LA CONOSCENZA DEL TERRITORIO, STRUMENTO INDISPENSABILE PER UNA VITICOLTURA DI QUALITÁ: approfondimento
1. INTRODUZIONE
La produzione viticola esige oggi modelli innovativi determinati dalla riduzione quantitativa dei
consumi di vino e dalla contemporanea evoluzione della domanda in termini qualitativi.
Determinante diviene l’ottimizzazione del rapporto tra vitigno ed ambiente, cioè la scelta delle
condizioni pedoclimatiche e colturali che consentono al vitigno di manifestare appieno le proprie
potenzialità.
L’approfondimento di tale rapporto trova giustificazione nella necessità economica e sociale di
localizzare la viticoltura in aree di sicura vocazione e nella convinzione che vi siano pochi vitigni in
grado di adattarsi e di esprimere le loro caratteristiche dando dei vini di riconoscibilità specifica che
il consumatore identifichi come tipici di quella zona.
E’ il concetto di vocazionalità ambientale che viene ottenuta facendo interagire le informazioni
climatiche, topografiche, pedologiche ed agronomiche con la risposta adattativa del vitigno
consentendo di arrivare al concetto di zonazione viticola del territorio.
E’ per questi motivi che si è proposto lo studio di vocazionalità viticola del territorio della Cantina
cooperativa “Torrevilla”.
La zonazione non è solo uno strumento per migliorare la qualità nel vigneto ma ha anche delle
ricadute di altra origine, per esempio:
Protezione del territorio: gli aspetti pedologici indagati possono poi essere utilizzati da altri Enti,
anche Enti pubblici (ripristino ambientale, protezione del patrimonio viticolo, da discariche,
cave, ecc…)
Pianificazione territoriale: realizzazione di PRG che tengano conto che la produzione
vitivinicola di qualità svolge funzioni di salvaguardia idrogeologica, di conservazione della
fertilità dei suoli e della complessità ecosistemica, di valorizzazione del paesaggio agrario ed
inoltre contribuisce alla sostenibilità dello sviluppo urbano.
Modifica di disciplinari D.O.C. e sottozone D.O.C.G. indagati dalla zonazione.
Forte strumento di sviluppo e divulgazione dei risultati ai fini di promozione turistica e di
marketing dei prodotti della zona ad esempio turismo del vino, possibilità di creare una
cartellonistica legata finalmente ad una situazione geografica e pedologica, la quale ha sempre
un riflesso molto forte sul consumatore.
Tutti questi aspetti possono sicuramente riqualificare la nostra produzione dall’offensiva dei paesi
mercantili che investono tutto sul vitigno e che non vogliono pagare il plus valore del nome della
località. Infatti per fronteggiare la sempre più forte concorrenza sarà importantissimo dare una
riconoscibilità certa alle nostre produzioni.
2. ASPETTI CLIMATICI E GEOLOGICI DELL’AREALE DI CONFERIMENTO DELLE
CANTINE TORREVILLA
A cura dei Dott.ri Massimo Compagnoni, Luigi Mariani, e Simone Parisi
1. INTRODUZIONE
La quantità e la qualità della produzione viticola di un territorio è funzione della radiazione solare
che fornisce l’energia per il processo di fotosintesi dando luogo alla sintesi di sostanza organica che
viene poi decurtata in virtù delle limitazioni imposte dai nutrienti, dalla temperatura, dalle risorse
idriche, dai parassiti e dalle malerbe. Lo studio quantitativo di tali fenomeni è cruciale per
suddividere il territorio in ambiti omogenei al fine di ottimizzare i conferimenti alla cantina in
funzione dell’obiettivo enologico prestabilito.
La suddivisione di un territorio in areali omogenei si basa sullo studio di due aspetti fra loro
complementari e cioè:
- i caratteri di base del territorio (climatici, geologici e pedologici) desumibili dall’analisi di
serie storiche trentennali di dati meteorologici, dallo studio della cartografia geologica e
dall’analisi di profili di suolo eseguiti ad hoc. Lo studio di tali caratteri porta ad individuare
areali potenzialmente omogenei e cioè zone che su tempi lunghi (dell’ordine dei decenni)
mantengono una loro specificità.
