionisti indipendenti.
Il Governo italiano non ha inteso sostenere l’iniziativa.
È necessario moltiplicare centri di attività complessa, per lo studio e la ricerca
scientifica, ma anche per azioni concertate sul fronte politico istituzionale e giudiziario,
e per la promozione di progetti di bonifica territoriale, come è oggi l’ONA per l’Italia, e
come lo è anche per la Regione Abruzzo, e ciò anche grazie all’impegno di tutti voi, del
Comitato di Vasto, come del Movimento 5 Stelle che ha inteso sostenere
l’organizzazione di questa conferenza.
Solo così si possono produrre coordinati protocolli programmatici comuni di attività
positive, con sostenibilità e convenienza economica maggiore di quella che ha
determinato la pratica diffusa dell’inquinamento delle nostre terre e non solo a causa
dell’amianto.
Interi territori hanno perso il loro valore economico per via dell’inquinamento e quindi
occorre ripartire con progetti di bonifica della terra inquinata con incentivo
all’investimento, per creare nuova bellezza, nuova economia e profitto lecito.
Verrebbe così prodotta una ricchezza di quella maggiore che fu prodotta dall’attività
criminale che ha avvelenato territori sani.
1° Conferenza Regionale Abruzzo “Contro l’Amianto”
Politeama Ruzzi - Vasto 27 settembre 2014 4
Ci sono esempi positivi, come quello della Valle della Ruhr, in Germania, e molte altre
realtà ci indicano questa strada, nel nostro impegno sussidiario, il solo che ristora
l’azione virtuosa e colossale di valorizzazione del terreno avvelenato e compromesso.
Il problema deve essere risolto attraverso un’azione generale di valorizzazione dei
territori vivi e morti.
L’azione di solo disinquinamento è una strada sbagliata, perché non ci sarebbero risorse
sufficienti e si rischierebbe di favorire le organizzazioni criminali e gli stessi
inquinatori.
Occorre invece lo sviluppo che “implichi” il disinquinamento totale per la contestuale
creazione di valore sul territorio ora inquinato.
È necessario quindi un articolato coinvolgimento di tutte le forze sane, anche di
imprenditori, più forti e più ricchi di quelli che hanno tratto e traggono vantaggio
nell’avvelenarci la vita.
Dobbiamo cercare e trovare alleati per vincere definitivamente questa battaglia che è di
civiltà e giustizia.
Anche ambienti economici e finanziaria apparentemente oggi ostili potrebbero decidere
di investire, se saremo in grado di offrire loro progetti concreti fondati su una idea
diversa di fare profitto.
Tranne i criminali organizzati non si può escludere nessuno.
Come gli Italiani sanno che esistono altri Adriano Olivetti nel mondo dell’industria, altri
Jean Monnet nel mondo della politica globale, altri Luigi Sturzo, come politici di
riferimento, anche in ogni altra Nazione sono certo che si possano individuare
personalità portatrici di interessi non solo distruttivi.
I grandi progetti dovranno essere fonte di produzione del bello e dell’utile, del buono e
del bene comune.
È stato fatto.
È difficile.
È possibile.
Grazie dell’attenzione.
Inizio Testo
1° Conferenza Regionale Abruzzo “Contro l’Amianto”
Politeama Ruzzi - Vasto 27 settembre 2014 5
CometrasformareilproblemaAmiantoinrisorsa:combattereilmale
costruendoilbene,sturzianamente.
Arch. Giampiero Cardillo
Generale in congedo dell’Arma dei Carabinieri,
Coordinatore del Dipartimento Proposte e sviluppo per il risanamento e la valorizzazione del territorio
dell’Osservatorio Nazionale sull’Amianto – ONA Onlus
e-mail: cardillo.giampiero@gmail.com
L'ONA, come avete potuto constatare, ha fatto un percorso, ha camminato per anni, con tenacia e
coraggio, per i sentieri impervi della lotta al crimine industriale e finanziario.
Ha lottato contro la latitanza della scienza ufficiale e delle istituzioni sanitarie pubbliche rispetto
all'aggressione mortale di un elemento, sì naturale, ma che fu portato dall'industria, all'inizio
inconsapevolmente e in seguito criminosamente, in modo massiccio e diffuso, a contatto con la
popolazione, spacciandolo per inerte e non dannoso, fino a essere presente ancor oggi, in una
grandissima varietà di prodotti e forme, troppo vicine alle nostre case, ai nostri polmoni, ai nostri
visceri indifesi.
L'ONA ha lottato tenacemente nelle piazze, nei Tribunali e nei Ministeri perché all'amianto
accumulato nei decenni, inconsapevolmente e consapevolmente, non fosse consentito aggiungerne
altro, ancora prodotto o tollerato in molte parti del mondo, laddove una coraggiosa ONA non ha
agito o potuto agire.
L'ONA ha lottato, senza dare quartiere, contro coloro che hanno tentato di sminuire, fino a
ieri, i risultati scientifici che dimostravano la pericolosità dell'Amianto in tutte le sue forme
commerciali.
L'ONA si è fatto carico della stimolazione, per via giudiziaria, dell'interdizione continua di
quanti ancora avvelenano le nostre vite e non provvedono, laddove si possa provvedere con ogni
urgenza, a contenere ed eliminare il rischio per noi, i nostri figli e nipoti.
L'ONA si è fatto carico del sostegno concreto a quanti sono stati colpiti dal male procurato
dall'Amianto, stimolando il SSN ad assisterli e la Previdenza a risarcirli.
Diecimila coraggiosi, determinati, ma non disperati, sono stati una forza che ha scardinato
resistenze, inefficienze e pigrizie granitiche nelle Private e nelle Pubbliche amministrazioni.
Questi uomini e queste donne, determinati e generosi, non hanno intenzione di fermarsi alla
denuncia, al sostegno della scienza impegnata e dei magistrati solerti, che sono stati co-
protagonisti di questa battaglia per la vita.
Indice
1° Conferenza Regionale Abruzzo “Contro l’Amianto”
Politeama Ruzzi - Vasto 27 settembre 2014 6
Questi uomini e queste donne, determinati e generosi, non hanno intenzione di fermarsi alla
denuncia, al sostegno della scienza impegnata e dei magistrati solerti, che sono stati co-
protagonisti di questa battaglia per la vita.
Ed è perciò che, anche in occasioni come questa, l'ONA apre un altro "fronte" di battaglia: la
definitiva soluzione territoriale del problema dell'Amianto, contenuto, disperso e occultato
attorno a noi.
Si tratta di un problema di immense dimensioni. Non solo l'Amianto è contenuto, disperso e
occultato in grandissima quantità, ma, rispetto ad altri inquinanti, anche più terribili, è presente in
gran parte della superficie dello Stato: campagne, acque interne e catturate comprese e non solo in
quel 3% del territorio censito come gravemente inquinato da numerosi veleni.
Per il solo Amianto censito, presente ancora nei siti ove fu installato e non allontanato (perciò si
spera correttamente trattato e inertizzato temporaneamente) si ricordano le battaglie innescate
dall'ONA per singoli "contenitori": scuole, ospedali, caserme, velivoli, navigli, treni, edifici di
pubblica riunione.
Qualcosa è stato fatto, ma la soluzione è lontanissima da venire. Conservarlo ancora in situ costa e
costerà sempre di più. Allontanarlo significa impiegare nel tubo rotto degli appalti pubblici risorse
immense di cui non si dispone.
Per l'Amianto accumulato in discarica, contenuto in sacchi appropriati e sigillati, la cernita per il
definitivo trattamento può essere possibile, all'interno di piani di mitigazione del rischio e di
bonifica del territorio per il suo riuso, liberato dalla concentrazione, seppur controllata, di tutti i
micidiali veleni di cui è stata rilevata la presenza.
Per tutto quello che è disperso e occultato il problema si pone in tutta la sua drammatica
complicazione. Il Dlgs 152/06 e successive modificazioni e integrazioni, seppur recentemente
semplificato, pone la necessità di una riflessione metodologica.
Vi leggo, se avrete pazienza, una "situazione" narrata dal Presidente della Commissione
parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti
ambientali ad esse correlati, nonché autorevole componente della VIII Commissione
Ambiente della Camera, Alessandro Bratti (allegato n.1 in calce alla presente).
Ho qui con me anche uno studio recentissimo particolareggiato di Legambiente "BONIFICA
DEI SITI INQUINATI: CHIMERA O REALTÀ?", reperibile al link
http://www.popolariliberieforti.it/dossier_legambiente_-_le_bonifiche_in_italia_2014_0.pdf
(N.D.C.: il documento viene fornito in allegato alla presente pubblicazione).
Se avrete la costanza di leggerli e di sommarne le risultanze, vi accorgerete che siamo di
fronte a un disastro senza apparenti e concrete prospettive di soluzione.
Occorre chiedersi: "può una pianificazione e una programmazione tradizionale, quella che
discende da leggi e regolamenti Statali e Regionali, affrontare un aggrovigliato intreccio
burocratico e tecnico, con complicanze scientifiche e legali, che si presentano alla catena
tecnico- burocratica ogni volta che si mette mano ad uno dei 39 SIN e alle altre migliaia di
ettari inquinati non solo di Amianto?" (per un approfondimento, vedere allegato n. 3 in calce alla
presente).
1° Conferenza Regionale Abruzzo “Contro l’Amianto”
Politeama Ruzzi - Vasto 27 settembre 2014 7
Per ammissione stessa degli addetti ai lavori più qualificati e di livello più alto, i risultati non ci
sono. Il sistema, per quanto lo si voglia "semplificare", in quanto "necessario" iter burocratico, porta
troppo spesso in tribunale i protagonisti dell'azione sul territorio.
Si ha la sensazione è che si stia svuotando il mare con un cucchiaio. Le risorse sono limitate, gli
organismi pubblici e privati sono privi della capacità tecnica progettuale, ma sono impiegati
comunque lungo l'iter approvativo e di vigilanza: si riverbera, così, sulle bonifiche tutta la
incapacità strutturale del nostro apparato nazionale, pubblico e privato, che è alla base del
fallimento totale del sistema degli appalti e delle concessioni, comprese le più aggiornate formule di
Partenariato. Tutto ciò opprime e rovina questo Paese boccheggiante, incapace di spendere, anche
se in possesso di risorse ancora ingenti, sebbene insufficienti.
Eppure una via d'uscita c'è. Germania, Francia, Spagna e Stati Uniti hanno dimostrato che di fronte
a tanta difficoltà e complessità si può opporre un "procedimento olistico", il più lontano possibile
dal modus operandi consolidato nei decenni del "piano nazionale" e/o "regionale" finanziato e
attuato lungo le vie accidentate della burocrazia ordinaria e straordinaria. È dimostrato dai fatti e dai
tribunali che, anche dove si sia tentato di accorciare i tempi, di unificare le responsabilità in capo a
"consoli" provvisori e "commissari straordinari", sempre poco di realizza e sicuramente si finisce in
tribunale. Il cane si morde la coda due volte: se lasci più gradini di "controllo dei controllori", non
concludi nulla. Se liberi il cammino da ostacoli di controllo, riduci il tasso di onestà delle operazioni
e tutto si ferma in tribunale.
Che fare allora?
Basta copiare da chi aveva lo stesso tasso di complessità da affrontare e la stessa ruggine negli
ingranaggi. Ho illustrato più volte, e non sono stato il solo a farlo, quello che è accaduto in soli dieci
anni dal 1989 al 1999, nella intera, immensa valle della Ruhr. Dall'inferno al paradiso con 3,5
miliardi in piccola parte pubblici; 350 milioni l'anno, non solo per bonificare, ma per costruire
un angolo di mondo dove qualsiasi tedesco vorrebbe vivere, partendo da una fogna a cielo
aperto, da un sistema di spesa inutilizzabile, da disperata disoccupazione al 16 %, da conflittualità
intergovernativa e interregionale altissima, da degrado sociale e alta corruzione politica e
amministrativa.
Un territorio immenso con 5,3 milioni di abitanti e 53 città e contrade, con siti importanti come
Dortmund a ovest, Duisburg a est, Essen al centro, che nel 2010 è stata addirittura selezionata come
Cultural City of Europe, dopo la "bonifica”. Niente male per una ex fogna. (per un
approfondimento, vedere allegato n. 4 in calce alla presente)
Stesso miracolo è accaduto a Pittsburg negli USA, divenuta sede di Google e di un Medical Centre,
con decine di migliaia di addetti, poi sede, addirittura, di un G20 (vi ricorda nulla?). La stessa cosa
capitata a Metz in Francia e a Bilbao in Spagna.
Di se stessi i tedeschi raccontano di aver forzato la loro natura rigorista e di aver abbracciato un
METODO OLISTICO al posto del tradizionale Stategic Plan.
Un concetto nuovo di strategia aperta, dove il piano impara dai progetti e non viceversa.
Un metodo dove l'intero è superiore alla somma delle sue parti.
Visione, pragmatismo e leadership al comando.
Progetti di altissima qualità prodotti attorno alle potenzialità del territorio e agli assetti
possibili.
1° Conferenza Regionale Abruzzo “Contro l’Amianto”
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Coraggio nello sperimentare e rischiare che il bello, il nuovo, il difficile e la qualità avrebbero
impedito l'intrusione di delinquenti e speculatori senza idee e privi di struttura operativa, evitando
anche la presenza di produttori di operazioni solo finanziarie, senza un contenuto manifatturiero e
altamente innovativo.
Una mostra di architettura, l'IBA come fulcro culturale NON burocratizzato, al centro della vicenda.
Il sostegno sussidiario della Regione Nordrhein-Westfalen che ha “rivoluzionato la Mostra
Internazionale di Architettura (IBA) trasformata in una società privata, che vedeva nel suo consiglio
d'amministrazione importanti esponenti della politica, dell'economia, dei sindacati e delle
associazioni ambientaliste. Il Comitato di coordinamento presieduto dal Ministro dell'Urbanistica, e
dei Trasporti e composto dai rappresentanti della Regione, dei Comuni, degli Ordini professionali e
da singoli architetti, ingegneri, paesaggisti, artisti e naturalisti. La Ruhr insegna che coordinare
diversità come queste non è né complicato, né costoso; il personale, dipendente dalla S.r.L. IBA,
non supera i trenta membri, dal momento che comprende un direttore esecutivo e solamente sei
direttori scientifici part-time. Se analizzassimo i costi di gestione ci accorgeremmo che in Italia,
con le discutibili parziali operazioni di bonifica realizzate, spendiamo molto di più, senza
raggiungere risultati soddisfacenti" (notizie raccolte da Alessandro Marescotti per Peacelink in
"Quando la volontà collettiva diventa un progetto, 2012). Un sistema che ha lasciato libertà di
progetto a un gruppo di esperti entusiasti. Un ente regionale che ha iniziato le operazioni
acquistando i terreni più inquinati, che poi ha rivenduto con profitto.
Il risveglio di forze culturali ed economiche sopite della regione e anche delle regioni vicine (a sud
c'è Düsseldorf), per passare dal concetto di salvaguardia a quello di promozione del paesaggio.
Una rivoluzione concettuale e culturale che dissolva ostacoli burocratici, personalismi,
interessi illegittimi, che coinvolga entusiasticamente solo chi è in grado di esprimere mestiere e
professione ai massimi livelli. Questo taglia fuori tutti coloro che sanno solo far finta di fare
per lucrare indegnamente e illegittimamente su quelle "operazioni" che non saranno mai
"progetti" concreti.
Direte: ma quelli sono tedeschi! Noi non abbiamo tradizione, né esempi da seguire.
Eppure non è così.
Il novecento industriale e amministrativo italiano rifulge di esempi luminosi, poco praticati da
quella Storia addomesticata, che si studia a tutti i livelli scolastici ed extra-scolastici. Ma i
documenti ci sono e pure chi li conserva.
Don Luigi Sturzo, pro-sindaco di Caltagirone per 20 anni, all'inizio del secolo passato, rivoluzionò
i rapporti burocratici tra centro e periferia, liberando forze economiche che a loro volta liberarono e
bonificarono dalla fame il suo territorio e quelli circostanti. Disegnò logisticamente le linee di
sviluppo futuro della sua cittadina e suscitò nuove aggregazioni civili-economiche- finanziarie,
alternative alle esistenti (creò Banche popolari, cooperative, Società di mutuo soccorso e di gestione
di servizi). Disegnò un futuro ancora possibile della centralità comunale e intercomunale (l'ANCI,
l'associazione fra i Comuni che ancora oggi esiste, ma opera con difficoltà) quale punto
amministrativo eminente per lo sviluppo del territorio. Coniò il sostantivo "Incivilimento" al posto
dello "sviluppo", quest'ultimo inteso sempre in senso quantitativo, per affermarne l'appartenenza
del progresso integrale della persona all'azione delle forze evidenti e in nuce del territorio,
lavorando per obiettivi come il bello, l'artistico, il buono, il condiviso, con "la persona al
centro". Tutto il resto è apparso all'orizzonte del possibile come default di quella azione umanistica,
così come puntare sull'incivilimento del territorio significa ottenere per default anche il suo
risanamento ambientale.
1° Conferenza Regionale Abruzzo “Contro l’Amianto”
Politeama Ruzzi - Vasto 27 settembre 2014 9
La nuova politica, la nuova amministrazione, i progetti grandi di incivilimento del Territorio,
partono da questi presupposti.
I grandi obiettivi di benessere collettivo si raggiungono solo così: alzare l'asta del salto in alto
nella civiltà elimina tutti gli incapaci di buono, bello e, perciò, ricco per tutti.
Anche Adriano Olivetti ha bonificato dalla fame interi territori al nord e al sud d'Italia, puntando
su "progetti olistici" di una complessità inaudita, ingaggiando e "stregando" i migliori tecnici,
inventori, filosofi e anche poeti, che ha coinvolto, tutti, assieme alle popolazioni, nella produzione
del benessere collettivo. Profitti, macchine da scrivere, invenzioni singolari come il computer,
profitti industriali ragguardevoli, vennero fuori per default.
Sturzo e Olivetti (proprio come i tanti Brunello Cucinelli anche oggi) fanno paura da vivi e da
morti, proprio come e per quanto terrorizzano e disarticolano con la loro efficienza e creatività gli
apparati pubblici e privati di oggi e di allora, incastrati e divoratori di risorse e ricchezza.
Solo la morte ha potuto fermare tanta passione e intelligenza attiva, ma non ha impedito che altri ne
raccogliessero il testimone per continuare la battaglia per un mondo migliore.
Solo una ferrea, "omicida", diabolica alleanza trasversale di nemici buoni a nulla, ma capaci di
tutto, ha potuto celarne persino la memoria per farci dire: "noi italiani quello che hanno fatto i
tedeschi nella Ruhr non lo sapremmo fare!"
L'ONA potrebbe diventare l'IBA per questo territorio, se questo territorio saprà esprimere
vitalità e cultura del "saper fare bene il bene", con un "approccio alternativo alla
pianificazione, come raccomanda Karl Ganser, direttore dell'IBA.
Solo bonificare non basta, perché non è possibile finanziariamente e burocraticamente, sic stantibus
rebus.
E non solo perché il veleno che si riesce a togliere è sempre meno di quello che si aggiunge, ma
perché il risultato non poggerebbe sulle gambe dello sviluppo e dell'incivilimento, sul bello e
sul buono e, quindi, desiderabile, perciò su un valore accresciuto che ripaghi lo sforzo fatto.
Parlare di bonifica solamente dall'Amianto, perché l'ONA solo di Amianto tratta, non è ragionevole.
L'amianto convive con altri veleni e un territorio avvelenato anche da altro che non sia amianto è,
comunque, un territorio dove non si può e non si deve vivere.
Signore e signori, noi siamo al punto di affogare e non possiamo attendere la ciambella di
salvataggio "conforme alle norme" e timbrata in ogni sua parte. Non ci dobbiamo far distrarre da
offerte di ciambelle cinesi e di contrabbando, di tavolacci fradici che ci farebbero precipitare a
fondo. Occorre affrontare i flutti con coraggio e scoprire di saper nuotare e che c'è stato e c'è in
questo Paese, nella tempesta assieme a noi, chi sa insegnare rapidamente a nuotare, nascosto finora,
per non aver un posto nella scaletta di cartone della burocrazia legislativa e attuativa che ci rovina.
Il Centro di Comando e Controllo nella progettazione e nella costruzione olistica non risiede in
nessun "vertice". Sta al "centro" e non dispone che di "sapere e saper far bene il bene".
Il centro è il punto più vicino possibile a tutti, a quelli che sanno e sanno fare e a quelli che non
sanno e non sanno fare, ma che saranno comunque coinvolti. Nessuno verrà lasciato indietro, né si
potrà sottrarre al fascino del buono, del sano e del bello.
Per sé e per i suoi figli.
Grazie della cortese attenzione.
N.D.C.: il 29 settembre 2014 la presente relazione è stata pubblicata sul sito www.popolariliberieforti.it, al link :
http://www.popolariliberieforti.it/la-nostra-proposta/il-punto/item/come-trasformare-il-problema-amianto-in-risorsa-
combattere-il-male-costruendo-il-bene-sturzianamente.html
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All. n. 1:
Bonifiche e Terra dei Fuochi, situazione e prospettive
Nonsoloambiente ha avuto l’occasione di intervistare l’on. Alessandro Bratti, deputato del Partito
Democratico, Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse
al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati e componente dell’VIII Commissione
parlamentare (Ambiente, Territorio e Lavori pubblici). E’ inoltre membro del Comitato di Indirizzo
di RemTech (http://www.remtechexpo.com/it/) nonché relatore del convegno di apertura del
RemTech 2014 “Benchmarking sulle bonifiche in Italia, in Europa, nel mondo”. Ecco le sue
risposte:
Per iniziare, può darci un quadro dello stato dell’arte delle bonifiche nel nostro Paese?
È sempre necessario fare una distinzione fra i siti contaminati di interesse nazionale e gli altri, dei
quali, ad oggi, non esiste una situazione aggiornata. Dai dati del Ministero emerge che nei primi
sette mesi dell’anno, dal 1° gennaio al 1° agosto 2014 sono stati predisposti 62 decreti per progetti
di bonifica delle aree ‘SIN’: 51 di approvazione, 8 di autorizzazione avvio lavori, 3 di approvazione
dei progetti di dragaggio. Oltre il doppio, dunque, rispetto all’intero 2013, in cui i decreti erano stati
26 (11 di approvazione, 12 di autorizzazione avvio lavori e 3 di approvazione progetti di
dragaggio). Ancora più significativo è il confronto dal 2000 ad oggi: in questi primi sette mesi,
infatti, è stato predisposto il 23% della totalità dei decreti varati nell’intero periodo.
Sempre nei primi sette mesi dell’anno, si sono tenute 112 Conferenze dei Servizi (65 istruttorie e 47
decisorie, quasi una al giorno) nel corso delle quali sono stati esaminati progetti di interventi di
bonifica per circa 600 ettari. L’attività svolta ha consentito di completare la caratterizzazione in
alcuni SIN, di incrementare le percentuali sia delle aree a terra per le quali sono stati approvati
progetti di bonifica, sia delle aree liberate e restituite agli usi legittimi. La caratterizzazione è stata
completata per i SIN di Manfredonia; Cengio e Saliceto; Massa e Carrara; Balangero; Pieve
Vergonte; Sesto San Giovanni; Fidenza; Laguna di Grado e Marano; Cogoleto; Bari Fibronit;
Biancavilla; Livorno; Emarese; Broni; Gela e Pioltello – Rodano. Sono stati approvati progetti di
bonifica per la totalità delle aree di Cengio-Saliceto e Pieve Vergonte; per il 93% di Broni; per il
92% di Fidenza; per il 73% di Bari Fibronit; per il 55% di Venezia- Porto Marghera; per il 47% di
Sesto San Giovanni; per il 46% di Trento Nord; per il 40% di Emarese; per il 36% di Pioltello –
Rodano; per il 26% di Crotone; per il 24% di Napoli Bagnoli-Coroglio; per il 22% di Massa e
Carrara e Cogoleto; per il 16% di Napoli Orientale; per il 15% di Laguna di Grado e Marano
eTrieste; per il 13% di Priolo ed, infine, per il 12% di Brescia Caffaro. Infine, le aree liberate e
restituite agli usi legittimi sono circa 4.290 ettari: l’85% delle aree della Val Basento; il 19% di
Milazzo; il 18% di Manfredonia; l’11% di Crotone; l’8% di Fidenza; il 7% di Priolo, Taranto e
Trieste; il 6% di Sesto San Giovanni; il 5% di Venezia - Porto Marghera; il 4% di Piombino e Porto
Torres; il 3% di Laghi di Mantova e il 2% di Laguna di Grado e Marano.