- i caratteri della singola annata frutto del comportamento delle variabili atmosferiche
(radiazione solare, temperatura, umidità relativa, vento, precipitazione) che interagendo con i
caratteri di base del territorio (come illustrato pittoricamente in figura 1) danno luogo a
comportamenti del tutto originali e per molti aspetti unici. La valutazione dell’effetto annata
richiede dal canto suo la raccolta di dati meteorologici e biologici viticoli. Nel caso della cantina
Torrevilla i dati meteorologici vengono acquisiti in tempo reale grazie ad una rete di stazioni
meteorologiche automatiche installate ad hoc per gli scopi della zonazione (figura 2).
3. Figura 1 – L’effetto annata agisce sugli areali potenzialmente omogenei determinando quantità e
qualità della produzione.
Figura 2 – Nell’ambito della zonazione l’effetto annata viene misurato attraverso una rete di 4
stazioni meterologiche automatiche (Torrazza Coste, Costa, Garlassolo e Schizzola) collegate in
tempo reale tramite rete GSM con la cooperativa Torrevilla. In figura la stazione di Costa.
4. Scopo di questa relazione è illustrare le attività di analisi meteo-climatica, geologica e pedologica
che sono state condotte allo scopo di descrivere i caratteri di base dell’areale di conferimento della
cantina Torrevilla ricadente nei comuni di Montebello della Battaglia, Torrazza Coste, Codevilla,
Retorbido e Borgo Priolo (figura 3).
Scopo immediato di tale analisi è stato quello di ottenere una suddivisione di massima utile
all’individuazione degli areali omogenei a cui riferire i vigneti da monitorare in sede di zonazione
viticola. A tal fine è stata applicata una classificazione multicriterio basata su criteri di tipo
climatologico (risorse termiche), geologico (classi geologiche) e morfologico (pendenze).
Il tutto è stato aggregato in modo tale da ottenere un numero di classi adeguato a descrivere il
territorio in esame.
Figura 3 - Orografia dell’areale preso in considerazione per la zonazione (delimitato in nero) ed
inserito nel più ampio contesto orografico dell’Oltrepò Pavese.
2. INQUADRAMENTO GEOLOGICO
L’area si colloca al margine dell’Appennino Settentrionale e si compone di grandi pianalti terrazzati
che verso Nord si immergono al di sotto delle unità alluvionali più recenti (pianura vera e propria),
mentre verso sud si raccordano gradualmente ai rilievi collinari, costituiti da sedimenti marini più o
meno recenti. I pianalti terrazzati rappresentano l’elemento morfologico più caratteristico dell’area
e sono il risultato dell’aggregazione di antiche conoidi alluvionali depositate nel corso delle ultime
centinaia di migliaia di anni dai vari corsi d’acqua provenienti dall’Appennino.
5. L’accumulo di sedimenti è stato più intenso durante le fasi di transizione glaciale – interglaciale,
durante le quali i corsi d’acqua potevano disporre di portate sufficienti per poter trasportare e
depositare allo sbocco delle valli appenniniche enormi quantitativi di materiali eterogenei,
formando così superfici relativamente omogenee. Al contrario durante le fasi glaciali, allorché le
portate dei corsi d’acqua diminuivano considerevolmente, tali superfici venivano fortemente incise
dai corsi d’acqua stessi; contemporaneamente il graduale sollevamento dell’area per cause
tettoniche produceva un generale ringiovanimento del sistema idrografico. Questo meccanismo, più
volte ripetutosi nel corso delle ultime centinaia di migliaia di anni, ha portato alla formazione di
tanti costoni di forma variabile, degradanti verso N-NW e separati da scarpate o rotture di
pendenza, con sommità più o meno regolari poste a quote diverse, con le più alte che risultano
maggiormente incise ed inclinate rispetto a quelle inferiori.