In questo contesto qual è stata l’evoluzione della normativa di riferimento?
Nel D.l. 91 e in altri recenti provvedimenti del Governo sono stati introdotti percorsi di
semplificazione assolutamente interessanti per le imprese. Rimane la preoccupazione riguardo al
fatto che se da un lato si semplifica dall’altro non vi è un sistema dei controlli efficace ed efficiente.
A questo proposito come deputati di tutte le forze politiche chiediamo un impegno concreto al
Governo per licenziare il provvedimento sulla riorganizzazione delle Agenzie ambientali.
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Quali sono le prospettive future del mercato delle bonifiche?
La domanda posta in questo modo rischia di essere un po’ tendenziosa. Il mercato è sicuramente di
grande interesse se per mercato si intende l’applicazione di tecnologie innovative idonee a risolvere
i problemi. Quindi ritengo non si debba puntare tanto sullo spostamento di elevate quantità di
terreno da un sito ad un altro né tanto meno di investire in tecnologie costose che magari non
garantiscono la soluzione. Credo si debba andare sempre di più verso un approccio pragmatico
utilizzando tecnologie in situ.
La Terra dei Fuochi ha fatto esplodere mediaticamente la situazione, qual è la situazione
attualmente, cosa è stato fatto e cosa è ancora da fare?
Che in Campania ci fossero delle situazioni di grave inquinamento non lo scopriamo di certo oggi.
Anche in altre regioni ci sono situazioni drammatiche. La Terra dei fuochi è stata oggetto di grande
attenzione e proprio con un provvedimento legislativo ad hoc sono state approvate norme e
soprattutto messe a disposizione risorse per le bonifiche e per gli aspetti sanitari collegati
all’inquinamento di quelle aree. Si è inoltre provveduto a fare in modo di garantire la sicurezza
alimentare dei prodotti agricoli campani.
Rimane però molto da fare perché le forze in campo sono limitate rispetto a ciò che occorrerebbe.
Occorre però distinguere quelli che sono i cosiddetti fuochi abusivi dalla contaminazione di falda e
terreni.
Intervista all’On. Alessandro Bratti riportata al link
http://www.popolariliberieforti.it/Bonifiche%20e%20Terra%20dei%20Fuochi,%20situazione%20e
%20prospettive.pdf
Inizio Testo
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Amianto in Abruzzo
Arch. Pietro Smargiassi
Consigliere Regionale del M5S
Sappiamo che l'amianto è stato largamente utilizzato in passato, in Italia soprattutto fra gli anni '50 e
gli anni '70, in innumerevoli applicazioni industriali ed edilizie, nonché in molti prodotti di diffuso
utilizzo domestico.
Con il tempo però abbiamo dolorosamente imparato l’alta pericolosità di questo materiale, con
danni purtroppo irreparabili, visto che parliamo della perdita di una moltitudine di vite umane.
L'amianto è un materiale che si è rivelato letale per la salute dell'uomo a causa della sua proprietà di
rilasciare fibre che, se inalate, possono provocare patologie gravi ed irreversibili a carico
dell'apparato respiratorio. E' dal 1943 che l'asbestosi, malattia a carico dell'apparato respiratorio, è
inserita nell'elenco delle malattie professionali riconosciute con l'obbligo di assicurazione.
A livello nazionale, la legge 27 marzo 1992 n. 257 ha dettato le norme per la dismissione
progressiva e la cessazione dell'impiego dell'amianto, proibendone la produzione e la lavorazione.
La suddetta legge dispone che i piani predisposti dalle regioni, tra l'altro, prevedano il censimento
delle imprese che utilizzano ed hanno utilizzato l'amianto nelle rispettive attività produttive, nonché
delle imprese che operano nelle attività di smaltimento o di bonifica ed il censimento degli edifici
nei quali siano presenti materiali o prodotti contenenti amianto libero o in matrice friabile, con
priorità per gli edifici pubblici, per i locali aperti al pubblico o di utilizzazione collettiva e per
blocchi di appartamenti.
L'8 agosto del 1994, attraverso un decreto del Presidente della Repubblica, sono state emanate le
disposizioni destinate alle Regioni per affrontare la protezione, la decontaminazione, lo smaltimento
e la bonifica dell'ambiente in difesa dai pericoli dell'amianto.
A fronte del quadro normativo nazionale, la Regione Abruzzo ha emanato tutta una serie di
provvedimenti, tra cui quello di riferimento è la legge regionale n. 11 del 4 agosto 2009.
Indice
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Gli obiettivi che si è inteso perseguire con questa legge sono la salvaguardia e la tutela della salute
nei luoghi di vita e di lavoro dalla possibile esposizione a fibre aero-disperse di amianto; la gestione
e la bonifica di siti, impianti, edifici, mezzi di trasporto e manufatti in cui sia stata rilevata la
presenza di amianto o materiali contenenti amianto, la promozione di attività finalizzate alla tutela
dei rischi per la salute e per l’ambiente dall’amianto e la collaborazione con enti pubblici per la
ricerca e la sperimentazione nel settore nonché la promozione di iniziative di educazione,
formazione ed informazione, finalizzate ad accrescere la conoscenza sui rischi derivanti dalla
presenza di amianto o materiali contenenti amianto ed alla sua corretta gestione.
La complessità degli interventi necessari per combattere il problema dell'amianto comporta
un'azione coordinata fra istituzioni e strutture operative.
Alla Giunta Regionale spetta il compito di coordinare tutti gli interventi necessari per il
raggiungimento degli obiettivi menzionati e ciò in particolare attraverso il Piano regionale di
protezione dell’ambiente (PRA), quindi decontaminazione, smaltimento e bonifica ai fini della
difesa dai pericoli derivanti dall’amianto in cui vengono definite le azioni, indicati gli strumenti ed
individuate le risorse per il raggiungimento degli obiettivi prefissati dalla Giunta regionale per
sovrintendere e monitorare compiutamente la realizzazione delle azioni previste dal PRA si avvale
sia dei Dipartimenti di Prevenzione delle Aziende USL, cui sono affidati i compiti di vigilanza negli
ambienti di vita e di lavoro, sia dell’ARTA, Centro Regionale di Riferimento Amianto, cui è
assegnato il compito di supporto tecnico-analitico, nonché Province, cui sono assegnati compiti di
verifica della gestione dei rifiuti contenenti amianto.
Al Centro Operativo Regionale è stata demandata la sorveglianza epidemiologica dei tumori
patognomonici o strettamente correlati con l'esposizione all'amianto.
Un ruolo importante viene assegnato dalla Legge ai privati i quali sono tenuti a comunicare agli
organi competenti la presenza di amianto o di materiali contenenti amianto negli edifici, impianti o
luoghi o nei mezzi di trasporto.
La Regie Abruzzo, nell’ambito della precitata legge, ha anche previsto la possibilità di concedere
contributi a fondo perduto sia ai Comuni, sia soprattutto a soggetti privati, ove vi siano da
rimuovere e smaltire piccoli quantitativi di materiali contenenti amianto in opera in edifici adibiti a
civile abitazione e relative pertinenze e in edifici o impianti adibiti ad attività artigianali, industriali,
commerciali ed agricole.
Su questa linea la Regione Abruzzo, a fine marzo 2014, ha pubblicato il bando, poi prorogato, per la
rimozione e lo smaltimento di piccole quantità di amianto, finalizzato alla riduzione sul territorio
regionale di situazioni determinate dalla presenza di amianto che costituiscono un potenziale rischio
per la salute pubblica; ciò nell’ottica di proseguire quella politica di impulso e coinvolgimento dei
cittadini nella battaglia contro l’amianto, ancora purtroppo presente in molti edifici privati.
Per questi scopi, con il suddetto bando la Regione Abruzzo ha messo a disposizione circa 133mila
euro.
Bisogna però fare un passo indietro, per capire che questi 133mila euro non sono una novità di
quest'anno, ma rappresentano il residuo dei 228mila euro messi a disposizione già nel 2010 con un
bando analogo.
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Il che vuol dire, come si legge proprio nel bando di quest'anno, che in tutto questo tempo, per lo
smaltimento di piccoli quantitativi di amianto, sono stati assegnati ai cittadini contributi a fondo
perduto soltanto per 95mila euro, quindi molto meno della metà del totale a disposizione.
Vuoi per colpa delle pastoie burocratiche, vuoi per colpa della scarsa informazione, la maggior
parte di questi fondi non è stata assegnata e utilizzata.
Senza contare che i cittadini vengono scoraggiati dal richiedere tali fondi per un semplice motivo:
nel caso in cui tali contributi non vengano assegnati, il cittadino che ne aveva fatto richiesta deve
comunque procedere allo smaltimento a spese sue.
Non si può insomma dire al cittadino: “Chiedici aiuto, ma se poi decidiamo di non dartelo sono fatti
tuoi”. In questa maniera non si tende davvero la mano a chi vorrebbe smaltire l'amianto in modo
onesto, invece di trovare vie più sbrigative e illegali, ma ha difficoltà economiche nel farlo.
C'è dunque molto su cui riflettere e molto da rivedere nei modi in cui la Regione Abruzzo ha aiutato
i privati abruzzesi a smaltire l'amianto: se qualcosa è stato fatto, si doveva, e si dovrà in futuro, fare
molto di più.
Lo stesso discorso è applicabile a un recente provvedimento, con il quale la Regione Abruzzo ha
stabilito 28 interventi di bonifica e smaltimento dell’amianto presente in strutture pubbliche, in
particolare edifici scolastici e palestre, su tutto il territorio regionale.
Nel dettaglio: 9 sono localizzate in provincia di Chieti, 11 in provincia dell'Aquila, 4 in provincia di
Pescara, 4 in provincia di Teramo.
Per i suddetti interventi la Regione si è impegnata a contribuire al 70% della spesa complessiva
preventivata, una somma di circa 6 milioni di euro. Purtroppo si tratta soltanto di un inizio, visto
che erano 75 i siti individuati per lo smaltimento: ne restano esclusi quindi ben 47, perché giudicati
privi dei requisiti di ammissione.
Va poi ricordato l’impegno della Regione, nell’ambito delle proprie competenze, riguardo il
problema della cernita, rimozione e smaltimento macerie durante le varie fasi di ricostruzione del
patrimonio immobiliare dei comuni colpiti dal sisma del 6 aprile 2009, in cui chiaramente si annida
anche il problema dell’individuazione e successivo smaltimento amianto.
In Abruzzo si sono infatti connesse e addizionate due tragedie: come spiegava nel 2010 il prof.
Mario Di Gioacchino, e cito testualmente: “La popolazione delle aree terremotate in Abruzzo
nell’arco dei prossimi venti anni sarà esposta al rischio di tumori dovuti all’inalazione di amianto,
che rischiano di diventare una seconda piaga”. I crolli dei palazzi causati dal terremoto, sempre
secondo il prof. Gioacchino, hanno infatti “sparso moltissimo amianto nell'aria”.
Per sottolineare ulteriormente l'attualità del dramma dell'amianto nella nostra regione, non si può
non ricordare che, dall'inizio di quest'anno, sono stati registrati in Abruzzo 20 nuovi casi di
mesotelioma, un dato che segna un aumento dell'incidenza di questa patologia gravissima provocata
dall'esposizione all'amianto. Per il 2014 l'Ona ha stimato circa 40 morti per tumore al polmone
causati dall'amianto, a cui vanno aggiunte le conseguenze mortali di altre malattie absesto-correlate,
giungendo a circa un centinaio di decessi in Abruzzo nell'anno in corso.
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Proprio negli ultimi giorni, si è inoltre manifestato l'interessamento del senatore Felice Casson,
vicepresidente della Commissione permanente Giustizia, alle ombre che gravano sull'ex Siv di San
Salvo, oggi Pilkington-Techint.
Cito testualmente dalla recentissima interrogazione parlamentare del senatore Casson: “Il tipo di
produzione della Siv Pilkington sottoponeva i lavoratori ad un pesante carico di nocività. La
presenza di un forno fusorio, di nastri trasportatori, di tubazioni, condotte e simili aveva richiesto un
notevole utilizzo di coibenti. È stato impiegato amianto in grandi quantità nonostante a quell'epoca
fosse ben nota la sua nocività, senza "naturalmente" informare i lavoratori dei rischi cui erano
sottoposti, senza eliminare le polveri, senza dotare gli stessi lavoratori di protezioni individuali, se
non, in non pochi casi, protezioni in amianto. Altresì i manufatti in cemento-amianto sono stati
utilizzati per le coperture dei capannoni. L'amianto non è stata l'unica sostanza tossica e
cancerogena impiegata nel ciclo produttivo. Vanno aggiunti ad esso altri composti tossici cui i
lavoratori erano esposti quali il diclorometano, il fenolo, lo stirene, l'acetone, il toluolo, il
butanolo”.
Come ho già ricordato, la legge n. 257 ha sancito nel 1992 la cessazione dell'impiego di amianto in
Italia. Nonostante questo, il forno fusorio a San Salvo è stato bonificato soltanto nel 2006 e l'anno
successivo si è verificato un incendio che ha divampato in un capannone con copertura in amianto,
incendio diffuso anche oltre i confini della fabbrica, con gravissime esposizioni ad amianto e altre
sostanze tossiche da parte dei lavoratori.
In conclusione quindi, se qualcosa è stato fatto e qualcosa si sta facendo, resta molto altro da fare,
affinché la Regione Abruzzo si faccia garante della salute dei propri abitanti; ritengo che l’impegno
della Regione debba essere volto a garantire che gli ambienti di vita, di lavoro, le scuole, siano
sicuri e privi di materiali pericolosi come l’amianto.
Ma l'impegno non può essere solo parziale e non può restare soltanto scritto sulla carta. Bisogna
insistere nel sottolineare l'importanza delle attività di formazione, informazione e semplificazione
burocratica, finalizzate ad accrescere la conoscenza sui rischi derivanti dalla presenza di amianto,
affinché chi opera in ambienti pericolosi adotti tutte le misure e gli strumenti di sicurezza
obbligatori previsti per legge, volti alla salvaguardia della salute di tutti noi.
Inizio Testo
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Insieme per il benessere della Persona e della Comunità
Le ragioni del Progetto “Sportello di Riferimento Territoriale”
UTSS – Unità Tecnica di Solidarietà Sociale
ONA ONLUS di Vasto
P.I. Franco Aldo Cucinieri
ENEA C.R. Casaccia - UTRINN-BIO
Referente del Coordinamento Esposti Amianto di Vasto
Tel: 338.888.5270 e-mail: franco.cucinieri@enea.it
Uno degli argomenti, presentati alla 1° Conferenza Amianto tenutasi a Vasto il 27 settembre 2014,
ha avuto come riferimento, le M.P. o Tecnopatie “Malattie Professionali”, che in questo nostro
Paese, sono ancora troppo poco riconosciute: il progetto, che vado ad illustrare schematicamente,
non tratterà solo tale tematica, ma anche altre come graficamente meglio evidenziato nella
presentazione in Power Point.
Per una sintetica rappresentazione della operatività dello sportello, si prenderà spunto proprio alla
malattia professionale, diretta e indiretta, individuale e collettiva.
Malattie professionali ancora troppo poco riconosciute. Lo sottolinea anche l’Unione Europea, che
più volte ai vari Governi, malamente succedutisi in questo nostro Paese, ha chiesto e preteso una
maggiore sensibilizzazione e collaborazione fra soggetti coinvolti nella tutela dei lavoratori.
Ad ammalarsi, per questa incresciosa e spregiudicata mancanza di politiche per la tutela ambientale
e per l’adeguamento dei luoghi di lavoro, sono soprattutto i cittadini, oltre i lavoratori nei vari
settori dell’industria, dell’artigianato, del terziario e del settore pubblico.
Tantissimi sono i casi di malattie professionali che sfuggono alla garanzia della tutela, spesso per
incapacità, ancora più accertabile per complicità con un sistema previdenziale ed assicurativo come
componente di un sistema omertoso all’accertamento e controllo. Le denunce sono poche, spesso a
causa della disinformazione ed anche a causa del timore, da parte dei lavoratori per le possibili
conseguenze sul proprio futuro occupazionale. In totale, in questo nostro Paese, i casi riconosciuti
sono di un terzo sotto la media con riferimento ad altri paesi europei; un dato che mostra, oltre al
basso numero di occupati, dunque, anche la difficoltà di giungere al riconoscimento della malattia e
alla denuncia da parte dei lavoratori.
Dai dati statistici ultimi, le malattie che hanno colpito di più i lavoratori, sono riconducibili a
disturbi al sistema osteo-articolare, dei muscoli e del tessuto connettivo; seguono le malattie del
Indice
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Politeama Ruzzi - Vasto 27 settembre 2014 17
sistema nervoso e le patologie tumorali, condizioni queste assolutamente sotto stimate per la
difficoltà da parte dei lavoratori, di produrre a proprio carico la prova del nesso di causalità.
La Proposta Progetto, è uno strumento operativo, per portare in evidenza e ribadire sul grave vuoto
prodotto dal sindacato e dal patronato nella tutela del lavoratore, spesso poco informato sui diritti di
denuncia delle malattie professionali; il sindacato, d’altra parte, è assente con le sue politiche anche
nel sollecitare una maggiore collaborazione fra gli enti coinvolti in questo percorso, sopratutto da
parte dei medici di base, oggi relegati alla diagnosi, ma fuori dalla prima indagine conoscitiva delle
cause, ma anche da parte dell’INAIL, delle stesse aziende e dei datori di lavoro, anch’essi, spesso
poco informati sugli obblighi previsti dalla legge in materia di prevenzione e sull’utilizzo dei
dispositivi di sicurezza individuali e collettivi.
Uno dei problemi più evidenti che si riscontrano quando si affronta il tema delle malattie
professionali, è il dovere operare con informazioni derivanti da un flusso informativo che non
rappresenta le reali condizioni di lavoro.
Per questo risultano di primaria importanza i riferimenti e le informazioni forniti dal lavoratore,
sottoposti ad elaborazione ed analisi da parte dello sportello, raccolti in maniera organica quale
elemento di prova a carico dello stesso lavoratore, così definita “Relazione Tecnica di
Riconoscimento M.P.” che un operatore dell’UTSS, provvederà a redigere, per individuare
tecnicamente con riferimento alle norme che regolano l’igiene e la sicurezza nei luoghi di lavoro e
di vita, quei fattori di rischio e di esposizione che hanno provocato la patologia.
Il sistema di cui si fa proposta, è stato praticato per anni, e ha avuto e superato positivamente una
concreta prova di collaudo. Al Presidente dell’ONA, Avv. Ezio Bonanni, è stata fornita ampia prova
documentale e di casi reali, a dimostrazione della validità procedurale applicata per casi con gravi
patologie da lavoro.
L’impegno dell’ONA, è mirato al potenziamento del sistema locale d’informazione ed elaborazione
del fenomeno della malattie professionali da parte dei vari attori coinvolti, che, in questo caso, vede
il lavoratore in forma diretta, o un qualunque cittadino vittima di una contaminazione a rischio
patologico, indirettamente.
Ma serve, appunto, la collaborazione delle istituzioni coinvolte nel processo di tutela del lavoratore,
una maggiore informazione e formazione degli stessi datori di lavoro, dei lavoratori, dei funzionari
che si occupano della materia, in modo tale da prevenire il rischio di malattie professionali e
accelerare anche l’iter di riconoscimento della patologia, da sempre meno individuabile e
riconoscibile rispetto alle diverse dinamiche conseguenza di eventi infortunistici immediati.
Spesso il percorso del riconoscimento viene reso difficile dalla mancanza di collaborazione dei
datori di lavoro, dei sindacati, dei ruoli istituzionalmente preposti oltre che dai medici nelle diverse
tipologie d’impiego, come previsto dalla procedura con la denuncia ex art. 139 T.U. e art. 10 del
D.L. 38/2000, iniziando dal ruolo del Medico di Famiglia al Medico del Patronato, così come
evidenziato nella diapositiva di presentazione della proposta.
Informazione e prevenzione sono, dunque, le parole d’ordine, per la tutela ambientale a garanzia
della salute individuale e pubblica.
Oggi più di ieri, emerge la necessità di tutelarsi con i migliori strumenti a disposizione; l’ONA, ha
la possibilità di mettere a disposizione di uno strumento come l’Unità Tecnica, la conoscenza e le
professionalità competente, ma sopra tutto, con quella conoscenza etica fondamentale a far rifiorire
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quella fiducia nel diritto e nelle forme di tutela dei beni più preziosi (Ambiente e Salute); ormai
molte, troppe, persone si sono rassegnate a non avere più fiducia verso chi avrebbe dovuti tutelarli
e in un modo o nell’altro, non lo ha fatto, procurando il depauperamento sia qualitativo e economico
anche del Servizio Sanitario Nazionale, come ulteriore problema sociale. Non sono da trascurare
neanche i benefici che potrebbero derivare dall’integrazione dei dati raccolti dall’Unità con le
evidenze di contaminazione riscontrabili dalle segnalazioni raccolte con la piattaforma digitale della
Guardia Nazionale Amianto dell’ONA.
E’ necessario dare rilevanza anche ai tanti lavoratori stranieri, i quali, meglio degli italiani, sono più
informati sulle malattie professionali, le patologie, e i soggetti che dovrebbero prendersi carico della
tutela; pertanto, ancora più fondamentale è la proposta in questione, che si adopererebbe per una
platea di lavoratori e cittadini che nelle diverse nazionalità sono parte integrata della popolazione
italiana.
Sulla base dell’analisi, con esempio limitato alle M.P., nasce l’idea di realizzare l’Unità,
considerando, che in questa sintesi sono state tenute fuori considerazione tutte le altre tematiche
legate alla discriminazione e riportate nelle altre diapositive della proposta.
La proposta esposta alla Conferenza è fondamentale, deve essere considerata e valutata tra gli
obiettivi dell’attività dell’ONA, a garanzia che ai lavoratori affetti venga riconosciuta massima
tutela e assistenza, oltre alla prevenzione, ancora prima l’indagine per l’accertamento del nesso
causale delle patologie professionali.
Ormai, dobbiamo prendere atto dell’assenza e del vuoto che il sindacato ha prodotto, distogliendo
l’attenzione da questi macro problemi, non garantendo più e da anni la presenza a tutela concreta e
non fittizia dei rischi di malattie professionali, le quali, tante e troppe non facendo più clamore,
rispetto all’infortunio, sono rimaste celate anche per la loro latenza nel manifestarsi, colpa della
mancanza d’informazione e spesso dietro l’impossibilità di procedure certe e praticabili, oltre, che
la paura da parte del lavoratore di denunciarle.
Inizio Testo
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L’azione del Pubblico Ministero per la interdizione e la
repressione del crimine ambientale e dei reati legati all’utilizzo
dell’amianto
Dott. Maurizio Ascione
Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Milano
Buongiorno a tutti, ringrazio dell’invito per questa importante occasione.
Come vi introduceva l’avv. Bonanni sono da alcuni anni Magistrato alla Procura di Milano e in
questa esperienza, conducendo il team Lombardia, ho almeno inizialmente fatto tesoro di una
analoga precedente esperienza nei territori piemontesi, dove sempre come Pubblico Ministero ho
iniziato ad occuparmi della questione, nel senso più ampio del termine, e del diritto penale del
lavoro.
Perché in quest’ultima ampia categoria possiamo far rientrare le due grosse tematiche degli
infortuni sul lavoro e delle malattie professionali: anche gli incidenti, spesso purtroppo con esito
mortale, con causa violenta (pensiamo alla caduta di un operaio all’interno di un cantiere edile),
oltre agli infortuni sul lavoro, rientrano in questa categoria del diritto penale del lavoro.
Quindi con attenzione non solo alla questione della sicurezza che è più ritagliata con riferimento al
tema degli infortuni sul lavoro ma anche alla questione dell’igiene degli ambienti di lavoro anche se
tante volte le esperienze giudiziali, le esperienze processuali, ci insegnano come il tema della
sicurezza e quello dell’igiene concorrano e vengano a concatenarsi in una determinata vicenda
giudiziaria. Non a caso il nostro Legislatore Penale ha disciplinato da tantissimo tempo, attraverso
l’individuazione delle fattispecie di omicidio, di lesioni gravi e gravissime, in maniera congiunta sia
il caso in cui la morte o le lesioni siano dipese da violazione delle norme di sicurezza sia il caso in
cui siano dipese da violazione delle norme di igiene.
La normativa: non vi tratterrò molto sull’argomento data l’ora e il giorno e soprattutto credo sia più
opportuno portarvi, seguendo un po’ anche gli studi dell’avv. Bonanni, sul tema della esperienza
processuale che questo tipo di materia comporta.
La normativa è quella del Testo Unico Sicurezza, cioè il Decreto Legislativo n. 81 del 2008 (che
negli anni ha avuto diverse integrazioni) che impone, elabora e riprende, riforma per cercare di
organizzare tutte le Norme che erano in precedenza disseminate in vari testi di legge sulla materia
delle malattie professionali.
Indice
1° Conferenza Regionale Abruzzo “Contro l’Amianto”
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Che cosa, in particolare, il diritto penale del lavoro, a livello processuale, comporta? Comporta,
prima di tutto, in generale, la necessità della verifica dell’eventuale superficialità, trascuratezza,
negligenza del datore di lavoro, del titolare dell’impresa, rispetto alla necessità, all’obbligo di tutela
che su di lui incombe rispetto all’integrità psico-fisica di chi vi lavora: infatti, il datore di lavoro
sulla base di Norme di Legge anche di stampo costituzionale e poi sulla base del Codice Civile e,
soprattutto, del Codice Penale, è tenuto a garantire che l’ambiente di lavoro da lui diretto e
organizzato sia un ambiente il più possibile “sicuro” per tutti coloro che vi lavorano e non solo per
il proprio dipendente. E questo perché sappiamo che la normativa sulla sicurezza degli ambienti di
lavoro è una normativa ad applicazione generale cioè anche il terzo estraneo (il lavoratore
autonomo, il subappaltatore, l’utente di un certo contesto lavorativo) sono tutte persone in quanto
tali, in quanto persone fisiche, destinatarie di tutela da parte di chi quell’ambiente di lavoro
coordina e dirige.
Tutti quanti, quindi, hanno diritto alla massima tutela della propria integrità, incolumità, se si
trovano in un certo contesto professionali. Perché tutti quanti e non solo il lavoratore? Perché quella
che è in gioco è la salute delle persone e non vi può essere differenza a seconda se l’infortunio,
l’incidente professionale, veda vittima un lavoratore dipendente piuttosto che un lavoratore
autonomo o distaccato o un terzo fino al caso dell’utente del servizio o della attività dove
l’incidente si è verificato.
Quello che stiamo vedendo in tanti processi, a Milano, ma non solo, è, almeno come linea
tendenziale, una forse maggiore attenzione, in maniera statistica, verso gli incidenti legati a causa
violenta (come l'esempio che facevo all'inizio della caduta dall'alto dell'operaio impegnato con
impalcature o ponteggi), una maggiore sensibilizzazione a carattere sociale, politico e normativo,
che si è riscontrata negli ultimi anni su questo tema.
Quindi si vede che proprio la reazione sociale, della collettività, rispetto agli infortuni per causa
violenza che vedono vittime le persone che sono lì per lavorare, ha determinato un po' di interesse
maggiore rispetto agli incidenti stradali e alle violazioni delle norme causanti incidenti stradali.
Sembra, sperando e incrociando le dita, assistersi, come ha evidenziato il Procuratore della
Repubblica sottoponendo all'opinione pubblica le statistiche più recenti, che questa maggiore
sensibilizzazione rispetto agli incidenti e infortuni sul lavoro, stia favorendo una riduzione di questo
genere di reati. Tuttavia il tema rimane attualissimo. Vi porto l'esperienza milanese, lombarda:
siamo alla vigilia dell'Expo 2015 e sapete quanti cantieri, soprattutto edili, sono in essere, sono in
fase dinamica, quindi in pieno svolgimento, quindi sapete quanti profili di rischio specifico vengono
in gioco, in particolare il rischio caduta dall'alto che è uno dei temi fondamentali della materia degli
infortuni sul lavoro per causa violenta.
Come dicevamo all'inizio il problema del diritto penale del lavoro non è solo un problema di
infortunio per causa violenta ma è un problema di più ampia portata perché agli incidenti
direttamente percepiti, legati appunto a una disgrazia che è immediatamente percepibile
dall'opinione pubblica, di nuovo, il lavoratore che cade da un ponteggio perché non adeguatamente
assicurato, informato o attrezzato, a queste vicende immediatamente percepibili dalla collettività e
verso le quali si assiste, ripeto, a una reazione e sensibilizzazione che porta per primo il legislatore a
reagire con norme sempre più stringenti, a questo grosso tema si affianca, non con minore
importanza o gravità, il tema delle malattie professionali cioè il tema della sicurezza coniugata
all'igiene dei cantieri di lavoro.
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E' questo un tema su cui Milano ma non solo, sui giornali o internet potete rendervene conto, si sta
mostrando particolarmente attenta, negli ultimi anni, pensate ai vari processi nel torinese, Taranto,
Gorizia, Napoli, ecc...il tema è nazionale. Io porto l'esperienza milanese ma la questione riguarda
tutti i territori del nostro Paese perché il nostro Paese ha alle sue spalle un'esperienza economico-
industriale ormai fatta di tanti decenni.
Già prima del dopoguerra l'Italia vedeva in certe aree del suo territorio la forte concentrazione di
tantissime industrie che hanno caratterizzato determinate comunità locali prima della guerra,
durante la guerra, potendo continuare senza soluzione di continuità a produrre (varie industrie anche
durante la guerra), e le esperienze giudiziarie lo dimostrano, e, ovviamente, a maggior ragione,
intuitivamente, nel secondo dopoguerra fino agli anni nostri. Magari capita di pensare più
agevolmente al Nord Italia (Torino, Casale Monferrato, Porto Marghera, ecc..) perché sappiamo che
il Nord Italia per ragioni storiche, per tradizioni, ha rappresentato il polmone dell'industria e
dell'economia del nostro Paese. Però attenzione..il tema non va preso con riferimento esclusivo al
Nord Italia. Il tema presenta importanti focolai anche nel Centro-Sud perché il fatto che l'economia,
l'industria fosse sistema nel Nord Italia e invece non sistema ma qualcosa di più sporadico e
occasionale e di meno integrato nel Sud non vuol dire che poi la tematica delle malattie
professionali e del livello di igiene degli ambienti di lavoro non si ponga anche nel Centro-Sud. E'
quasi superfluo citare l'esperienza dell'Italsider di Taranto. Attenzione, il sistema economico-
industriale integrato che ha avuto per tradizione il Nord Italia è un discorso legato alla fisiologia e
alla capacità di fare economia e industria di quella parte del Paese ma le conseguenze negative per
la salute e per la comunità locale di riferimento deve essere più ampio ed investe chiaramente
anche quelle realtà del Centro-Sud che, se pur non inserite in un sistema integrato, si sono
caratterizzate nel corso dei decenni per la presenza di importanti concentrazioni di tipo industriale.
L'Italia è da considerarsi, almeno dal secondo dopoguerra, un Paese industrializzato, un Paese
occidentale, un Paese chiaramente, politicamente, storicamente volto a favorire l'economia, la libera
concorrenza e a supportare l'iniziativa privata economica. Questa forma di iniziativa privata
economica la troviamo testualmente nell'art. 41 della Costituzione, cioè la Carta Normativa
massima che abbiamo nel nostro Paese, nel nostro ordinamento. Tuttavia, sempre nella Carta
fondamentale, abbiamo l'art. 32 che impone una tutela incondizionata, assoluta, inviolabile della
salute della persona sia fisica che psichica sia come soggetto individualmente inteso sia come
soggetto che si inserisce in una determinata realtà. Questa imposizione, questo obbligo
incondizionato, frutto della scelta illuminata dei padri costituenti, è il punto di partenza di tutta una
serie di questioni che si pongono nei nostri processi a Milano e non solo a Milano bensì in tutto il
Pese perché la questione della sicurezza e dell'igiene degli ambienti di lavoro è una questione che
determina una situazione di tensione e fibrillazione tra l'esigenza di difendere e tutelare la salute e
l'esigenza di favorire l'economia, l'industrializzazione e l'iniziativa privata libera. Entrano quindi in
contrasto, in apparenza, almeno in astratto, due norme costituzionali: l'art 32 e l'art. 41 della
Costituzione.
Si penserà che i padri costituenti si siano sbagliati mettendo a conflitto due norme. Se si sostenesse
un discorso di questo tipo si farebbe semplicemente disinformazione perché in realtà le due norme
possono trovare benissimo una armonia, una sintesi e possono coesistere nella loro attuazione
pratica, nella loro realizzazione nei singoli territori laddove certamente l'iniziativa economica va
favorita perché dà lavoro e porta avanti i paesi ma al tempo stesso l'attività d’impresa deve regolare
la propria realizzazione, la propria manifestazione a quello che è il materiale scientifico della
letteratura, della medicina e della tecnologia del momento storico che viene messo a disposizione
dell'imprenditore perché il lavoratore, e non solo quello subordinato, ricordiamocelo, possa
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espletare le proprie mansioni il più possibile in condizioni di sicurezza per la propria persona e per
chi gli sta vicino. Nel nostro linguaggio giuridico si intende per quiescenza ed esperienza nel
momento storico quella serie di norme, di regole, di conoscenze, che la letteratura scientifica e la
tecnologia del momento di riferimento, della storia di riferimento, mettono a disposizione del datore
di lavoro per organizzare la propria azienda in maniera da garantire il più possibile la tutela della
salute dei propri dipendenti.
Io vi porto un esempio che ormai si ripete a più non posso nelle aule giudiziarie relativamente alla
questione amianto ma non è solo per l’amianto e lo vedremo dopo. Perché ci sono state e ci sono
ancora tante aziende italiane che al Nord più che al Sud del Paese hanno organizzato il proprio
lavoro servendosi dell'amianto come coibente, come materiale per dominare, controllare e gestire le
temperature. Tante industrie, inevitabilmente, per il lavoro quotidiano, dovevano e devono imporre
sollecitazioni fisiche tipo l'innalzamento delle temperature o comunque una serie di attività
operative per evitare incendi o cattivi prodotti oppure necessitavano e necessitano dell'utilizzo
dell'amianto per poter disporre di un qualche materiale o minerale che servisse al lavoratore per
consentirgli di dominare le temperature che sono necessarie o che si determinano per certe
sollecitazioni fisiche all’interno di certi stabilimenti, sotto i capannoni. Un minerale che tra gli altri
si è presentato nei secoli ad avere queste caratteristiche è l'amianto. Tuttavia soltanto nel 1991/92 il
nostro legislatore, il nostro Parlamento, alla luce di una gran lunga evoluzione della letteratura
scientifica su base internazionale, della medicina, della legislazione e di un lungo percorso, poneva
il definitivo divieto all'uso di questo minerale per le attività industriali.
Perché il legislatore nel 91/92 e rispettivamente con la legge 277 e 157 giungeva a questi risultati?
Perché, appunto, a partire dell'inizio del secolo scorso, prima dei Paesi che per primi arrivarono alla
Rivoluzione industriale, quindi Francia, Gran Bretagna a livello europeo e presto anche in Italia, la
medicina sul tema evidenziava come questo minerale allo stato polveroso fosse capace di
determinare gravi malattie in particolare le malattie dell'apparato respiratorio. Nei primi 15/20 anni
del secolo scorso si veniva ad evidenziare come questo minerale se non dominato, se non
controllato, e vedremo in che senso, allo stato polveroso, fibroso è capace di determinare la malattia
dell'asbestosi che non è un tumore ma, secondo la letteratura scientifica della medicina su base
internazionale, è capace di compromettere gravemente la funzione respiratoria della persona, del
lavoratore e non. Questo fu uno dei primissimi risultati della medicina sulla capacità lesiva e
offensiva dell'amianto. Poi, però, ben presto si arrivò ad ulteriori risultati inquietanti. A fianco della
consapevolezza della capacità dell'amianto di determinare le malattie non tumorali dell'asbestosi o
delle placche pleuriche o degli ispessimenti pleurici, si arrivò, già negli anni 40, quindi prima della
seconda guerra mondiale, alla conoscenza, sempre più approfondita con il trascorrere del tempo,
della relazione causale tra questo minerale e il tumore al polmone.
Si dirà: ma no, io sapevo che il tumore al polmone è cagionato solo dalle sigarette, lo scrivono
anche sui pacchetti delle sigarette quando li compro. Non è così! Già prima della metà del secolo
scorso c'erano segnali della capacità di concorrenza tra la cattiva abitudine delle persone al fumo e
l'amianto nel mettere in moto un meccanismo oncogeno che poi porta alla fase della manifestazione
del tumore al polmone. Poi si arriva alla malattia che è molto nota del mesotelioma pleurico, del
mesotelioma peritoneo ecc.. dove da parte dei medici di base internazionali si è intravista una
relazione esclusiva con l'esposizione all'amianto. Vedete come il tema della pericolosità di questo
minerale era un tema che si faceva sentire ben prima della messa al bando del nostro legislatore nel
1991/92. Era un tema che allarmava la medicina internazionale.
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Attraverso la medicina del lavoro era un tema che si conosceva nel pieno dello scorso secolo ed
infatti il legislatore, pur non arrivando come è arrivato nel 1992 ad un divieto netto e categorico
dell'uso dell'amianto, già negli anni '50 metteva a disposizione del datore di lavoro una serie di
cautele, di prescrizioni obbligatorie da seguire nel caso di lavorazioni che determinavano
dispersioni di polveri. Da qui l'uso di mascherine, la necessità di impianti di aspirazione localizzati,
la necessità di pulizie non a secco, la necessità di tenere separati gli ambienti pericolosi dagli
ambienti non pericolosi, l'obbligo di informare i lavoratori sui rischi legati allo svolgimento di certe
mansioni, l'obbligo di visitarli periodicamente. Questa serie di previsioni erano addirittura
contenute in un decreto del Presidente della Repubblica del 1956.
Cosa vuol dire tutto questo? Vuol dire che se abbiamo detto che la medicina in base internazionale
ben presto canalizzava verso la medicina del lavoro la conoscenza della pericolosità, dell'offensività
dell'amianto, se al tempo stesso il legislatore non vietava l'uso dell'amianto ma raccomandava (nel
senso che imponeva) che lo stesso venisse utilizzato secondo determinate cautele e prevenzioni, è lì
che si crea il punto di frizione tra la libera iniziativa economica e la salute del lavoratore, dei suoi
colleghi, della comunità locale in rapporto di vicinanza con le industrie. Perché? Perché se il datore
di lavoro ben poteva prima degli anni '90 lecitamente servirsi dell'amianto anche allo stato
pulverulento per dominare, anche se soggetto a sollecitazioni che ne determinavano un'aereo-
dispersione, pur se legittimamente poteva utilizzare questo minerale per controllare le temperature,
al tempo stesso doveva farlo con le adozioni delle regole cautelari individuali e collettive che
sinteticamente abbiamo elencato; perché le aveva a disposizione già negli anni '50 e non erano il
frutto di una scelta arbitraria del legislatore ma il risultato di studi scientifici internazionali da parte
della medicina sulla pericolosità di questo minerale.
Quindi in questo passaggio scattano le verifiche processuali-penali di tante vicende giudiziarie che
stanno caratterizzando le piazze milanesi, torinesi, di Gorizia, Taranto, ecc.. Perché? Perché si viene
in sostanza ad addebitare all'imprenditore non l'utilizzo in sé e per sé dell'amianto che poteva
lecitamente impiegare negli anni 60/70/80 ma l'utilizzo non protetto, non cautelato, non rispettoso
delle regole che la tecnologia gli aveva messo a disposizione in virtù di quello che la scienza aveva
suggerito alla tecnologia, la scienza medica intendo. Quindi è un problema di trascuratezza, di
superficialità che fa scattare una serie di indagini preliminari in sede penale per il reato noto come
omicidio colposo. Se poi ci sono più morti è omicidio colposo plurimo.
Ma come mai il datore di lavoro, obbligato da queste norme scientifiche prima e normative,
giuridiche poi, avrebbe disatteso? Come mai non ha considerato questi obblighi che vi erano già
prima del 91/92? Ed ecco il tema che ci porta alla questione finanziaria. Perché investire nelle
misure individuali e collettive di igiene e sicurezza comporta un costo in senso stretto e finanziario:
io devo comprare le mascherine, devo reclutare un capo centrale per verificare che i dipendenti le
indossino, debbo avere un medico di fabbrica che periodicamente faccia delle lastre per vedere i
lavoratori come stanno, devo comprare degli aspiratori localizzati, debbo fare tutta una serie di cose
che mi comportano un costo finanziario. Quindi quello che il più delle volte è alla base delle
violazioni che si pongono in relazione causale con tante morti è il tema della mancanza di volontà
di sostenere un costo per la sicurezza e per l'igiene per arroganza, per menefreghismo.
Quando si viene ad apprendere che ci sono una serie di decessi o speriamo soltanto di malattie (ma
purtroppo non è così perché il mesotelioma ben presto e cioè a 9/13 mesi dalla diagnosi ha un certo
tipo di esito) per mesotelioma pleurico, si accerta che in quello stabilimento dove il lavoratore
aveva prestato servizio le norme cautelari individuali e collettive non erano state nel tempo
osservate, si accerta che il budget di spesa finanziaria per sostenere questo costo aziendale vi era
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sulla carta ma non veniva in realtà reso disponibile. Abbiamo una serie allerta, di indici che possono
permettere al Magistrato, al Pubblico Ministero di installare un procedimento penale per omicidio
colposo plurimo.
Ecco, vedete, questo è un po', molto sinteticamente il percorso che si fa in questo genere di vicende
tuttavia, forse lo avrete intuito dalla parte iniziale dell'intervento, c'è qualcosa in più che noi
possiamo o dobbiamo fare. Qualcosa su cui ci dobbiamo interrogare facendo un passo ulteriore in
avanti con tutte le difficoltà che vi possono essere nella materia perché, vedete, abbiamo fatto
l'esempio della polvere d'amianto, l’esempio dei milioni e milioni di fibre aereodisperse che una
determinata sollecitazione fisica per mantenere il dominio di una temperatura può determinare, fibre
che possono essere inalate nel numero di milioni dal lavoratore perché nel numero di milioni poi
vengono trovate all'interno dei polmoni delle persone che poi vengono sottoposte ad autopsia e
sottoposte all'attenzione dell'anatomopatologo e dello specialista.
Noi abbiamo fatto l'esempio dell'amianto ma dovete sapere che il problema per le realtà industriali
di un certo peso, non solo nel Nord Italia, di una certa importanza, il problema dell'amianto forse lo
vediamo più frequentemente; forse perché la letteratura medica internazionale negli anni ci diceva
in maniera incontrovertibile: signori, c'è un nesso di causalità, un nesso eziologico netto ed
esclusivo tra questo minerale allo stato pulverulento e il mesotelioma pleurico. Ma dobbiamo non
trascurare di considerare che una industria di un certo peso, di una certa complessità per le
articolazioni del suo processo produttivo è un'industria che può aver impiegato anche altre sostanze
(sempre in via ausiliaria, magari come supporto all'amianto): quindi possono essere stati impiegati
amine aromatiche, mercurio, IPA e tante altre sostanze con chiara offensività per la salute
dell'essere umano, del lavoratore.
La ripetitività, l'intensità nel tempo e nello spazio di certi impieghi, se non accompagnate da
cautele, da un maniacale rispetto di regole cautelari che il legislatore ha messo a disposizione del
datore di lavoro da anni, creano sempre la stessa situazione in cui si ripetono sempre alcune
circostanze: il legislatore che legifera in virtù degli input messi a disposizione dalla tecnologia; la
tecnologia che a sua volta opera sulla base della letteratura scientifica della medicina; il fatto che,
se, per la realizzazione di un certo prodotto finale, sono state utilizzate diverse sostanze pericolose,
non solo l'amianto, esse sono state utilizzate in maniera massiva, continuativa, intensa nel tempo e
nello spazio; qualora siano state utilizzate senza cautele, si può porre un problema per quelli che
possono essere i segnali che arrivano nelle cliniche degli ospedali dei territori di riferimento e non
solo. Perché magari un lavoratore di Milano è andato a vivere in pensione a Bari e quindi non
bisogna guardare solo le cliniche del territorio dell'industria.
Quando poi arrivano una serie di allerta, di patologie tumorali e non, che per la letteratura
scientifica internazionale sono noti come conseguenza di esposizione all'amianto e a altre sostanze
nocive, è chiaro...e se, di queste malattie sono vittime la massaia o un bambino entro i 10 anni di
vita, voi capite che il problema non è più un problema circoscritto, ristretto all'ambito lavorativo e
professionale ma diventa un problema della comunità locale, del territorio di riferimento.
Avrete letto i giornali di tante occasioni ormai in cui i Procuratori della Repubblica davanti alle
esigenze processuali e investigative, di fronte alle patologie emerse e alla modalità di conduzione
delle aziende, sono arrivati a contestare i più gravi delitti di disastro in aggiunta agli omicidi: ciò
avviene quando, in pratica, la trascuratezza, il menefreghismo rispetto al tema dell'igiene e della
sicurezza ha raggiunto tali proporzioni per cui le conseguenze offensive sono andate oltre le mura,
oltre il reticolato della industria di riferimento. Ricordiamoci che tante volte, purtroppo, queste cose
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si spiegano (ed è questo il movente del reato) con una scelta strategica illecita di non spendere
denaro per la sicurezza e per l'igiene.
Quanto più complessa e pericolosa, intrinsecamente, è una determinata attività industriale, con un
ciclo produttivo h24 per 365 gg all'anno, con i lavoratori impegnati in turni da 8 ore con sostanze
nocive, tossiche dei più svariati tipi e non solo amianto, quindi tanto più il lavoro può essere
potenzialmente pericoloso tanto più la giurisprudenza, la Magistratura si aspettano una attrezzatura
prevenzionale e cautelare importante, che comporta costi: ma, ripeto, tornando all'inizio, bisogna
trovare una linearità di sintesi tra l'iniziativa economica per lo sviluppo e il lavoro e l'esigenza di
non mandare al cimitero le persone o, comunque, semplicemente, all'ospedale per motivi legati alla
produzione.