Per ricostruire la paleogeografia dell’area e distinguere i depositi da un punto di vista stratigrafico e
cronologico è indispensabile definire sinteticamente il quadro strutturale dell’area, per la cui
descrizione è necessario allargare la propria visione sia nello spazio sia nel tempo.
2.1 Cenni sull’assetto geologico-strutturale e sulla successione stratigrafica presente nell’area
L’area di studio si colloca nell’ambito dell’Appennino Settentrionale che è il risultato
dell’impilamento di falde formatisi a seguito dei grandi movimenti tettonici prodotti
dall’avvicinamento delle placche paleo-africana e paleo-europea.
I sedimenti costituenti la zona delle colline presenti nell’area di studio si sono depositati all’interno
di bacini di dimensione variabile sviluppati sul dorso delle falde tettoniche in lento movimento: in
questi bacini, definiti satelliti per la loro importanza marginale nell’ambito del processo
orogenetico, si sono accumulati sedimenti marini prevalentemente fini di mare aperto alternati a
sedimenti più grossolani.
Le Formazioni geologiche affioranti nell’area sono state distinte sulla base dei rilievi geologici di
controllo condotti nel corso del periodo 2010-2011 per la redazione della carta geologica a scala
1:25000 (figura 4), con riferimento alla cartografia geologica ufficiale a scala 1:100000;
attualmente (periodo 2011-2012) sono in corso le verifiche geologiche per la rappresentazione della
geologia dell’area a scala 1:10000, basandosi sulle informazioni desunte dalla cartografia a scala
1:50000 – Foglio Voghera del Progetto CARG in fase di redazione.
In sintesi le Formazioni Geologiche di origine marina individuate nell’area si sono depositate in un
intervallo di tempo compreso tra circa 20 e 2 milioni di anni fa e mostrano il passaggio da un
ambiente di sedimentazione tipico di mare aperto (es: marne calcaree grigio-biancastre) o di
scarpata sottomarina (es: marne siltose grigio-azzurre sabbiose), con alternanze di ambienti costieri
(es: arenarie), ad un ambiente di laguna salmastra. Infatti con la chiusura dello Stretto di Gibilterra e
il conseguente fenomeno di disseccamento del Mar Mediterraneo, avvenuto circa 5 milioni di anni
6. fa, si sono depositati una serie di sedimenti molto eterogenei costituiti da marne, calcari, calcari
cariati, argille, arenarie, marne gessifere e lenti di gesso. Successivamente l’ambiente deposizionale
è gradualmente cambiato passando da laguna salmastra a delta di conoide, con relativa deposizione
di conglomerati sabbiosi, e a piattaforma marina con deposizione di argille marnose o siltose grigio-
azzurre. Quest’ultime affiorano lungo versanti mediamente acclivi con termini abbastanza erodibili
da evolvere facilmente verso dissesti di tipo calanchivo.
Il passaggio alla sedimentazione di origine continentale è rappresentato dai depositi alluvionali
costituenti i pianalti terrazzati sopra ricordati: essi sono suddividibili in 3 ordini in funzione della
posizione topografica delle superfici e del grado di alterazione dei sedimenti che le costituiscono.
I sedimenti più recenti presenti nell’area sono quelli alluvionali presenti negli alvei attivi dei corsi
d’acqua attuali.
Figura 4 - Carta geologica redatta a scala 1:25000 dell’area di studio.
3. INQUADRAMENTO AGROCLIMATICO
L’inquadramento è stato sviluppato sulla scorta di dati per l’areale di indagine riferiti al periodo
1981 – 2010 ed ottenuti analizzando dati meteorologici provenienti dalle seguenti fonti: rete
meteorologica di Arpa Emilia-Romagna, rete meteorologica di Arpa Lombardia (stazioni
automatiche e stazioni dell’ex Servizio Idrografico), rete Ersaf (ex Civifruce), stazioni Davis della
rete Cantine Torrevilla, stazione meteo dell’Istituto Tecnico Agrario Gallini di Voghera.