A questo punto viene a potersi eventualmente fare un passo ulteriore in avanti nell'instaurazione di
procedimenti penali dove in sostanza si può intravvedere un qualcosa di più serio e di più grave
dell'omicidio colposo plurimo ma la giurisprudenza di legittimità (quindi la Corte di Cassazione)
dovrà fornire delle risposte, delle indicazioni sul tema: infatti, si può porre un problema di come
punire, nel senso penalistico del termine, l'arroganza, la tracotanza, il persistere nel tempo e nello
spazio di determinate trasgressioni.
E' questa forse la volontà di arrivare fino alle estrema conseguenze pur di non rimetterci con il
portafoglio? Questo è un tema sul quale i Magistrati nei prossimi mesi, nei prossimi anni, dovranno
confrontarsi perché purtroppo negli ultimi tempi stiamo intravvedendo focolai drammatici che
meritano per moralità prima e per professionalità poi un intervento.
Vi ringrazio.
Inizio Testo
Appendice 1
Presentazione e Slides
Presentazione della Conferenza
Indice
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I CONFERENZA REGIONALE AMIANTO
Organizzata dall’Osservatorio Nazionale Amianto
ONA ONLUS
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CONTRO L’AMIANTO฀฀
«Un secolo di storia e di lotte
contro la criminalità finanziaria e industriale globale.
Una guerra per la vita e per la salute non ancora vinta»
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L’azione e le proposte
dell’Osservatorio Nazionale Amianto
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27 SETTEMBRE 2014
CINEMA TEATRO POLITEAMA RUZZI
Dalle ore 9,00
Prosegue la mobilitazione dell’ONA ONLUS
Il giorno sabato 27 settembre alle ore 09:00 in Vasto
presso il
Cinema Teatro Politeama Ruzzi
si terrà la
I Conferenza Regionale Amianto
ONA ONLUS
Presidenza
Avv. Ezio Bonanni
Tel: 335-8304686
E-mail: osservatorioamianto@gmail.com
Segreteria
Carmela Grippa
Cell: 348-4741245
E-mail:grippacarmela73@gmail.com
฀
L'AZIONE incessante dell'Osservatorio Nazionale Amianto - ONA Onlus in anni di lotta al crimine ambientale
transnazionale, ha raccolto attorno a sé, si è schierata al fianco ed ha supportato tanti uomini di legge e di
scienza, numerosi uomini e donne coraggiosi, gruppi e associazioni, partiti politici sensibili al tema della salute
pubblica e dello sviluppo sicuro del territorio.
L'AZIONE dell'Osservatorio Nazionale Amianto - ONA Onlus ha contribuito a raggiungere anzitutto lo scopo di
FAR CONOSCERE, non solo in Italia, il grave pericolo e il rischio connesso alla produzione dell'Amianto - ancora
possibile in molte Nazioni -, all'uso, alla rimozione e allo smaltimento, spesso improprio e criminale, sia in Italia
che nel mondo, dei numerosi prodotti che lo contengono, che ancora ci circondano e ci minacciano di morte, ogni
giorno. Inoltre l'ONA ha raccolto e diffuso con metodo i risultati che la scienza chimica, biologica e medica è
riuscita a conseguire, in un secolo di ricerche e tentativi, in ordine ai MECCANISMI di INNESCO e alle possibilità di
CURA delle gravissime e, troppo spesso, mortali patologie connesse all'inalazione e all'ingestione di fibre di
amianto.
Infine l'AZIONE dell'Osservatorio Nazionale Amianto - ONA Onlus si è dispiegata sul piano del DIRITTO Nazionale
e Internazionale (Corte Europea per i diritti dell'uomo e Commissione Europea) affiancando l'azione di
Magistrati, delle Forze dell'ordine e degli organi istituzionali competenti, nella REPRESSIONE dei reati ambientali
e contro la salute pubblica, avverso coloro che, per disumano scopo di lucro, hanno avvelenato e avvelenano
ancora la vita di molte persone e che hanno distrutto numerose famiglie, alle quali l'ONA ha dato assistenza
medica e tecnico-legale per avere GIUSTIZIA e un giusto RISARCIMENTO del danno. LE PROPOSTE dell'ONA sul
piano nazionale si sono concretizzate nella formulazione di un PIANO ALTERNATIVO a quello approvato dal
Governo Monti, giacché quest'ultimo è risultato inattuabile e inattuato. Le associazioni, le istituzioni, movimenti
politici tra cui anche il Movimento 5Stelle, hanno voluto responsabilmente sostenere questo piano alternativo e
stanno collaborando con l'ONA per creare una pluralità di EVENTI FORMATIVI e INFORMATIVI in tutte le Regioni
d'Italia, che, partendo da Roma (Parlamento e Regione Lazio), è proseguito in Sicilia e nelle Marche e oggi
approda a VASTO. Questo nella consapevolezza che 40 MILIONI di TONNELLATE di amianto sparse in ITALIA, non
solo insistenti nei 44 siti più inquinati del Paese, accanto alle molte tonnellate contenute nei mezzi di trasporto
(navi, aerei, treni, etc.) che stazionano o transitano nel Paese, costituiscono un nemico che necessita di idee e
progetti territoriali assai complessi e costosi, che presuppongono la partecipazione di tutte le forze sane della
società e di ogni comunità locale, che sappiano affiancare Istituzioni efficienti, rifinalizzate e perciò rinnovate.
PER QUESTO l'ONA È VENUTA A VASTO NON SOLO PER PARLARE MA ANCHE PER ASCOLTARE LA GENTE DI VASTO,
NELL‘ INTERESSE COMUNE.
Sono stati invitati:
- Il Presidente della Giunta Regionale d’Abruzzo;
- Il Presidente del Consiglio Regionale;
- L’Assessore Regionale alla Sanità;
- L’Assessore Regionale alle Attività Produttive;
- L’Assessore Regionale all’Ambiente;
- S.E. Rev.ma Arcidiocesi di Chieti-Vasto;
- Il Presidente dell’Ordine dei Medici;
- Il Presidente dei seguenti Ordini: Avvocati, Architetti, Ingegneri, Geometri;
- L’ANCE;
- Il Direttore della ASL Territoriale;
- Il Sindaco di Vasto;
- L’Europarlamentare ed i Parlamentari del Movimento 5 Stelle Abruzzo;
- I Parlamentari del Collegio Regionale;
- I Referenti Regionali delle seguenti figure istituzionali dell’arma: Carabinieri, Polizia, Guardia di
Finanza, Guardia Forestale, Vigili del Fuoco;
- Protezione Civile;
- Capitaneria di Porto;
- Le Organizzazioni Sindacali;
- Le Rappresentanze Sindacali dell’Unità Produttive Territoriali;
- I Presidi e gli Studenti degli Istituti Scolastici.
Un particolare invito a partecipare è rivolto ai cittadini per sostenerci nel
mantenere prioritario il Diritto alla Salute.
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Prosegue la mobilitazione dell’ONA Onlus
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L’Osservatorio Nazionale Amianto, sostenuto dai cittadini, da altre associazioni, dalle istituzioni e
anche dal Movimento5Stelle, intensifica le sue attività istituzionali, al fine di perseguire gli obiettivi
della prevenzione primaria e della ricerca scientifica, al fine di debellare le patologie asbesto-correlate
e porre fine alla epidemia in corso, in un contesto nel quale deve essere rilevato un incremento dei casi
di patologie asbesto-correlate, e di totale inefficacia dell’azione delle istituzioni politiche nazionali, che
hanno reso necessaria l’elaborazione di un piano nazionale amianto dell’ONA Onlus alternativo a
quello del Governo nazionale, che peraltro è stato bocciato dalle regioni e che non è operativo, mentre
in tutto il territorio nazionale vi sono circa 40 milioni di tonnellate di materiali contenenti amianto e la
morte di 5.000 persone ogni anno in seguito alle patologie causate dall’amianto.
Questa drammatica situazione è illustrata nel ricorso alla Corte Europea per I Diritti dell’Uomo e
nell’istanza di infrazione depositata alla Commissione Europea.
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L'ONA chiede inoltre che la ricerca scientifica e l'assistenza sulle malattie da amianto in Italia vengano
affidate secondo criteri obiettivi di merito e con bandi pubblici, come avviene in tutto il mondo
occidentale, oltre ad una tutela efficace delle vittime anche sotto l'aspetto di durata dei processi.
L’Avv. Ezio Bonanni ha dimostrato l’inadempimento del Governo nazionale e delle pubbliche istituzioni
rispetto al dramma dell’aumento delle patologie asbesto-correlate peraltro messo in evidenza anche
dai dati del ReNaM sul mesotelioma (purtroppo fermi al 2008), mentre per i primi 6 mesi del 2014,
l’ONA ha registrato quasi 1.000 casi, e quindi con un aumento di incidenza di circa il 30% rispetto ai
dati del 2008 riportati nell’ultima stima del registro mesoteliomi gestito dall’INAIL (a cui vanno
aggiunti i casi di tumore polmonare e delle altre neoplasie, e le altre patologie non tumorali).
Il Dipartimento Terapia e Cura del Mesotelioma dell’ONA Onlus, sotto la guida del Prof. Luciano Mutti
ha fornito assistenza gratuita a tutti quei cittadini che ne hanno fatto richiesta, ed è pronto ad
accettare nuove sfide per debellare le patologie asbesto-correlate.
Il Gruppo di Ricerca per la Prevenzione della Patologia Ambientale, sotto la presidenza del Prof.
Ugazio ha messo a punto metodi diagnostico-curativi precoci per patologie da asbesto e/o da altri
veleni ambientali.
Il Dott. Maurizio Ascione, Pubblico Ministero presso la Procura della Repubblica di Milano,
nell’intervenire nel corso della Conferenza Internazionale dell’ONA Onlus, che si è tenuta presso la
Camera dei Deputati il 20 marzo u.s., ha avuto modo di illustrare l’attività della magistratura per il
rispetto della legalità e la tutela dei diritti sanciti dalla Costituzione.
L’Arch. Giampiero Cardillo, Generale dei Carabinieri in congedo, ha già illustrato i termini e le modalità
con i quali l’ONA intende coinvolgere tutte le forze sociali ed istituzionali, gli ordini professionali e
tutti i cittadini, per concorrere ad elaborare nuovi progetti e ad assumere nuove iniziative attraverso
le quali giungere al disinquinamento dei territori morti, per creare nuova bellezza e nuova ricchezza e
perseguire uno sviluppo ecocompatibile.
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PROGRAMMA
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09:00 Registrazione dei partecipanti
09:15 Apertura dei lavori
PRESIEDE:
Avv. Ezio Bonanni, Presidente dell’ONA Onlus;
MODERA:
Dott.ssa Valentina RENZOPAOLI, Giornalista di ROMA1;
INTRODUZIONE E INTERVENTI:
09:30 Amianto e lobby criminale
Avv. Ezio Bonanni, Presidente ONA
10:00 L’aumento esponenziale dei casi di mesotelioma e delle altre patologie asbesto-correlate ed il ruolo dell’ONA. La ricerca
sul mesotelioma pleurico: dal laboratorio alla pratica clinica.
Prof. Luciano Mutti, Componente del Comitato Tecnico Scientifico e Direttore del Dipartimento terapia e cura del mesotelioma
dell’Ona onlus. Presidente del Gime. Professore di ricerca sul cancro e oncologia della Salford University di Manchester.
10:30 «S.O.S. Salute Pubblica: Patologie da esposizione lavorativa e/o ambientale ad asbesto. Metodo diagnostico non invasivo
e trattamenti di depurazione con sostanze naturali».
Prof. Giancarlo Ugazio già Professore Ordinario di Patologia Generale nella Scuola Medica dell’Università di Torino; Presidente
dell’Associazione G.Ri.P.P.A.; componente del Comitato Tecnico-Scientifico dell’ONA.
11:00 Coffee Break
11:15
Il ruolo dell’ONA: dalla denuncia alla proposta
Dott. Michele Rucco, Segretario Generale ONA
11:30
Come trasformare il problema dell’amianto in risorsa
Arch. Giampiero Cardillo, Gen. CC in congedo, componente Comitato Tecnico Scientifico e coordinatore del Dipartimento
Progettazione per la Pianificazione e lo Sviluppo del Territorio
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12:00 - Aspetti sanitari e ricerca medica nelle patologie asbesto correlate.
Prof. Lory Santarelli , Dipartimento di scienze molecolari e cliniche Università Politecnica della Marche.
Componente del Comitato Tecnico Scientifico dell’Ona.
12:25 - Situazione Amianto nella Regione Abruzzo
Arch. Pietro Smargiassi, Consigliere Regionale del M5S.
12:45 - Situazione amianto a L’Aquila
Dott. Massimo Lombardo
12:55 - Nuovo sistema trattamento rifiuti contenenti amianto
Dott. Riccardo Tagliapini, Coordinatore ONA Marche
13:10 - La pericolosità dell'amianto nelle tubature
Proiezione del documentario “H2A. L’acquedotto in amianto”, di Giuliano Bugani e Daniele Marzeddu.
13:40 Light Lunch
15:30 - Informazioni per le Attività sul Territorio dell’ONA con uno sportello tecnico per il cittadino
P.I. Franco Aldo Cucinieri – ENEA
15:50 - L’amianto in Abruzzo. Territorio, Edifici Pubblici, scuole, asili nido, università, e la risposta delle Istituzioni
Sen. Gianluca Castaldi, membro della Commissione Industria, Commercio e Turismo del Senato M5S
16:15 – L’azione del Pubblico Ministero per la interdizione e repressione del crimine ambientale e dei reati legati all’utilizzo dell’amianto
Dott. Maurizio Ascione, Sostituto Procuratore della Repubblica di Milano
17:00 - Interventi dei Ruoli Istituzionali
Dott. Luciano D’Alfonso, Presidente Regione Abruzzo
17:30 - Interventi dei partecipanti.
17:50 - Conclusioni
Avv. Ezio Bonanni, Presidente Osservatorio Nazionale Amianto
18:15 - Chiusura Conferenza
Video messaggio di Beppe Grillo, Fondatore del Movimento 5 Stelle
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La pericolosità dell'amianto nelle tubature
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Il caso di Finale Emilia.
Il documentario “H2A. L’acquedotto in amianto”, di Giuliano Bugani e Daniele Marzeddu. Al termine della proiezione,
si parlerà della pericolosità dell’amianto ingerito.
L’associazionismo di Carpi, comune colpito come Finale Emilia dal terremoto di un paio di anni fa, che ha messo a
rischio la potabilità dell’ acqua pubblica, metterà in evidenza e renderà pubblica la scelta delle autorità di Carpi di
immettere nelle tubature pubbliche, per evitare la dispersione della fibra di amianto, un formulato anticorrosivo, del
quale non si conoscono le conseguenza, denominato Alifos Klcz.
Nel comune di Carpi le fibre di amianto hanno già raggiunto le 170.000 fibre per litro. Da qui la battaglia, di pretendere
la sostituzione delle tubature in amianto, come rivendicato nel documentario di Bugani e Marzeddu, ‘ H2A’.
“Quasi tutti gli acquedotti pubblici in Italia sono in cemento-amianto - raccontano gli autori - Bologna possiede circa
1.600 chilometri di queste tubature dello stesso materiale. Nessuno lo sa. Nessuno lo deve sapere. Nessuno lo
dovrebbe sapere. Invece, la notizia esce. H2A. L'acquedotto in amianto, un documentario di poco più di 30 minuti
vuole raccontare cosa sanno i cittadini di Bologna, e cosa non sanno. Cosa dicono o cosa non dicono gli amministratori
pubblici. I silenzi delle Istituzioni. E in questo piccolo, grande, arco temporale di immagini video, spuntano le
dichiarazioni di oncologi e scienziati di fama mondiale. La fibra di amianto, ingerita, è cancerogena? O, solo se
respirata, provoca il tumore? Sono informati i cittadini su cosa bevono? La fibra di amianto può trovarsi nelle
tubature? Chi risponde di questa realtà incontestabile e agghiacciante?”
Documentario realizzato da Giuliano Bugani e Daniele Marzeddu, con le musiche di Pasquale Pettrone, il documentario
“H2A, l’acquedotto in amianto”, è stato realizzato grazie al contributo di associazione Orfeonica di Bologna e all'azione
di crowdfunding di www.pubblicobene.it
Inizio Testo
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Atti Convegno Vasto 27.09.2014

  • 1. OSSERVATORIO NAZIONALE SULL’AMIANTO ONA Onlus Atti della Prima Conferenza Regionale Regione Abruzzo Contro l’amianto Vasto, 27 settembre 2014 Politeama Ruzzi
  • 2. ©Osservatorio Nazionale sull’Amianto – ONA Onlus Proprietà letteraria riservata ISBN 978-88-99182-00-7 Osservatorio Nazionale sull’Amianto – ONA Onlus Via Crescenzio, 2 – 00193 – Roma http://osservatorioamianto.jimdo.com/ Email osservatorioamianto@gmail.com Le fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% del volume. Sono vietate in tutti i Paesi la traduzione, la riproduzione, la memorizzazione elettronica e l’adattamento, anche parziali, con qualsiasi mezzo effettuate, per finalità di carattere professionale, economico o commerciale o comunque per uso diverso da quello personale senza la specifica autorizzazione dell’Editore.
  • 3. Atti della Prima Conferenza Regionale Regione Abruzzo Contro l’amianto: un secolo di storie e di lotte Vasto, 27 settembre 2014 Politeama Ruzzi Tutti i diritti sono riservati a norma di legge e delle convenzioni internazionali Prima edizione: 31 gennaio 2015 ISBN 978-88-99182-00-7
  • 4. Organizzazione del Convegno Comitato Scientifico Ezio Bonanni Presidente ONA Onlus Luciano Mutti Presidente GIMe – Gruppo Italiano Mesotelioma Direttore Dipartimento ONA per la Ricerca e Cura del Mesotelioma Lory Santarelli Professoressa di Medicina del Lavoro Università Politecnica delle Marche Ancona Giancarlo Ugazio Presidente GRIPPA – Gruppo di Ricerca per la Prevenzione della Patologia Ambientale Coordinatore Dipartimento ONA per le Patologie Ambientali Segreteria Organizzativa Anna Corbi Carmela Grippa Atti a cura di Lorenza Fiumi Ricercatore CNR – INSEAN – IIA - Membro Comitato Tecnico Scientifico ONA Michele Rucco Segretario Generale ONA Onlus Hanno contribuito Paola Ceccarel Coordinatore Comitato ONA Valbormida Carlo Meoni Tecnico CNR - INSEAN -- IIA Grafica Marco Vinicio Zonin Architetto
  • 5. Programma dei lavori del 27 settembre 2014 Politeama Ruzzi – Vasto (CH) Presiede Presidente Osservatorio Nazionale sull’Amianto Modera la giornalista ► Amianto e lobby criminale Presidente Osservatorio Nazionale sull’Amianto. pag. 1-4 ► L’aumento esponenziale dei casi di mesotelioma e delle altre patologie asbesto-correlate ed il ruolo dell’ONA. La ricerca sul mesotelioma pleurico: dal laboratorio alla pratica clinica. Prof. Luciano Mutti, Componente del Comitato Tecnico Scientifico e Direttore del Dipartimento terapia e cura del mesotelioma dell’Ona onlus. Presidente del Gime. Professore di ricerca sul cancro e oncologia della Salford University di Manchester. «S.O.S. Salute Pubblica: Patologie da esposizione lavorativa e/o ambientale ad asbesto. Metodo diagnostico non invasivo e trattamen ti di dep urazion e con sos tanze naturali» Prof. Giancarlo Ugazio già Professore Ordinario di Patologia Generale nella Scuola Medica dell’Università di Torino; Presidente dell’Associazione G.Ri.P.P.A.; componente del Comitato Tecnico- Scientifico dell’ONA. ► Il ruolo dell’ONA: dalla denuncia alla proposta Dott. Michele Rucco, Segretario Generale ONA. ► Come trasformare il problema dell’amianto in risorsa Arch. Giampiero Cardillo, Gen. CC in congedo, componente Comitato Tecnico Scientifico e coordinatore del Dipartimento Progettazione per la Pianificazione e lo Sviluppo del Territorio. pag. 5-11 Aspetti sanitari e ricerca medica nelle patologie asbesto correlate Prof. Lory Santarelli, Dipartimento di scienze molecolari e cliniche Università Politecnica della Marche. Componente del Comitato Tecnico Scientifico dell’Ona. (Parte Prima) (Parte Prima)
  • 6. ► Situazione Amianto nella Regione Abruzzo Arch. Pietro Smargiassi, Consigliere Regionale del M5S. pag. 12-15 ► Situazione amianto a L’Aquila Dott. Massimo Lombardo. ► Nuovo sistema trattamento rifiuti contenenti amianto Dott. Riccardo Tagliapini, Coordinatore ONA Marche. ► Informazioni per le Attività sul Territorio dell’ONA con uno sportello tecnico per il cittadino P.I. Franco Aldo Cucinieri – ENEA. pag. 16-18 ► L’amianto in Abruzzo. Territorio, Edifici Pubblici, scuole, asili nido, università, e la risposta delle Istituzioni Sen. Gianluca Castaldi, membro della Commissione Industria, Commercio e Turismo del Senato M5S. ► Legislazione Europea relativa all’amianto On. Daniela Aiuto, portavoce al Parlamento Europeo del Movimento 5 Stelle. ► L’azione del Pubblico Ministero per la interdizione e repressione del crimine ambientale e dei reati legati all’utilizzo dell’amianto Dott. Maurizio Ascione, Sostituto Procuratore della Repubblica di Milano. pag. 19-25 Conclusioni Avv. Ezio Bonanni, Presidente Osservatorio Nazionale sull’Amianto. (Parte Prima) (Parte Prima) (Parte Prima)
  • 7. Appendice 1 PRESENTAZIONI E SLIDES Presentazione della Conferenza ► Avv. Ezio Bonanni Prof. Luciano Mutti ► Prof: Giancarlo Ugazio ► Dott. Michele Rucco ► Arch. Giampiero Cardillo ► Prof. Lory Santarelli ► On. Daniela Aiuto ► P.I. Franco Aldo Cucinieri (Parte Seconda) (Parte Seconda) (Parte Seconda) (Parte Seconda) (Parte Seconda) (Parte Seconda) (Parte Seconda) (Parte Seconda) (Parte Seconda)
  • 8. Appendice 2 ► Ministero Ambiente: Stato delle procedure per la bonifica di aree contaminate ► Legambiente - Bonifiche dei siti inquinati: chimera o realtà? Giuliano Bugani e Daniele Marzeddu - H2A. L’acquedotto in amianto ► Beppe Grillo – Videomessaggio Intervista on. Pietro Smargiassi, M5S Rassegna Stampa ► Locandina e Manifesto ► Comunicato stampa conclusivo ► (Parte Terza) (Parte Quarta) (Parte Quarta) (Parte Quarta) (Parte Quarta) (Parte Quarta) (Parte Quarta) (Parte Quarta)
  • 10. 1° Conferenza Regionale Abruzzo “Contro l’Amianto” Politeama Ruzzi - Vasto 27 settembre 2014 1 “Amianto e lobby criminale” Avv. Ezio Bonanni Presidente Osservatorio Nazionale sull’Amianto Buongiorno a tutti. Sono lieto di essere qui, oggi, insieme a voi e vi ringrazio dell’invito in questa meravigliosa città ricca di storia, con le sue chiese ed i suoi campanili, e di bellezze naturali e paesaggistiche, nel mare e nelle colline. Tornando al tema che mi è stato assegnato “Amianto e lobby criminale” non posso non evidenziare come siano noti a tutti gli effetti patogeni e cancerogeni di tutte le fibre di amianto per la salute umana. Tuttavia, solo alcuni Stati ne hanno imposto il divieto di utilizzo, altri lo hanno solo limitato, mentre c’è chi lo estrae e lo esporta (Canada) e chi ne permette la produzione, che è pari a più di 2milioni di tonnellate ogni anno (come Cina, Russia, India, etc.), per di più in assenza di misure di precauzione per i lavoratori e di salvaguardia per i consumatori, che spesso ne sono del tutto ignari. Ancora oggi più di 150milioni di lavoratori sono esposti ad alte dosi di fibre di amianto, privi di informazione e formazione e di adeguati sistemi di protezione. Ogni anno perdono la vita più di 100mila persone, di cui più di 5mila solo in Italia, in seguito alle patologie asbesto correlate e non saranno le ultime vittime, sia per i tempi di latenza, che per future esposizioni. L’amianto, nel nostro Paese, è stato messo al bando con la legge 257/92 che ne ha fatto divieto di utilizzo, eppure ci sono ancora 40milioni di tonnellate di materiali che lo contengono e che contaminano gli ambienti di vita e di lavoro, prolungando le esposizioni. Solo evitando future esposizioni ad amianto si potrà mettere fine alla epidemia in corso, e presuppone la messa al bando dell’amianto in tutto il pianeta, che costituisce il fine e l’impegno dell’Osservatorio Nazionale Amianto. E’ un lunga battaglia che si protrae da più di un secolo. Già nel 1906, il Tribunale di Torino dichiarava nocive le lavorazioni dell’amianto per la salute umana e la sentenza veniva confermata l’anno dopo dalla Corte di Appello di Torino. Indice
  • 11. 1° Conferenza Regionale Abruzzo “Contro l’Amianto” Politeama Ruzzi - Vasto 27 settembre 2014 2 Scienziati italiani, tedeschi e statunitensi e anche di altri paesi, confermarono, con tecnica sperimentale moderna, gli effetti patogeni e cancerogeni dell’amianto sulla salute umana, anche se spesso le lobby sono riuscite ad evitare la diffusione di questi risultati (D. E. Lilienfeld “The silence: the asbestos industry and early occupational cancer research--a case study”; Herbert K. Abrams “Some Hidden History of Occupational Medicine”). In Italia, nel 1941, la Corte di Cassazione ha confermato le sentenze di condanna al risarcimento dei danni subiti dalle vittime dell’amianto e, con legge 455/1943, l’asbestosi è stata indennizzata come malattia professionale. I produttori dell’amianto avevano dato origine, sul finire degli anni ’20, alla SAIAC (International Asbestos cement company), sotto la guida di Max Schmidheiny, per mettere in atto la loro politica cosiddetta “difensiva”, tesa a negare la pericolosità dell’amianto. Negli anni ’50, anche grazie alle pubblicazioni di Richard Doll, e di J.C. Wagner, e nel 1964, in seguito ai risultati della Conferenza Internazionale sugli effetti biologici dell’asbesto, che si tenne presso la New York Academy of Sciences, presieduta dal Prof. Irving Selikoff, le cui tesi sugli effetti cancerogeni dell’amianto anche a basse dosi, vennero unanimemente condivise, e universalmente accettate, con la conseguenza che fossero da evitare tutte le esposizioni. La lobby dell’amianto cercava comunque di occultare i danni che l’amianto crea alla salute umana e almeno in Italia questo tentativo riuscì fino a quando nel 1992 l’amianto venne definitivamente bandito. Stephan Schmidheiny, nel Dicembre del 1976, ha organizzato a Neuss una riunione di dirigenti eternit e scienziati che facevano parte del suo centro studi, ai quali dette delle direttive precise: “Dissociarsi in ogni discussione dal pensiero del Dott. Selikoff ed evitare di citarlo; Fare sempre riferimento alle fibre respirabili”; non informare lavoratori e cittadini del rischio amianto e negarne ogni effetto dannoso per la salute umana. La SAIAC (International Asbestos cement company), attraverso l’Assocemento è riuscita ad evitare che in Italia fossero introdotti limitazioni all’utilizzo dell’amianto, come risulta dal verbale del 17.11.1978, nel quale si legge: “Il dott. A. della Confindustria è intervenuto sull’ENPI per rallentare l’emissione di normative sui limiti. Il dott. M. dell’Enpi ha aderito a tale sollecitazione”. Stephan Schmidheiny è stato sottoposto a processo penale e condannato in primo e in secondo grado, ad una pena di 18 anni di reclusione. Nel mese di novembre la Corte di Cassazione si pronuncerà in maniera definitiva. Nel corso del giudizio, ho evidenziato come, a mio modesto avviso, per quanto emerso nel corso del dibattimento, potesse ipotizzarsi il reato di omicidio volontario. In quell’occasione, il procuratore Dott. Guariniello non sembrava aver condiviso questa mia richiesta, mentre invece sembra che egli la possa accogliere. Siamo dunque riusciti parzialmente, ma con determinazione, ad ottenere alcuni importanti risultati: nella ricerca scientifica, con diagnosi precoce e cura per chi è ammalato o rischia di ammalarsi; abbiamo fatto punire molti responsabili, criminalmente consapevoli del danno reale inflitto ad intere popolazioni e ottenere
  • 12. 1° Conferenza Regionale Abruzzo “Contro l’Amianto” Politeama Ruzzi - Vasto 27 settembre 2014 3 risarcimenti del danno per molte persone e loro familiari colpiti da questa guerra senza pietà; abbiamo chiuso molte fabbriche di morte nel mondo. Ma non siamo che all’inizio di questa battaglia. La finanziarizzazione dell’economia globalizzata, le ripetute crisi, hanno prodotto la deindustrializzazione di alcune nazioni manifatturiere, e minori risorse economiche, competenze tecniche e scientifiche, che sarebbero state utili per migliori condizioni di sicurezza nella gestione e rimozione dell’amianto. La criminalità organizzata, anch’essa globalizzata, in alcune regioni, che spesso non coincidono con quelle amministrate dagli Stati, ha occupato il settore industriale delle bonifiche, e getta ed occulta veleni, corrompendo e intimidendo anche soggetti pubblici e privati, con enormi fatturati. Le pianificazioni statali, anche quelle sostenute da organizzazioni sovrannazionali (es. U.E.) non sono state efficaci. Recentemente il piano nazionale amianto dello Stato Italiano, varato in fretta e senza adeguata preparazione tecnica e finanziaria, non ha avuto attuazione. L’Osservatorio Nazionale Amianto ha elaborato un piano alternativo, sulla base dei seguenti principi: I) prevenzione primaria: evitare ogni fonte di esposizioni ad amianto, anche crisotilo, per sconfiggere le patologie asbesto correlate; II) prevenzione secondaria: sorveglianza sanitaria, diagnosi precoce e intervento terapeutico tempestivo in caso di patologia; III) prevenzione terziaria: indagini epidemiologiche, interdizione delle condotte dannose e pericolose, repressione del crimine e risarcimento per le vittime. Questo piano è già operativo, grazie alla mobilitazione dei cittadini e di scienziati e professionisti indipendenti. Il Governo italiano non ha inteso sostenere l’iniziativa. È necessario moltiplicare centri di attività complessa, per lo studio e la ricerca scientifica, ma anche per azioni concertate sul fronte politico istituzionale e giudiziario, e per la promozione di progetti di bonifica territoriale, come è oggi l’ONA per l’Italia, e come lo è anche per la Regione Abruzzo, e ciò anche grazie all’impegno di tutti voi, del Comitato di Vasto, come del Movimento 5 Stelle che ha inteso sostenere l’organizzazione di questa conferenza. Solo così si possono produrre coordinati protocolli programmatici comuni di attività positive, con sostenibilità e convenienza economica maggiore di quella che ha determinato la pratica diffusa dell’inquinamento delle nostre terre e non solo a causa dell’amianto. Interi territori hanno perso il loro valore economico per via dell’inquinamento e quindi occorre ripartire con progetti di bonifica della terra inquinata con incentivo all’investimento, per creare nuova bellezza, nuova economia e profitto lecito. Verrebbe così prodotta una ricchezza di quella maggiore che fu prodotta dall’attività criminale che ha avvelenato territori sani.
  • 13. 1° Conferenza Regionale Abruzzo “Contro l’Amianto” Politeama Ruzzi - Vasto 27 settembre 2014 4 Ci sono esempi positivi, come quello della Valle della Ruhr, in Germania, e molte altre realtà ci indicano questa strada, nel nostro impegno sussidiario, il solo che ristora l’azione virtuosa e colossale di valorizzazione del terreno avvelenato e compromesso. Il problema deve essere risolto attraverso un’azione generale di valorizzazione dei territori vivi e morti. L’azione di solo disinquinamento è una strada sbagliata, perché non ci sarebbero risorse sufficienti e si rischierebbe di favorire le organizzazioni criminali e gli stessi inquinatori. Occorre invece lo sviluppo che “implichi” il disinquinamento totale per la contestuale creazione di valore sul territorio ora inquinato. È necessario quindi un articolato coinvolgimento di tutte le forze sane, anche di imprenditori, più forti e più ricchi di quelli che hanno tratto e traggono vantaggio nell’avvelenarci la vita. Dobbiamo cercare e trovare alleati per vincere definitivamente questa battaglia che è di civiltà e giustizia. Anche ambienti economici e finanziaria apparentemente oggi ostili potrebbero decidere di investire, se saremo in grado di offrire loro progetti concreti fondati su una idea diversa di fare profitto. Tranne i criminali organizzati non si può escludere nessuno. Come gli Italiani sanno che esistono altri Adriano Olivetti nel mondo dell’industria, altri Jean Monnet nel mondo della politica globale, altri Luigi Sturzo, come politici di riferimento, anche in ogni altra Nazione sono certo che si possano individuare personalità portatrici di interessi non solo distruttivi. I grandi progetti dovranno essere fonte di produzione del bello e dell’utile, del buono e del bene comune. È stato fatto. È difficile. È possibile. Grazie dell’attenzione. Inizio Testo
  • 14. 1° Conferenza Regionale Abruzzo “Contro l’Amianto” Politeama Ruzzi - Vasto 27 settembre 2014 5 CometrasformareilproblemaAmiantoinrisorsa:combattereilmale costruendoilbene,sturzianamente. Arch. Giampiero Cardillo Generale in congedo dell’Arma dei Carabinieri, Coordinatore del Dipartimento Proposte e sviluppo per il risanamento e la valorizzazione del territorio dell’Osservatorio Nazionale sull’Amianto – ONA Onlus e-mail: cardillo.giampiero@gmail.com L'ONA, come avete potuto constatare, ha fatto un percorso, ha camminato per anni, con tenacia e coraggio, per i sentieri impervi della lotta al crimine industriale e finanziario. Ha lottato contro la latitanza della scienza ufficiale e delle istituzioni sanitarie pubbliche rispetto all'aggressione mortale di un elemento, sì naturale, ma che fu portato dall'industria, all'inizio inconsapevolmente e in seguito criminosamente, in modo massiccio e diffuso, a contatto con la popolazione, spacciandolo per inerte e non dannoso, fino a essere presente ancor oggi, in una grandissima varietà di prodotti e forme, troppo vicine alle nostre case, ai nostri polmoni, ai nostri visceri indifesi. L'ONA ha lottato tenacemente nelle piazze, nei Tribunali e nei Ministeri perché all'amianto accumulato nei decenni, inconsapevolmente e consapevolmente, non fosse consentito aggiungerne altro, ancora prodotto o tollerato in molte parti del mondo, laddove una coraggiosa ONA non ha agito o potuto agire. L'ONA ha lottato, senza dare quartiere, contro coloro che hanno tentato di sminuire, fino a ieri, i risultati scientifici che dimostravano la pericolosità dell'Amianto in tutte le sue forme commerciali. L'ONA si è fatto carico della stimolazione, per via giudiziaria, dell'interdizione continua di quanti ancora avvelenano le nostre vite e non provvedono, laddove si possa provvedere con ogni urgenza, a contenere ed eliminare il rischio per noi, i nostri figli e nipoti. L'ONA si è fatto carico del sostegno concreto a quanti sono stati colpiti dal male procurato dall'Amianto, stimolando il SSN ad assisterli e la Previdenza a risarcirli. Diecimila coraggiosi, determinati, ma non disperati, sono stati una forza che ha scardinato resistenze, inefficienze e pigrizie granitiche nelle Private e nelle Pubbliche amministrazioni. Questi uomini e queste donne, determinati e generosi, non hanno intenzione di fermarsi alla denuncia, al sostegno della scienza impegnata e dei magistrati solerti, che sono stati co- protagonisti di questa battaglia per la vita. Indice
  • 15. 1° Conferenza Regionale Abruzzo “Contro l’Amianto” Politeama Ruzzi - Vasto 27 settembre 2014 6 Questi uomini e queste donne, determinati e generosi, non hanno intenzione di fermarsi alla denuncia, al sostegno della scienza impegnata e dei magistrati solerti, che sono stati co- protagonisti di questa battaglia per la vita. Ed è perciò che, anche in occasioni come questa, l'ONA apre un altro "fronte" di battaglia: la definitiva soluzione territoriale del problema dell'Amianto, contenuto, disperso e occultato attorno a noi. Si tratta di un problema di immense dimensioni. Non solo l'Amianto è contenuto, disperso e occultato in grandissima quantità, ma, rispetto ad altri inquinanti, anche più terribili, è presente in gran parte della superficie dello Stato: campagne, acque interne e catturate comprese e non solo in quel 3% del territorio censito come gravemente inquinato da numerosi veleni. Per il solo Amianto censito, presente ancora nei siti ove fu installato e non allontanato (perciò si spera correttamente trattato e inertizzato temporaneamente) si ricordano le battaglie innescate dall'ONA per singoli "contenitori": scuole, ospedali, caserme, velivoli, navigli, treni, edifici di pubblica riunione. Qualcosa è stato fatto, ma la soluzione è lontanissima da venire. Conservarlo ancora in situ costa e costerà sempre di più. Allontanarlo significa impiegare nel tubo rotto degli appalti pubblici risorse immense di cui non si dispone. Per l'Amianto accumulato in discarica, contenuto in sacchi appropriati e sigillati, la cernita per il definitivo trattamento può essere possibile, all'interno di piani di mitigazione del rischio e di bonifica del territorio per il suo riuso, liberato dalla concentrazione, seppur controllata, di tutti i micidiali veleni di cui è stata rilevata la presenza. Per tutto quello che è disperso e occultato il problema si pone in tutta la sua drammatica complicazione. Il Dlgs 152/06 e successive modificazioni e integrazioni, seppur recentemente semplificato, pone la necessità di una riflessione metodologica. Vi leggo, se avrete pazienza, una "situazione" narrata dal Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati, nonché autorevole componente della VIII Commissione Ambiente della Camera, Alessandro Bratti (allegato n.1 in calce alla presente). Ho qui con me anche uno studio recentissimo particolareggiato di Legambiente "BONIFICA DEI SITI INQUINATI: CHIMERA O REALTÀ?", reperibile al link http://www.popolariliberieforti.it/dossier_legambiente_-_le_bonifiche_in_italia_2014_0.pdf (N.D.C.: il documento viene fornito in allegato alla presente pubblicazione). Se avrete la costanza di leggerli e di sommarne le risultanze, vi accorgerete che siamo di fronte a un disastro senza apparenti e concrete prospettive di soluzione. Occorre chiedersi: "può una pianificazione e una programmazione tradizionale, quella che discende da leggi e regolamenti Statali e Regionali, affrontare un aggrovigliato intreccio burocratico e tecnico, con complicanze scientifiche e legali, che si presentano alla catena tecnico- burocratica ogni volta che si mette mano ad uno dei 39 SIN e alle altre migliaia di ettari inquinati non solo di Amianto?" (per un approfondimento, vedere allegato n. 3 in calce alla presente).
  • 16. 1° Conferenza Regionale Abruzzo “Contro l’Amianto” Politeama Ruzzi - Vasto 27 settembre 2014 7 Per ammissione stessa degli addetti ai lavori più qualificati e di livello più alto, i risultati non ci sono. Il sistema, per quanto lo si voglia "semplificare", in quanto "necessario" iter burocratico, porta troppo spesso in tribunale i protagonisti dell'azione sul territorio. Si ha la sensazione è che si stia svuotando il mare con un cucchiaio. Le risorse sono limitate, gli organismi pubblici e privati sono privi della capacità tecnica progettuale, ma sono impiegati comunque lungo l'iter approvativo e di vigilanza: si riverbera, così, sulle bonifiche tutta la incapacità strutturale del nostro apparato nazionale, pubblico e privato, che è alla base del fallimento totale del sistema degli appalti e delle concessioni, comprese le più aggiornate formule di Partenariato. Tutto ciò opprime e rovina questo Paese boccheggiante, incapace di spendere, anche se in possesso di risorse ancora ingenti, sebbene insufficienti. Eppure una via d'uscita c'è. Germania, Francia, Spagna e Stati Uniti hanno dimostrato che di fronte a tanta difficoltà e complessità si può opporre un "procedimento olistico", il più lontano possibile dal modus operandi consolidato nei decenni del "piano nazionale" e/o "regionale" finanziato e attuato lungo le vie accidentate della burocrazia ordinaria e straordinaria. È dimostrato dai fatti e dai tribunali che, anche dove si sia tentato di accorciare i tempi, di unificare le responsabilità in capo a "consoli" provvisori e "commissari straordinari", sempre poco di realizza e sicuramente si finisce in tribunale. Il cane si morde la coda due volte: se lasci più gradini di "controllo dei controllori", non concludi nulla. Se liberi il cammino da ostacoli di controllo, riduci il tasso di onestà delle operazioni e tutto si ferma in tribunale. Che fare allora? Basta copiare da chi aveva lo stesso tasso di complessità da affrontare e la stessa ruggine negli ingranaggi. Ho illustrato più volte, e non sono stato il solo a farlo, quello che è accaduto in soli dieci anni dal 1989 al 1999, nella intera, immensa valle della Ruhr. Dall'inferno al paradiso con 3,5 miliardi in piccola parte pubblici; 350 milioni l'anno, non solo per bonificare, ma per costruire un angolo di mondo dove qualsiasi tedesco vorrebbe vivere, partendo da una fogna a cielo aperto, da un sistema di spesa inutilizzabile, da disperata disoccupazione al 16 %, da conflittualità intergovernativa e interregionale altissima, da degrado sociale e alta corruzione politica e amministrativa. Un territorio immenso con 5,3 milioni di abitanti e 53 città e contrade, con siti importanti come Dortmund a ovest, Duisburg a est, Essen al centro, che nel 2010 è stata addirittura selezionata come Cultural City of Europe, dopo la "bonifica”. Niente male per una ex fogna. (per un approfondimento, vedere allegato n. 4 in calce alla presente) Stesso miracolo è accaduto a Pittsburg negli USA, divenuta sede di Google e di un Medical Centre, con decine di migliaia di addetti, poi sede, addirittura, di un G20 (vi ricorda nulla?). La stessa cosa capitata a Metz in Francia e a Bilbao in Spagna. Di se stessi i tedeschi raccontano di aver forzato la loro natura rigorista e di aver abbracciato un METODO OLISTICO al posto del tradizionale Stategic Plan. Un concetto nuovo di strategia aperta, dove il piano impara dai progetti e non viceversa. Un metodo dove l'intero è superiore alla somma delle sue parti. Visione, pragmatismo e leadership al comando. Progetti di altissima qualità prodotti attorno alle potenzialità del territorio e agli assetti possibili.
  • 17. 1° Conferenza Regionale Abruzzo “Contro l’Amianto” Politeama Ruzzi - Vasto 27 settembre 2014 8 Coraggio nello sperimentare e rischiare che il bello, il nuovo, il difficile e la qualità avrebbero impedito l'intrusione di delinquenti e speculatori senza idee e privi di struttura operativa, evitando anche la presenza di produttori di operazioni solo finanziarie, senza un contenuto manifatturiero e altamente innovativo. Una mostra di architettura, l'IBA come fulcro culturale NON burocratizzato, al centro della vicenda. Il sostegno sussidiario della Regione Nordrhein-Westfalen che ha “rivoluzionato la Mostra Internazionale di Architettura (IBA) trasformata in una società privata, che vedeva nel suo consiglio d'amministrazione importanti esponenti della politica, dell'economia, dei sindacati e delle associazioni ambientaliste. Il Comitato di coordinamento presieduto dal Ministro dell'Urbanistica, e dei Trasporti e composto dai rappresentanti della Regione, dei Comuni, degli Ordini professionali e da singoli architetti, ingegneri, paesaggisti, artisti e naturalisti. La Ruhr insegna che coordinare diversità come queste non è né complicato, né costoso; il personale, dipendente dalla S.r.L. IBA, non supera i trenta membri, dal momento che comprende un direttore esecutivo e solamente sei direttori scientifici part-time. Se analizzassimo i costi di gestione ci accorgeremmo che in Italia, con le discutibili parziali operazioni di bonifica realizzate, spendiamo molto di più, senza raggiungere risultati soddisfacenti" (notizie raccolte da Alessandro Marescotti per Peacelink in "Quando la volontà collettiva diventa un progetto, 2012). Un sistema che ha lasciato libertà di progetto a un gruppo di esperti entusiasti. Un ente regionale che ha iniziato le operazioni acquistando i terreni più inquinati, che poi ha rivenduto con profitto. Il risveglio di forze culturali ed economiche sopite della regione e anche delle regioni vicine (a sud c'è Düsseldorf), per passare dal concetto di salvaguardia a quello di promozione del paesaggio. Una rivoluzione concettuale e culturale che dissolva ostacoli burocratici, personalismi, interessi illegittimi, che coinvolga entusiasticamente solo chi è in grado di esprimere mestiere e professione ai massimi livelli. Questo taglia fuori tutti coloro che sanno solo far finta di fare per lucrare indegnamente e illegittimamente su quelle "operazioni" che non saranno mai "progetti" concreti. Direte: ma quelli sono tedeschi! Noi non abbiamo tradizione, né esempi da seguire. Eppure non è così. Il novecento industriale e amministrativo italiano rifulge di esempi luminosi, poco praticati da quella Storia addomesticata, che si studia a tutti i livelli scolastici ed extra-scolastici. Ma i documenti ci sono e pure chi li conserva. Don Luigi Sturzo, pro-sindaco di Caltagirone per 20 anni, all'inizio del secolo passato, rivoluzionò i rapporti burocratici tra centro e periferia, liberando forze economiche che a loro volta liberarono e bonificarono dalla fame il suo territorio e quelli circostanti. Disegnò logisticamente le linee di sviluppo futuro della sua cittadina e suscitò nuove aggregazioni civili-economiche- finanziarie, alternative alle esistenti (creò Banche popolari, cooperative, Società di mutuo soccorso e di gestione di servizi). Disegnò un futuro ancora possibile della centralità comunale e intercomunale (l'ANCI, l'associazione fra i Comuni che ancora oggi esiste, ma opera con difficoltà) quale punto amministrativo eminente per lo sviluppo del territorio. Coniò il sostantivo "Incivilimento" al posto dello "sviluppo", quest'ultimo inteso sempre in senso quantitativo, per affermarne l'appartenenza del progresso integrale della persona all'azione delle forze evidenti e in nuce del territorio, lavorando per obiettivi come il bello, l'artistico, il buono, il condiviso, con "la persona al centro". Tutto il resto è apparso all'orizzonte del possibile come default di quella azione umanistica, così come puntare sull'incivilimento del territorio significa ottenere per default anche il suo risanamento ambientale.