3.1 Caratteri agro-climatici generali
Il clima dell’area di conferimento delle cantine Torrevilla è generato da una vasta gamma di fattori
7. operanti alle diverse scale, fra i quali si ricordano in particolare:
1. la localizzazione alle medie latitudini che implica sia (i) la vicinanza di “regioni sorgenti” di
masse d’aria con caratteri peculiari (la fredda aria artica, l’umida e mite aria atlantica, l’aria
russo – siberiana molto fredda in inverno, l’aria subtropicale torrida) sia (ii) la presenza di una
circolazione atmosferica vivace e in grado di portare le masse d’aria sopraelencate a contatto
con il territorio in esame;
2. l’appartenenza alla regione padano-alpina, grande bacino delimitato dalle catene alpina ed
appenninica e con un’apertura principale verso est, che ad esempio favorisce l’ingresso di aria
fredda siberiana in inverno;
3. la localizzazione nell’area di bassa e media collina appenninica, il che rende meno intense e
persistenti le inversioni termiche proprie del bacino padano. In particolare rispetto alla pianura
si assiste alla presenta un clima più asciutto, con minore frequenza di nebbie e una buona
ventilazione garantita da attive circolazioni di brezza
4. la vicinanza dello spartiacque appenninico con il Golfo di Genova, il che accentua l’influsso
mediterraneo rispetto a quello proprio della pianura padana, dando luogo in particolare ad una
minore piovosità estiva.
Si spiegano così le caratteristiche del clima dell’area indagata che è in sintesi definibile come
temperato subcontinentale se si applica il sistema di classificazione climatica di Mario Pinna
(1978), mentre applicando il sistema di Koeppen si desume la classificazione seguente:
famiglia C - clima mesotermo (clima con temperatura media del mese più freddo inferiore a 18°C
ma superiore a –3°C; almeno un mese con temperatura media maggiore di 10°C; presenza di
stagione estiva e stagione invernale ben definite);
tipo f – clima temperato caldo senza stagione secca (le precipitazioni risultano adeguate in tutti i
mesi dell’anno);
subtipo b – clima con estate molto calda (temperatura media del mese più caldo maggiore di 22°C).
3.2 Analisi delle risorse climatiche per la viticoltura
L’indagine condotta ha mirato a caratterizzare il clima in termini di risorse climatiche per la coltura
della vite (radiazione solare, temperatura, precipitazione).
Il regime delle precipitazioni (figura 5) mostra un minimo principale estivo frutto dell’influsso
mediterraneo ed un minimo secondario invernale frutto dell’influsso oceanico. Nella medesima
figura si riportano i valori medi mensili di evapotraspirazione della vite (Etm). Si osservi che nei
mesi di giugno, luglio ed agosto il consumo evapotraspirativo supera gli apporti dovuti a piogge. In
tali mesi la vite attinge alle riserve del terreno ed in caso di loro esaurimento subirà uno stress idrico
che in funzione della sua entità ed epoca di accadimento potrà rivelarsi o meno favorevole alla
8. qualità delle uve (in genere si ritiene favorevole alla qualità uno stress debole o moderato in epoca
successiva all’invaiatura). Il regime delle temperature minime e massime (figura 6) mostra invece
un massimo estivo (luglio-agosto) ed un minimo invernale (gennaio).
Figura 5 – Precipitazione (Prec) ed evapotraspirazione massima della vite (Etm) per Torrazza
Coste (medie mensili del trentennio 1981-2010). Si osservi che da giugno a agosto il consumo
evapotraspirativo supera l’apporto di precipitazione.
Figura 6 – Temperature massime (Tx) e minime (Tn) per Torrazza Coste (medie mensili del
trentennio 1981-2010).
9. Gli andamenti pluviometriche ed evapotraspirativi sono stati anche descritti in forma cartografica,
nella quale sono state altresì descritte le risorse termiche essenziali per le attività biologiche della
vite, espresse attraverso l’indice di Huglin (figura 7). Si notino i profondi effetti sulle risorse
termiche giocati dalla morfologia del suolo e più in particolare dall’esposizione dei versanti.
.
Figura 7 –Spazializzazione dell’ indice di Huglin sull’intero Oltrepò Pavese, comprensiva
dell’areale considerato per la zonazione (delimitato in nero)
4. SUDDIVISIONE DEL TERRITORIO IN AREE OMOGENEE SU BASE CLIMATICA E
GEO-PEDOLOGICA
Per gli scopi della zonazione e con riferimento a criteri geo-morfologici e climatici, il territorio
delle cantine Torrevilla è stato suddiviso in aree unitarie di 30x30 m (0.9ha).
Il lavoro è stato quindi mirato all’assegnazione ad ogni area unitaria di un codice numerico di 3
cifre (es: 213) con il seguente significato:
- La prima cifra indica la classe CLIMA
- La seconda indica la classe GEOLOGIA
- La terza indica la classe PENDENZA
10. Di seguito sono riportati i criteri di definizione delle classi:
- CLIMA: si sono prese in considerazione le risorse termiche espresse attraverso l’indice di
Huglin. In tal modo si sono definite le due 2 classi seguenti:
Classe Valore Significato
1 <2200 Freschi (F)
2 >=2200 Caldi (C)
- GEOLOGIA: il fattore geologico è stato preso in considerazione attraverso l’accorpamento delle
diverse Formazioni Geologiche nelle seguenti 5 classi, basate prevalentemente su analogie di
tipo composizionale e mineralogico:
Classe Raggruppamenti Significato
Depositi fluviali recenti
Depositi Olocenici e Pleistocenici
1 Depositi fluviali medi
(OP)
Depositi fluviali antichi
Argille di Lugagnano
Depositi Mio-Pliocenici
2 Conglomerati di Cassano Spinola
(MP)
Marne di Sant’Agata Fossili
3 Formazione Gessoso-Solfifera Gessi (GY)
Arenarie di Serravalle
4 Arenarie di Ranzano Arenarie (AR)
Marne di Monte Piano
Marne di Monte Lumello
5 Marne Mioceniche (MM)
Complesso caotico
- PENDENZA: si tratta di un indice morfologico che impone importanti limitazioni all’uso del
suolo e che è stato classificato nelle tre classi seguenti:
Classe Pendenza % Significato
1 < 15 Pendenza da lieve a moderata (LP)
2 15<=x<45 Pendenza da forte a molto forte (FP)
3 >=45 Pendenza estrema (EP)
Applicando i criteri summenzionati si è ottenuta la carta delle aree omogenee (figura 8) che fa
riferimento alle classi indicate nella tabella 1
11. Tabella 1 – elenco delle trenta classi individuate e relative estensioni in ettari. Tali classi sono
rappresentate nella carta in figura 6.
Codice Descrizione Estensione (ha) Percentuale di territorio
133 F – GY – EP 10.8 0.02
113 F – OP – EP 18.9 0.04
231 C – GY – LP 33.3 0.07
213 C – OP – EP 64.8 0.14
233 C – GY – EP 66.6 0.14
241 C – AR – LP 133.2 0.28
131 F – GY – LP 134.1 0.28
141 F – AR – LP 145.8 0.31
143 F – AR – EP 211.5 0.45
243 C – AR – EP 239.4 0.51
221 C – MP – LP 308.7 0.65
232 C – GY – FP 334.8 0.71
132 F – GY – FP 419.4 0.89
151 F – MM – LP 497.7 1.05
251 C – MM – LP 502.2 1.06
123 F – MP – EP 540.9 1.14
121 F – MP – LP 584.1 1.24
253 C – MM – EP 657.0 1.39
223 C – MP – EP 759.6 1.61
153 F – MM – EP 800.1 1.69
242 C – AR – FP 1188.9 2.51
112 F – OP – FP 1292.4 2.73
142 F – AR – FP 1311.3 2.77
111 F – OP – LP 2691.0 5.69
212 C – OP – FP 2954.7 6.25
222 C – MP – FP 3022.2 6.39
252 C – MM – FP 3360.6 7.11
122 F – MP – FP 4250.7 8.99
152 F – MM – FP 5731.2 12.12
211 C – OP – LP 15017.4 31.76
Come evidenziato dalla tabella sopra riportata le combinazioni che rappresentano insieme circa il
60% del territorio esaminato sono le seguenti:
- aree calde su depositi alluvionali con grado di alterazione variabile e con pendenze da lievi a
moderate (circa 32%);
- aree fresche su marne calcaree con pendenze forti (circa 12%);
- aree fresche su marne siltose grigio-azzurre sabbiose con pendenze forti (circa 9%);
- aree calde su marne calcaree con pendenze forti (circa 7%).