  • 18. 1° Conferenza Regionale Abruzzo “Contro l’Amianto” Politeama Ruzzi - Vasto 27 settembre 2014 9 La nuova politica, la nuova amministrazione, i progetti grandi di incivilimento del Territorio, partono da questi presupposti. I grandi obiettivi di benessere collettivo si raggiungono solo così: alzare l'asta del salto in alto nella civiltà elimina tutti gli incapaci di buono, bello e, perciò, ricco per tutti. Anche Adriano Olivetti ha bonificato dalla fame interi territori al nord e al sud d'Italia, puntando su "progetti olistici" di una complessità inaudita, ingaggiando e "stregando" i migliori tecnici, inventori, filosofi e anche poeti, che ha coinvolto, tutti, assieme alle popolazioni, nella produzione del benessere collettivo. Profitti, macchine da scrivere, invenzioni singolari come il computer, profitti industriali ragguardevoli, vennero fuori per default. Sturzo e Olivetti (proprio come i tanti Brunello Cucinelli anche oggi) fanno paura da vivi e da morti, proprio come e per quanto terrorizzano e disarticolano con la loro efficienza e creatività gli apparati pubblici e privati di oggi e di allora, incastrati e divoratori di risorse e ricchezza. Solo la morte ha potuto fermare tanta passione e intelligenza attiva, ma non ha impedito che altri ne raccogliessero il testimone per continuare la battaglia per un mondo migliore. Solo una ferrea, "omicida", diabolica alleanza trasversale di nemici buoni a nulla, ma capaci di tutto, ha potuto celarne persino la memoria per farci dire: "noi italiani quello che hanno fatto i tedeschi nella Ruhr non lo sapremmo fare!" L'ONA potrebbe diventare l'IBA per questo territorio, se questo territorio saprà esprimere vitalità e cultura del "saper fare bene il bene", con un "approccio alternativo alla pianificazione, come raccomanda Karl Ganser, direttore dell'IBA. Solo bonificare non basta, perché non è possibile finanziariamente e burocraticamente, sic stantibus rebus. E non solo perché il veleno che si riesce a togliere è sempre meno di quello che si aggiunge, ma perché il risultato non poggerebbe sulle gambe dello sviluppo e dell'incivilimento, sul bello e sul buono e, quindi, desiderabile, perciò su un valore accresciuto che ripaghi lo sforzo fatto. Parlare di bonifica solamente dall'Amianto, perché l'ONA solo di Amianto tratta, non è ragionevole. L'amianto convive con altri veleni e un territorio avvelenato anche da altro che non sia amianto è, comunque, un territorio dove non si può e non si deve vivere. Signore e signori, noi siamo al punto di affogare e non possiamo attendere la ciambella di salvataggio "conforme alle norme" e timbrata in ogni sua parte. Non ci dobbiamo far distrarre da offerte di ciambelle cinesi e di contrabbando, di tavolacci fradici che ci farebbero precipitare a fondo. Occorre affrontare i flutti con coraggio e scoprire di saper nuotare e che c'è stato e c'è in questo Paese, nella tempesta assieme a noi, chi sa insegnare rapidamente a nuotare, nascosto finora, per non aver un posto nella scaletta di cartone della burocrazia legislativa e attuativa che ci rovina. Il Centro di Comando e Controllo nella progettazione e nella costruzione olistica non risiede in nessun "vertice". Sta al "centro" e non dispone che di "sapere e saper far bene il bene". Il centro è il punto più vicino possibile a tutti, a quelli che sanno e sanno fare e a quelli che non sanno e non sanno fare, ma che saranno comunque coinvolti. Nessuno verrà lasciato indietro, né si potrà sottrarre al fascino del buono, del sano e del bello. Per sé e per i suoi figli. Grazie della cortese attenzione. N.D.C.: il 29 settembre 2014 la presente relazione è stata pubblicata sul sito www.popolariliberieforti.it, al link : http://www.popolariliberieforti.it/la-nostra-proposta/il-punto/item/come-trasformare-il-problema-amianto-in-risorsa- combattere-il-male-costruendo-il-bene-sturzianamente.html
  • 19. 1° Conferenza Regionale Abruzzo “Contro l’Amianto” Politeama Ruzzi - Vasto 27 settembre 2014 10 All. n. 1: Bonifiche e Terra dei Fuochi, situazione e prospettive Nonsoloambiente ha avuto l’occasione di intervistare l’on. Alessandro Bratti, deputato del Partito Democratico, Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati e componente dell’VIII Commissione parlamentare (Ambiente, Territorio e Lavori pubblici). E’ inoltre membro del Comitato di Indirizzo di RemTech (http://www.remtechexpo.com/it/) nonché relatore del convegno di apertura del RemTech 2014 “Benchmarking sulle bonifiche in Italia, in Europa, nel mondo”. Ecco le sue risposte: Per iniziare, può darci un quadro dello stato dell’arte delle bonifiche nel nostro Paese? È sempre necessario fare una distinzione fra i siti contaminati di interesse nazionale e gli altri, dei quali, ad oggi, non esiste una situazione aggiornata. Dai dati del Ministero emerge che nei primi sette mesi dell’anno, dal 1° gennaio al 1° agosto 2014 sono stati predisposti 62 decreti per progetti di bonifica delle aree ‘SIN’: 51 di approvazione, 8 di autorizzazione avvio lavori, 3 di approvazione dei progetti di dragaggio. Oltre il doppio, dunque, rispetto all’intero 2013, in cui i decreti erano stati 26 (11 di approvazione, 12 di autorizzazione avvio lavori e 3 di approvazione progetti di dragaggio). Ancora più significativo è il confronto dal 2000 ad oggi: in questi primi sette mesi, infatti, è stato predisposto il 23% della totalità dei decreti varati nell’intero periodo. Sempre nei primi sette mesi dell’anno, si sono tenute 112 Conferenze dei Servizi (65 istruttorie e 47 decisorie, quasi una al giorno) nel corso delle quali sono stati esaminati progetti di interventi di bonifica per circa 600 ettari. L’attività svolta ha consentito di completare la caratterizzazione in alcuni SIN, di incrementare le percentuali sia delle aree a terra per le quali sono stati approvati progetti di bonifica, sia delle aree liberate e restituite agli usi legittimi. La caratterizzazione è stata completata per i SIN di Manfredonia; Cengio e Saliceto; Massa e Carrara; Balangero; Pieve Vergonte; Sesto San Giovanni; Fidenza; Laguna di Grado e Marano; Cogoleto; Bari Fibronit; Biancavilla; Livorno; Emarese; Broni; Gela e Pioltello – Rodano. Sono stati approvati progetti di bonifica per la totalità delle aree di Cengio-Saliceto e Pieve Vergonte; per il 93% di Broni; per il 92% di Fidenza; per il 73% di Bari Fibronit; per il 55% di Venezia- Porto Marghera; per il 47% di Sesto San Giovanni; per il 46% di Trento Nord; per il 40% di Emarese; per il 36% di Pioltello – Rodano; per il 26% di Crotone; per il 24% di Napoli Bagnoli-Coroglio; per il 22% di Massa e Carrara e Cogoleto; per il 16% di Napoli Orientale; per il 15% di Laguna di Grado e Marano eTrieste; per il 13% di Priolo ed, infine, per il 12% di Brescia Caffaro. Infine, le aree liberate e restituite agli usi legittimi sono circa 4.290 ettari: l’85% delle aree della Val Basento; il 19% di Milazzo; il 18% di Manfredonia; l’11% di Crotone; l’8% di Fidenza; il 7% di Priolo, Taranto e Trieste; il 6% di Sesto San Giovanni; il 5% di Venezia - Porto Marghera; il 4% di Piombino e Porto Torres; il 3% di Laghi di Mantova e il 2% di Laguna di Grado e Marano. In questo contesto qual è stata l’evoluzione della normativa di riferimento? Nel D.l. 91 e in altri recenti provvedimenti del Governo sono stati introdotti percorsi di semplificazione assolutamente interessanti per le imprese. Rimane la preoccupazione riguardo al fatto che se da un lato si semplifica dall’altro non vi è un sistema dei controlli efficace ed efficiente. A questo proposito come deputati di tutte le forze politiche chiediamo un impegno concreto al Governo per licenziare il provvedimento sulla riorganizzazione delle Agenzie ambientali.
  • 20. 1° Conferenza Regionale Abruzzo “Contro l’Amianto” Politeama Ruzzi - Vasto 27 settembre 2014 11 Quali sono le prospettive future del mercato delle bonifiche? La domanda posta in questo modo rischia di essere un po’ tendenziosa. Il mercato è sicuramente di grande interesse se per mercato si intende l’applicazione di tecnologie innovative idonee a risolvere i problemi. Quindi ritengo non si debba puntare tanto sullo spostamento di elevate quantità di terreno da un sito ad un altro né tanto meno di investire in tecnologie costose che magari non garantiscono la soluzione. Credo si debba andare sempre di più verso un approccio pragmatico utilizzando tecnologie in situ. La Terra dei Fuochi ha fatto esplodere mediaticamente la situazione, qual è la situazione attualmente, cosa è stato fatto e cosa è ancora da fare? Che in Campania ci fossero delle situazioni di grave inquinamento non lo scopriamo di certo oggi. Anche in altre regioni ci sono situazioni drammatiche. La Terra dei fuochi è stata oggetto di grande attenzione e proprio con un provvedimento legislativo ad hoc sono state approvate norme e soprattutto messe a disposizione risorse per le bonifiche e per gli aspetti sanitari collegati all’inquinamento di quelle aree. Si è inoltre provveduto a fare in modo di garantire la sicurezza alimentare dei prodotti agricoli campani. Rimane però molto da fare perché le forze in campo sono limitate rispetto a ciò che occorrerebbe. Occorre però distinguere quelli che sono i cosiddetti fuochi abusivi dalla contaminazione di falda e terreni. Intervista all’On. Alessandro Bratti riportata al link http://www.popolariliberieforti.it/Bonifiche%20e%20Terra%20dei%20Fuochi,%20situazione%20e %20prospettive.pdf Inizio Testo
  • 21. 1° Conferenza Regionale Abruzzo “Contro l’Amianto” Politeama Ruzzi - Vasto 27 settembre 2014 12 Amianto in Abruzzo Arch. Pietro Smargiassi Consigliere Regionale del M5S Sappiamo che l'amianto è stato largamente utilizzato in passato, in Italia soprattutto fra gli anni '50 e gli anni '70, in innumerevoli applicazioni industriali ed edilizie, nonché in molti prodotti di diffuso utilizzo domestico. Con il tempo però abbiamo dolorosamente imparato l’alta pericolosità di questo materiale, con danni purtroppo irreparabili, visto che parliamo della perdita di una moltitudine di vite umane. L'amianto è un materiale che si è rivelato letale per la salute dell'uomo a causa della sua proprietà di rilasciare fibre che, se inalate, possono provocare patologie gravi ed irreversibili a carico dell'apparato respiratorio. E' dal 1943 che l'asbestosi, malattia a carico dell'apparato respiratorio, è inserita nell'elenco delle malattie professionali riconosciute con l'obbligo di assicurazione. A livello nazionale, la legge 27 marzo 1992 n. 257 ha dettato le norme per la dismissione progressiva e la cessazione dell'impiego dell'amianto, proibendone la produzione e la lavorazione. La suddetta legge dispone che i piani predisposti dalle regioni, tra l'altro, prevedano il censimento delle imprese che utilizzano ed hanno utilizzato l'amianto nelle rispettive attività produttive, nonché delle imprese che operano nelle attività di smaltimento o di bonifica ed il censimento degli edifici nei quali siano presenti materiali o prodotti contenenti amianto libero o in matrice friabile, con priorità per gli edifici pubblici, per i locali aperti al pubblico o di utilizzazione collettiva e per blocchi di appartamenti. L'8 agosto del 1994, attraverso un decreto del Presidente della Repubblica, sono state emanate le disposizioni destinate alle Regioni per affrontare la protezione, la decontaminazione, lo smaltimento e la bonifica dell'ambiente in difesa dai pericoli dell'amianto. A fronte del quadro normativo nazionale, la Regione Abruzzo ha emanato tutta una serie di provvedimenti, tra cui quello di riferimento è la legge regionale n. 11 del 4 agosto 2009. Indice
  • 22. 1° Conferenza Regionale Abruzzo “Contro l’Amianto” Politeama Ruzzi - Vasto 27 settembre 2014 13 Gli obiettivi che si è inteso perseguire con questa legge sono la salvaguardia e la tutela della salute nei luoghi di vita e di lavoro dalla possibile esposizione a fibre aero-disperse di amianto; la gestione e la bonifica di siti, impianti, edifici, mezzi di trasporto e manufatti in cui sia stata rilevata la presenza di amianto o materiali contenenti amianto, la promozione di attività finalizzate alla tutela dei rischi per la salute e per l’ambiente dall’amianto e la collaborazione con enti pubblici per la ricerca e la sperimentazione nel settore nonché la promozione di iniziative di educazione, formazione ed informazione, finalizzate ad accrescere la conoscenza sui rischi derivanti dalla presenza di amianto o materiali contenenti amianto ed alla sua corretta gestione. La complessità degli interventi necessari per combattere il problema dell'amianto comporta un'azione coordinata fra istituzioni e strutture operative. Alla Giunta Regionale spetta il compito di coordinare tutti gli interventi necessari per il raggiungimento degli obiettivi menzionati e ciò in particolare attraverso il Piano regionale di protezione dell’ambiente (PRA), quindi decontaminazione, smaltimento e bonifica ai fini della difesa dai pericoli derivanti dall’amianto in cui vengono definite le azioni, indicati gli strumenti ed individuate le risorse per il raggiungimento degli obiettivi prefissati dalla Giunta regionale per sovrintendere e monitorare compiutamente la realizzazione delle azioni previste dal PRA si avvale sia dei Dipartimenti di Prevenzione delle Aziende USL, cui sono affidati i compiti di vigilanza negli ambienti di vita e di lavoro, sia dell’ARTA, Centro Regionale di Riferimento Amianto, cui è assegnato il compito di supporto tecnico-analitico, nonché Province, cui sono assegnati compiti di verifica della gestione dei rifiuti contenenti amianto. Al Centro Operativo Regionale è stata demandata la sorveglianza epidemiologica dei tumori patognomonici o strettamente correlati con l'esposizione all'amianto. Un ruolo importante viene assegnato dalla Legge ai privati i quali sono tenuti a comunicare agli organi competenti la presenza di amianto o di materiali contenenti amianto negli edifici, impianti o luoghi o nei mezzi di trasporto. La Regie Abruzzo, nell’ambito della precitata legge, ha anche previsto la possibilità di concedere contributi a fondo perduto sia ai Comuni, sia soprattutto a soggetti privati, ove vi siano da rimuovere e smaltire piccoli quantitativi di materiali contenenti amianto in opera in edifici adibiti a civile abitazione e relative pertinenze e in edifici o impianti adibiti ad attività artigianali, industriali, commerciali ed agricole. Su questa linea la Regione Abruzzo, a fine marzo 2014, ha pubblicato il bando, poi prorogato, per la rimozione e lo smaltimento di piccole quantità di amianto, finalizzato alla riduzione sul territorio regionale di situazioni determinate dalla presenza di amianto che costituiscono un potenziale rischio per la salute pubblica; ciò nell’ottica di proseguire quella politica di impulso e coinvolgimento dei cittadini nella battaglia contro l’amianto, ancora purtroppo presente in molti edifici privati. Per questi scopi, con il suddetto bando la Regione Abruzzo ha messo a disposizione circa 133mila euro. Bisogna però fare un passo indietro, per capire che questi 133mila euro non sono una novità di quest'anno, ma rappresentano il residuo dei 228mila euro messi a disposizione già nel 2010 con un bando analogo.
  • 23. 1° Conferenza Regionale Abruzzo “Contro l’Amianto” Politeama Ruzzi - Vasto 27 settembre 2014 14 Il che vuol dire, come si legge proprio nel bando di quest'anno, che in tutto questo tempo, per lo smaltimento di piccoli quantitativi di amianto, sono stati assegnati ai cittadini contributi a fondo perduto soltanto per 95mila euro, quindi molto meno della metà del totale a disposizione. Vuoi per colpa delle pastoie burocratiche, vuoi per colpa della scarsa informazione, la maggior parte di questi fondi non è stata assegnata e utilizzata. Senza contare che i cittadini vengono scoraggiati dal richiedere tali fondi per un semplice motivo: nel caso in cui tali contributi non vengano assegnati, il cittadino che ne aveva fatto richiesta deve comunque procedere allo smaltimento a spese sue. Non si può insomma dire al cittadino: “Chiedici aiuto, ma se poi decidiamo di non dartelo sono fatti tuoi”. In questa maniera non si tende davvero la mano a chi vorrebbe smaltire l'amianto in modo onesto, invece di trovare vie più sbrigative e illegali, ma ha difficoltà economiche nel farlo. C'è dunque molto su cui riflettere e molto da rivedere nei modi in cui la Regione Abruzzo ha aiutato i privati abruzzesi a smaltire l'amianto: se qualcosa è stato fatto, si doveva, e si dovrà in futuro, fare molto di più. Lo stesso discorso è applicabile a un recente provvedimento, con il quale la Regione Abruzzo ha stabilito 28 interventi di bonifica e smaltimento dell’amianto presente in strutture pubbliche, in particolare edifici scolastici e palestre, su tutto il territorio regionale. Nel dettaglio: 9 sono localizzate in provincia di Chieti, 11 in provincia dell'Aquila, 4 in provincia di Pescara, 4 in provincia di Teramo. Per i suddetti interventi la Regione si è impegnata a contribuire al 70% della spesa complessiva preventivata, una somma di circa 6 milioni di euro. Purtroppo si tratta soltanto di un inizio, visto che erano 75 i siti individuati per lo smaltimento: ne restano esclusi quindi ben 47, perché giudicati privi dei requisiti di ammissione. Va poi ricordato l’impegno della Regione, nell’ambito delle proprie competenze, riguardo il problema della cernita, rimozione e smaltimento macerie durante le varie fasi di ricostruzione del patrimonio immobiliare dei comuni colpiti dal sisma del 6 aprile 2009, in cui chiaramente si annida anche il problema dell’individuazione e successivo smaltimento amianto. In Abruzzo si sono infatti connesse e addizionate due tragedie: come spiegava nel 2010 il prof. Mario Di Gioacchino, e cito testualmente: “La popolazione delle aree terremotate in Abruzzo nell’arco dei prossimi venti anni sarà esposta al rischio di tumori dovuti all’inalazione di amianto, che rischiano di diventare una seconda piaga”. I crolli dei palazzi causati dal terremoto, sempre secondo il prof. Gioacchino, hanno infatti “sparso moltissimo amianto nell'aria”. Per sottolineare ulteriormente l'attualità del dramma dell'amianto nella nostra regione, non si può non ricordare che, dall'inizio di quest'anno, sono stati registrati in Abruzzo 20 nuovi casi di mesotelioma, un dato che segna un aumento dell'incidenza di questa patologia gravissima provocata dall'esposizione all'amianto. Per il 2014 l'Ona ha stimato circa 40 morti per tumore al polmone causati dall'amianto, a cui vanno aggiunte le conseguenze mortali di altre malattie absesto-correlate, giungendo a circa un centinaio di decessi in Abruzzo nell'anno in corso.