12. Figura 7 – Carta delle zone omogenee definita su base geologica, climatica e della pendenza.
5. SINTESI
Lo studio del territorio condotto nell’ambito della zonazione delle Cantine Torrevilla ha condotto a
descrivere in modo dettagliato:
- la geologia generale dell’area e la stratigrafia del substrato geologico affiorante, predisponendo la
carta geologica a scala 1:25000.
- il clima attuale dell’area caratterizzato a livello cartografico attraverso l’analisi delle risorse
termiche, pluviometriche e radiative riferite al trentennio 1981-2010.
Il substrato geologico ritrovato nell’area presenta una non trascurabile variabilità litologica e la sua
importanza è fondamentale come base per lo studio pedologico (iniziato nel 2010 ed attualmente in
corso), in quanto da esso si sviluppa il substrato pedogenetico che rappresenta il materiale di
partenza su cui agiscono contemporaneamente i fattori climatici, morfologici, biologici ed il fattore
tempo, i quali insieme conducono alla formazione del suolo; in particolare la posizione e il tipo di
substrato geologico controlla la profondità e in parte il tipo di drenaggio interno e la disponibilità
idrica dei suoli da esso originatisi; inoltre a parità delle altre condizioni la composizione
mineralogica del substrato geologico è di fondamentale importanza, in quanto alcuni minerali si
alterano molto facilmente, mentre altri difficilmente e danno origine a differenti tipi di minerali
secondari.
13. I caratteri del clima attuale ed i caratteri geologici si sono rivelati essenziali per la suddivisione del
territorio in areali omogenei, sui quali agisce l’effetto annata dando luogo a condizioni originali e
con ripercussioni sensibili sulla quantità e sulla qualità della produzione.
Per questo motivo la carta degli areali omogenei ha rappresentato uno strumento di base nell’ambito
degli studi di zonazione viticola in atto presso la Cantina Torrevilla: in particolare essa ha guidato la
scelta del campione di vigneti sperimentali da sottoporre a monitoraggio nel corso delle diverse
annate, al fine di ottenere un campione di osservazione il più possibile rappresentativo della
variabilità geologica (e pedologica) e climatica del territorio.
14. CONCLUSIONI E SVILUPPI FUTURI
La zonazione viticola può essere considerata alla stregua dell’innovazione al processo e di prodotto
all’interno della filiera vite – vino. Attraverso l’ottimizzazione dei rapporti interattivi tra vite ed
ambiente, infatti l’uva subisce dei cambiamenti compositivi (e di valore economico) anche
profondi, che impongono delle strategie di vinificazione ed interpretazione della materia prima
adeguate al nuovo livello di qualità. Naturalmente la qualità intrinseca dei vini, deve essere
comunicata ai consumatori attraverso una comunicazione trasparente delle valenze territoriali della
zona dove il vino è stato prodotto e che sono state messe in evidenza dalla zonazione. Le
acquisizioni della zonazione possono servire per migliorare inoltre, il processo di certificazione che
finalmente parta non dall’imbottigliamento, come spesso capita, ma da controllo della materia
prima.
Comunicazione
basata
sulle
valenze
territoriali
Innovazione
di
Fase
di
campagna:
miglioramento
processo
interazione
vitigno
–
ambiente
INNALZAMENTO
Innalzamento
della
DELLA
QUALITA’
ZONAZIONE
QUALITA’
intrinseca
PERCEPITA
DAL
CONSUMATORE
Innovazione
di
Fase
di
cantina:
miglioramento
prodotto
interpretazione
della
materia
prima
Certificazione
di
prodotto
e
di
processo