  • 24. 1° Conferenza Regionale Abruzzo “Contro l’Amianto” Politeama Ruzzi - Vasto 27 settembre 2014 15 Proprio negli ultimi giorni, si è inoltre manifestato l'interessamento del senatore Felice Casson, vicepresidente della Commissione permanente Giustizia, alle ombre che gravano sull'ex Siv di San Salvo, oggi Pilkington-Techint. Cito testualmente dalla recentissima interrogazione parlamentare del senatore Casson: “Il tipo di produzione della Siv Pilkington sottoponeva i lavoratori ad un pesante carico di nocività. La presenza di un forno fusorio, di nastri trasportatori, di tubazioni, condotte e simili aveva richiesto un notevole utilizzo di coibenti. È stato impiegato amianto in grandi quantità nonostante a quell'epoca fosse ben nota la sua nocività, senza "naturalmente" informare i lavoratori dei rischi cui erano sottoposti, senza eliminare le polveri, senza dotare gli stessi lavoratori di protezioni individuali, se non, in non pochi casi, protezioni in amianto. Altresì i manufatti in cemento-amianto sono stati utilizzati per le coperture dei capannoni. L'amianto non è stata l'unica sostanza tossica e cancerogena impiegata nel ciclo produttivo. Vanno aggiunti ad esso altri composti tossici cui i lavoratori erano esposti quali il diclorometano, il fenolo, lo stirene, l'acetone, il toluolo, il butanolo”. Come ho già ricordato, la legge n. 257 ha sancito nel 1992 la cessazione dell'impiego di amianto in Italia. Nonostante questo, il forno fusorio a San Salvo è stato bonificato soltanto nel 2006 e l'anno successivo si è verificato un incendio che ha divampato in un capannone con copertura in amianto, incendio diffuso anche oltre i confini della fabbrica, con gravissime esposizioni ad amianto e altre sostanze tossiche da parte dei lavoratori. In conclusione quindi, se qualcosa è stato fatto e qualcosa si sta facendo, resta molto altro da fare, affinché la Regione Abruzzo si faccia garante della salute dei propri abitanti; ritengo che l’impegno della Regione debba essere volto a garantire che gli ambienti di vita, di lavoro, le scuole, siano sicuri e privi di materiali pericolosi come l’amianto. Ma l'impegno non può essere solo parziale e non può restare soltanto scritto sulla carta. Bisogna insistere nel sottolineare l'importanza delle attività di formazione, informazione e semplificazione burocratica, finalizzate ad accrescere la conoscenza sui rischi derivanti dalla presenza di amianto, affinché chi opera in ambienti pericolosi adotti tutte le misure e gli strumenti di sicurezza obbligatori previsti per legge, volti alla salvaguardia della salute di tutti noi. Inizio Testo
  • 25. 1° Conferenza Regionale Abruzzo “Contro l’Amianto” Politeama Ruzzi - Vasto 27 settembre 2014 16 Insieme per il benessere della Persona e della Comunità Le ragioni del Progetto “Sportello di Riferimento Territoriale” UTSS – Unità Tecnica di Solidarietà Sociale ONA ONLUS di Vasto P.I. Franco Aldo Cucinieri ENEA C.R. Casaccia - UTRINN-BIO Referente del Coordinamento Esposti Amianto di Vasto Tel: 338.888.5270 e-mail: franco.cucinieri@enea.it Uno degli argomenti, presentati alla 1° Conferenza Amianto tenutasi a Vasto il 27 settembre 2014, ha avuto come riferimento, le M.P. o Tecnopatie “Malattie Professionali”, che in questo nostro Paese, sono ancora troppo poco riconosciute: il progetto, che vado ad illustrare schematicamente, non tratterà solo tale tematica, ma anche altre come graficamente meglio evidenziato nella presentazione in Power Point. Per una sintetica rappresentazione della operatività dello sportello, si prenderà spunto proprio alla malattia professionale, diretta e indiretta, individuale e collettiva. Malattie professionali ancora troppo poco riconosciute. Lo sottolinea anche l’Unione Europea, che più volte ai vari Governi, malamente succedutisi in questo nostro Paese, ha chiesto e preteso una maggiore sensibilizzazione e collaborazione fra soggetti coinvolti nella tutela dei lavoratori. Ad ammalarsi, per questa incresciosa e spregiudicata mancanza di politiche per la tutela ambientale e per l’adeguamento dei luoghi di lavoro, sono soprattutto i cittadini, oltre i lavoratori nei vari settori dell’industria, dell’artigianato, del terziario e del settore pubblico. Tantissimi sono i casi di malattie professionali che sfuggono alla garanzia della tutela, spesso per incapacità, ancora più accertabile per complicità con un sistema previdenziale ed assicurativo come componente di un sistema omertoso all’accertamento e controllo. Le denunce sono poche, spesso a causa della disinformazione ed anche a causa del timore, da parte dei lavoratori per le possibili conseguenze sul proprio futuro occupazionale. In totale, in questo nostro Paese, i casi riconosciuti sono di un terzo sotto la media con riferimento ad altri paesi europei; un dato che mostra, oltre al basso numero di occupati, dunque, anche la difficoltà di giungere al riconoscimento della malattia e alla denuncia da parte dei lavoratori. Dai dati statistici ultimi, le malattie che hanno colpito di più i lavoratori, sono riconducibili a disturbi al sistema osteo-articolare, dei muscoli e del tessuto connettivo; seguono le malattie del Indice
  • 26. 1° Conferenza Regionale Abruzzo “Contro l’Amianto” Politeama Ruzzi - Vasto 27 settembre 2014 17 sistema nervoso e le patologie tumorali, condizioni queste assolutamente sotto stimate per la difficoltà da parte dei lavoratori, di produrre a proprio carico la prova del nesso di causalità. La Proposta Progetto, è uno strumento operativo, per portare in evidenza e ribadire sul grave vuoto prodotto dal sindacato e dal patronato nella tutela del lavoratore, spesso poco informato sui diritti di denuncia delle malattie professionali; il sindacato, d’altra parte, è assente con le sue politiche anche nel sollecitare una maggiore collaborazione fra gli enti coinvolti in questo percorso, sopratutto da parte dei medici di base, oggi relegati alla diagnosi, ma fuori dalla prima indagine conoscitiva delle cause, ma anche da parte dell’INAIL, delle stesse aziende e dei datori di lavoro, anch’essi, spesso poco informati sugli obblighi previsti dalla legge in materia di prevenzione e sull’utilizzo dei dispositivi di sicurezza individuali e collettivi. Uno dei problemi più evidenti che si riscontrano quando si affronta il tema delle malattie professionali, è il dovere operare con informazioni derivanti da un flusso informativo che non rappresenta le reali condizioni di lavoro. Per questo risultano di primaria importanza i riferimenti e le informazioni forniti dal lavoratore, sottoposti ad elaborazione ed analisi da parte dello sportello, raccolti in maniera organica quale elemento di prova a carico dello stesso lavoratore, così definita “Relazione Tecnica di Riconoscimento M.P.” che un operatore dell’UTSS, provvederà a redigere, per individuare tecnicamente con riferimento alle norme che regolano l’igiene e la sicurezza nei luoghi di lavoro e di vita, quei fattori di rischio e di esposizione che hanno provocato la patologia. Il sistema di cui si fa proposta, è stato praticato per anni, e ha avuto e superato positivamente una concreta prova di collaudo. Al Presidente dell’ONA, Avv. Ezio Bonanni, è stata fornita ampia prova documentale e di casi reali, a dimostrazione della validità procedurale applicata per casi con gravi patologie da lavoro. L’impegno dell’ONA, è mirato al potenziamento del sistema locale d’informazione ed elaborazione del fenomeno della malattie professionali da parte dei vari attori coinvolti, che, in questo caso, vede il lavoratore in forma diretta, o un qualunque cittadino vittima di una contaminazione a rischio patologico, indirettamente. Ma serve, appunto, la collaborazione delle istituzioni coinvolte nel processo di tutela del lavoratore, una maggiore informazione e formazione degli stessi datori di lavoro, dei lavoratori, dei funzionari che si occupano della materia, in modo tale da prevenire il rischio di malattie professionali e accelerare anche l’iter di riconoscimento della patologia, da sempre meno individuabile e riconoscibile rispetto alle diverse dinamiche conseguenza di eventi infortunistici immediati. Spesso il percorso del riconoscimento viene reso difficile dalla mancanza di collaborazione dei datori di lavoro, dei sindacati, dei ruoli istituzionalmente preposti oltre che dai medici nelle diverse tipologie d’impiego, come previsto dalla procedura con la denuncia ex art. 139 T.U. e art. 10 del D.L. 38/2000, iniziando dal ruolo del Medico di Famiglia al Medico del Patronato, così come evidenziato nella diapositiva di presentazione della proposta. Informazione e prevenzione sono, dunque, le parole d’ordine, per la tutela ambientale a garanzia della salute individuale e pubblica. Oggi più di ieri, emerge la necessità di tutelarsi con i migliori strumenti a disposizione; l’ONA, ha la possibilità di mettere a disposizione di uno strumento come l’Unità Tecnica, la conoscenza e le professionalità competente, ma sopra tutto, con quella conoscenza etica fondamentale a far rifiorire
  • 27. 1° Conferenza Regionale Abruzzo “Contro l’Amianto” Politeama Ruzzi - Vasto 27 settembre 2014 18 quella fiducia nel diritto e nelle forme di tutela dei beni più preziosi (Ambiente e Salute); ormai molte, troppe, persone si sono rassegnate a non avere più fiducia verso chi avrebbe dovuti tutelarli e in un modo o nell’altro, non lo ha fatto, procurando il depauperamento sia qualitativo e economico anche del Servizio Sanitario Nazionale, come ulteriore problema sociale. Non sono da trascurare neanche i benefici che potrebbero derivare dall’integrazione dei dati raccolti dall’Unità con le evidenze di contaminazione riscontrabili dalle segnalazioni raccolte con la piattaforma digitale della Guardia Nazionale Amianto dell’ONA. E’ necessario dare rilevanza anche ai tanti lavoratori stranieri, i quali, meglio degli italiani, sono più informati sulle malattie professionali, le patologie, e i soggetti che dovrebbero prendersi carico della tutela; pertanto, ancora più fondamentale è la proposta in questione, che si adopererebbe per una platea di lavoratori e cittadini che nelle diverse nazionalità sono parte integrata della popolazione italiana. Sulla base dell’analisi, con esempio limitato alle M.P., nasce l’idea di realizzare l’Unità, considerando, che in questa sintesi sono state tenute fuori considerazione tutte le altre tematiche legate alla discriminazione e riportate nelle altre diapositive della proposta. La proposta esposta alla Conferenza è fondamentale, deve essere considerata e valutata tra gli obiettivi dell’attività dell’ONA, a garanzia che ai lavoratori affetti venga riconosciuta massima tutela e assistenza, oltre alla prevenzione, ancora prima l’indagine per l’accertamento del nesso causale delle patologie professionali. Ormai, dobbiamo prendere atto dell’assenza e del vuoto che il sindacato ha prodotto, distogliendo l’attenzione da questi macro problemi, non garantendo più e da anni la presenza a tutela concreta e non fittizia dei rischi di malattie professionali, le quali, tante e troppe non facendo più clamore, rispetto all’infortunio, sono rimaste celate anche per la loro latenza nel manifestarsi, colpa della mancanza d’informazione e spesso dietro l’impossibilità di procedure certe e praticabili, oltre, che la paura da parte del lavoratore di denunciarle. Inizio Testo
  • 28. 1° Conferenza Regionale Abruzzo “Contro l’Amianto” Politeama Ruzzi - Vasto 27 settembre 2014 19 L’azione del Pubblico Ministero per la interdizione e la repressione del crimine ambientale e dei reati legati all’utilizzo dell’amianto Dott. Maurizio Ascione Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Milano Buongiorno a tutti, ringrazio dell’invito per questa importante occasione. Come vi introduceva l’avv. Bonanni sono da alcuni anni Magistrato alla Procura di Milano e in questa esperienza, conducendo il team Lombardia, ho almeno inizialmente fatto tesoro di una analoga precedente esperienza nei territori piemontesi, dove sempre come Pubblico Ministero ho iniziato ad occuparmi della questione, nel senso più ampio del termine, e del diritto penale del lavoro. Perché in quest’ultima ampia categoria possiamo far rientrare le due grosse tematiche degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali: anche gli incidenti, spesso purtroppo con esito mortale, con causa violenta (pensiamo alla caduta di un operaio all’interno di un cantiere edile), oltre agli infortuni sul lavoro, rientrano in questa categoria del diritto penale del lavoro. Quindi con attenzione non solo alla questione della sicurezza che è più ritagliata con riferimento al tema degli infortuni sul lavoro ma anche alla questione dell’igiene degli ambienti di lavoro anche se tante volte le esperienze giudiziali, le esperienze processuali, ci insegnano come il tema della sicurezza e quello dell’igiene concorrano e vengano a concatenarsi in una determinata vicenda giudiziaria. Non a caso il nostro Legislatore Penale ha disciplinato da tantissimo tempo, attraverso l’individuazione delle fattispecie di omicidio, di lesioni gravi e gravissime, in maniera congiunta sia il caso in cui la morte o le lesioni siano dipese da violazione delle norme di sicurezza sia il caso in cui siano dipese da violazione delle norme di igiene. La normativa: non vi tratterrò molto sull’argomento data l’ora e il giorno e soprattutto credo sia più opportuno portarvi, seguendo un po’ anche gli studi dell’avv. Bonanni, sul tema della esperienza processuale che questo tipo di materia comporta. La normativa è quella del Testo Unico Sicurezza, cioè il Decreto Legislativo n. 81 del 2008 (che negli anni ha avuto diverse integrazioni) che impone, elabora e riprende, riforma per cercare di organizzare tutte le Norme che erano in precedenza disseminate in vari testi di legge sulla materia delle malattie professionali. Indice
  • 29. 1° Conferenza Regionale Abruzzo “Contro l’Amianto” Politeama Ruzzi - Vasto 27 settembre 2014 20 Che cosa, in particolare, il diritto penale del lavoro, a livello processuale, comporta? Comporta, prima di tutto, in generale, la necessità della verifica dell’eventuale superficialità, trascuratezza, negligenza del datore di lavoro, del titolare dell’impresa, rispetto alla necessità, all’obbligo di tutela che su di lui incombe rispetto all’integrità psico-fisica di chi vi lavora: infatti, il datore di lavoro sulla base di Norme di Legge anche di stampo costituzionale e poi sulla base del Codice Civile e, soprattutto, del Codice Penale, è tenuto a garantire che l’ambiente di lavoro da lui diretto e organizzato sia un ambiente il più possibile “sicuro” per tutti coloro che vi lavorano e non solo per il proprio dipendente. E questo perché sappiamo che la normativa sulla sicurezza degli ambienti di lavoro è una normativa ad applicazione generale cioè anche il terzo estraneo (il lavoratore autonomo, il subappaltatore, l’utente di un certo contesto lavorativo) sono tutte persone in quanto tali, in quanto persone fisiche, destinatarie di tutela da parte di chi quell’ambiente di lavoro coordina e dirige. Tutti quanti, quindi, hanno diritto alla massima tutela della propria integrità, incolumità, se si trovano in un certo contesto professionali. Perché tutti quanti e non solo il lavoratore? Perché quella che è in gioco è la salute delle persone e non vi può essere differenza a seconda se l’infortunio, l’incidente professionale, veda vittima un lavoratore dipendente piuttosto che un lavoratore autonomo o distaccato o un terzo fino al caso dell’utente del servizio o della attività dove l’incidente si è verificato. Quello che stiamo vedendo in tanti processi, a Milano, ma non solo, è, almeno come linea tendenziale, una forse maggiore attenzione, in maniera statistica, verso gli incidenti legati a causa violenta (come l'esempio che facevo all'inizio della caduta dall'alto dell'operaio impegnato con impalcature o ponteggi), una maggiore sensibilizzazione a carattere sociale, politico e normativo, che si è riscontrata negli ultimi anni su questo tema. Quindi si vede che proprio la reazione sociale, della collettività, rispetto agli infortuni per causa violenza che vedono vittime le persone che sono lì per lavorare, ha determinato un po' di interesse maggiore rispetto agli incidenti stradali e alle violazioni delle norme causanti incidenti stradali. Sembra, sperando e incrociando le dita, assistersi, come ha evidenziato il Procuratore della Repubblica sottoponendo all'opinione pubblica le statistiche più recenti, che questa maggiore sensibilizzazione rispetto agli incidenti e infortuni sul lavoro, stia favorendo una riduzione di questo genere di reati. Tuttavia il tema rimane attualissimo. Vi porto l'esperienza milanese, lombarda: siamo alla vigilia dell'Expo 2015 e sapete quanti cantieri, soprattutto edili, sono in essere, sono in fase dinamica, quindi in pieno svolgimento, quindi sapete quanti profili di rischio specifico vengono in gioco, in particolare il rischio caduta dall'alto che è uno dei temi fondamentali della materia degli infortuni sul lavoro per causa violenta. Come dicevamo all'inizio il problema del diritto penale del lavoro non è solo un problema di infortunio per causa violenta ma è un problema di più ampia portata perché agli incidenti direttamente percepiti, legati appunto a una disgrazia che è immediatamente percepibile dall'opinione pubblica, di nuovo, il lavoratore che cade da un ponteggio perché non adeguatamente assicurato, informato o attrezzato, a queste vicende immediatamente percepibili dalla collettività e verso le quali si assiste, ripeto, a una reazione e sensibilizzazione che porta per primo il legislatore a reagire con norme sempre più stringenti, a questo grosso tema si affianca, non con minore importanza o gravità, il tema delle malattie professionali cioè il tema della sicurezza coniugata all'igiene dei cantieri di lavoro.
  • 30. 1° Conferenza Regionale Abruzzo “Contro l’Amianto” Politeama Ruzzi - Vasto 27 settembre 2014 21 E' questo un tema su cui Milano ma non solo, sui giornali o internet potete rendervene conto, si sta mostrando particolarmente attenta, negli ultimi anni, pensate ai vari processi nel torinese, Taranto, Gorizia, Napoli, ecc...il tema è nazionale. Io porto l'esperienza milanese ma la questione riguarda tutti i territori del nostro Paese perché il nostro Paese ha alle sue spalle un'esperienza economico- industriale ormai fatta di tanti decenni. Già prima del dopoguerra l'Italia vedeva in certe aree del suo territorio la forte concentrazione di tantissime industrie che hanno caratterizzato determinate comunità locali prima della guerra, durante la guerra, potendo continuare senza soluzione di continuità a produrre (varie industrie anche durante la guerra), e le esperienze giudiziarie lo dimostrano, e, ovviamente, a maggior ragione, intuitivamente, nel secondo dopoguerra fino agli anni nostri. Magari capita di pensare più agevolmente al Nord Italia (Torino, Casale Monferrato, Porto Marghera, ecc..) perché sappiamo che il Nord Italia per ragioni storiche, per tradizioni, ha rappresentato il polmone dell'industria e dell'economia del nostro Paese. Però attenzione..il tema non va preso con riferimento esclusivo al Nord Italia. Il tema presenta importanti focolai anche nel Centro-Sud perché il fatto che l'economia, l'industria fosse sistema nel Nord Italia e invece non sistema ma qualcosa di più sporadico e occasionale e di meno integrato nel Sud non vuol dire che poi la tematica delle malattie professionali e del livello di igiene degli ambienti di lavoro non si ponga anche nel Centro-Sud. E' quasi superfluo citare l'esperienza dell'Italsider di Taranto. Attenzione, il sistema economico- industriale integrato che ha avuto per tradizione il Nord Italia è un discorso legato alla fisiologia e alla capacità di fare economia e industria di quella parte del Paese ma le conseguenze negative per la salute e per la comunità locale di riferimento deve essere più ampio ed investe chiaramente anche quelle realtà del Centro-Sud che, se pur non inserite in un sistema integrato, si sono caratterizzate nel corso dei decenni per la presenza di importanti concentrazioni di tipo industriale. L'Italia è da considerarsi, almeno dal secondo dopoguerra, un Paese industrializzato, un Paese occidentale, un Paese chiaramente, politicamente, storicamente volto a favorire l'economia, la libera concorrenza e a supportare l'iniziativa privata economica. Questa forma di iniziativa privata economica la troviamo testualmente nell'art. 41 della Costituzione, cioè la Carta Normativa massima che abbiamo nel nostro Paese, nel nostro ordinamento. Tuttavia, sempre nella Carta fondamentale, abbiamo l'art. 32 che impone una tutela incondizionata, assoluta, inviolabile della salute della persona sia fisica che psichica sia come soggetto individualmente inteso sia come soggetto che si inserisce in una determinata realtà. Questa imposizione, questo obbligo incondizionato, frutto della scelta illuminata dei padri costituenti, è il punto di partenza di tutta una serie di questioni che si pongono nei nostri processi a Milano e non solo a Milano bensì in tutto il Pese perché la questione della sicurezza e dell'igiene degli ambienti di lavoro è una questione che determina una situazione di tensione e fibrillazione tra l'esigenza di difendere e tutelare la salute e l'esigenza di favorire l'economia, l'industrializzazione e l'iniziativa privata libera. Entrano quindi in contrasto, in apparenza, almeno in astratto, due norme costituzionali: l'art 32 e l'art. 41 della Costituzione. Si penserà che i padri costituenti si siano sbagliati mettendo a conflitto due norme. Se si sostenesse un discorso di questo tipo si farebbe semplicemente disinformazione perché in realtà le due norme possono trovare benissimo una armonia, una sintesi e possono coesistere nella loro attuazione pratica, nella loro realizzazione nei singoli territori laddove certamente l'iniziativa economica va favorita perché dà lavoro e porta avanti i paesi ma al tempo stesso l'attività d’impresa deve regolare la propria realizzazione, la propria manifestazione a quello che è il materiale scientifico della letteratura, della medicina e della tecnologia del momento storico che viene messo a disposizione dell'imprenditore perché il lavoratore, e non solo quello subordinato, ricordiamocelo, possa
  • 31. 1° Conferenza Regionale Abruzzo “Contro l’Amianto” Politeama Ruzzi - Vasto 27 settembre 2014 22 espletare le proprie mansioni il più possibile in condizioni di sicurezza per la propria persona e per chi gli sta vicino. Nel nostro linguaggio giuridico si intende per quiescenza ed esperienza nel momento storico quella serie di norme, di regole, di conoscenze, che la letteratura scientifica e la tecnologia del momento di riferimento, della storia di riferimento, mettono a disposizione del datore di lavoro per organizzare la propria azienda in maniera da garantire il più possibile la tutela della salute dei propri dipendenti. Io vi porto un esempio che ormai si ripete a più non posso nelle aule giudiziarie relativamente alla questione amianto ma non è solo per l’amianto e lo vedremo dopo. Perché ci sono state e ci sono ancora tante aziende italiane che al Nord più che al Sud del Paese hanno organizzato il proprio lavoro servendosi dell'amianto come coibente, come materiale per dominare, controllare e gestire le temperature. Tante industrie, inevitabilmente, per il lavoro quotidiano, dovevano e devono imporre sollecitazioni fisiche tipo l'innalzamento delle temperature o comunque una serie di attività operative per evitare incendi o cattivi prodotti oppure necessitavano e necessitano dell'utilizzo dell'amianto per poter disporre di un qualche materiale o minerale che servisse al lavoratore per consentirgli di dominare le temperature che sono necessarie o che si determinano per certe sollecitazioni fisiche all’interno di certi stabilimenti, sotto i capannoni. Un minerale che tra gli altri si è presentato nei secoli ad avere queste caratteristiche è l'amianto. Tuttavia soltanto nel 1991/92 il nostro legislatore, il nostro Parlamento, alla luce di una gran lunga evoluzione della letteratura scientifica su base internazionale, della medicina, della legislazione e di un lungo percorso, poneva il definitivo divieto all'uso di questo minerale per le attività industriali. Perché il legislatore nel 91/92 e rispettivamente con la legge 277 e 157 giungeva a questi risultati? Perché, appunto, a partire dell'inizio del secolo scorso, prima dei Paesi che per primi arrivarono alla Rivoluzione industriale, quindi Francia, Gran Bretagna a livello europeo e presto anche in Italia, la medicina sul tema evidenziava come questo minerale allo stato polveroso fosse capace di determinare gravi malattie in particolare le malattie dell'apparato respiratorio. Nei primi 15/20 anni del secolo scorso si veniva ad evidenziare come questo minerale se non dominato, se non controllato, e vedremo in che senso, allo stato polveroso, fibroso è capace di determinare la malattia dell'asbestosi che non è un tumore ma, secondo la letteratura scientifica della medicina su base internazionale, è capace di compromettere gravemente la funzione respiratoria della persona, del lavoratore e non. Questo fu uno dei primissimi risultati della medicina sulla capacità lesiva e offensiva dell'amianto. Poi, però, ben presto si arrivò ad ulteriori risultati inquietanti. A fianco della consapevolezza della capacità dell'amianto di determinare le malattie non tumorali dell'asbestosi o delle placche pleuriche o degli ispessimenti pleurici, si arrivò, già negli anni 40, quindi prima della seconda guerra mondiale, alla conoscenza, sempre più approfondita con il trascorrere del tempo, della relazione causale tra questo minerale e il tumore al polmone. Si dirà: ma no, io sapevo che il tumore al polmone è cagionato solo dalle sigarette, lo scrivono anche sui pacchetti delle sigarette quando li compro. Non è così! Già prima della metà del secolo scorso c'erano segnali della capacità di concorrenza tra la cattiva abitudine delle persone al fumo e l'amianto nel mettere in moto un meccanismo oncogeno che poi porta alla fase della manifestazione del tumore al polmone. Poi si arriva alla malattia che è molto nota del mesotelioma pleurico, del mesotelioma peritoneo ecc.. dove da parte dei medici di base internazionali si è intravista una relazione esclusiva con l'esposizione all'amianto. Vedete come il tema della pericolosità di questo minerale era un tema che si faceva sentire ben prima della messa al bando del nostro legislatore nel 1991/92. Era un tema che allarmava la medicina internazionale.
  • 32. 1° Conferenza Regionale Abruzzo “Contro l’Amianto” Politeama Ruzzi - Vasto 27 settembre 2014 23 Attraverso la medicina del lavoro era un tema che si conosceva nel pieno dello scorso secolo ed infatti il legislatore, pur non arrivando come è arrivato nel 1992 ad un divieto netto e categorico dell'uso dell'amianto, già negli anni '50 metteva a disposizione del datore di lavoro una serie di cautele, di prescrizioni obbligatorie da seguire nel caso di lavorazioni che determinavano dispersioni di polveri. Da qui l'uso di mascherine, la necessità di impianti di aspirazione localizzati, la necessità di pulizie non a secco, la necessità di tenere separati gli ambienti pericolosi dagli ambienti non pericolosi, l'obbligo di informare i lavoratori sui rischi legati allo svolgimento di certe mansioni, l'obbligo di visitarli periodicamente. Questa serie di previsioni erano addirittura contenute in un decreto del Presidente della Repubblica del 1956. Cosa vuol dire tutto questo? Vuol dire che se abbiamo detto che la medicina in base internazionale ben presto canalizzava verso la medicina del lavoro la conoscenza della pericolosità, dell'offensività dell'amianto, se al tempo stesso il legislatore non vietava l'uso dell'amianto ma raccomandava (nel senso che imponeva) che lo stesso venisse utilizzato secondo determinate cautele e prevenzioni, è lì che si crea il punto di frizione tra la libera iniziativa economica e la salute del lavoratore, dei suoi colleghi, della comunità locale in rapporto di vicinanza con le industrie. Perché? Perché se il datore di lavoro ben poteva prima degli anni '90 lecitamente servirsi dell'amianto anche allo stato pulverulento per dominare, anche se soggetto a sollecitazioni che ne determinavano un'aereo- dispersione, pur se legittimamente poteva utilizzare questo minerale per controllare le temperature, al tempo stesso doveva farlo con le adozioni delle regole cautelari individuali e collettive che sinteticamente abbiamo elencato; perché le aveva a disposizione già negli anni '50 e non erano il frutto di una scelta arbitraria del legislatore ma il risultato di studi scientifici internazionali da parte della medicina sulla pericolosità di questo minerale. Quindi in questo passaggio scattano le verifiche processuali-penali di tante vicende giudiziarie che stanno caratterizzando le piazze milanesi, torinesi, di Gorizia, Taranto, ecc.. Perché? Perché si viene in sostanza ad addebitare all'imprenditore non l'utilizzo in sé e per sé dell'amianto che poteva lecitamente impiegare negli anni 60/70/80 ma l'utilizzo non protetto, non cautelato, non rispettoso delle regole che la tecnologia gli aveva messo a disposizione in virtù di quello che la scienza aveva suggerito alla tecnologia, la scienza medica intendo. Quindi è un problema di trascuratezza, di superficialità che fa scattare una serie di indagini preliminari in sede penale per il reato noto come omicidio colposo. Se poi ci sono più morti è omicidio colposo plurimo. Ma come mai il datore di lavoro, obbligato da queste norme scientifiche prima e normative, giuridiche poi, avrebbe disatteso? Come mai non ha considerato questi obblighi che vi erano già prima del 91/92? Ed ecco il tema che ci porta alla questione finanziaria. Perché investire nelle misure individuali e collettive di igiene e sicurezza comporta un costo in senso stretto e finanziario: io devo comprare le mascherine, devo reclutare un capo centrale per verificare che i dipendenti le indossino, debbo avere un medico di fabbrica che periodicamente faccia delle lastre per vedere i lavoratori come stanno, devo comprare degli aspiratori localizzati, debbo fare tutta una serie di cose che mi comportano un costo finanziario. Quindi quello che il più delle volte è alla base delle violazioni che si pongono in relazione causale con tante morti è il tema della mancanza di volontà di sostenere un costo per la sicurezza e per l'igiene per arroganza, per menefreghismo. Quando si viene ad apprendere che ci sono una serie di decessi o speriamo soltanto di malattie (ma purtroppo non è così perché il mesotelioma ben presto e cioè a 9/13 mesi dalla diagnosi ha un certo tipo di esito) per mesotelioma pleurico, si accerta che in quello stabilimento dove il lavoratore aveva prestato servizio le norme cautelari individuali e collettive non erano state nel tempo osservate, si accerta che il budget di spesa finanziaria per sostenere questo costo aziendale vi era
  • 33. 1° Conferenza Regionale Abruzzo “Contro l’Amianto” Politeama Ruzzi - Vasto 27 settembre 2014 24 sulla carta ma non veniva in realtà reso disponibile. Abbiamo una serie allerta, di indici che possono permettere al Magistrato, al Pubblico Ministero di installare un procedimento penale per omicidio colposo plurimo. Ecco, vedete, questo è un po', molto sinteticamente il percorso che si fa in questo genere di vicende tuttavia, forse lo avrete intuito dalla parte iniziale dell'intervento, c'è qualcosa in più che noi possiamo o dobbiamo fare. Qualcosa su cui ci dobbiamo interrogare facendo un passo ulteriore in avanti con tutte le difficoltà che vi possono essere nella materia perché, vedete, abbiamo fatto l'esempio della polvere d'amianto, l’esempio dei milioni e milioni di fibre aereodisperse che una determinata sollecitazione fisica per mantenere il dominio di una temperatura può determinare, fibre che possono essere inalate nel numero di milioni dal lavoratore perché nel numero di milioni poi vengono trovate all'interno dei polmoni delle persone che poi vengono sottoposte ad autopsia e sottoposte all'attenzione dell'anatomopatologo e dello specialista. Noi abbiamo fatto l'esempio dell'amianto ma dovete sapere che il problema per le realtà industriali di un certo peso, non solo nel Nord Italia, di una certa importanza, il problema dell'amianto forse lo vediamo più frequentemente; forse perché la letteratura medica internazionale negli anni ci diceva in maniera incontrovertibile: signori, c'è un nesso di causalità, un nesso eziologico netto ed esclusivo tra questo minerale allo stato pulverulento e il mesotelioma pleurico. Ma dobbiamo non trascurare di considerare che una industria di un certo peso, di una certa complessità per le articolazioni del suo processo produttivo è un'industria che può aver impiegato anche altre sostanze (sempre in via ausiliaria, magari come supporto all'amianto): quindi possono essere stati impiegati amine aromatiche, mercurio, IPA e tante altre sostanze con chiara offensività per la salute dell'essere umano, del lavoratore. La ripetitività, l'intensità nel tempo e nello spazio di certi impieghi, se non accompagnate da cautele, da un maniacale rispetto di regole cautelari che il legislatore ha messo a disposizione del datore di lavoro da anni, creano sempre la stessa situazione in cui si ripetono sempre alcune circostanze: il legislatore che legifera in virtù degli input messi a disposizione dalla tecnologia; la tecnologia che a sua volta opera sulla base della letteratura scientifica della medicina; il fatto che, se, per la realizzazione di un certo prodotto finale, sono state utilizzate diverse sostanze pericolose, non solo l'amianto, esse sono state utilizzate in maniera massiva, continuativa, intensa nel tempo e nello spazio; qualora siano state utilizzate senza cautele, si può porre un problema per quelli che possono essere i segnali che arrivano nelle cliniche degli ospedali dei territori di riferimento e non solo. Perché magari un lavoratore di Milano è andato a vivere in pensione a Bari e quindi non bisogna guardare solo le cliniche del territorio dell'industria. Quando poi arrivano una serie di allerta, di patologie tumorali e non, che per la letteratura scientifica internazionale sono noti come conseguenza di esposizione all'amianto e a altre sostanze nocive, è chiaro...e se, di queste malattie sono vittime la massaia o un bambino entro i 10 anni di vita, voi capite che il problema non è più un problema circoscritto, ristretto all'ambito lavorativo e professionale ma diventa un problema della comunità locale, del territorio di riferimento. Avrete letto i giornali di tante occasioni ormai in cui i Procuratori della Repubblica davanti alle esigenze processuali e investigative, di fronte alle patologie emerse e alla modalità di conduzione delle aziende, sono arrivati a contestare i più gravi delitti di disastro in aggiunta agli omicidi: ciò avviene quando, in pratica, la trascuratezza, il menefreghismo rispetto al tema dell'igiene e della sicurezza ha raggiunto tali proporzioni per cui le conseguenze offensive sono andate oltre le mura, oltre il reticolato della industria di riferimento. Ricordiamoci che tante volte, purtroppo, queste cose
  • 34. 1° Conferenza Regionale Abruzzo “Contro l’Amianto” Politeama Ruzzi - Vasto 27 settembre 2014 25 si spiegano (ed è questo il movente del reato) con una scelta strategica illecita di non spendere denaro per la sicurezza e per l'igiene. Quanto più complessa e pericolosa, intrinsecamente, è una determinata attività industriale, con un ciclo produttivo h24 per 365 gg all'anno, con i lavoratori impegnati in turni da 8 ore con sostanze nocive, tossiche dei più svariati tipi e non solo amianto, quindi tanto più il lavoro può essere potenzialmente pericoloso tanto più la giurisprudenza, la Magistratura si aspettano una attrezzatura prevenzionale e cautelare importante, che comporta costi: ma, ripeto, tornando all'inizio, bisogna trovare una linearità di sintesi tra l'iniziativa economica per lo sviluppo e il lavoro e l'esigenza di non mandare al cimitero le persone o, comunque, semplicemente, all'ospedale per motivi legati alla produzione. A questo punto viene a potersi eventualmente fare un passo ulteriore in avanti nell'instaurazione di procedimenti penali dove in sostanza si può intravvedere un qualcosa di più serio e di più grave dell'omicidio colposo plurimo ma la giurisprudenza di legittimità (quindi la Corte di Cassazione) dovrà fornire delle risposte, delle indicazioni sul tema: infatti, si può porre un problema di come punire, nel senso penalistico del termine, l'arroganza, la tracotanza, il persistere nel tempo e nello spazio di determinate trasgressioni. E' questa forse la volontà di arrivare fino alle estrema conseguenze pur di non rimetterci con il portafoglio? Questo è un tema sul quale i Magistrati nei prossimi mesi, nei prossimi anni, dovranno confrontarsi perché purtroppo negli ultimi tempi stiamo intravvedendo focolai drammatici che meritano per moralità prima e per professionalità poi un intervento. Vi ringrazio. Inizio Testo
  • 37. ฀ ฀ I CONFERENZA REGIONALE AMIANTO Organizzata dall’Osservatorio Nazionale Amianto ONA ONLUS ฀ CONTRO L’AMIANTO฀฀ «Un secolo di storia e di lotte contro la criminalità finanziaria e industriale globale. Una guerra per la vita e per la salute non ancora vinta» ฀ L’azione e le proposte dell’Osservatorio Nazionale Amianto ฀ ฀ ฀ ฀ ฀ ฀ ฀ ฀ ฀ ฀ ฀ ฀ ฀ ฀ ฀ ฀ 27 SETTEMBRE 2014 CINEMA TEATRO POLITEAMA RUZZI Dalle ore 9,00
  • 38. Prosegue la mobilitazione dell’ONA ONLUS Il giorno sabato 27 settembre alle ore 09:00 in Vasto presso il Cinema Teatro Politeama Ruzzi si terrà la I Conferenza Regionale Amianto ONA ONLUS Presidenza Avv. Ezio Bonanni Tel: 335-8304686 E-mail: osservatorioamianto@gmail.com Segreteria Carmela Grippa Cell: 348-4741245 E-mail:grippacarmela73@gmail.com ฀
  • 39. L'AZIONE incessante dell'Osservatorio Nazionale Amianto - ONA Onlus in anni di lotta al crimine ambientale transnazionale, ha raccolto attorno a sé, si è schierata al fianco ed ha supportato tanti uomini di legge e di scienza, numerosi uomini e donne coraggiosi, gruppi e associazioni, partiti politici sensibili al tema della salute pubblica e dello sviluppo sicuro del territorio. L'AZIONE dell'Osservatorio Nazionale Amianto - ONA Onlus ha contribuito a raggiungere anzitutto lo scopo di FAR CONOSCERE, non solo in Italia, il grave pericolo e il rischio connesso alla produzione dell'Amianto - ancora possibile in molte Nazioni -, all'uso, alla rimozione e allo smaltimento, spesso improprio e criminale, sia in Italia che nel mondo, dei numerosi prodotti che lo contengono, che ancora ci circondano e ci minacciano di morte, ogni giorno. Inoltre l'ONA ha raccolto e diffuso con metodo i risultati che la scienza chimica, biologica e medica è riuscita a conseguire, in un secolo di ricerche e tentativi, in ordine ai MECCANISMI di INNESCO e alle possibilità di CURA delle gravissime e, troppo spesso, mortali patologie connesse all'inalazione e all'ingestione di fibre di amianto. Infine l'AZIONE dell'Osservatorio Nazionale Amianto - ONA Onlus si è dispiegata sul piano del DIRITTO Nazionale e Internazionale (Corte Europea per i diritti dell'uomo e Commissione Europea) affiancando l'azione di Magistrati, delle Forze dell'ordine e degli organi istituzionali competenti, nella REPRESSIONE dei reati ambientali e contro la salute pubblica, avverso coloro che, per disumano scopo di lucro, hanno avvelenato e avvelenano ancora la vita di molte persone e che hanno distrutto numerose famiglie, alle quali l'ONA ha dato assistenza medica e tecnico-legale per avere GIUSTIZIA e un giusto RISARCIMENTO del danno. LE PROPOSTE dell'ONA sul piano nazionale si sono concretizzate nella formulazione di un PIANO ALTERNATIVO a quello approvato dal Governo Monti, giacché quest'ultimo è risultato inattuabile e inattuato. Le associazioni, le istituzioni, movimenti politici tra cui anche il Movimento 5Stelle, hanno voluto responsabilmente sostenere questo piano alternativo e stanno collaborando con l'ONA per creare una pluralità di EVENTI FORMATIVI e INFORMATIVI in tutte le Regioni d'Italia, che, partendo da Roma (Parlamento e Regione Lazio), è proseguito in Sicilia e nelle Marche e oggi approda a VASTO. Questo nella consapevolezza che 40 MILIONI di TONNELLATE di amianto sparse in ITALIA, non solo insistenti nei 44 siti più inquinati del Paese, accanto alle molte tonnellate contenute nei mezzi di trasporto (navi, aerei, treni, etc.) che stazionano o transitano nel Paese, costituiscono un nemico che necessita di idee e progetti territoriali assai complessi e costosi, che presuppongono la partecipazione di tutte le forze sane della società e di ogni comunità locale, che sappiano affiancare Istituzioni efficienti, rifinalizzate e perciò rinnovate. PER QUESTO l'ONA È VENUTA A VASTO NON SOLO PER PARLARE MA ANCHE PER ASCOLTARE LA GENTE DI VASTO, NELL‘ INTERESSE COMUNE.
  • 40. Sono stati invitati: - Il Presidente della Giunta Regionale d’Abruzzo; - Il Presidente del Consiglio Regionale; - L’Assessore Regionale alla Sanità; - L’Assessore Regionale alle Attività Produttive; - L’Assessore Regionale all’Ambiente; - S.E. Rev.ma Arcidiocesi di Chieti-Vasto; - Il Presidente dell’Ordine dei Medici; - Il Presidente dei seguenti Ordini: Avvocati, Architetti, Ingegneri, Geometri; - L’ANCE; - Il Direttore della ASL Territoriale; - Il Sindaco di Vasto; - L’Europarlamentare ed i Parlamentari del Movimento 5 Stelle Abruzzo; - I Parlamentari del Collegio Regionale; - I Referenti Regionali delle seguenti figure istituzionali dell’arma: Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza, Guardia Forestale, Vigili del Fuoco; - Protezione Civile; - Capitaneria di Porto; - Le Organizzazioni Sindacali; - Le Rappresentanze Sindacali dell’Unità Produttive Territoriali; - I Presidi e gli Studenti degli Istituti Scolastici. Un particolare invito a partecipare è rivolto ai cittadini per sostenerci nel mantenere prioritario il Diritto alla Salute. ฀ ฀
  • 41. Prosegue la mobilitazione dell’ONA Onlus ฀ L’Osservatorio Nazionale Amianto, sostenuto dai cittadini, da altre associazioni, dalle istituzioni e anche dal Movimento5Stelle, intensifica le sue attività istituzionali, al fine di perseguire gli obiettivi della prevenzione primaria e della ricerca scientifica, al fine di debellare le patologie asbesto-correlate e porre fine alla epidemia in corso, in un contesto nel quale deve essere rilevato un incremento dei casi di patologie asbesto-correlate, e di totale inefficacia dell’azione delle istituzioni politiche nazionali, che hanno reso necessaria l’elaborazione di un piano nazionale amianto dell’ONA Onlus alternativo a quello del Governo nazionale, che peraltro è stato bocciato dalle regioni e che non è operativo, mentre in tutto il territorio nazionale vi sono circa 40 milioni di tonnellate di materiali contenenti amianto e la morte di 5.000 persone ogni anno in seguito alle patologie causate dall’amianto. Questa drammatica situazione è illustrata nel ricorso alla Corte Europea per I Diritti dell’Uomo e nell’istanza di infrazione depositata alla Commissione Europea. ฀ ฀ ฀ ฀ ฀ ฀ ฀ ฀ ฀ ฀ ฀ ฀ ฀ ฀ ฀ ฀ ฀ ฀ ฀ ฀ ฀ ฀ ฀ ฀ ฀ ฀ ฀ ฀ ฀ ฀ ฀ ฀ ฀ ฀ ฀ ฀ ฀ ฀ ฀ ฀ ฀ ฀ ฀ ฀ ฀ ฀ ฀ ฀฀
  • 42. L'ONA chiede inoltre che la ricerca scientifica e l'assistenza sulle malattie da amianto in Italia vengano affidate secondo criteri obiettivi di merito e con bandi pubblici, come avviene in tutto il mondo occidentale, oltre ad una tutela efficace delle vittime anche sotto l'aspetto di durata dei processi. L’Avv. Ezio Bonanni ha dimostrato l’inadempimento del Governo nazionale e delle pubbliche istituzioni rispetto al dramma dell’aumento delle patologie asbesto-correlate peraltro messo in evidenza anche dai dati del ReNaM sul mesotelioma (purtroppo fermi al 2008), mentre per i primi 6 mesi del 2014, l’ONA ha registrato quasi 1.000 casi, e quindi con un aumento di incidenza di circa il 30% rispetto ai dati del 2008 riportati nell’ultima stima del registro mesoteliomi gestito dall’INAIL (a cui vanno aggiunti i casi di tumore polmonare e delle altre neoplasie, e le altre patologie non tumorali). Il Dipartimento Terapia e Cura del Mesotelioma dell’ONA Onlus, sotto la guida del Prof. Luciano Mutti ha fornito assistenza gratuita a tutti quei cittadini che ne hanno fatto richiesta, ed è pronto ad accettare nuove sfide per debellare le patologie asbesto-correlate. Il Gruppo di Ricerca per la Prevenzione della Patologia Ambientale, sotto la presidenza del Prof. Ugazio ha messo a punto metodi diagnostico-curativi precoci per patologie da asbesto e/o da altri veleni ambientali. Il Dott. Maurizio Ascione, Pubblico Ministero presso la Procura della Repubblica di Milano, nell’intervenire nel corso della Conferenza Internazionale dell’ONA Onlus, che si è tenuta presso la Camera dei Deputati il 20 marzo u.s., ha avuto modo di illustrare l’attività della magistratura per il rispetto della legalità e la tutela dei diritti sanciti dalla Costituzione. L’Arch. Giampiero Cardillo, Generale dei Carabinieri in congedo, ha già illustrato i termini e le modalità con i quali l’ONA intende coinvolgere tutte le forze sociali ed istituzionali, gli ordini professionali e tutti i cittadini, per concorrere ad elaborare nuovi progetti e ad assumere nuove iniziative attraverso le quali giungere al disinquinamento dei territori morti, per creare nuova bellezza e nuova ricchezza e perseguire uno sviluppo ecocompatibile. ฀
  • 43. PROGRAMMA ฀ 09:00 Registrazione dei partecipanti 09:15 Apertura dei lavori PRESIEDE: Avv. Ezio Bonanni, Presidente dell’ONA Onlus; MODERA: Dott.ssa Valentina RENZOPAOLI, Giornalista di ROMA1; INTRODUZIONE E INTERVENTI: 09:30 Amianto e lobby criminale Avv. Ezio Bonanni, Presidente ONA 10:00 L’aumento esponenziale dei casi di mesotelioma e delle altre patologie asbesto-correlate ed il ruolo dell’ONA. La ricerca sul mesotelioma pleurico: dal laboratorio alla pratica clinica. Prof. Luciano Mutti, Componente del Comitato Tecnico Scientifico e Direttore del Dipartimento terapia e cura del mesotelioma dell’Ona onlus. Presidente del Gime. Professore di ricerca sul cancro e oncologia della Salford University di Manchester. 10:30 «S.O.S. Salute Pubblica: Patologie da esposizione lavorativa e/o ambientale ad asbesto. Metodo diagnostico non invasivo e trattamenti di depurazione con sostanze naturali». Prof. Giancarlo Ugazio già Professore Ordinario di Patologia Generale nella Scuola Medica dell’Università di Torino; Presidente dell’Associazione G.Ri.P.P.A.; componente del Comitato Tecnico-Scientifico dell’ONA. 11:00 Coffee Break 11:15 Il ruolo dell’ONA: dalla denuncia alla proposta Dott. Michele Rucco, Segretario Generale ONA 11:30 Come trasformare il problema dell’amianto in risorsa Arch. Giampiero Cardillo, Gen. CC in congedo, componente Comitato Tecnico Scientifico e coordinatore del Dipartimento Progettazione per la Pianificazione e lo Sviluppo del Territorio ฀
  • 44. 12:00 - Aspetti sanitari e ricerca medica nelle patologie asbesto correlate. Prof. Lory Santarelli , Dipartimento di scienze molecolari e cliniche Università Politecnica della Marche. Componente del Comitato Tecnico Scientifico dell’Ona. 12:25 - Situazione Amianto nella Regione Abruzzo Arch. Pietro Smargiassi, Consigliere Regionale del M5S. 12:45 - Situazione amianto a L’Aquila Dott. Massimo Lombardo 12:55 - Nuovo sistema trattamento rifiuti contenenti amianto Dott. Riccardo Tagliapini, Coordinatore ONA Marche 13:10 - La pericolosità dell'amianto nelle tubature Proiezione del documentario “H2A. L’acquedotto in amianto”, di Giuliano Bugani e Daniele Marzeddu. 13:40 Light Lunch 15:30 - Informazioni per le Attività sul Territorio dell’ONA con uno sportello tecnico per il cittadino P.I. Franco Aldo Cucinieri – ENEA 15:50 - L’amianto in Abruzzo. Territorio, Edifici Pubblici, scuole, asili nido, università, e la risposta delle Istituzioni Sen. Gianluca Castaldi, membro della Commissione Industria, Commercio e Turismo del Senato M5S 16:15 – L’azione del Pubblico Ministero per la interdizione e repressione del crimine ambientale e dei reati legati all’utilizzo dell’amianto Dott. Maurizio Ascione, Sostituto Procuratore della Repubblica di Milano 17:00 - Interventi dei Ruoli Istituzionali Dott. Luciano D’Alfonso, Presidente Regione Abruzzo 17:30 - Interventi dei partecipanti. 17:50 - Conclusioni Avv. Ezio Bonanni, Presidente Osservatorio Nazionale Amianto 18:15 - Chiusura Conferenza Video messaggio di Beppe Grillo, Fondatore del Movimento 5 Stelle ฀ ฀฀฀฀฀฀
  • 45. ฀ La pericolosità dell'amianto nelle tubature ฀ Il caso di Finale Emilia. Il documentario “H2A. L’acquedotto in amianto”, di Giuliano Bugani e Daniele Marzeddu. Al termine della proiezione, si parlerà della pericolosità dell’amianto ingerito. L’associazionismo di Carpi, comune colpito come Finale Emilia dal terremoto di un paio di anni fa, che ha messo a rischio la potabilità dell’ acqua pubblica, metterà in evidenza e renderà pubblica la scelta delle autorità di Carpi di immettere nelle tubature pubbliche, per evitare la dispersione della fibra di amianto, un formulato anticorrosivo, del quale non si conoscono le conseguenza, denominato Alifos Klcz. Nel comune di Carpi le fibre di amianto hanno già raggiunto le 170.000 fibre per litro. Da qui la battaglia, di pretendere la sostituzione delle tubature in amianto, come rivendicato nel documentario di Bugani e Marzeddu, ‘ H2A’. “Quasi tutti gli acquedotti pubblici in Italia sono in cemento-amianto - raccontano gli autori - Bologna possiede circa 1.600 chilometri di queste tubature dello stesso materiale. Nessuno lo sa. Nessuno lo deve sapere. Nessuno lo dovrebbe sapere. Invece, la notizia esce. H2A. L'acquedotto in amianto, un documentario di poco più di 30 minuti vuole raccontare cosa sanno i cittadini di Bologna, e cosa non sanno. Cosa dicono o cosa non dicono gli amministratori pubblici. I silenzi delle Istituzioni. E in questo piccolo, grande, arco temporale di immagini video, spuntano le dichiarazioni di oncologi e scienziati di fama mondiale. La fibra di amianto, ingerita, è cancerogena? O, solo se respirata, provoca il tumore? Sono informati i cittadini su cosa bevono? La fibra di amianto può trovarsi nelle tubature? Chi risponde di questa realtà incontestabile e agghiacciante?” Documentario realizzato da Giuliano Bugani e Daniele Marzeddu, con le musiche di Pasquale Pettrone, il documentario “H2A, l’acquedotto in amianto”, è stato realizzato grazie al contributo di associazione Orfeonica di Bologna e all'azione di crowdfunding di www.pubblicobene.it Inizio Testo